UNA GUERRA STRUTTURALE
Raniero La Valle Rocca 15/9
In TV ci si domanda perché la guerra in Ucraina è sparita dalla campagna elettorale che peraltro si sta facendo nella stessa TV.
Già,
perché è sparita? Chi conosce un po’ di giornalismo sa che a “fare
notizia” è ciò che è nuovo e fuori dell’ordinario, per esempio un
padrone che morde il cane, non un cane che morde il padrone. La guerra
in Ucraina non fa più notizia perché è diventata di routine, dura da sei
mesi, e non accenna a finire. E perché non finisce? È una guerra
bizzarra e insensata: essa non era affatto necessaria: platealmente
annunciata (dall’armata russa sul confine) non ci voleva niente ad
evitarla. Bastava smettere di dire che l’Ucraina stava per entrare nella
NATO (come aveva osato affermare il cancelliere tedesco Scholz),
bastava per il Donbass rispettare gli accordi di Minsk, e l’aggressione
non ci sarebbe stata; poi sarebbe bastato un negoziato in cui si
stabilisse la neutralità dell’Ucraina e un’autodeterminazione per il
Donbass, come ventilato subito nell’incontro tra i belligeranti ad
Ankara, e la guerra sarebbe immediatamente cessata. Invece Biden e la
NATO si sono affrettati a dire che sarebbe stata una guerra di lunga
durata, Zelensky è andato su tutti i teleschermi del mondo a chiedere
armi, gli “Alleati” e Draghi gliene hanno fornito sempre di più, e la
guerra è diventata perenne, né Putin ha scatenato l’Armata ex Rossa o ha
voluto rischiare i 26 milioni di morti della II guerra mondiale per
occupare Kiev e farla finire in fretta. Così la guerra d’Ucraina è
diventata una guerra strutturale, non più tra Russia e Ucraina, ma per
il nuovo “ordine” del mondo, mettendo ai margini la Russia e la Cina. La
guerra mondiale “a pezzi”, lamentata dal Papa, è diventata così una
guerra mondiale intera, con un solo “pezzo” votato al sacrificio dai
suoi amici, dai suoi nemici e dai suoi cattivi governanti, l’Ucraina. È
questa la ragione per cui prendiamo il lutto per l’Ucraina, partecipiamo
al suo immenso dolore, vittima com’è di un gioco che la supera.
Ma come mai, evitata la terza guerra mondiale per tutto il Novecento, si è preso spensieratamente il rischio di farla nel 2000? La ragione è che tutti sono convinti, o sperano, che non sia una guerra nucleare; Putin ha del resto assicurato che non userà l’atomica se non nel caso che la Russia sia al limite di scomparire come Stato. D’altra parte la dottrina sulla guerra non è più quella virtuosa millantata fino a ieri, solo “di difesa” (come si chiamano ora i ministeri che prima erano “della guerra”) o di reazione a un’aggressione; dopo la catastrofe imprevista delle Due Torri la “Strategia della sicurezza nazionale americana” ha stabilito che non
si può lasciare “che i nemici sparino per primi”, la deterrenza non funziona, la miglior difesa è l’attacco, gli Stati Uniti agiranno, se necessario, preventivamente: tutto testuale. Così, esorcizzata l’atomica, Il recupero della guerra, deciso subito dopo la rimozione del muro di Berlino con la guerra del Golfo, si è reso effettivo,ed ecco che ora la guerra è diventata strutturale, fondativa, è stata ripristinata cioè come strutturante delle relazioni internazionali e dell’ordine del mondo, come è sempre stata dall’inizio della storia fino ad ora, indissolubile dalla politica degli Stati; la guerra non solo come continuazione, ma come sostituzione della politica con altri mezzi.
Questa è la ragione per farne il ripudio. Nella Costituzione italiana esso già c’è, ma la guerra non si fa mai da soli, se non è ripudiata anche dagli altri, il ripudio non funziona.
Ma come mai, evitata la terza guerra mondiale per tutto il Novecento, si è preso spensieratamente il rischio di farla nel 2000? La ragione è che tutti sono convinti, o sperano, che non sia una guerra nucleare; Putin ha del resto assicurato che non userà l’atomica se non nel caso che la Russia sia al limite di scomparire come Stato. D’altra parte la dottrina sulla guerra non è più quella virtuosa millantata fino a ieri, solo “di difesa” (come si chiamano ora i ministeri che prima erano “della guerra”) o di reazione a un’aggressione; dopo la catastrofe imprevista delle Due Torri la “Strategia della sicurezza nazionale americana” ha stabilito che non
si può lasciare “che i nemici sparino per primi”, la deterrenza non funziona, la miglior difesa è l’attacco, gli Stati Uniti agiranno, se necessario, preventivamente: tutto testuale. Così, esorcizzata l’atomica, Il recupero della guerra, deciso subito dopo la rimozione del muro di Berlino con la guerra del Golfo, si è reso effettivo,ed ecco che ora la guerra è diventata strutturale, fondativa, è stata ripristinata cioè come strutturante delle relazioni internazionali e dell’ordine del mondo, come è sempre stata dall’inizio della storia fino ad ora, indissolubile dalla politica degli Stati; la guerra non solo come continuazione, ma come sostituzione della politica con altri mezzi.
Questa è la ragione per farne il ripudio. Nella Costituzione italiana esso già c’è, ma la guerra non si fa mai da soli, se non è ripudiata anche dagli altri, il ripudio non funziona.
E neanche
ci permettono di praticarlo: durante l’equilibrio del terrore, nella
divisione internazionale (atlantica) del lavoro a noi era assegnato il
compito di distruggere l’Ungheria con i missili da Comiso; chissà perché
dovevamo prendercela con l’Ungheria.
Poi abbiamo fatto anche noi la
guerra all’Iraq, poi da Aviano sono partiti gli aerei che bombardavano
Belgrado, ed ora abbiamo riempito di armi l’Ucraina e facciamo anche
quella guerra là.
Perciò in tanti abbiamo preso l’iniziativa di proporre ai candidati al futuro Parlamento di promuovere un Protocollo ai Trattati internazionali esistenti per un ripudio generalizzato della guerra e la difesa dell’integrità della Terra; e in pochi giorni da quando l’abbiamo annunciata le adesioni sono state molte centinaia, da Enrico Calamai, “lo Schindler di Buenos Aires”, come viene chiamato, al vescovo Mogavero, da Moni Ovadia a Luigi Ferrajoli e Tecla Mazzarese, da “Costituente Terra” al “Centro Balducci”: un
successo, ma soprattutto un impegno e una speranza. E il ripudio deve essere “sovrano”: cioè deve stare sopra a tutto, ed essere propugnato non solo dai governi, ma dai parlamentari e dagli abitanti e cittadini della Terra come sovrani.
Sul "Corriere della Sera" si sono domandati poi “dove stanno i cattolici in questa campagna elettorale”, dato che non si preoccupano nemmeno del Credo inalberato da Salvini (ma quale, il credo apostolico o il credo niceno-costantinopolitano?). Bene, se li cercassero li troverebbero, insieme agli altri, tra i sostenitori di questa iniziativa, tra quelli che vanno a portare gli aiuti all’Ucraina invasa, tra quelli che con la "Mediterranea Savings Humans" e le altre navi umanitarie tirano fuori i naufraghi dal Mediterraneo e li fanno scampare ai flutti, ai lager e alla Guardia costiera libica, finanziata e patrocinata da noi, e in chi ogni domenica chiede la pace dalla finestra di piazza san Pietro.
Perciò in tanti abbiamo preso l’iniziativa di proporre ai candidati al futuro Parlamento di promuovere un Protocollo ai Trattati internazionali esistenti per un ripudio generalizzato della guerra e la difesa dell’integrità della Terra; e in pochi giorni da quando l’abbiamo annunciata le adesioni sono state molte centinaia, da Enrico Calamai, “lo Schindler di Buenos Aires”, come viene chiamato, al vescovo Mogavero, da Moni Ovadia a Luigi Ferrajoli e Tecla Mazzarese, da “Costituente Terra” al “Centro Balducci”: un
successo, ma soprattutto un impegno e una speranza. E il ripudio deve essere “sovrano”: cioè deve stare sopra a tutto, ed essere propugnato non solo dai governi, ma dai parlamentari e dagli abitanti e cittadini della Terra come sovrani.
Sul "Corriere della Sera" si sono domandati poi “dove stanno i cattolici in questa campagna elettorale”, dato che non si preoccupano nemmeno del Credo inalberato da Salvini (ma quale, il credo apostolico o il credo niceno-costantinopolitano?). Bene, se li cercassero li troverebbero, insieme agli altri, tra i sostenitori di questa iniziativa, tra quelli che vanno a portare gli aiuti all’Ucraina invasa, tra quelli che con la "Mediterranea Savings Humans" e le altre navi umanitarie tirano fuori i naufraghi dal Mediterraneo e li fanno scampare ai flutti, ai lager e alla Guardia costiera libica, finanziata e patrocinata da noi, e in chi ogni domenica chiede la pace dalla finestra di piazza san Pietro.