giovedì 19 marzo 2020

Francia sessismo nell'intelligenza artificiale?

Isabelle Rauch, deputata francese de la Moselle e membro della Delegazione dell'Assemblea nazionale dei del diritti umani e dell'uguaglianza uomo-donna, con un gruppo di studiosi ha richiamato, insieme ai vantaggi, anche alcuni pericoli dell'intelligenza artificiale (Ai). Essa «aiuta in ambiti sempre più numerosi, ma - sostiene in un ampio articolo su Le Monde del 9/10 febbraio, non è un'intelligenza». Non dispone né di una coscienza, né di una ragione, né d'immaginazione. Non crea nulla: le sue capacità di azione sono basate unicamente sull'assorbimento di milioni di dati che le permettono di analizzare una situazione e di prendere una decisione. Gli algoritmi, dunque, devono «apprendere»: ne consegue che, come ogni processo di apprendimento, anche l'Ai può essere manipolata. Può ripresentare come attuali le caratteristiche di un'epoca con aspetti e fatti sociali che non è auspicabile si ripetano, che possono riprodurre l'arcaismo del passato e, tra questi c'è l'ineguaglianza tra uomo e donna. Altro aspetto riguarda il mondo del numerico. Le donne sono sottorappresentate e spesso occupano gerarchicamente posti meno importanti dei loro colleghi maschi. Secondo l'Ia c'è solo il 12% di donne ricercatrici, come in altri ambiti salariali. Gli studi scientifici e tecnici sono per le donne difficoltosi come l'inserimento lavorativo. Infine gli algoritmi tendono a riportarsi a un modello di società patriarcale. La deputata francese chiama ad agire per un'intelligenza artificiale inclusiva, che non sia un ulteriore veicolo di discriminazione.

(Rocca, marzo 2020)