Ecco una lettera immaginaria dedicata alla pace scritta da Fabio Tesser in occasione dell'anniversario della morte di dom Giovanni Franzoni (13 luglio 2017).
La pace è l’unico nome di Dio che possiamo pronunciare senza bestemmiare
Fabio Tesser
Se Giovanni Franzoni (1928-2017) ci parlasse oggi...
Articolo pubblicato il 12 luglio 2025 sulla pagina facebook dell'autore.
Ci è stata segnalata da Lorenzo Tommaselli.
Fratelli e sorelle,
oggi vi parlo da cristiano, non da chierico.
Vi parlo da uomo che ha visto troppi silenzi complici, troppe liturgie senza giustizia, troppe croci innalzate sopra i corpi dei poveri e dei bambini uccisi.
Nel Vangelo, Gesù non benedice le guerre. Non ci dice: “Beati quelli che difendono i confini con i missili.” Dice:
“Beati i costruttori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.”
Quel che accade oggi a Gaza è una ferita che lacera non solo un popolo, ma l’intera coscienza umana.
Non possiamo dire “mai più” riferendoci all’Olocausto e poi accettare il bombardamento quotidiano di civili, la fame usata come arma, i bambini imprigionati sotto le macerie.
Israele ha diritto alla sicurezza, ma nessuno ha il diritto all’occupazione perpetua, alla vendetta senza fine, alla disumanizzazione dell’altro.
La resistenza non è terrorismo quando nasce dal bisogno di vivere liberi. Ma neppure il lancio di razzi giustifica il massacro collettivo.
Il Vangelo ci impone di stare dalla parte degli oppressi, sempre. Oggi, quella parte è la parte del popolo palestinese - e di quei tanti ebrei che non accettano più di essere complici.
In Ucraina, assistiamo a un’altra guerra dove i potenti giocano a Risiko con le vite dei poveri. Il nazionalismo russo ortodosso è bestemmia quando santifica la guerra.
Ma anche l’Occidente che spedisce armi a fiumi mentre taglia i fondi per i rifugiati è un impero che ha perso la memoria.
Io non sto con Putin. Ma neppure sto con chi vuole far credere che la pace arriverà moltiplicando le armi.
La nonviolenza non è passività. È resistenza attiva, è diplomazia, è disarmo bilaterale, è presenza umana nei luoghi più pericolosi.
Ci sono giovani russi e ucraini che disertano: sono loro, e non i generali, a fare spazio alla pace.
La Chiesa, troppo spesso, tace o si limita a benedire le “due parti”.
Ma non esistono due verità equivalenti quando un popolo è assediato, quando la terra è devastata, quando il Vangelo è strumentalizzato.
Noi cristiani, noi cittadini del mondo, abbiamo un dovere:
Sostenere i corridoi umanitari, non le forniture belliche.
Appoggiare i movimenti di pace, non gli schieramenti geopolitici.
Esigere un’ONU rifondata, che metta la dignità umana prima dei veti dei potenti.
Denunciare ogni religione che si fa complice del potere invece di stare accanto ai crocifissi della storia.
Fratelli e sorelle,
non c’è pace senza verità, ma neppure verità senza amore. E oggi, amare la pace significa disturbare l’ordine delle cose. Significa alzare la voce contro le bombe e contro il silenzio.
Che ogni nostro gesto – dal voto alle parole, dalle preghiere agli atti concreti – sia una pietra gettata nel cantiere della pace.
“La terra è di Dio”, non dei generali.
E la pace è il suo vero nome.
dom Giovanni Battista Franzoni
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