Ciò
che in questi giorni è successo in Vaticano nell’assemblea dei
vescovi sulla tragica realtà degli abusi sui minori, a mio avviso, è
un quadro molto complesso.
- Da una parte mi sembra che siamo un po’ tutti incapaci di ascoltare fino in fondo – qualora sia possibile – il dolore delle vittime. Nascondere gli abusatori e non ascoltare le vittime è stata la pratica seguita per secoli dalle gerarchie cattoliche. Per questo il grido delle vittime va ascoltato con sincerità, rispetto, partecipazione.
- E’ probabile che papa Francesco non abbia osato rimuovere alcuni vescovi, cardinali e religiosi coinvolti o complici di episodi di pedofilia. In questo senso posso condividere la protesta di alcune associazioni delle vittime. Così pure sono fuori luogo i suoi richiami alla presenza e all’opera di Satana.
- Mi rendo anche conto del contesto in cui tutta la vicenda si svolge: alle spalle c’è anche una manovra, nemmeno tanto occulta, che mira a scaricare tutto sulle spalle di Francesco, screditarlo e “spaccare” la chiesa. Molti “apostoli delle denunce” sono oppositori di papa Francesco e non si sono fatti vivi sotto altri pontificati. Sembrano voler approfittare di questa tragedia per liberarsi di un papa scomodo.
- Mi ha molto preoccupato il fatto che vescovi e anche qualche giornalista abbiano usato linguaggi ambigui, come se omosessualità e pedofilia fossero due realtà “parenti” o contigue. A molti pastori manca ogni riflessione antropologica al riguardo; così danno segnali di spiccata ignoranza dello stesso vocabolario, ingenerando una imperdonabile confusione nella catechesi e nella predicazione.
- Dato corso alle denunce alla giustizia e allo sconto della pena, la chiesa istituzionale – quando gli abusi sono emersi – abbandona questi preti o prelati alla solitudine e alla disperazione. Questo significa l’antiumana e l’antievangelica prassi dell’abbandono. No: un malato grave va curato. Anche un pedofilo resta una persona che, pagato il conto con la giustizia, va amata, accompagnata a livello psicologico, medico, spirituale. La catena dei preti suicidi è lunghissima.
- Va anche detto che la pedofilia nella chiesa è solo un aspetto, particolarmente grave, degli abusi sui minori che fanno parte di ogni ambito della società. Né voglio creare connessioni meccaniche tra celibato imposto e pedofilia. Però, come ho scritto su Rocca 5 del 1 marzo 2019, ora in diffusione, l’istituzione ecclesiastica non sa accogliere come dono di Dio la sessualità e le relazioni amorose e rende la vita di molti presbiteri meno felice e più esposta a “squilibri” di ogni genere.
- Mi auguro che il prossimo Motu proprio di Francesco, cioè la sua prossima lettera di decisioni e di intenti, indichi chiaramente la strada dei diritti, dei doveri e del Vangelo.
Franco
Barbero