Altre 26 persone indagate per pedopornografia a Benevento
Si
torna a parlare dello scandalo sul presunto giro di
pedopornografia
legato alla Caritas di Benevento.
La
scorsa settimana l’ormai ex direttore dell’ente,
don
Nicola De Blasio, era stato messo ai domiciliari
dalla
procura di Torino per l’indagine, partita nel
2011,
su materiale pedopornografico diffuso
tramite
una piattaforma di messaggistica alla quale
era possibile
accedere in forma anonima. I file
trovati
in suo possesso, definiti «raccapriccianti»
dagli
inquirenti, mostravano violenze sessuali su
bambini,
soprattutto neonati. Il prete, già noto alle
cronache
per i suoi attacchi contro il decreto
Salvini
sull’immigrazione, e conosciuto nel
beneventano
per la sua attività benefica, aveva
giustificato
foto e video sostenendo che le stava
«raccogliendo
per documentare il fenomeno della
pedopornografia
nella chiesa», indagine che
avrebbe
poi interrotto nel 2016. Gli investigatori
avevano
però trovato 170mila euro in contanti nella
sua
abitazione, somma che De Blasio aveva
identificato
come «risparmi della parrocchia» di
san
Modesto, di cui era appunto parroco, destinati
a
opere di ristrutturazione del luogo di culto.
Interrogato,
aveva negato fermamente «ogni tipo di impulso nei confronti delle
immagini», definendosi un «prete finito, dispiaciuto» di aver
rovinato,
seppure inconsapevolmente»,
l’immagine
della chiesa. Secondo la difesa, i file
sequestrati
a De Blasio si trovavano in un computer
non
funzionante, e non erano stati più consultati
dal
2016. Il parroco non li avrebbe cancellati per
«dimenticanza»,
ma non sarebbero «mai finiti in
rete».
La notizia aveva destato un certo sconcerto
nell’ambiente
campano, e tra i fedeli sono in molti a
non
credere alla colpevolezza di don Nicola. La
polizia
postale ha ora concluso una nuova
operazione,
denominata "Meet Up", che ha portato
all’esecuzione
di 26 decreti di perquisizione, e a
iscrivere
nel registro degli indagati altrettanti
soggetti,
ritenuti responsabili di detenzione e
diffusione
di materiale pedopornografico. Migliaia
di
file sono stati sequestrati, e tre persone sono
state
arrestate. A Torino un informatico di 37 anni è
stato
trovato in possesso di un vero e proprio
archivio
digitale, mentre a Bari gli investigatori
hanno
arrestato uno studente accusato di essere il
creatore
della piattaforma online a pagamento
tramite
la quale venivano diffusi foto e video.
Sara Spimpolo, Domani 13 novenbre