Francia sessismo nell'intelligenza artificiale?
Isabelle Rauch, deputata francese de la Moselle e membro della Delegazione dell'Assemblea nazionale dei del diritti umani e dell'uguaglianza uomo-donna, con un gruppo di studiosi ha richiamato, insieme ai vantaggi, anche alcuni pericoli dell'intelligenza artificiale (Ai). Essa «aiuta in ambiti sempre più numerosi, ma - sostiene in un ampio articolo su Le Monde del 9/10 febbraio, non è un'intelligenza». Non dispone né di una coscienza, né di una ragione, né d'immaginazione. Non crea nulla: le sue capacità di azione sono basate unicamente sull'assorbimento di milioni di dati che le permettono di analizzare una situazione e di prendere una decisione. Gli algoritmi, dunque, devono «apprendere»: ne consegue che, come ogni processo di apprendimento, anche l'Ai può essere manipolata. Può ripresentare come attuali le caratteristiche di un'epoca con aspetti e fatti sociali che non è auspicabile si ripetano, che possono riprodurre l'arcaismo del passato e, tra questi c'è l'ineguaglianza tra uomo e donna. Altro aspetto riguarda il mondo del numerico. Le donne sono sottorappresentate e spesso occupano gerarchicamente posti meno importanti dei loro colleghi maschi. Secondo l'Ia c'è solo il 12% di donne ricercatrici, come in altri ambiti salariali. Gli studi scientifici e tecnici sono per le donne difficoltosi come l'inserimento lavorativo. Infine gli algoritmi tendono a riportarsi a un modello di società patriarcale. La deputata francese chiama ad agire per un'intelligenza artificiale inclusiva, che non sia un ulteriore veicolo di discriminazione.
(Rocca, marzo 2020)
Isabelle Rauch, deputata francese de la Moselle e membro della Delegazione dell'Assemblea nazionale dei del diritti umani e dell'uguaglianza uomo-donna, con un gruppo di studiosi ha richiamato, insieme ai vantaggi, anche alcuni pericoli dell'intelligenza artificiale (Ai). Essa «aiuta in ambiti sempre più numerosi, ma - sostiene in un ampio articolo su Le Monde del 9/10 febbraio, non è un'intelligenza». Non dispone né di una coscienza, né di una ragione, né d'immaginazione. Non crea nulla: le sue capacità di azione sono basate unicamente sull'assorbimento di milioni di dati che le permettono di analizzare una situazione e di prendere una decisione. Gli algoritmi, dunque, devono «apprendere»: ne consegue che, come ogni processo di apprendimento, anche l'Ai può essere manipolata. Può ripresentare come attuali le caratteristiche di un'epoca con aspetti e fatti sociali che non è auspicabile si ripetano, che possono riprodurre l'arcaismo del passato e, tra questi c'è l'ineguaglianza tra uomo e donna. Altro aspetto riguarda il mondo del numerico. Le donne sono sottorappresentate e spesso occupano gerarchicamente posti meno importanti dei loro colleghi maschi. Secondo l'Ia c'è solo il 12% di donne ricercatrici, come in altri ambiti salariali. Gli studi scientifici e tecnici sono per le donne difficoltosi come l'inserimento lavorativo. Infine gli algoritmi tendono a riportarsi a un modello di società patriarcale. La deputata francese chiama ad agire per un'intelligenza artificiale inclusiva, che non sia un ulteriore veicolo di discriminazione.
(Rocca, marzo 2020)