martedì 24 marzo 2020

LA STORIA E' PIU' RICCA DELLA DISCIPLINA ECCLESIASTICA

I ministeri femminili nella storia 

Secondo le anticipazioni del quotidiano francese "Le Figaro" dei 13 gennaio 2010, nel libro del cardinal Robert Sarah Des profonder de nos coeurs per la continenza sessuale da funzionale (al ministero dei preti) diventerebbe ontologica, per cui il celibato è necessario anzi indispensabile. 
Sempre nel medesimo numero del giornale parigino c'è un'intervista al cardinale dal titolo "pretti siate fieri del vostro celibato "il tutto pensato come un grido d'amore per il Papa, i preti e tutti i cristiani nella  crisi sconvolgente che sta attraversando la Chiesa.
Con questa politica (che scambia l'ideologia per amore) la gerarchia ecclesiastica cerca di proteggere l'attuale forma di servizio presbiterale a scapito del diritto dei fedeli di accedere all'Eucarestia, soprattutto nelle zone costrette a privarsene per mesi se non anni (e così che si amano i cristiani sparsi nelle regioni più impervie?.
L'oggetto del contendere è proprio la concezione sacrale dell'Eucarestia e dei ministeri: essa da una parte richiede obbligatoriamente un ministro ordinato maschio celibe e dall'altra la rifiuta al divorziati risposati. Nel testo del cardinale si trova la seguente tesi: "lo Stato  coniugale riguarda l'uomo nella sua totalità; e dato che servire il Signore richiede tutte le risorse di una persona, non sembra possibile che le due vocazioni si realizzino contemporaneamente". L'affermazione sembra provenire dallo scritto di Ratzinger (inserito all'interno del libro) che si richiama al "non posso tacere" di Sant'Agostino, cosa che invece dovrebbe fare il Papa emerito. 
Il cardinale, prefetto della congregazione per il culto divino e i sacramenti, che ottenuto la licenza in teologia alla Gregoriana, ma anche quelle in sacra Scrittura presso lo studium  francescano di Gerusalemme dovrebbe conoscere 1  Corinti 9,5 in cui Paolo scrive: "non  abbiamo forse noi, io e Barnaba il diritto di portare in giro una sorella di fede  come moglie, allo stesso modo degli altri apostoli, dei fratelli del Signore (Matteo 13,55; Marco 6,3) e di Cefa" Pietro, gli apostoli e Giacomo, il fratello carnale del Signore (Galati 1,19) non hanno forse servito il Signore? I vescovi sposati di cui si parla nella 1Timoteo 3,1-7 non hanno servito il Signore? Gli attuali preti sposati della Chiesa cattolica di rito greco orientale non stanno servendo il Signore
Per quanto poi concerne i ministeri femminili, secondo lo storico e accademico del cristianesimo Giorgio Otranto sul finire del V secolo in una vasta area dell'Italia meridionale e della Dalmazia, c'erano donne che esercitavano un vero e  proprio sacerdozio (termine classico che tuttavia andrebbe evitato) ministeriale. 
Infatti papa Gelasio nel 494 d.C. indirizza una lunga lettera a tutti gli episcopi della Lucania, Calabria e Sicilia, infuriato per il fatto che proprio col mandato dei vescovi "Le donne venivano ammesse ad amministrare ai sacri altari e compivano tutte le funzioni che erano state assegnate solamente al ministero degli uomini e non competono al sesso femminile".
 Anche le epigrafi attestano l'esistenza del presbiterato  femminile in Calabria tra la metà e la fine del V secolo, come la Leta  presbitero di Tropea (che non è la moglie del prete) ma c'è pure una Flavia Vitalia nella città dalmata di Salona, ove sul coperchio di un sarcofago compare anche il termine di sacerdotae (neologismo inequivocabilmente femminile, inesistente nel latino classico).
Attone(vescovo di Vercelli tra il IX e il X secolo) esperto canonista e raccoglitore di disposizioni conciliari in materia di organizzazione ecclesiastica, vita sacramentale ed espressioni liturgica, ribadisce che nelle comunità cristiane antiche non solo gli uomini ma anche le donne venivano ordinate ed erano a capo delle comunità; erano chiamate presbitere ed avevano il compito di predicare, comandare e insegnare a fondo. 
Tutto questo significa che la posizione assunta a riguardo  dalla Chiesa antica (non dalla sola gerarchia) non può configurarsi come una tradizione monolitica,  ma piuttosto come una questione vivamente dibattuta e diversamente risolta almeno nel primo mezzo millennio cristiano, per poi essere definitivamente stroncata a partire dalla monarchia assoluta papale. 
I conservatori insistono sul fatto che Gesù avrebbe selezionato solo 12 maschi, per cui tale scelta sarebbe  irreformabile con il solito ritornello:
"Non ci possiamo fare niente perché proviene dalla volontà di nostro Signore ". Ma noi sosteniamo che il nuovo testamento dice proprio il contrario le défaut méthodologique è loro, non nostro, a prescindere dalle condizioni socio culturali della donna in quel tempo. Solo Luca restringe il titolo di apostolo ai 12, conosciuti a livello catechistico nella dizione classica. Ma gli apostoli sono più dei dodici, come ad esempio Paolo e Barnaba, chiamati tali da Luca stesso nell'unica sua eccezione esterna ai 12 in atti 14,4. Si è apostoli per un dono di Gesù risorto, con l'incarico personale e permanente di predicare ed edificare la Chiesa.
L'apostolo è mandato dall'alto per volontà e diritto divino. Orbene nel finale della lettera ai Romani (16,1-16) non c'è solo la diaconessa Febe (quella che di solito viene ricordata) ma tutto una serie di saluti a donne e coppie di sposi: salutare Trifena e Trifosa e Perside che si affaticano nel Signore. Salutate Prisca e Aquila una coppia nominata ben sei volte nel Nuovo testamento in una delle quali si dice esplicitamente che erano marito e moglie. Veniamo ora al pezzo forte (Romani 16,7): "Salutate Andronico e Giunia (una coppia come Prisca e Aquila; Giunian in accusativo non è un maschio, come invece la voluto far passare una tendenziosa storiografia cattolica) sono degli apostoli insigni che erano in Cristo anche prima di me".
Più precisamente sono esimi fra gli apostoli che spiccano come tali nel senso forte di Paolo, il quale non si riferisce al loro pur indubbio apostolato a Roma. Giunia è un apostola insigne come Barnaba: gli apostoli non furono tutti maschi, poiché ci sono state apostole per volontà divina; sono perciò i tradizionalisti che vanno contro il diritto divino anziché assecondarlo. Se è così, chi siamo noi per interdire loro il presbiterato (che è un di meno rispetto all'essere apostoli?  Di diritto umano_ ecclesiastico, e quindi riformabile, sono i preti solo maschi. 

Mauro Pedrazzoli

Il foglio 469