venerdì 26 ottobre 2018

LA BUONA NOVELLA - 3



Prosegue la presentazione della versione integrale dei testi de "La Buona Novella" di Fabrizio De Andrè. Dopo "Il ritorno di Giuseppe" che termina con Giuseppe che si interroga sulla gravidanza di Maria, abbiamo il terzo brano della raccolta "Il sogno di Maria", dove Maria altro non può fare che raccontare a Giuseppe il sogno dopo il quale si è ritrovata incinta.

 

IL SOGNO DI MARIA
"Nel grembo umido, scuro del tempio,
l'ombra era fredda, gonfia d'incenso;
l'angelo scese, come ogni sera,
ad insegnarmi una nuova preghiera:
poi, d'improvviso, mi sciolse le mani
e le mie braccia divennero ali,
quando mi chiese - Conosci l'estate -
io, per un giorno, per un momento,
corsi a vedere il colore del vento.

Volammo davvero sopra le case,
oltre i cancelli, gli orti, le strade,
poi scivolammo tra valli fiorite
dove all'ulivo si abbraccia la vite.

Scendemmo là, dove il giorno si perde
a cercarsi da solo nascosto tra il verde,
e lui parlò come quando si prega,
ed alla fine d'ogni preghiera
contava una vertebra della mia schiena.

(... e l' angelo disse: "Non
temere, Maria, infatti hai
trovato grazia presso il
Signore e per opera Sua
concepirai un figlio...)

Le ombre lunghe dei sacerdoti
costrinsero il sogno in un cerchio di voci.
Con le ali di prima pensai di scappare
ma il braccio era nudo e non seppe volare:
poi vidi l'angelo mutarsi in cometa
e i volti severi divennero pietra,
le loro braccia profili di rami,
nei gesti immobili d'un altra vita,
foglie le mani, spine le dita.

Voci di strada, rumori di gente,
mi rubarono al sogno per ridarmi al presente.
Sbiadì l'immagine, stinse il colore,
ma l'eco lontana di brevi parole
ripeteva d'un angelo la strana preghiera
dove forse era sogno ma sonno non era

- Lo chiameranno figlio di Dio -
Parole confuse nella mia mente,
svanite in un sogno, ma impresse nel ventre."

E la parola ormai sfinita
si sciolse in pianto,
ma la paura dalle labbra
si raccolse negli occhi
semichiusi nel gesto
d'una quiete apparente
che si consuma nell'attesa
d'uno sguardo indulgente.

E tu, piano, posasti le dita
all'orlo della sua fronte:
i vecchi quando accarezzano
hanno il timore di far troppo forte.

Il commento

Nel sogno, Maria è ancora al tempio - "Nel grembo umido, scuro del tempio" - dunque prima di venire affidata a Giuseppe, quando giunge l'angelo – "l'angelo scese, come ogni sera" – ed inizia una sequela di immagini fantastiche proprie d'un sogno - "volammo davvero sopra le case scendemmo là, dove il giorno si perde  a cercarsi da solo, nascosto fra il verde" -. Quasi d'improvviso l'angelo annuncia a Maria il concepimento – "e lui parlò come quando si prega" - in una scena che comunica grande tenerezza – "ed alla fine d'ogni preghiera, contava una vertebra della mia schiena"-. Qui, svanisce il sogno - "Voci di strada, rumori di gente, mi rubarono al sogno per ridarmi al presente" -  con Maria che, rimasta sola, medita su parole, quelle dell'angelo - "l'eco lontana di brevi parole ripeteva d'un angelo la strana preghiera"- difficili da comprendere, ma la cui realtà è testimoniata dalla gravidanza ormai evidente - " lo chiameranno figlio di Dio, parole confuse nella mia mente, svanite in un sogno ma impresse nel ventre" -.

Finito di raccontare il sogno, Maria si abbandona ad un pianto liberatore – "e la parola ormai sfinita

si sciolse in pianto" – che non nasconde l'attesa e la paura del giudizio di Giuseppe – "nell'attesa
d'uno sguardo indulgente
" -. Il brano termina con Giuseppe che esprime la sua accettazione compiendo un gesto di grande umanità – "E tu, piano, posasti le dita/all'orlo della sua fronte:/
i vecchi quando accarezzano/hanno il timore di far troppo forte
"-. Nell'ultima scena anche la forma poetica e la melodia riprendono quelle del ritorno di Giuseppe.


(da Insonnia, mensile Racconigi, ottobre 2018-contatti@insonniaracconigi.it)