venerdì 27 settembre 2024

 UNA FEDE MOLTI LINGUAGGI

 

 Il Dio interventista

 

Il Dio interventista, confinato lassù nell’alto dei cieli, che tutto decide (“non muove foglia che Dio non voglia”), un Dio eteronomo o dirigista, che fa succedere le cose e le guida come da una divina tastiera, è nella coscienza culturale dell'autonomia, una presenza senza senso, inconciliabile, un invito all’ateismo.

Un anno importante in tale contesto è il 1750, quando Beniamino Franklin provò che il fulmine è un fenomeno naturale che nel passato fu sempre interpretato come un intervento tangibile della divinità.

Franklin provò che il fulmine non viene da Dio, ma da una scarica elettrica gigantesca.

“Fu un grande passo verso un nuovo modo di vedere la realtà. Fu soltanto il primo” (Roger Lenaers).

Tolta questa visione interventista, la fede in Dio diventò pienamente componibile con la modernità: “C’è una realtà che chiamiamo Dio che è la sorgente della vita che viviamo, il Fondamento dell'essere che ci chiama ad essere tutto ciò che possiamo essere. Io oggi vivo nella convinzione che non sono separato da questo Dio... L’alterità mi viene incontro. La trascendenza mi chiama. Dio mi abbraccia... Questo Dio non si identifica con le dottrine, i credo e le tradizioni” (I. S. Spong, “Un cristianesimo nuovo per un mondo Nuovo”, Massari Editore, pag. 126).

(continua domani)