venerdì 26 giugno 2015

DUE NOTIZIE DI SEGNO OPPOSTO

Siamo precipitati in un clima di insicurezza, esposti al rischio del panico e della disperazione. I tre episodi di terrorismo che si sono verificati oggi rischiano di toglierci la speranza di un mondo più giusto e di renderci paralizzati dalla paura.


Dagli Stati Uniti arriva invece una notizia attesa da tanto tempo.
In tutti gli Stati dell'Unione la Corte Suprema  riconosce da oggi i matrimoni omosessuali con lo stesso statuto giuridico e con gli stessi diritti-doveri del matrimonio fra eterosessuali.
Obama lo ha annunciato a tutti gli Stati  con grande gioia. Tale vittoria arriva dopo decenni di lotte popolari e con il sostegno di Obama.
Vedremo ora le posizioni delle chiese cristiane che, su questo punto, sono molto differenziate e comunque più aperte della chiesa cattolica italiana ufficiale.

LA COCAINA ANCHE IN BOTTIGLIA

" Quattro bottiglie da 1 litro di cocaina liquida, contenuta in confezioni cachaca, bevanda alcolica tipica brasiliana.
Sono state sequestrate dagli investigatori della Squadra Mobile, coordinati dal capo Marco Martina.
E' il secondo caso in Italia. Una volta trasformata in polvere e messa sul mercato, avrebbe fruttato almeno mezzo milione di euro.
Sono stati arrestati 2 italiani di 34 e 48 anni che si erano recati in Francia, all'aeroporto di Nizza, a prendere la droga, e un brasiliano di 33 anni, che era tornato con loro a bordo di una FIAT multipla.
Entrambi gli italiani erano assidui frequentatori dei locali latino-americani di Torino. A casa di uno degli spacciatori sono state trovate due pistole giocattolo, prive del tappo rosso"
(E.D.B. la Repubblica 26 giugno)

SALVINI: SEMPRE IN CAMPAGNA ELETTORALE

La sua espressione "mani libere alla polizia" è vera e propria istigazione all'odio, alla violenza e poca stima della polizia.
Nessuno vuole legare le mani alla polizia, ma le mani vanno usate sempre con prudenza e saggezza.
Il demagogo e il guru (le figure che la Lega e i 5Stelle mettono al centro del loro agire politico) costituiscono una struttura populista purtroppo efficace: prevale la propaganda sul ragionamento.
F.B.

Così i campi rom verranno smantellati

ROMA. Case famiglia. Alloggi popolari. Microaree attrezzate e cooperative di autocostruzioni. La road map per smantellare i campi rom è segnata. I prefetti gestiranno gli sgomberi, i sindaci troveranno le soluzioni abitative alternative, il Viminale metterà sul piatto i finanziamenti con un fondo unico. E i rom? Firmeranno un patto d'emersione, altrimenti (per i pochi non italiani, né comunitari) espulsione. Tutto sarà scritto nero su bianco entro i primi di luglio, quando l'Anci presenterà il suo "piano nomadi" al ministero dell'Interno: 30mila i rom interessati al trasloco.
La novità è frutto dell'incontro di mercoledì sera tra Viminale, regioni e comuni. Obiettivo: superare la perenne emergenza campi e alleggerire il peso sulle grandi città. A fine mese, l'Unar (Ufficio anti-discriminazioni della presidenza del Consiglio) e l'associazione dei comuni italiani presenteranno i risultati della prima indagine nazionale sui campi nomadi. Da quanto trapela, emergerà che gli «insediamenti precari sono più limitati di quanto si pensi e riguardano soprattutto i grandi centri urbani »: Torino, Milano, Roma, Napoli.
Su 150mila rom presenti nel nostro Paese solo il 20% vivrebbe in campi, insomma 30mila persone circa. A loro si rivolge il piano sgomberi. «Il progetto - spiega il direttore dell'Unar, Marco De Giorgi - è figlio della Strategia nazionale di inclusione dei rom, approvata nel febbraio 2012. Tra i punti, c'era la soluzione della questione abitativa. I campi sono un monumento all'esclusione sociale e vanno superati. I comuni non hanno risorse sufficienti per risolvere da soli il problema, per questo è stato importante l'incontro al Viminale ».
Ma attenzione: non c'entrano nulla le ruspe di Salvini. «Smantellare i campi da un giorno all'altro è impossibile - spiega De Giorgi - l'obiettivo è di medio periodo: abbandonare gradualmente questi insediamenti con una strategia inclusiva. Seguendo le buone prassi sul territorio: facilitare le autocostruzioni delle cooperative, con il comune che mette a disposizione il terreno o creare miniaree attrezzate, riducendo la dimensione dei campi, come chiede l'Europa».
A confermare alcuni punti del piano è il presidente dell'Anci, Piero Fassino, presente al vertice col ministro dell'Interno. «Siamo stati noi sindaci della grandi città, su cui grava la maggiore concentrazione di campi autorizzati o abusivi a chiedere di affrontare la questione. In questi insediamenti le condizioni di vita sono misere. Chiuderli e offrire soluzioni abitative più dignitose è un'operazione di civiltà. A patto che i rom coinvolti accettino un patto di legalità e rispetto delle regole. Oggi noi sindaci gestiamo da soli tre emergenze: l'afflusso di profughi, i campi rom e l'emergenza abitativa figlia della crisi di questi anni. Tre questioni che rischiano di entrare in collisione tra loro e il cui punto di contatto è la necessità comune di trovare un ricovero». Il piano rom non parte da zero. «Sia a Torino che a Milano - racconta Fassino - sono state avviate esperienze di superamento dei campi, proponendo la ricollocazione in situazioni abitative diverse, chiedendo in cambio un patto di emersione, basato sul riconoscimento e rispetto della legalità. A Torino, per esempio, stiamo svuotando il campo di lungo Stura Lazio, in cui vivevano 800 rom. Quasi metà sono stati ricollocati in comunità alloggio, case protette e in strutture gestite dalle associazione del Terzo settore».
Il problema qual è? «Dopo l'emergenza nomadi del 2008, i comuni sono stati investiti della titolarità della questione rom - risponde Fassino - ma non c'è stata continuità di finanziamenti. I costi sono alti, non solo per la ricollocazione delle persone, ma anche perché una volta sgombrati i campi, vanno bonificati i terreni occupati per anni. I comuni gestiscono la situazione assieme ai prefetti, ma servono risorse certe e continue».
Da qui, l'accordo stipulato con Viminale. «Il governo ci ha chiesto di predisporre un piano Anci volto a superare i campi. Lo presenteremo nelle prossime settimane. In cambio il governo si è impegnato a istituire un fondo stabile di risorse».
Vladimiro Polchi

I NUMERI

12 mln
IN EUROPA
Il totale di rom e sinti in Europa, 6 milioni nell'Unione europea

150mila
NEL NOSTRO PAESE
Rappresentano lo 0,25% della popolazione italiana

3%
NOMADI

Soltanto il 3 per cento l è effettivamente nomade

20%
NEI CAMPI
In Italia appena il 20% dei rom vive nei cosiddetti "campi"

15mila
MINORI A RISCHIO

Il 60% ha meno di 18 anni. E 15mila minori sono a rischio apolidia


(la Repubblica 19 giugno)

A MEDJUGORJE

"Non c'è nulla di soprannaturale", dichiara il vaticano.
Spuntano gravi indizi  a livello economico. I santuari spesso sono luogo di affari.
Dal vaticano arriva il divieto ai 6 veggenti di partecipare ai raduni e il divieto ai vescovi di farli invitare o accoglierli.
F.B.

COMMENTO ALLA LETTURA BIBLICA

NON SFIORARE, MA ・TOCCARE・
Marco 5,21-43


21 Gesù passò di nuovo in barca all'altra riva, e una gran folla si radunò attorno a lui; ed egli stava presso il mare. 22 Ecco venire uno dei capi della sinagoga, chiamato Iairo, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi 23 e lo pregò con insistenza, dicendo: «La mia bambina sta morendo. Vieni a posare le mani su di lei, affinché sia salva e viva». 24 Gesù andò con lui, e molta gente lo seguiva e lo stringeva da ogni parte.
25 Una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, 26 e che molto aveva sofferto da molti medici e aveva speso tutto ciò che possedeva senza nessun giovamento, anzi era piuttosto peggiorata, 27 avendo udito parlare di Gesù, venne dietro tra la folla e gli toccò la veste, perché diceva: 28 «Se riesco a toccare almeno le sue vesti, sarò salva». 29 In quell'istante la sua emorragia ristagnò; ed ella sentì nel suo corpo di essere guarita da quella malattia. 30 Subito Gesù, conscio della potenza che era emanata da lui, voltatosi indietro verso quella folla, disse: «Chi mi ha toccato le vesti?» 31 I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi come la folla ti si stringe attorno e dici: "Chi mi ha toccato?"» 32 Ed egli guardava attorno per vedere colei che aveva fatto questo. 33 Ma la donna paurosa e tremante, ben sapendo quello che era avvenuto in lei, venne, gli si gettò ai piedi e gli disse tutta la verità. 34 Ma Gesù le disse: «Figliola, la tua fede ti ha salvata; va' in pace e sii guarita dal tuo male».
35 Mentre egli parlava ancora, vennero dalla casa del capo della sinagoga, dicendo: «Tua figlia è morta; perché incomodare ancora il Maestro?» 36 Ma Gesù, udito quel che si diceva, disse al capo della sinagoga: «Non temere; soltanto continua ad aver fede!» 37 E non permise a nessuno di accompagnarlo, tranne che a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. 38 Giunsero a casa del capo della sinagoga; ed egli vide una gran confusione e gente che piangeva e urlava. 39 Entrato, disse loro: «Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». 40 Ed essi ridevano di lui. Ma egli li mise tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui, ed entrò là dove era la bambina. 41 E, presala per mano, le disse: «Talità cum!» che tradotto vuol dire: «Ragazza, ti dico: àlzati!» 42 Subito la ragazza si alzò e camminava, perché aveva dodici anni. E furono subito presi da grande stupore; 43 ed egli comandò loro con insistenza che nessuno lo venisse a sapere; e disse che le fosse dato da mangiare.

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Qualche volta succede anche a me che il desiderio e la fretta di ricavare un "messaggio" da un testo biblico mi impediscano di leggerlo e di godermi la bellezza artistica di una pagina. Ora questo brano è riportato anche in Matteo e Luca, ma il confronto gioca a favore di Marco. Si tratta di un racconto letterariamente affascinante in un greco che nulla concede alla retorica, ma risulta pieno di particolari e di osservazioni che solo un grande narratore ha potuto regalarci. Già l'intreccio dei due episodi, come un incastro perfettamente riuscito, conferisce al racconto un movimento di attesa, di meraviglia... Con una insuperabile regia il tutto viene tenuto insieme tanto da costituire un quadro unitario popolato di personaggi vivi e diversi. Mi raccomando: quando leggiamo una pagina biblica non dimentichiamo di goderci l'arte, il genio narrativo, la bellezza coinvolgente di uno scritto. Spesso la Bibbia ci regala dei capolavori e solo l'abitudine a certa predicazione scialba e incolore ci privano del gusto di una lettura che tocca il cuore.

UN PO' DI STORIA



Basta un minimo di conoscenza del mondo reale in cui molte persone, specialmente se donne, erano costrette a una "vita negata", ad una non vita, per capire quanta realtà quotidiana sia condensata in questa pagina: "Quei poveri che circondavano Gesù erano in buona parte donne, prive dell'appoggio di un uomo, esse erano indubbiamente le persone più vulnerabili. D'altra parte, in quella società patriarcale essere donna significava essere destinata a vivere in stato di inferiorità e soggezione agli uomini" (Antonio Pagola, pag. 236). Sole o sottomesse, le donne di quel tempo spesso soffrivano le malattie che sono il prodotto dell'emarginazione. Gesù riserva loro un'attenzione affettuosa e uno sguardo diverso e le donne se ne accorgono. Le rende "visibili" ed esse, nell'avvicinarsi a lui, avvertono come un invito ad alzare la voce, la testa, a prendere coraggio, a sentirsi persone, "soggetti" e non oggetti.

IL GENIO DELL'INCONTRO LIBERATORE



Gesù, di fronte alle due donne di questo brano, si accorge del loro desiderio di vita, del "sangue vitale" che se ne va perchè questa donna non ha incontrato nessuno che l'abbia accolta, valorizzata, amata. La vita se ne va, la gioia di vivere si spegne come in una emorragia inarrestabile se non realizziamo il "tocco tenero" e personalizzante dell'essere valorizzati e amati. La vita "dorme", cioè non viene alla luce, non ci "invita" alla felicità, se nessuno ci ha fatto sentire una voce calda ed una mano tenera e rassicurante per farci uscire dalla prigione di un io insicuro o schiavo dell'angoscia o dei sensi di colpa o di una esistenza quotidiana spersonalizzante. Il Gesù storico, pieno dell'amore di Dio, aveva una direzione precisa nel suo agire: mettere a frutto, con i più desolati della sua terra, il potenziale di amore che percepiva di avere ricevuto da Dio. Certamente chi incontrò in profondità Gesù, al di là della concezione miracolistica che certe letture ingenue potrebbero lasciarci, incontrò un uomo che trasmetteva felicità, benessere, liberazione dall'angoscia, salute, coraggio. Gesù si prendeva cura degli ultimi come profeta del regno di Dio. L'emorroissa aveva (eccome!) tentato qualche terapia, anzi molte. Ma tutti avevano pensato solo alla sua malattia. Gesù, invece, si interessa alla sua persona. Come nel frastuono funerario attorno alla dodicenne tutti davano già per spacciata la ragazza, Gesù pensa e agisce per "risvegliare", fa sentire il calore della mano e la forza della voce.

QUANTA GENTE ATTENDE...



Molta vita, molte energie si ridesterebbero se noi avessimo la fede di Gesù. Dico questo non per metterci nei panni e nell'illusione degli operatori di miracoli, ma per accrescere la nostra fiducia nella forza dell'amore. Dio ha deposto in ciascuno di noi tante possibilità, tante energie di amore; se non le spegnamo nella mediocrità e nell'indifferenza, possiamo anche noi, nelle relazioni quotidiane, essere umili testimoni di pace e di benessere. Spesso tante persone si sono avvicinate alla comunità cristiana per "toccare Gesù", con la speranza di un messaggio di vita e di fiducia. Invece hanno trovato dei distributori di regole, degli addetti al culto, dei ripetitori di un disco noto e astratto. Sono grato a Dio, immensamente grato, per il fatto che nella mia vita ho potuto incontrare e "toccare" alcuni testimoni del vangelo che non erano dei semplici funzionari di una istituzione ecclesiastica. Mi hanno a volte guarito dalla paura di scommettere e mi hanno testimoniato che la gioia del vangelo esiste davvero e può entrare nei nostri cuori.

C'E' UN PERO'



Noi, come Gesù, per convertirci e scoprire i talenti che Dio ha messo in noi, abbiamo bisogno di vivere dentro la realtà a partire dagli ultimi. Se ci ritiriamo in un cristianesimo evanescente, spiritualista, nostalgico, ridotto alla salvezza dell'anima, difficilmente potremo raccogliere la lezione che ci viene da questa pagina. Gesù sapeva bene che già allora esisteva una religione delle regole e una religione delle persone. Egli fece la sua scelta. Per lui, grande adoratore di Dio, era inutile, vano, contraddittorio e impossibile parlare del "regno di Dio" senza partire dal bisogno di liberazione delle persone più emarginate, dall'invito all'"alzarsi", all'impegno di cambiare ciò che distrugge la giustizia e rende impossibile la felicità. E' nell'incontro con queste donne e con altre persone sofferenti che Gesù scopre i dono che Dio gli ha fatto. L'ascolto, l'attenzione e il "contatto" onesto e concreto con le persone prima di tutto guarisce noi stessi e poi ci mette sulla strada della conversione, della solidarietà. Se non giriamo la faccia dall'altra parte, se non evitiamo l'incontro difficile forse ci incamminiamo sulla strada di Gesù.

IL PUNTO




Ma qui sta il punto decisivo: "toccare" significa contatto profondo, corporeo, reale. Toccare significa lasciarsi coinvolgere, stare dentro le situazioni, contaminarsi. E' ben altra cosa dallo "sfiorare", degnarsi di uno sguardo. In questi giorni, leggendo l'enciclica del papa, ho percepito il suo appello per dare vita ad una chiesa che "tocchi" e che si "lasci toccare".

E' evidente che le parole di questa enciclica sono in grande sintonia con la vita del cristiano Bergoglio, uomo e credente pienamente immerso nella vita dei poveri.

Leggendo le pagine della lettera papale, annotate a margine con una matita quante volte Francesco ripete la parola "poveri/e".

Il suo punto di partenza, in ogni questione, è la realtà del mondo degli esclusi, degli impoveriti/e. Per lui, ovviamente, queste parole discendono dalle sue scelte di vita. Il suo punto di vista parte sempre dall'immersione reale nel mondo dei poveri. Gesù si collocò sempre dal punto di vista e dal punto di vita degli esclusi/e.

Il papa ce lo ricorda.

Un grande stimolo per la chiesa e per ciascuno e ciascuna di noi.

 

 


OLTRE

1. Tu sai quanti spargono diserbanti nel giardino delle anime,
quante donne subiscono violenza nelle case e nelle strade,
quanta desolazione regna là dove comandano le armi,
quanta tristezza e angoscia generano i nostri egoismi.

2. Noi abbiamo bisogno di Te, Dio della vita.
Parlaci ancora attraverso la testimonianza delle Scritture,
parlaci attraverso gli uomini e le donne del mondo.
insegnaci ad amare oltre le foschie delle nostre parole.

RIFUGIATI A RIACE, DOVE L'ACCOGLIENZA SERVE ANCHE PER COMBATTERE LA MAFIA.

Se c'è, a Roma, chi ha fatto affari con l'accoglienza dei profughi, nella Locride - terra di 'ndrangheta - c'è un sindaco che invece ha fatto dell'accoglienza ai rifugiati il simbolo della lotta alle mafie, resistendo a intimidazioni e critiche. Domenico Lucano ha riempito il paese di afgani e africani ed è stato rieletto per tre volte consecutive. Coppie miste e bimbi calabro-africani, che l'Italia ha dimenticato.


Riace - I due fori di proiettile lasciati da anni in bella vista sulla porta dell'associazione "Città Futura", con cui gestisce i progetti del Sistema di protezione per rifugiati e richiedenti asilo, sono la medaglia appuntata sul petto di Domenico Lucano. Neanche il fuoco delle 'ndrine ha potuto distogliere il sindaco di Riace dal suo sogno di creare un borgo solidale e "glocal", in cui cittadini di ogni parte del mondo contribuissero a far rivivere gli ideali di mutuo aiuto della civiltà contadina. Così, il paese dei bronzi è diventato il paese dell'accoglienza, come rivendicano orgogliosamente i cartelli di benvenuto lungo la strada. E i riacesi, per la terza volta, hanno rieletto primo cittadino l'uomo che gli ha riempito il paese di africani e di afgani. 

Prima chiuso per spopolamento e poi... 

Lucano ha cambiato volto al suo paese. Dal borgo affacciato sullo Jonio in provincia di Reggio Calabria se n'erano andati quasi tutti. Perfino le preziose statue greche dei guerrieri, dopo il loro ritrovamento in mare, furono portate altrove. Le attività commerciali morivano una dopo l'altra, la scuola stava chiudendo per mancanza di bambini, il paese rischiava l'estinzione per spopolamento. L'idea di riempire le case lasciate vuote dagli emigranti con le famiglie di rifugiati, preferibilmente con tanti bambini, nasce alla fine degli anni Novanta, quando i perseguitati curdi sono i primi a sbarcare in massa sulle coste calabresi. Badolato, paesino provocatoriamente "in vendita", è il primo a offrirsi. Ma lì il progetto non decolla. Dieci anni dopo, grazie all'azione di Domenico Lucano, Riace invece riesce a diventare un presidio fisso dell'accoglienza nel periodo dell'emergenza umanitaria a Lampedusa. Così la popolazione dei rifugiati e dei richiedenti asilo politico arriva a diverse centinaia su neanche duemila residenti.

I simboli antimafia. 

Ai simboli Lucano tiene particolarmente e ne ha tappezzato il piccolo centro storico. Una porta "africana" sulla piazza principale. Un'aiuola in cui la sagoma nera di una donna che ricorda le statuette tribali raffigura la speranza. Murales di ogni tipo: nuvole, impronte di mani "contro la 'ndrangheta", dediche a Giuseppe Valarioti, giovane comunista ucciso dai boss a Rosarno, ma anche alle portatrici d'acqua vestite in abito tradizionale con le brocche sulla testa.

Il ripopolamento. 

Sono nate le botteghe di artigianato, dal ricamo al telaio, in cui lavorano donne del posto e rifugiate. In questo scenario colorato si muove lentamente una comunità eterogena. Anziani pensionati e giovani disoccupati. Bambine di origine afgana che parlano con accento reggino e scorazzano per il paese con lo zaino in spalla. Somali di sessant'anni e nigeriani di venti, cristiani e musulmani, vecchine rugose vestite di nero e mamme, col velo o senza, che accompagnano i figli a scuola. Africani che raccolgono la differenziata porta a porta in cooperativa con un anziano del paese che bada ad alcuni asini rigorosamente autoctoni. Il ripopolamento è il chiodo fisso del sindaco. Che non si è fermato agli esseri umani e ha deciso di puntare sui somarelli. Erano scomparsi anche loro.

Premi internazionali e tre volte sindaco. 

"Sia chiaro: questo modello si basa su un'economia solidale, sui valori di sostegno reciproco della civiltà contadina - dice il sindaco - Inoltre penso che abbiamo una responsabilità verso quei Paesi del sud del mondo a lungo depredati dall'Occidente. Per questo ospitare chi fugge dall'Africa è un dovere". Taglia corto con i giornalisti che ormai è stanco di incontrare. Da anni c'è un via vai di ricercatori, e fotoreporter stranieri, che continuano a spingersi fino alla punta dello stivale, attratti da questa storia. A livello internazionale gli sono stati tributati onori di ogni genere. Dal terzo posto come miglior sindaco del mondo, ottenuto nel 2010 con la motivazione di essere un "Gandhi dei nostri tempi", alla dichiarazione del regista Wim Wenders, secondo cui "la vera utopia non è il crollo del muro di Berlino, ma quello che è stato fatto a Riace".

(Raffaella Cosentino, Repubblica 21 giugno)


APRE IL PRIMO HOTEL GESTITO DA RAGAZZI DOWN




Ventuno stanze, un giardino interno e una reception innovativa pensata anche
per il co-working: ha aperto ieri ad Asti, in corso Galileo Ferraris 58, il primo "Albergo Etico" in Italia gestito da personale con la sindrome di Down.

Un progetto ambizioso, collocato all'interno di quello più ampio "Download", che coinvolge personale permanente e, a rotazione, sei giovani stagisti ai quali è dedicato l'ultimo piano dell'albergo, "L'accademia dell'indipendenza".
Ai ragazzi viene offerta non solo una possibilità professionale nel settore turistico, ma anche uno spazio in cui imparare a gestirsi e vivere da soli.



INDIFFERENZA

L'indifferenza non è semplicemente infischiarsene degli altri, ma, soprattutto, non riuscire a distinguere la differenza tra realtà e finzione, al punto di assistere, senza intervenire, a prepotenze e disgrazie che accadono sotto i nostri occhi. Rimanendo spettatori, non distinguiamo la realtà dell'immaginazione, un po' come Chisciotte. Solo che lui sente i punti interrogativi che ci sono nei torti del mondo ed interviene sempre senza nessuna esitazione.
Varrebbe, allora, la pena di darci una sciacquata agli occhi con il suo collirio, per essere un poco meno spettatori e un poco più membri di quella sua cavalleria umana commossa e irritabile. Solo che chi, poi, interviene diventa un eroe, ma, anche, il capro espiatorio che si immola in nome delle ingiustizie nel mondo.

Erri DE LUCA
PERCHÉ?

In uno dei suoi bellissimi libri (Quando il cielo … ), ora non più reperibili in libreria, il teologo Drewermann si domanda il perché dello sconfinato spirito di accoglienza di Gesù di Nazareth verso tutte le persone bisognose di aiuto. Semplicemente perché Gesù aveva una piena consapevolezza della sua fragilità e della sua condizione di peccatore.
"Lo so che siamo fuori dalla dogmatica cristiana, secondo la quale Gesù era senza peccato. Ma quando, nel decimo capitolo del Vangelo di Marco, il giovane ricco viene da Gesù e lo chiama "maestro buono", Gesù lo ferma subito dicendogli: "Perché mi chiami buono! Nessuno è buono se non Dio solo" (Eugen  Drewermann, pag. 272).
Il che significa chiaramente che Gesù era ben consapevole di essere una persona con tutte le fragilità connesse alla creaturalità.
È questa consapevolezza che lo ha condotto a farsi battezzare nelle acque del Giordano, a vivere ogni giorno in "stato di conversione" e lo ha reso sempre più accogliente verso le persone deboli, "peccatrici", emarginate.
È la strada che indica a noi.

Franco Barbero

“Come 50 anni fa: per gli afroamericani la storia si ripete”

«Lo avevano accolto fra loro. L'assassino era stato il benvenuto in quella chiesa. Accoglienza e odio si sono sfiorati. Ecco perché il massacro di Charleston mi ricorda fatti accaduti 50 anni fa, ai tempi della battaglia per i diritti civili...". Isabel Wilkerson, che nel 1994 fu la prima reporter nera a vincere il Pulitzer, è la storica che nel suo "Al calore di soli lontani" ha raccontato la grande immigrazione degli afroamericani che fuggirono dal Sud per cercare riscatto al Nord. "La storia, per noi neri, non fa che ripetersi...".
E' stata profanata una chiesa: era già accaduto?
«Sì, con le bombe del Ku Klux Klan alla 16th Street Baptist Church di Birgmingham, Alabama, dove morirono quattro bambine. Era il 1963, l'apice della lotta per i diritti civili. Accadde una domenica, nelle ore quiete di una funzione religiosa: proprio come a Charleston".
E' stata attaccata una delle chiese afroamericane più antiche d'America. Si è voluto colpire un simbolo?
«Ne sono certa: il killer era consapevole della sua importanza, l'ha scelta di proposito».
Perché è così importante?
«La sua storia è legata ai movimenti per abolire la schiavitù. Fra i fondatori c'era Denmark Vasey, ex schiavo che era riuscito a riscattare la sua libertà ma non quella della sua famiglia: così studiò un piano per attaccare la piantagione e liberare gli schiavi. Una spia lo tradì: fu ucciso insieme ai compagni, un avvertimento a coloro che sognavano di liberare i neri. La chiesa venne incendiata. Ma risorse... »
La scia di sangue arriva fino a oggi: riesploderà la rabbia dei neri?
«La prima risposta della comunità è stata riunirsi a pregare. Ho ammirato il sindaco, un bianco progressista, che ha immediatamente parlato di crimine d'odio. Lo stesso ha fatto il capo della polizia. Una cosa niente affatto scontata in America oggi. Ma certo la gente è stanca. La lista dei morti è sterminata. Nessuno fa i conti con la storia, con un sistema non scritto di caste che ancora esiste in questo paese... ».
Com'è possibile tutto questo mentre alla Casa Bianca c'è un presidente nero?
«Una persona sola non può cambiare il cuore di tanti. E d'altronde l'ostilità che lui sta sperimentando è un riflesso di quel che accade: la verità è che quelli che ancora non accettano i neri come uguali sono tanti, troppi».
Anna Lombardi

(la Repubblica 19 giugno)

giovedì 25 giugno 2015

SPERIAMO CHE ABBIANO CAPITO

Quelli che hanno inventato il fenomeno Medjugorje oggi hanno messo sulla labbra della loro madonna una buona notizia: "Sono le mie ultime apparizioni sulla terra".
Sarebbe veramente tempo di archiviare questa brutta invenzione e di porre fine all'inganno. Probabilmente le cosiddette veggenti hanno capito che una parte della gerarchia non sta più al loro gioco.
Una chiusura decorosa di questa vicenda indecorosa deriva dal fatto che lo stesso papa ha preso le distanze.
F.B.

ROMA: LE RESPONSABILITA'

Renzi purtroppo è il primo colpevole del mancato sostegno a Marino. Ha fatto di tutto per dimissionarlo.
"Non mi cacciate nemmeno con i cannoni".
Ora la sfida congiunta di Lega e 5 Stelle lo mette a dura prova.
Ci sono momenti nella vita in cui solo l'onestà permette di far fronte alle più perfide opposizioni e di stare in piedi per difendere il bene comune. Marino, lo conosco bene, all'onestà congiunge una profonda fiducia in Dio e nell'impegno politico.
don Franco Barbero

"LEZIONE DI PARITA' TRA I SESSI IN TUTTE LE SCUOLE"

" Per la prima volta in una riforma sulla scuola entra l'educazione alla parità tra i  sessi. Nel maxi-emendamento presentato in commissione si legge all'articolo 15 : "Il piano triennale dell'offerta formativa assicura l'attuazione dei principi di pari opportunità, promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori".
"Dunque col disegno di legge sulla Buona Scuola, che oggi va in discussione al Senato (approderà alla Camera il prossimo 7 luglio)
e sul quale il governo ha annunciato che porrà la fiducia , viene recepita la convenzione del Consiglio di Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, la meglio conosciuta convenzione di Istanbul. Ma la norma non è passata inosservata e ha già scatenato le prime polemiche...."
Da Repubblica del 25 giugno 2015

LA CHIESA PROTESTANTE UNITA DI BELGIO DECIDE DI ACCETTARE I PASTORI OMOSESSSUALI

Il Sinodo della Chiesa protestante unita di Belgio ha deciso, il 13 giugno scorso, di non considerare l'omosessualità come un ostacolo alla possibilità di esercitare il ministero pastorale.
Un gruppo di lavoro incaricato di questa questione ha redatto una raccomandazione che è stata inviata a tutte le chiese locali perché ne discutessero... Questa volta la chiesa è persino riuscita a prendere una decisione chiara, in tutta serenità e nel rispetto reciproco nella differenza di opinione.
Dopo questa assemblea, ogni chiesa locale conserva ugualmente il proprio diritto di scegliere il proprio pastore. Uniti nella differenza.
(Steven H. Fuite, pastore, presidente del Sinodo della Chiesa protestante unita del Belgio) Da Riforma del 26 giugno.

BENEDICI LA NOSTRA VITA

Signore Iddio, ti preghiamo, concedici la tua benedizione
Benedici ciò che mangiamo - ricordaci che oggi c'è chi non ne ha.
Benedici chi amiamo -ricordaci che il tuo amore va ben oltre i confini del nostro amore.
Benedici la nostra vita - ricordaci che per te tutte le vite sono preziose, non solo quelle umane.
Benedici i nostri giorni e le nostre notti - ricordaci che mentre vegliamo o riposiamo altri custodiscono questi momenti.
Signore Iddio, ti preghiamo, concedici la tua benedizione.
Amen
( Da Riforma)

TU

O Dio, Dio innamorato del creato che Vive di Te:
nelle vie del mondo facci compagnia ogni giorno,
perché siano più gioiosi i giorni e i giochi dei bimbi e delle bimbe,
più veri e teneri gli amori degli uomini e delle donne,
più leggere le pene, le malattie e le sofferenze,
più coraggiose ed efficaci le opere di solidarietà.
 

Tu, Dio buono, che noi chiamiamo l'Eterno,
ricevi la nostra lode e la nostra benedizione
per i lunghi anni in cui hai accompagnato
nel cammino d'amore ciascuna e ciascuno di noi.

 
Tu sai essere insieme sole e rugiada,
Tu sai rallegrare i nostri passi di danza,
Tu sai raccogliere la gioia e il pianto.
Facci gustare la Tua continua presenza
.
Capitasse mai che Renzi e il suo stato maggiore (primo tra tutti il reggiano Delrio) volessero fermarsi un attimo a riflettere, la riflessione potrebbe/dovrebbe partire da un giorno preciso: il 23 novembre 2014. Elezioni regionali in Emilia Romagna: affluenza alle urne 37 per cento. Per dare un'idea dello sconquasso politico, storico, culturale, umano che quel dato fotografa, basti pensare che circa vent'anni prima, nel 1995, in quella regione aveva votato l'88 per cento degli aventi diritto, e Bersani era stato eletto presidente con il 53 per cento. Mettete a raffronto i due dati, 88 per cento contro 37 per cento, considerate che quella è la regione simbolo della sinistra italiana (la più innovativa, quella dei piani regolatori, degli asili nido, dei servizi sociali) e ditemi se il segretario del Pd fece bene o fece male a dichiarare "abbiamo vinto" e a liquidare come un trascurabile dettaglio l'epocale tracollo dei votanti in una terra nella quale la partecipazione alla vita politica era stata, per generazioni, appassionata e al tempo stesso capillare.
Che la politica si possa fare senza popolo è un'idea forse gradita da qualche lobby di tecnocrati. Ma Matteo Renzi, votato alle primarie da milioni di elettori di sinistra e di centrosinistra, se vuole fare il mestiere per il quale è stato scelto non può pensare una corbelleria del genere. Il populismo è una malattia della politica, non meno patologico è il suo contrario, che è l'autismo delle classi dirigenti.
Michele Serra

(la Repubblica 16 giugno)
Mi hanno chiesto: lei è a favore della liberalizzazione delle droghe?
Ho risposto: prima cominciamo con la liberalizzazione del pane. E' soggetto a un proibizionismo feroce in metà del mondo.

Josè Saramago

“Blair usava l’Onu per fare affari”

Non c'è ancora nulla di ufficiale e tutti smentiscono, ma l'ex premier britannico Tony Blair potrebbe trovarsi presto in guai abbastanza seri, almeno a giudicare dall'attacco senza precedenti che gli ha sferrato ieri il «Daily Telegraph». Citando documenti segreti ai quali ha avuto accesso, e affidando il servizio a ben quattro reporter, il giornale conservatore ha accusato Blair di avere approfittato del ruolo di «Inviato del Quartetto» per il Medio Oriente per ampliare la sua rete di consulenze, siglare contratti personali milionari e favorire anche lo studio legale di sua moglie Cherie.  

Inviato del Quartetto
Blair aveva assunto nel 2007 l'incarico di rappresentante del Quartetto, un organismo internazionale composto da Nazioni Unite, Unione europea, Russia e Stati Uniti, istituito per favorire la pace in Medio Oriente. Si è dimesso un paio di settimane fa, e già c'è chi collega la decisione di lasciare con il «rapporto segreto» al quale il «Telegraph» ha avuto accesso. I risultati ottenuti da Blair nel processo di pace tra Israele e palestinesi hanno avuto poco spazio nei giornali e ancora meno ne troveranno nei libri di storia. È più facile invece che la sua attività in questi anni venga ricordata per quello di cui ora è accusato: un frenetico spostarsi da una parte all'altra del mondo, viaggiando su aerei privati e alloggiando nei migliori alberghi, seguito da uno staff che comprendeva anche l'impiego di otto agenti della polizia metropolitana britannica come guardie del corpo.  
Secondo i documenti segreti, l'ex premier laburista ha approfittato dei numerosi viaggi in Israele e nel mondo arabo per incrementare il fatturato della sua «Tony Blair Associates», una società di consulenza che ha per esempio stipulato un contratto da un milione di sterline con la Banca Mondiale proprio mentre veniva discusso un finanziamento della stessa banca all'Autorità Palestinese. I viaggi ad Abu Dhabi, con prolungati soggiorni al lussuoso Emirates Palace, sarebbero serviti più ad arricchire il suo portafoglio di consulenze che non a favorire il processo di pace, e gli incontri con molti leader mondiali avrebbero spesso avuto un doppio scopo: uno ufficiale, l'altro privato.  

A spese dei contribuenti
Blair non ha percepito un compenso per l'incarico di Inviato del Quartetto, ma le sue spese sono state pagate dai contribuenti e usare impropriamente il denaro della gente è in Gran Bretagna una colpa che non si perdona. Secondo il «Telegraph», gli otto poliziotti che gli sono stati assegnati sono costati 16 mila sterline (circa 20 mila euro) a settimana, più il costo delle camere nei migliori alberghi del mondo. Blair si sarebbe anche servito di personale delle ambasciate britanniche per visite in Albania, in Macedonia e in Romania, dove avrebbe stipulato contratti di consulenza. Nei periodi di maggiore attività, visitava fino a cinque paesi a settimana, spostandosi con jet privati quasi sempre pagati dalle persone che andava a trovare. Il «Telegraph» sottolinea come, in molti viaggi, dietro a Blair ci fossero anche emissari della «Omnia Strategy», lo studio legale internazionale della moglie Cherie, impegnati nello «sniffing for work», nell'annusare possibili opportunità di lavoro.  
Resta un mistero perché la consulenza di Blair sia così richiesta nel mondo. I discorsi per i quali è pagato migliaia di euro al minuto sono spesso banali, non rivelano nulla che già non si sappia e potrebbero essere scritti da un bravo studente di Oxford. Insuperata è invece la sua abilità nel trarre profitto dall'incarico politico che ha ricoperto: nemmeno Bill Clinton è riuscito a fare meglio di lui.  

I Tory: deve chiarire
Il deputato conservatore Andrew Bridgen ha già invitato Blair a rendere più chiara la portata dei suoi interessi personali nelle attività pubbliche, perché «ha più volte passato la linea tra incarichi ufficiali e commerciali». Tira una brutta aria intorno all'alfiere miliardario del «New Labour»: le nuvole si addensano, e il temporale potrebbe scoppiare da un momento all'altro.  
Vittorio Sabadin

(La Stampa 14 giugno)

mercoledì 24 giugno 2015

"NON SI PUO' IMPEDIRE IL VOLO DELLE RONDINI"

I migranti di Ventimiglia sono frutto del vostro colonialismo, delle vostre guerre e delle vostre crisi. Hanno creato un luogo dove lo spazio non esiste. Sanno che non si può dire di no al migrare come non si può impedire il volo delle rondini.

"LAUDATO SI'"

L'enciclica sulla cura della casa comune che sto terminando di leggere è davvero una testimonianza di singolare apertura umana ed evangelica.
Ovviamente ci sono alcuni nodi sulla famiglia e sulla sessualità che confermano le ben note chiusure della gerarchia. Ma la sostanza è di una straordinaria profondità profetica.
Lunedì 6 luglio alle ore 21 a Pinerolo in Via Città di Gap 13 ne farò una prima presentazione aperta  a chiunque sia interessato.
don Franco Barbero
QUESTO BLOG: luglio e agosto

In questi due mesi il blog sarà  un po' "intermittente" anche per permettere a Guido Piovano, Amabile Picotto, Daniele Melillo e Fiorentina Charrier un po' di respiro.
Io sono un analfabeta tecnologico e, senza la loro opera assidua, questo blog sarebbe fermo.
Tuttavia… non si spegne. Anche questo vecchietto deve mediare tra la volontà e le energie.
Colgo l'occasione per scusarmi per i tanti inviti di incontri e dibattiti ai quali devo rinunciare per sopravvivere agli impegni quotidiani.

don Franco

UN PAPA CHE CHIEDE PERDONO

Lo storico incontro del 22 giugno nel Tempio di Torino tra la chiesa valdese e papa Francesco non è solo la prima volta, cioè un fatto eccezionale. Esso costituisce una tappa fondamentale nel cammino ecumenico. Per il papa partire dalla richiesta di perdono è un buon inizio e costituisce un ponte che è insieme fedeltà storica e fedeltà evangelica.
Franco Barbero

INTERVISTA A LEONARDO BOFF DI PIERLUIGI MELE

"L'ENCICLICA LAUDATO SÌ È UNA NUOVA SPERANZA PER IL PIANETA" 

  L'Enciclica di Papa Francesco dedicata all' ecologia , ovvero alla "madre terra", non ha deluso le aspettative. Sta facendo discutere l'opinione pubblica mondiale. Per andare alle "radici" dell'Enciclica abbiamo intervistato il teologo brasiliano Leonardo Boff, uno dei padri della teologi della liberazione. Boff è tra gli ispiratori dell'Enciclica.  

 Leonardo Boff, per prima cosa partiamo dalle reazioni all'Enciclica in America latina: come è stata accolta?

 Finora è stata accolta molto bene, persino con una certa perplessità perché nessuno sperava un testo cosi positivo e dentro il nuovo paradigma ecologico. Il Papa ha innovato la discussione proponendo l'ecologia integrale che va ben oltre l'ecologia ambientale dominante.

 Sicuramente, per lei, questa Enciclica segna la piena riabilitazione del suo lavoro teologico. In particolare quello dedicato all'ecologia. Infatti, nel documento, c'è l'espressione "grido della terra, grido dei poveri" che è sua. Qual è la novità teologica dell'Enciclica?

 A richiesta dello stesso Papa gli ho inviato molto materiale sull'ecologia, visto che è da 30 anni che lavoro su questo tema. Molto mi ha aiutato la partecipazione alla redazione della "Carta della Terra", sotto l'egida di Michail Gorbaciov. Questo documento molto simile con l'enciclica è per me l'unico grande documento, assunto dall'UNESCO, che sia stato elaborato totalmente dentro il nuovo paradigma, fondato nelle scienze della vita e della Terra. Io ho insistito insieme al Papa attraverso l'ambasciatore argentino nella Santa Sede che l'enciclica avrebbe tutto da guadagnare, mostrandosi contemporanea del migliore pensiero ecologico, se avesse assunto tale paradigma. Secondo questo paradigma tutte le cose stanno interconnesse formando un grande tutto. Tutto sta in relazione e niente esiste fuori dalla relazione. Questa prospettiva aiuta a mostrare che tutti i problemi stanno interconnessi e devono essere affrontati simultaneamente, specie il riscaldamento globale e la povertà delle moltitudini. Sono felice che questa prospettiva sia stata assunta, conferendo grande coerenza e unità al testo. Ciò è una novità nella tradizione del magistero della Chiesa. Il Papa Francesco ha innovato e collocato la Chiesa nel punto più avanzato della discussione ecologica.

 Le piace il termine "Ecologia integrale"?

 Il tema "ecologia integrale" è presente in tutti i miei libri e articoli. É la forma di come superiamo il discorso convenzionale che si restringe all'ecologia ambientale, secondo la quale s'immagina che l'essere umano stia al di fuori dell'ambiente e della natura, ma al di sopra dominandola e che non bisogna riconoscere il valore intrinseco di ciascun essere, indipendentemente dall'uso umano. Io ho lavorato di forma coordinata l'ecologia ambientale, politico-sociale, mentale e integrale. Specie ultimamente elaboro un'etica, una spiritualità ecologica e una cultura della cura per la Casa Comune, l'unica che abbiamo per abitare. L'ecologia integrale ha incluso le diverse forme di ecologia, dimostrando però che tutte si articolano tra loro a servizio di una cultura bio-centrata e di una Terra, che molti chiamano "Terra di Buona Speranza".

 Quali sono i concetti più belli dell'Enciclica?

 I concetti centrali, che articolano tutto il testo, sono la concezione che tutto sta in relazione con tutto. Tutto è relazione e niente esiste fuori dalla relazione. Questa è la convinzione della fisica quantistica e della nuova cosmologia. Questa comprensione è teologicamente ben fondata perché si afferma che il Dio cristiano non è la solitudine dell'Uno ma la comunione e la relazione della Santissima Trinità, sempre ed eternamente interconnessi. Se Dio-Trinità sono cosi, relazione, allora tutta la creazione rispecchia la natura relazionale di tutte le cose. Da questo concetto ne deriva un altro, quello dell'interdipendenza tra tutti e della corresponsabilità collettiva per il destino comune, della Terra e dell'umanità. Un altro concetto chiave è quello della cura. Significa una relazione amorosa e non dominatrice con la natura e si oppone frontalmente al paradigma della modernità che e la dominazione dell'altro, dei popoli e della natura. Il Papa denuncia l'espressione maggiore di questa dominazione che è la tecnocrazia. La distingue bene dalla tecnica che ci ha portato tanti benefici. La tecnocrazia rappresenta la dittatura della tecnica, come se tutti i problemi ecologici e umani potessero essere risolti solo per la tecnica. Devono essere presenti la politica, l'etica e una scienza fatta con coscienza, non prioritariamente per il mercato, ma per la vita. Altro concetto importante è il termine "casa comune" per designare la Terra. Cosi è più facile ricordare che tutti abitano lo stesso spazio e che tutti sono fratelli e sorelle gli uni degli altri e anche fratelli del fratello Sole, della sorella Luna e figli della Madre Terra. Questa visione che esiste una fratellanza universale è derivata dalla mistica cosmica di San Francesco, una fonte d'ispirazione per tutta l'enciclica. Essa permette espressioni di grande bellezza, sentimenti di rispetto e di venerazione per tutto quello che esiste e vive. Qui il Papa innova di fronte ai suoi predecessori, in quanto nel suo testo coltiva l'eleganza, la lievità e la poesia.

 Come verrà declinata, dopo questa Enciclica, la parola "Liberazione"?

 La teologia della liberazione nacque ascoltando il grido degli oppressi, o nella versione argentina, del popolo messo a tacere e della cultura popolare oppressa. Il "marchio registrato" di questo tipo di teologia è l'opzione per i poveri, contro la povertà e in favore della loro liberazione e della giustizia sociale. A partire dagli anni'80 del secolo passato, alcuni teologi percepirono che all'interno di quest'opzione si sarebbe dovuto collocare il Grande Povero che è la Terra crocefissa, devastata e oppressa. Fu in questo senso che io scrissi nel 1995 il libro "Dignitas Terrae", ecologia: grido della Terra - grido dei poveri". Questa espressione è stata coerentemente assunta dall'enciclica. Nacque cosi un'eco-teologia della liberazione. Non fu assunta da tutti, perché questa eco-teologia incorpora i dati delle nuove scienze, come la nuova cosmologia, la fisica quantistica, la nuova biologia. La teologia della liberazione classica dialogava con le scienze sociali, con l'antropologia e con la cultura. Tutti fummo formati dentro questo paradigma. Pochi si sono arrischiati a dialogare con le nuove scienze. Ciò rappresentava una vera rivoluzione intellettuale. Io stesso, feci un grande sforzo per incorporare il nuovo paradigma. Non si tratta di parlare su questo, ma da questo. E da lì tutto cambia e mi resi conto che era più facile fare teologia con questo paradigma che con quello classico. Insieme con il cosmologo nord-americano Mark Hathaway elaborammo tutta una visione nuova in un libro dal titolo "Tao da Libertação" che fu tradotto in italiano nel 2014 da Fazi Editore. Negli USA il libro, nel 2010, ha vinto la medaglia d'oro per la "nuova scienza e cosmologia". Penso che sia il passo più avanzato della teologia della liberazione.

 Con questo documento pontificio si mette radicalmente in discussione il "pensiero unico" neoliberista. E' davvero alternativo

al neoliberismo. Le chiedo: l'enciclica potrà avere degli effetti politici?

Sicuramente l'enciclica avrà effetti politici. Primariamente perché non è diretta ai cristiani, ma a tutti gli abitanti della Casa Comune. Essa fa severe critiche agli incontri dell'ONU sul riscaldamento globale perché non possiede una visione integrale ma atomizzata e focalizzata solo nell'ecologia ambientale che favorisce l'antropocentrismo, dove si vede appena la relazione dell'essere umano con l'ambiente e la natura, dimenticando che questo essere umano è parte della natura e tra entrambi esistono relazioni inclusive e reciproche. Non mi meraviglierei se nell'incontro in dicembre a Parigi – organizzato dall'ONU, quando si tratterà nuovamente dei cambiamenti climatici, queste questioni fondamentali siano sollevate e cambi il corso delle discussioni. La questione non è appena il riscaldamento globale. Ma il tipo di produzione, distribuzione e consumo che la nostra società ha elaborato negli ultimi secoli, il quale ha richiesto alti costi alla natura e hanno prodotto un'iniqua disuguaglianza sociale, altro nome, dell'ingiustizia sociale mondiale. I cambiamenti climatici sono la conseguenza di questo modo di abitare la Terra, devastandola in vista di un'accumulazione illimitata. Dobbiamo cambiare, altrimenti conosceremo catastrofi ecologico-sociali mai viste prima.

 Papa Francesco, con l'Enciclica, porta nettamente la Chiesa cattolica sulla frontiera profetica della lotta per la "liberazione dei poveri". Riuscirà l'intera comunità ecclesiale a reggere il passo di Papa Francesco? Vi saranno conflitti all'interno dell'episcopato?

 Il problema del Papa non si concentra nella Chiesa, ma nell'umanità. La sua questione non è domandare: che futuro avrà il cristianesimo? Ma la sua preoccupazione risiede in questo: in quale misura il cristianesimo, le altre chiese e cammini spirituali, possono e devono contribuire a salvare la vita sulla Terra e garantire un futuro per la nostra civiltà? Lui ha percepito nubi nere che si annunciano all'orizzonte, anticipando grandi catastrofi, nel caso non facessimo nulla. Ma sempre da' l'ultima parola alla speranza e alla creatività umana, capace di dare un salto quantistico e conferire un altro corso alla nostra forma di abitare la Casa Comune. Esistono molti cristiani e vescovi che ancora non si sono svegliati di fronte alla gravità dell'attuale situazione che richiede un "cambio di direzione" e, citando la Carta della Terra "cercare un nuovo inizio". Forse con l'aggravarsi della situazione mondiale, tutti si sveglieranno, poiché – nel caso contrario – potremmo conoscere il cammino già percorso dai dinosauri.

 Ultima domanda: con Papa Francesco i martiri dell'America Latina tornano a parlare alla Chiesa Universale. Qual è il "seme" di futuro che questi martiri portano all'intera comunità ecclesiale?

 Il Papa Francesco ha accolto la riflessione che si è fatta in America Latina secondo cui il martire non è appena quello che sacrifica la vita per fedeltà alla fede cristiana. Questo è un martire della Chiesa. Ma esiste anche un altro tipo di martire che sacrifica la vita nella difesa della dignità delle persone e dei loro diritti contro la violenza dei regimi dittatoriali. Questi sono i martiri, come diciamo noi, del Regno di Dio. Il Regno di Dio, il messaggio centrale di Gesù, è fatto di giustizia, d'amore incondizionato, di consegna della propria vita per difendere i violentati, specie i poveri. Questo è un atto d'amore e costituisce il contenuto concreto del grande sogno di Gesù: un Regno di giustizia, di compassione, d'amore, di pace e di totale apertura a Dio. Tutti questi martiri possiedono una connotazione politica. Proprio i Papi hanno definito la politica come una forma mai alta di amore verso il prossimo e di servizio alla giustizia del Regno. In questo senso abbiamo molti martiri nella Chiesa dell'America Latina, poiché molti cristiani, laici e laiche, preti, religiosi e religiose e per lo meno due vescovi, Oscar Romero in San Salvador ed Enrique Angelelli in Argentina furono assassinati per difendere questi valori del Regno di Dio. E anche molti colleghi teologi e teologhe furono sequestrati, barbaramente torturati e assassinati per difendere i poveri e per essersi impegnati nell'osservanza, da parte dello Stato, dei diritti umani universali. Tutti questi sono martiri del Regno di Dio, del quale la Chiesa è segno e sacramento.

 (Traduzione dal portoghese di Gianni Alioti)

 


LETTURA ISLAMICA






Lettore/lettrice:
“Non hai visto a cosa Allah paragona la buona parola? Essa è come un albero, la cui radice è salda e i cui rami sono nel cielo, e continuamente da frutti, col permesso di Allah.
Allah propone metafore agli uomini, affinché riflettano. La metafora della parola cattiva è invece quella di una mala pianta sradicata dalla superficie della terra: non ha stabilità alcuna”.


GUARDO A TE


O Dio, io guardo con fiducia verso di Te . anch’io “corro” verso la Tua parola, come la cerva anela ai corsi d’acqua.

Liberami dalle funicelle delle mie illusioni e, soprattutto, riscalda il mio cuore tiepido: Tu, fiamma che tieni accesa la mia lampada.

Non lasciarci vagare nei sentieri del nulla, non lasciarci accomodare in quell’indifferenza che conduce, passo dopo passo, all’egoismo.
Franco Barbero




Tu sei un Dio che va in cerca del dialogo

Conoscerti, Padre, è cammino che procede
dall'incontro e, talvolta, persino dallo scontro con
Te: perché Tu sei un Dio che va in cerca del
dialogo, che non si sottrae al confronto, che non
teme la replica e non elude la domanda. Le
Scritture in cui questo nostro incontro con Te
prende forma e fragranza sono il luogo in cui ci
chiami ad approfondire i nostri interrogativi, a
conoscere più da vicino le nostre fragilità, a
scoprire la fecondità della nostra inquietudine.
Per questo, o Dio, torniamo a scorrerne le pagine,
a lasciarcene sfiorare sfiorandole.

Gay, passa alla Camera una mozione Pd sul sì ai matrimoni contratti all'estero

ROMA. Guerra di mozioni sulle nozze gay alla Camera. L'aula di Montecitorio ieri ha approvato un documento del Pd sul riconoscimento delle unioni contratte all'estero che impegna il governo "ad adottare le misure necessarie per garantire un eguale trattamento delle medesime situazioni su tutto il territorio nazionale" e a "intervenire per favorire l'approvazione di una legge sulle unioni civili, con particolare riguardo alla condizione delle persone dello stesso sesso". Bocciata invece la mozione con cui Sel chiedeva che il ministro dell'Interno Alfano ritirasse la circolare emanata contro i sindaci che hanno deciso di trascrivere le unioni avvenute fuori dal territorio nazionale. Attacca il leader di Sel Nichi Vendola: "Il Pd, per mantenere intatta l'alleanza con Alfano, rappresentante dell'area più oscurantista e neoclericale della società, non tutela i suoi sindaci, che hanno cercato di respirare un'aria europea". Di tutt'altro avviso Eugenia Roccella (Area popolare) secondo cui quella del Pd è stata una pericolosa forzatura.

(la Repubblica 11 giugno)