Domenico Starnone
Internazionale 22/7
◆ Si sa che a qualsiasi professionista che abbia acquistato un pubblico con lo spettacolo o la politica o i giornali, l’editoria non esita a proporre una sortita in campo letterario.
Così persone che hanno già
buona fama nei settori più disparati, provano a guadagnarsi la gloria
anche in prosa e in versi.
Il congegno è facile: il pubblico già c’è,
conquistato per altri meriti, e l’editore prova a spostarlo sul libro.
Ma come la mettiamo con i molti altri che vogliono eternarsi con la
scrittura? Chi può si fa seppellire nelle piramidi e chi non può sotto
la sabbia del deserto? Perché i politici, i giornalisti, i conduttori
televisivi, le star possono fare letteratura nel generale consenso, o
comunque senza troppo dissenso, e ogni altra categoria lavorativa, e
anche i disoccupati, no? Scriviamo dunque tutti, se ne abbiamo voglia, è
bello scrivere. Ma pubblicare? Anche, perché no. Le tecniche odierne
permettono di farlo a bassissimo costo, e niente carta, ci sono i
supporti elettronici.
L’unico problema sono i lettori. La scrittura è di
massa, la lettura è sempre più per pochi, quasi un segno di
distinzione. Sicché, in caso di insuccesso, attenzione a non passare
dalla parte delle persone fini che, da quando è stata inventata la
scrittura, dicono: scrive troppa gente senza un briciolo di talento.
Impariamo ad accontentarci del consenso in famiglia e tra gli amici.