mercoledì 11 gennaio 2023

Francesco convoca il ribelle padre Georg

 L’ordine del silenzio


 

CITTÁ DEL VATICANO — Al termine di una settimana marcata da una raffica di dichiarazioni che hanno accompagnato, se non preceduto e offuscato, i funerali di Benedetto XVI, il suo segretario particolare, monsignor Georg Gänswein, è stato convocato da Francesco per un incontro chiarificatore. Impossibile sapere cosa si siano detti i due uomini nel faccia-a-faccia a porte chiuse, ma non è difficile indovinare che il confronto è stato gelido.

   Con le sue esternazioni l’arcivescovo tedesco ha preso di mira lo stesso Papa, nonché molti altri, arrivando a sollevare dubbi anche su alcune scelte di Benedetto, come la nomina di Tarcisio Bertone a Segretario di Stato. Uno sfogo fatto da un uomo di Chiesa vicino alle posizioni tradizionaliste, in nome della “verità”, che ha però ha suscitato più di un dubbio, in Vaticano, sull’affidabilità di certe affermazioni attribuite al Papa emerito, ed ha paradossalmente rischiato di minare la stessa istituzione che si propone di difendere.

   Tanto che negli ultimi giorni anche monsignori in sintonia con “don Giorgio” hanno discretamente preso le distanze da lui. Lo stesso Gänswein avrebbe tentato di giustificarsi, con i suoi confidenti e, ieri, con il Papa in persona, lamentando la strumentalità con cui sono state pubblicate e interpretate alcune sue affermazioni. Spiegazioni poco convincenti. Quanto a Francesco, chi lo conosce bene lo descrive più rattristato che irritato. Che il ruolo del segretario particolare possa diventare ipertrofico, in generale, è un rischio che Jorge Mario Bergoglio ha ben presente: non a caso non ha mai avuto un solo segretario, ma più d’uno, che dopo alcuni anni vengono destinati ad altre mansioni. Gänswein, però, ha rischiato di trasformare un momento di lutto per il Papa emerito in una resa dei conti tra fazioni, con l’ego di un singolo che prevale sul bene della comunità, usando «l’arma letale» della «divisione» e del «chiacchiericcio», che «uccide, uccide l’amore, uccide la società, uccide la fratellanza ».

   È deducibile, da queste parole rivolte da Francesco ai fedeli raccolti all’Angelus, che dal Papa sia arrivata per il presule tedesco la consegna del silenzio. Ed è plausibile che durante l’udienza, che dovrebbe essere durata quasi un’ora, oltre al passato si è parlato del futuro prossimo di Georg Gänswein. Di certo lascerà il monastero Mater Ecclesiae dove ha abitato in questi anni con Benedetto XVI. Dal 2O2O Francesco lo aveva messo in congedo dall’incarico di “prefetto della Casa pontificia”, che è però il titolo che figurava nella stringata riga del bollettino che dava notizia dell’incontro con il Papa. In Vaticano adesso si almanaccano le possibili destinazioni future di “don Giorgio”. L’ipotesi che rientri in Germania è la più improbabile: Gänswein è un sicuro conservatore, distante dalla maggioranza della conferenza episcopale tedesca, e non verrebbe accolto a braccia aperte dai confratelli né da molti fedeli. Tanto più che le nomine episcopali in Germania passano spesso dall’avallo dei capitoli delle locali cattedrali. Un’altra idea circolata in passato oltretevere è che gli venga assegnato un incarico di nunzio apostolico, magari in Liechtenstein: paese piccolo, di lunga tedesca, dove avrebbe molto tempo libero per coltivare la memoria di Benedetto XVI. Ma dopo questi giorni di polemiche feroci molti dubitano anche del Liechtenstein. Alla fine Georg Gänswein potrebbe rimanere a Roma. Con un incarico di insegnamento in un’università pontificia, o come archivista, o semplicemente a disposizione del Papa. Il quale già in passato ha sollevato dalle incombenze personalità a lui ostili — il cardinale Gerhard Ludwig Müller ad esempio — mantenendolo però a Roma: senza incarichi ma sotto il suo sguardo. - i.sca.

La Repubblica 10/1/2023