Presidente come fa l'Europa a negoziare con un partner cruciale come di Stati Uniti se il suo presidente fa apertamente politiche ricattatorie? Sta avvenendo in queste ore sulla web tax.
«Il mercato europeo, come si capisce qui a Davos, fa gola a tanti, anche agli investitori e ai produttori statunitensi. E dazi chiamano dazi».
«Noi continuiamo a credere che gli accordi di libero scambio siano più utili delle barriere doganali e che la regolamentazione protegga meglio i cittadini. Ieri ho parlato a lungo con Tim Cook di Apple e mi ha detto che anche loro vogliono regole per il web. Tassare le aziende dove si fanno i profitti non è un delitto, ma una regola di giustizia».
Ieri Ursula von der Leyen ha parlato del Green Action Plan presentato dalla Commissione europea come di un ‟piano per la crescita”. Cosa vuol dire?
«C'è l'Europa sotto i riflettori a Davos. Ho incontrato Al Gore e mi ha ripetuto che con il Green Deal ci siamo messi all'avanguardia nella lotta ai cambiamenti climatici. Tutti chiedono cosa faremo e vogliono capire quale impatto avrà questo ambizioso piano europeo per promuovere un nuovo modello di sviluppo fondato sulla sostenibilità ambientale, sociale, economica. Se tra un anno o due ci trovassimo in una nuova crisi come dieci anni fa, come la affronteremo? Con il rigore? Sarebbe la catastrofe. Serve una politica per la crescita che metta al centro il pianeta e le persone e aiuti a combattere le disuguaglianze».
È d'accordo anche con l'ipotesi di scorporare gli investimenti verdi dal computo del deficit?
«Beh, lavorare per scorporare gli investimenti verdi dal patto di stabilità è una grande ambizione. Ne trarremo giovamento, come mi ha detto qui a Davos il professor Stiglitz. Intanto abbiamo votato al Parlamento la nascita della Banca per il clima. Sarà uno strumento fondamentale. Dobbiamo moltiplicare gli stanziamenti pubblici con investimenti privati».
«Il messaggio di Greta è giusto. È il richiamo a una responsabilità che dobbiamo sentire forte. Per questo però abbiamo bisogno di risorse. Con il Green Deal non dobbiamo perdere posti di lavoro, ma crearne di nuovi. Per questo servono risorse in grado di aiutare le aziende a riconvertirsi e gli Stati membri a liberarsi dalla dipendenza dal carbone».
L'Italia come può attingervi?
«Con il Fondo per la transizione giusta l'Italia avrà a disposizione 4,8 miliardi che potranno essere usati anche per sostenere la riconversione dell'ilva».
Tonia Mastrobuoni, la Repubblica 23 gennaio