venerdì 26 giugno 2015

PERCHÉ?

In uno dei suoi bellissimi libri (Quando il cielo … ), ora non più reperibili in libreria, il teologo Drewermann si domanda il perché dello sconfinato spirito di accoglienza di Gesù di Nazareth verso tutte le persone bisognose di aiuto. Semplicemente perché Gesù aveva una piena consapevolezza della sua fragilità e della sua condizione di peccatore.
"Lo so che siamo fuori dalla dogmatica cristiana, secondo la quale Gesù era senza peccato. Ma quando, nel decimo capitolo del Vangelo di Marco, il giovane ricco viene da Gesù e lo chiama "maestro buono", Gesù lo ferma subito dicendogli: "Perché mi chiami buono! Nessuno è buono se non Dio solo" (Eugen  Drewermann, pag. 272).
Il che significa chiaramente che Gesù era ben consapevole di essere una persona con tutte le fragilità connesse alla creaturalità.
È questa consapevolezza che lo ha condotto a farsi battezzare nelle acque del Giordano, a vivere ogni giorno in "stato di conversione" e lo ha reso sempre più accogliente verso le persone deboli, "peccatrici", emarginate.
È la strada che indica a noi.

Franco Barbero