domenica 14 settembre 2025

GAZA, UCRAINA E L’ABISSO DELL’UMANITÀ

 

Deve essere successo qualcosa erano quelli che vi erano direttamente coinvolti, o per i bombardamenti, o per la fame, o per i morti, per la perdita di figli o di altre persone care. Oggi, per aver diffuso un testo su Gaza, qualcuno mi ha scritto di aver pianto, altri mi hanno detto di somatizzare il dolore per la strage, al vedere i bambini con gli arti amputati e il latte in polvere bloccato alla frontiera, un altro ha risposto "resistiamo insieme", trentasei parrocchie di Firenze si sono dette partecipi, e molti altri che nella guerra non sono personalmente coinvolti, che ne sono fisicamente molto lontani.

Io avevo scritto, paradossalmente: "Magari fosse un genocidio". Un genocidio, nel perseguire l'intenzione di distruggere un gruppo umano come tale, può anche limitarsi a colpire alcuni membri o una parte del gruppo, e forse potrebbe anche fermarsi a centomila morti; inoltre il gruppo che si vuole distruggere è pur sempre un gruppo umano, che però non si vuole continui a far parte della comune umanità.

Qui invece siamo ad una destituzione dall'umano. Ha detto alla stampa, così che tutti lo sapessero, l'ex ministro della Guerra di Netanyahu: combattiamo contro animali umani. Ha detto alla stampa, così che tutti lo sappiano, l'attuale ministro della Guerra di Netanyahu: mettiamo 600.000 palestinesi sfollati ad Al Mawasi in un serraglio chiamato "città umanitaria" da costruire sulle rovine di Rafah, e concentriamo poi l'intera popolazione palestinese nel sud della Striscia di Gaza, da dove non potrà uscire.

L’amena bellezza del mare di Gaza ha ispirato ai padroni del futuro l'idea di una ridente Riviera del Mediterraneo. A quanti sono informati sul presente essa fa venire in mente piuttosto la tonnara, quella "camera della morte" in cui i tonni vengono spinti e ammassati dai tonnaroli, che all'ordine del Rais li arpionano e ne compiono la mattanza.

Questo progetto che comporta il concorso strutturato e complice di più protagonisti, viene chiamato pace, e il suo esecutore che dalla tribuna dell'Onu già aveva dispensato benedizioni e maledizioni, oggi vuole attribuire al suo più alto Patrono il premio Nobel per la pace, essendo appunto la pace il nuovo nome dell'annientamento.

Fin qui le notizie, le news. Ma oltre l'obiettività dell'informazione, c'è il messaggio che ne proviene. Ed è che qui non è più questione dei palestinesi, degli israeliani, dei russi o degli ucraini, dell’Iran o dell’America; qui siamo alla perdita dell'ultima dignità dell'umano, a quella soglia oltre la quale l'umano non è più umano. È questa la prova estrema di fronte a cui si trovano oggi il glorioso Occidente, le cosiddette autocrazie, i Paesi arabi, l'Europa che riarma. Ma nessuno corre a presidiare questa soglia, forse nessuno di questi lo può fare.

 

Raniero La Valle, “Rocca”, 15 agosto 2025