Alcune righe della risposta del professor Galimberti ad una giovane lettrice su “che cos’è il conformismo?”.
Oggi il conformismo non ha bisogno di quei mezzi truci e violenti per imporsi. Perché altre figure come l’egemonia della tecnica e l’egemonia del mercato impongono regole che non possono essere trasgredite, pena l’emarginazione economica quando non addirittura sociale. Questo conformismo, che neppure ha bisogno della violenza per imporsi, prende il nobile nome di “sano realismo”, per cui è “realistico” accettare senza esitazione qualsiasi lavoro precario, anche di breve durata, perché questo è quanto offre il mercato, divenuto il generatore simbolico di tutti i valori (non solo economici).
Sorge a questo punto la domanda che il filosofo Franco Totaro si pone in un suo bel libro dal titolo Non di solo lavoro (Vita e Pensiero editore), là dove si chiede: "Ma i fini dell'economia sono anche i nostri fini?" . Evidentemente no, ma dopo che da decenni il mondo dei media che vive di pubblicità e quindi di prodotti da consumare, ci ha persuaso che non si dà altra economia che non sia quella della produzione e del consumo, dove al limite bisogna produrre non solo i beni ma anche i bisogni, se di beni siamo ormai saturi, che spazio resta a chi non vuole conformarsi a questa legge che, avendoci così persuaso, ci ha reso suoi alleati e quindi docili all'adattamento e al conformismo da essa previsto?
Ma forse, cara Elisa, se voi giovani, invece di adattarvi, predete in mano il vostro futuro, che nessuno in ogni caso vi regala, forse qualcosa può cambiare.