domenica 30 novembre 2014

APPUNTAMENTI

Gruppi biblici: lunedì 1 dicembre, lunedì 15 dicembre e lunedì 29 dicembre alle ore 16 e alle ore 21 sempre in Via Città di Gap 13.

Mercoledì 31 dicembre dalle ore 17,30 alle ore 18,30
anche quest'anno si offre la possibilità di "un'ora di silenzio e di preghiera" nella sede della comunità.

Mercoledì 24 dicembre celebriamo il Natale di Gesù di Nazareth alle ore 21 in sede. Il servizio della predicazione ci è offerta dal gruppo del pomeriggio.

Domenica 14 alle ore 10,15 eucarestia comunitaria. La predicazione viene preparata dal gruppo serale.

Saluzzo: la comunità cristiana di base celebra con Franco l'eucarestia alle ore 21 di sabato 13 dicembre.

Rivalta: la comunità celebra il Natale di Gesù la sera del 19 dicembre alle ore 17.

Pinerolo: giovedì 18 dicembre alle ore 17,30 al Circolo dei Lettori Via Duomo 1 presenta una riflessione su "Le ricerche  sul Gesù storico".

Pinerolo : lunedì 22 Franco Barbero svolge la predicazione nella parrocchia di San Lazzaro durante le liturgie del Perdono alle ore 15 e alle ore 20.45.

Domenica 28 dicembre: a Torino la comunità nascente celebra in Via Principe Tommaso 4 alle ore 10,30 l'eucarestia nella memoria del Natale di Gesù.



                                    

COMUNITA' NASCENTE: CHE BELLA GIORNATA

Pioveva a dirotto, ma ci siamo trovati davvero in tanti e tante. Una liturgia preparata con cura e partecipata con intensità ha fatto splendere un raggio di sole nei nostri cuori e ha fatto fiorire tanti sorrisi.
Giornate come questa costituiscono per noi un dono immenso di Dio.
La gioia è stata accresciuta dalla presenza serena della mamma di Marianna accompagnata da una amica. Se loro sono arrivate da Trapani, una giovane donna islamica arrivava dalla Tunisia.....La comunità si allarga oltre il Mediterraneo!!
La riflessione del pomeriggio ha approfondito il nostro impegno di cura del creato a partire da una cultura del rispetto.
Il prossimo appuntamento sarà domenica 28 dicembre alle ore 10,30.
don Franco

UNA PIAZZA PER L'ALTRA EUROPA

"Sabato 29 novembre dalla 14 a piazza Farnese la sinistra ha manifestato per una "causa  giusta": l'articolo 18 e il reddito per tutti contro la Troika e il "partito della nazione" di Renzi. Sul palco anche Syriza e Podemos".
Il Manifesto 29 novembre

CORAGGIO DI FRANCESCO FREDDEZZA DI ERDOGAN

Il papa replica, e solo all'inizio sembra un  po' a disagio. Ma poi il suo discorso fluisce spedito. Prima, così come lo hanno preparato i suoi consiglieri a proposito della Turchia, accenna alla difesa  della "libertà religiosa" e "di espressione", aggiungendo che in Medio Oriente "non possiamo rassegnarci alla continuazione dei conflitti". Poi, parte all'attacco: "Signor Presidente - dice ad Erdogan, guardandolo in faccia - per raggiungere una meta tanto alta  e urgente, un contributo importante può venire dal dialogo interreligioso e interculturale, così da bandire ogni forma di fondamentalismo e di terrorismo. Occorre contrapporre al fanatismo e al fondamentalismo la solidarietà di tutti i credenti, che abbia come pilastri il rispetto della vita umana, della libertà religiosa, che è libertà del culto e libertà di vivere. In Siria e in Iraq avvengono gravi persecuzioni danni ai cristiani e yazidi. E' necessario un forte impegno comune - prosegue Bergoglio-. La Turchia, per la sua storia, in ragione della sua posizione geografica e a motivo dell'importanza che riveste nella regione, ha una grande responsabilità".
Ma un'ora dopo, davanti al Gran Mufti, dopo aver ricordato ancora il "gruppo estremista e fondamentalista" presente in Iraq e in Siria , Francesco aggiunge che "in qualità di capi religiosi, abbiamo l'obbligo di denunciare tutte le violazioni". E conclude a braccio: "Ci vuole un dialogo creativo".
Applausi.
(Marco Ansaldo da Repubblica 29 novembre)  

I BIMBI ROM FERMATI A ROMA

Che cinquecento militanti dell'estrema destra possano permettersi di fermare ed impedire l'ingresso dei bimbi rom a scuola è un fatto di estrema gravità.
Alfano è latitante e l'ordine pubblico non si costruisce picchiando gli operai, ma tenendo a bada con fermezza questa destra violenta che sa di poter fare tutto.
L'intento è anche quello di far fuori il sindaco di Roma rendendo ingovernabile la capitale.
esprimo solidarietà a questi bimbi e a Marino, sindaco contro il malaffare.

APPUNTAMENTI DI FRANCO BARBERO




VOGHERA: GIOVEDÌ 11 DICEMBRE

Sarò correlatore in una serata organizzata alle ore 21 su "Fede - omosessualità - diritti".

Per informazioni: don Piero Montecucco.



TORINO

Mercoledì 17 prosegue il corso biblico sul Vangelo di Giovanni dalle 17,45 alle 19,15 in via Principe Tommaso 4.
L'appuntamento eccezionalmente è stato spostato al mercoledì


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GIOVANNI CERETI, "AMORE E COMUNIONE NEL MATRIMONIO"

Gabrielli editori, 2014, pp.256,16 euro.

Seconda edizione del volume già pubblicato nel 1983 dall'editrice Queriniana, ripresentato in occasione del Sinodo sulla famiglia che si celebra nel 2014 e nel 2015.

Una ricerca sul matrimonio nella tradizione cristiana per testimoniare la grande ricchezza della riflessione nel popolo di Dio.

A partire da una concezione del matrimonio come comunione d'amore e di vita, fatta propria dal Concilio Vaticano II, ma troppo spesso disattesa dalla dottrina e dalla prassi della Chiesa cattolica.

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DEBUTTA LA LIBERTÀ TRANS. IN CORTEO A TORINO

Buona la prima. Un migliaio di persone hanno partecipato ieri pomeriggio alla Trans freedom march per le strade del centro di Torino. Un debutto importante: non era mai successo che nel nostro Paese venisse organizzato un corteo dedicato specificamente a rivendicare libertà e diritti delle persone transessuali. Ora c’è da augurarsi che diventi un appuntamento fisso. A manifestare, sfidando il freddo che da queste parti comincia a essere pungente, c’erano le associazioni del movimento glbtq, ma anche la Cgil e le organizzazioni studentesche. Per qualcuno si è trattato del secondo corteo della giornata, essendone partito un paio d’ore prima  un altro, indetto del movimento No Tav (anche lì un migliaio di presenze) per denunciare ancora una volta quell’opera inutile e dannosa.

Punto centrale della piattaforma della «marcia della libertà trans»: la riforma della legge 164 del 1982 sul cambiamento di sesso. I movimenti glbtq chiedono che diventi possibile il riconoscimento del genere d’elezione anche in assenza dell’intervento chirurgico ai genitali, necessario invece secondo la normativa vigente. «Una legge che trent’anni fa era all’avanguardia a livello continentale: nel frattempo, però, gli altri Paesi sono andati avanti, e noi siamo rimasti al palo», sostiene Daniele Viotti, europarlamentare Pd di area civatiana presente al corteo. Analisi condivisa da Porpora Marcasciano, presidentessa del Mit, la più antica organizzazione trans d’Italia: «Purtroppo non vedo segnali incoraggianti, e temo che le nostre richieste rimangano inascoltate a livello politico. Cresce invece l’attenzione nella società verso la nostra condizione, anche se la nostra maggiore visibilità non comporta automaticamente la fine delle discriminazioni e una vera inclusione», ragiona Marcasciano.

In testa al corteo l’assessore alle Pari opportunità del Piemonte, Monica Cerutti (Sel) e la sua collega del comune di Torino, Ilda Curti (Pd), che hanno patrocinato l’iniziativa. Nutrita la delegazione della Camera del lavoro torinese: «La Cgil collabora già stabilmente con le organizzazioni glbtq, ma vogliamo che la sensibilità nel mondo sindacale cresca ancora», spiega la segretaria confederale Elena Petrosino. «Stiamo lavorando a un modulo formativo per i nostri delegati di fabbrica sul tema delle discriminazioni: speriamo vogliano farlo anche Cisl e Uil». Folto il gruppo degli universitari, che rivendicano un ateneo libero da omo– e transfobia: «Deve esserci uno sportello antidiscriminazione, e devono nascere finalmente corsi dedicati a identità e cultura glbtq», affermano Marco Vettorato ed Elena Garelli, i portavoce del collettivo studentesco «Identità unite».

Al termine della marcia, il momento dedicato al ricordo delle vittime dei «crimini dell’odio», nello spirito del Tdor(Transgender Day of Remembrance), la giornata internazionale in loro memoria: nell’ultimo anno le persone trans uccise sono state (secondo le statistiche ufficiali) 81 in tutto il mondo. Alla lettura dei loro nomi è seguita, come momento di raccoglimento e omaggio, l’esibizione della soprano francese Fe Avouglan nella celebre aria Casta Diva dalla Norma di Bellini. Ma la conclusione vera e propria sarà oggi: gli attivisti si ritrovano dalle 14, sempre a Torino, nella sala conferenze del Museo della Resistenza, per un convegno sulle prospettive della riforma della legge 164. A confronto numerosi esperti – soprattutto giuristi e medici – e i primi firmatari delle leggi depositate, e rimaste ferme, in Senato: il democratico Sergio Lo Giudice e il 5Stelle Alberto Airola.

(Il Manifesto 23 novembre)

INTERVISTA A DON VIRGINIO COLMEGNA

Don Virginio  Colmegna, lei è il presidente della Fondazione Casa della Carità di Milano e da sempre si occupa  di rom. Come giudica questo episodio di intolleranza?
 
"E' un fatto molto preoccupante. Ancora di più perché, in un periodo di crisi così profonda  e di grande difficoltà sociale, sono dei giovani a individuare come capro espiatorio i rom. Tutto questo può innescare una dinamica di aggressività che non può non allarmare".

Che cosa bisognerebbe fare?

"Bisogna raffreddare gli animi, ma soprattutto far funzionare la razionalità. I bambini andrebbero accompagnati  a scuola invece di impedire loro di andarci. Dobbiamo fare attenzione perché il rischio è quello di generalizzare: ci sono rom che non si comportano bene ed esperienze straordinarie, come per tutte le situazioni. Ma quando sui rom si scarica tutta la tensione sociale, quando vengono fuori questi gesti, poi la violenza non si controlla più".

L'ostilità verso i rom è un fenomeno crescente?

"Chi si occupa dei rom perde consenso. La politica, però, deve avere il coraggio non di beatificarli ma di affrontare la questione in modo concreto perché anche loro sono uomini, donne e bambini, fanno parte della razza umana".

Qual è la sua esperienza: e possibile cambiare qualcosa?

"E' possibile stare nel mezzo e, come abbiamo fatto, condividere con loro socialità e legalità. Andare avanti è difficile, ma si può e si deve. E' fondamentale proprio partire dai bambini e dalle scuole, perché soltanto investendo in cultura di cittadinanza si possono ottenere dei risultati. Altrimenti urleremo e ci troveremo incapaci di risolvere i problemi".

Crede che, su questi temi, l'alleanza tra Casa Pound e la Lega sia un ulteriore elemento di preoccupazione?

"Vorrei che la politica si misurasse sui fatti e non utilizzasse le difficoltà, che ci sono. Lanciando slogan non si va da nessuna parte. Ripeto, la crisi è forte e se alziamo il tiro poi incendiare è abbastanza facile: la politica riprenda per favore a discutere delle proposte realizzabili, quelle da fare adesso, e non utilizzi le paure della gente".

(Alessia Gallione da Repubblica 29 novembre).



sabato 29 novembre 2014

L'INFORMAZIONE NEGATA




Notiziario settimanale dell'Accademia Apuana della Pace - n. 510 del 28.11.2014

Notiziario settimanale dell'Accademia Apuana della Pace n. 510 del 28/11/2014


29/11/2014: Giornata internazionale per i diritti del popolo palestinese.

01/12/2014: Giornata mondiale della lotta contro l'AIDS.

02/12/2014: Anniversario della morte di Ivan Illich avvenuta nel 2002

Tutto dipende da un se…
Non è la prima volta che succede. Eppure non riusciamo ad abituarci. Qualche giorno fa è apparsa una notizia, come se fosse un semplice lancio di agenzia, in diversi siti d'informazione. Il 22 novembre scorso in Kenya sono state trucidate 28 persone da un movimento terrorista. Ma nessun risalto è stato dato alla strage, nessun approfondimento è stato fatto. Tutto è stato liquidato in poche righe.
Il fatto è avvenuto di sabato. Se fosse successo lunedì forse la notizia avrebbe potuto interessare qualche giorno in più, ma i weekend sono micidiali per informazioni di questa portata; le vittime erano tutte keniote: se ci fosse stato anche solo un occidentale, allora avrebbe avuto una eco mondiale e quei 28 morti avrebbero avuto un loro peso specifico e la notizia una collocazione diversa nei media. I giornalisti poi sarebbero stati inviati all'assalto del Kenya. Le vittime infine erano cristiane: se a essere uccise fossero state persone appartenenti ad altre fedi, si sarebbe parlato di guerre di religione.
Se… è una notizia costellata di se… Invece quei 28 morti, erano semplicemente 28 persone africane. Trucidate a sangue freddo. A chi può importare una tragedia così (apparentemente) lontana da noi, così priva di tutte quelle motivazioni per le quali un evento diventa notiziabile? A nessuno pare. Ed è questo il vero dramma dell'Africa. I suoi morti, le sue vittime, le sue guerre e guerriglie si contano a migliaia, e quindi non fanno più audience.

Redazione Combonifem | Newsletter 42/14 del 27 novembre 2014



DA FRANCESCA


Carissimi, come state?

Leggo qualche notizia e spero di riuscire a venire presto, un  lunedì sera o una domenica proverò a farvi una sorpresa. Sappiate che vi penso spesso  e avrei proprio voglia di rivedervi.
U n abbraccio fraterno.
Francesca



CARISSIMA FRANCESCA

"Non solo abbiamo una grande voglia di vederti, ma ( ricordi la promessa?) aspettiamo che tu in una delle prossime eucarestie svolga il servizio della predicazione. Mettiti dunque all'opera perché a gennaio ti aspettiamo.....
Intanto ti mandiamo un forte abbraccio da  estendere a Marco, Ester e Mattia.
Franco e la comunità tutta

IL VIZIO DEL DIRETTORIO

Sia Grillo che Renzi, per quanto lontani politicamente, hanno lo stesso vizio: si sono contornati di pochi consiglieri fidati. Questo è il modo per evitare le decisioni democratiche. In un momento politico come questo, c'è un gran bisogno di conservare le differenze perché il dialogo non sia fittizio.
Franco Barbero

DIRE DIO OGGI

 I linguaggi della fede come quelli dell'amore non trascurano la verità, ma non stanno nelle formule fisse e straripano.
Se la fede cristiana deve trovare un tempo nuovo, anche i linguaggi debbono rinnovarsi.
Parlare di Dio oggi come a Nicea e a Calcedonia, ripetendo quelle formule fisse, significa"far correre a Dio il rischio di essere percepito come un mito da relegare fra le anticaglie e votarsi all'incomprensione"
(M. Zundel).
Come quando si percorre una strada, non si rinnega il percorso compiuto se si va oltre.

Babele:benedizione e progetto

 
 
 

"IPOCRITA E IMMORALE LAVARSENE LE MANI"

Da un lato orgogliosa dei risultati del «nostro centro in cui in una sola settimana ci si prenota e si abortisce», dall'altro furibonda per le «incongruenze della 194 che andrebbero assolutamente cambiate». Carla Ciccone lavora da 35 anni nella divisione di Ostetricia e ginecologia dell'Azienda ospedaliera San Giuseppe Moscati di Avellino. Un'isola felice in una regione — la Campania — che, in linea con tutto il Sud, è al top per numero di medici obiettori di coscienza.

Incongruenze di che tipo?

«Come quella che permette a un obiettore di coscienza di scaricare una donna appena arrivata la diagnosi di malformazione fetale. Da quel momento il collega se ne lava le mani, soltanto perché la paziente sarà affidata ad altri per interrompere la gravidanza e lui si sente esentato da qualsiasi compito assistenziale. È fuori da qualsiasi etica professionale ».

Lei contesta l'impalcatura della 194?

«Senta, io mi interesso di aborti terapeutici: le infermiere e tutto lo staff sono impeccabili e, al massimo entro 48 ore, una donna viene avviata all'Ivg, ma è proprio l'obiezione di coscienza che dovrebbe essere abolita dalla legge. Ipocrisia da cancellare ».

Ma non è un'ipocrisia per il medico-obiettore?

«Eh no, invece è proprio così. Perché chi ha le tasche piene di soldi, anche se è trascorso il termine fissato, può comunque permettersi l'aborto. Tre giorni fa è arrivata da noi una donna alla 25esima settimana con una seria alterazione cromosomica fetale. Ebbene, lei non rientrava nei protocolli e io gliel'ho detto. Non ha replicato nulla, aveva il danaro e se n'è andata in Grecia dove se ne fregano del tempo di gestazione. Eppure io fino alla 24esima settimana do la mia disponibilità all'aborto».

Ma il limite di legge scatta prima, lei non lo rispetta?

«Alt. La legge dice che entro 90 giorni è possibile abortire volontariamente, mentre 22 settimane e tre giorni sono il limite per l'aborto terapeutico».

Appunto, lei invece va avanti per altre due settimane.

«Certo, perché questo limite se l'è dato la comunità scientifica, non l'impone la legge. Io accetto entro e non oltre le 24 settimane, una soglia decisa con il Comitato etico».

Quanti obiettori ci sono nel suo ospedale?

«La percentuale è equilibrata, 50 a 50. E anche lo staff anestesista fa registrare lo stesso trend, mentre tra le ostetriche, due su sei sono obiettrici. L'anno scorso sono stati fatti 130 aborti terapeutici (dalla 13esima alla 24esima settimana); mentre quelli spontanei, entro i tre mesi, hanno toccato quota 700. E qui arrivano non solo donne da tutta la Campania, ma anche dal basso Lazio, da Foggia e dal Molise ».

(Repubblica 18 novembre, Giuseppe Del Bello)

"È UN BOLLINO BLU DA ESIBIRE: L'ETICA"

"Spesso si tenta di nobilitare pratiche che non hanno niente di etico, per dargli una patente di affidabilità ". Remo Bodei ha analizzato nei suoi libri desideri, passioni, impulsi egoistici e spinte altruistiche, nella sfera etica e in quella politica. Di fronte a questi sconfinamenti del mercato sul terreno della morale, da filosofo, cerca di valutarne la complessità: lati positivi ed eventuali rischi.


Professore, l'etica può diventare un prodotto commerciale?

"Ho paura che a volte si tratti solamente di un modo per legittimare costumi biasimati della società. L'etica ha a che fare con la creazione di norme e comportamenti che permettano di distinguere ciò che è male e ciò che è bene. Ma l'aggettivo "etico" può essere usato come una foglia di fico, in modo esornativo, per trarne dei benefici. L'etica è diventata un bollino blu da esibire".


Come si trattasse di un qualsiasi messaggio pubblicitario?

"Molte volte è un battage pubblicitario, per vendere un prodotto presentandolo in modo politicamente corretto. Vivendo in America ho imparato molte cose su questo tipo di eccessi. Negli Stati Uniti le prostitute vengono chiamate "lavoratrici del sesso". Ciò non cambia la sostanza".


E se invece fosse un modo per sentirci meno soli, per sentirci ancora parte di una comunità?

"In alcuni casi è così. Le banche etiche hanno un loro valore intrinseco, fanno appello al fatto che attraverso i soldi ci si possa prendere cura dell'ambiente, aiutare i più deboli, cercare di contrastare gli investimenti nella produzione delle armi o del nucleare. Anche la chiesa metodista americana negli anni Venti del Novecento ha tolto il divieto di investire in Borsa, purché gli investimenti non andassero su gioco d'azzardo e alcol. Gli altri tentativi, però, mi sembrano solo piccoli correttivi".


Non crede che rispettare alcune regole di produzione e commercio, mettere dei paletti a un mercato selvaggio, possa essere importante?

"L'esigenza complessiva di porre limiti a comportamenti edonistici ed individualisti è reale, ma può declinarsi in senso buono come risultare una semplice copertura, un'astuzia per rendere più appetibili alcuni prodotti. Per gli antichi, nelle società a scarsità economica, essere ricchi voleva dire essere poveri di desideri. Oggi la nostra economia vive di consumi, i desideri si sono moltiplicati. Il problema non è desiderare meno ma in modo polarizzato, mirato. L'etica, con le sue regole, risponde anche a questo".


Spariti i valori assoluti, come possiamo tentare di ricontrattare di volta in volta la nostra morale?

"Le grandi agenzie etiche del passato erano la Chiesa e la tradizione. Ora viviamo in società post-tradizionali, i cui mutamenti sono continui. Inoltre nel mondo multietnico non abbiamo più un'unica morale, ma tante diverse etiche che convivono. Ciò non vuol dire che siamo diventati tutti relativisti. Usando un'espressione gramsciana direi che i costumi si modificano molecolarmente".


Nel nostro paese c'è ancora posto per la solidarietà?

"L'Italia è il paese del particulare di Guicciardini ma capace di grande spirito solidaristico: abbiamo dai quattro ai sette milioni di volontari. Non siamo solo il paese del familismo amorale".

(Raffaella De Santis, Repubblica12 novembre)





IL NOSTRO TEMPO

" Il nostro tempo è il tempo in cui l'individualismo si afferma nella sua versione più cinica e narcisistica, investendo la dimensione istituzionale della mediazione simbolica di un sospetto radicale: tutte le istituzioni che dovrebbero garantire la vita della comunità non servono a niente, sono, nella migliore delle ipotesi, zavorre, pesi arcaici che frenano la volontà di affermazione dell'individuo o, nella peggiore delle ipotesi, luoghi di sperpero e di corruzione osceni. Ma come? Non è compito delle istituzioni porre un freno al godimento individuale rendendo possibile il patto sociale, la vita in comune?"
( Massimo Recalcati, Il complesso di Telemaco, Pag 66).

«PERO’ SCEGLI TU CHI SERVIRE!»

Queste righe sono per chi è convinto che la vita sia ben spesa se è servizio pieno alle cause importanti, ma poi si disperde in cause che ritiene minori, sentendosi sempre... in prestito. A far altro. Addirittura altrove. Così tante tragedie ed emergenze ha il mondo vicino e lontano che occorrerebbe dedicare ogni secondo a lenirle, a prevenirne altre. E a costruire l'alternativa. Nel libro Quello che conta, curato da David Elliot Cohen, fotografie e reportage ci rendono alcune - solo alcune! - delle questioni essenziali del nostro tempo. Diciotto storie dure: il mondo assetato di chi fugge con l'asinello dalla polvere della siccità in intere regioni d'Africa, la spada di Damocle del riscaldamento globale, la miseria globale di chi dorme sotto i ponti e di chi non ha da mangiare, il lavoro infantile dei bambini che si avvelenano smontando batterie in Bangladesh, le malattie dei poveri, debellabili ma presentissime, guerre, jihad e genocidi, l'eterna tragedia di Chernobyl, la pacchianeria consumistica dei nuovi ricchi (e di quelli di sempre), la dipendenza mondiale da petrolio e le distruzioni a monte e a valle, gli scenari dell'inurbamento massiccio, il dramma delle spose bambine in Afghanistan e molto altro.
Ma alla fine, ecco la storia esaltante del benefattore pakistano Abdul Sattar Edhi, che partendo da zero è riuscito a creare una rete assistenziale di cliniche e centri di aiuto, continuando a vivere poveramente. Il libro del resto finisce con una lista di come contribuire a ciascuna di queste cause.
Impegno politico lato sensu. Volontariato sociale, attivismo eco logista, militanza pacifista... o tutto questo insieme. Qualcosa che va oltre il lavoro remunerato - anche se, per i fortunati, occupazione e passione civile possono coincidere.
Siamo convinti che tutto questo sia giusto. Eppure... ci sembra di disperderci, di non riuscire a servire quel che è davvero utile. Un po', è normale. Ed è anche un fatto di tempo e di energie. Ma le energie possono aumentare con una corretta alimentazione, e quanto al tempo, si tratta di razionalizzare quello necessario agli impegni «obbligatori» (lavoro, famiglia...), semplificare, avere meno bisogni materiali e quindi meno necessita economiche e quindi più tempo libero per l'impegno.
Ma non basta essere coscienti delle priorità. Bisogna essere capaci di rispettarle e di non farci assorbire da altre che per noi sono poco importanti. Spesso, di fronte a un impegno che accettiamo di assumere, ci chiediamo: perché lo faccio? Perché accetto quest'altro rivoletto? Al di fuori del lavoro, dovrei fare solo cose utili, o quantomeno piacevoli... invece perdo ore, giorni, anni, lustri, perdo energie, cuore e cervello dietro «altro». Perché non so dire di no? Ecco il segreto. Saper dire di no, spiegando gentilmente, per evitare poi di lamentarci dei troppi rivoletti nel quali ci spiaggiamo. Un'amica se ne uscì una volta con questa esortazione: «Ma diamine, almeno scegli tu chi servire!». E' una frase da incidere sulla pietra. Giosuè si rivolge al popolo d'Israele riunito a Sichem: «[...] scegliete oggi chi volete servire» (Giosuè 24,15).
Marinella Correggia

(Adista 8 novembre)

venerdì 28 novembre 2014

KAHLIL GIBRAN

L'uomo veramente grande è colui che non vuole esercitare il dominio su nessun altro uomo e che non vuole da nessun altro essere dominato.

DON PRIMO MAZZOLARI

Si crede di avere diritto di essere intolleranti per rifarci del male subito e per non ricadere sotto gli intolleranti, sempre pronti a riprendersi.

PROVERBIO DEL BURUNDI

"Ciò che il cuore desidera ardentemente,
fa muovere le gambe".

LE STRAGI DIMENTICATE

Che i tagliagole dell’Isis – i jihadisti del Califfo – si siano macchiati di crimini intollerabili, è fuori discussione. Ma i narcos messicani non sono meno feroci, peraltro animati anche loro da una fede distorta. Peccato che la stampa americana se ne sia dimenticata.
Nel 2013 hanno ucciso 16 mila persone e 60.000 tra il 2006-2012: un morto ogni mezz’ora in sette anni. Una cifra per difetto dato che è stata diffusa dalle istituzioni messicane note per minimizzare poiché infiltrate e sovvenzionate a tutti i livelli dai signori della droga.
Il caso dei 43 studenti consegnati dalla polizia a una gang su ordine del sindaco di Iguala, è l’ultimo esempio di una lunga connivenza criminale nonché delle indicibili atrocità commesse da questi mostri ispirati dal Dio denaro e dal culto della Santa Morte con tanto di statue e santini, venduti ai fedeli.
 Perché i capi di Zetas e dei Cavalieri Templari sono ferventi cristiani e hanno fatto costruire chiese dedicate per l’appunto al culto di loro invenzione. Questi timorati di Dio, come ha sottolineato l’analista Musa al-Gharbi dell’Università dell’Arizona, hanno decapitato e smembrato, gettando i resti nelle piazze come monito, decine e decine di poveri compatrioti e correligionari, uccisi anche solo per essersi lamentati via internet del clima di terrore in cui sono costretti a vivere.
E che dire delle centinaia di bambini e donne rapiti per costringerli a prostituirsi e a fare i muli da droga attraverso la porosa frontiera con gli Stati Uniti?
 CHi si oppone viene violentato e torturato fino alla morte, indipendentemente dall’età e dal sesso. Poi gli organi vengono espiantati e venduti.
I cartelli da tempo usano anche i social media per postare le foto delle proprie gesta e nel frattempo minacciano la stampa vecchio stile: finora sono stati ammazzati 57 giornalisti investigativi. In territorio statunitense, dal 2006 al 2010, 5.700 americani hanno smesso di vivere per le violenze legate allo spaccio della droga da parte dei messicani e si sono infiltrati in 3mila città controllando l’80% del traffico di stupefacenti.
 Ma contro i cartelli messicani non si è formata nessuna coalizione di paesi volenterosi.
Forse perché non minacciano ufficialmente le loro sovranità territoriali e hanno corrotto le loro istituzioni?

(Roberto Zunini, Il Fatto Quotidiano 11 novembre)


PREGHIERA

Da dove vieni, sorella mia, fratello mio?

Vengo come te, fratello mio, sorella mia,

lontano da te, dal Ghana, dal Lesotho,

dal Camerun, dalla Svizzera, dal Togo, dalla Francia,

eppure così vicino a te,

dalla stessa famiglia del Cristo dispersa sulla terra.

Fratello, sorella, questa unità in Cristo

costituisce la nostra eredità lasciataci

dai fratelli che ci hanno preceduto.

Una eredità di amore,

che ci lega al Padre e al Figlio,

una eredità fortificata e rinnovata dallo Spirito Santo,

un amore che ci spinge ad annunciare al mondo

che Dio è in noi e in tutti

e la sua gloria risiede nell'amore

che tutti i figli manifestano verso di lui

e fra di loro.

Fratello, sorella,

questa eredità la lasciamo a te

affinché anche tu le faccia portare frutto:

in mezzo alle minacce di morte della nostra società,

tu spanda la vita.

In mezzo alle ideologie alienanti,

tu annunzi la libertà.

In mezzo ai poteri dell'oppressione,

tu proclami i diritti dei figli di Dio.

In tutto questo porterai questo titolo glorioso,

il più bello di tutti perché viene da Dio:

sei il servitore di Cristo

al servizio dei tuoi fratelli e delle tue sorelle.

(Consiglio della CEVAA - Nkondjock 1985, da Riforma 7 novembre)

ADERIAMO ALL'INIZIATIVA: PARROCCHIA SANTA MARIA CORSO GARIBALDI 116 ORE 18,30


Cara, caro,

la seconda fase del Sinodo è già iniziata. La segreteria del Sinodo ha informato che ci sarà una seconda consultazione durante l'anno. Tutti noi siamo consapevoli    che non si può lasciare alle strutture gerarchiche da sole di discutere e decidere su questioni che riguardano le famiglie , le cui  gioie e sofferenze noi viviamo, non loro.
 In questi mesi deve esprimersi sempre di più una voce dal basso dell'opinione cattolica.
OGGI 28 novembre alle 18,30 noi incominciamo. Fai girare .
Shalom Vittorio
 C
omunità ecclesiale di S. Angelo, "Noi Siamo Chiesa", Gruppo del Guado, Graal, Preti operai della Lombardia,  Centro Helder Camara, Coordinamento 9 marzo, Voci di donne
 


ELOGIO DELLA FOLLIA

Mario Rossi (1925-1976)
Nel 1953 Carlo Carretto era il presidente della G.I.A.C (Gioventù Italiana di Azione Cattolica); percepiva che era ormai necessario scegliere: si dimise e scelse la vita eremitica nel Sahara con i Piccoli Fratelli di Charles de Foucault. La Provvidenza (molto aiutata da don Arturo Paoli, che era uno degli assistenti ecclesiastici nazionali) scelse Mario Rossi, un giovane medico basso-padano dal temperamento artistico, amatissimo presidente della GIAC di Rovigo, nonostante che fosse figlio di madre nubile, avesse fatto la Resistenza e lavorato in fabbrica.
Qualcuno lo ricorda come un profeta:
"Un lavoro senza la presenza dei morti, dei bambini, dei poveri, un lavoro senza offerta, un lavoro senza interessamento vivo delle varie categorie e delle varie classi, un lavoro fatto di mondi chiusi (terribile colpa delle nostre università!) e un controsenso per il Vangelo e per la storia". "Il fine dei paternalismi è la fine della persona umana". "...Passare per maturità dal campo dell'assistenza al campo della giustizia...".
"I giovani sanno che non basterà ricostruire ma bisognerà educare, e non sarà sufficiente una campagna elettorale per creare delle convinzioni".
"…L'uomo bisogna trovarlo al di là di ogni schema che lo riduce a farsi contemporaneamente trovare al di là della catalogazione che gli "altri" vorrebbero fare di noi".
"E' meglio formare alla realtà e alla durezza del vivere sociale che immettere nella società generazioni di servi o di caporali".
"Questa società non è atea , perché non crede in Dio, ma è atea perché non ama l'uomo".
I conservatori sono coloro che scambiano la pigrizia per integralismo e confondono l'ortodossia con il loro schematismo mentale, sono gli ammalati di ″retrovia″ che preferiscono una tenda da patteggiarsi con chiunque, alla scomodità di una trincea...".
Il Santo Ufficio di Pio XII ne fu terrorizzato: lo accusò di eresia e gli impose le dimissioni. Per solidarietà si dimisero tutti i dirigenti centrali e molti periferici. La sua follia profetica ebbe ragione: sei anni dopo la Curia Vaticana fu terrorizzata dalle parole di Giovanni XXIII, ma non riuscì a fermarlo.
Mario Rossi morì nel 1976, quando ormai la sua silenziosa rivoluzione era entrata nella storia e il Concilio Ecumenico Vaticano II aveva portato nella Chiesa le aspirazioni, le gioie e le sofferenze del genere umano.
Gianfranco Monaca

Tempi di Fraternità 09/2014    

​[Repubblica 18 novembre]

giovedì 27 novembre 2014

CHI HA LA DIGNITÀ GIUSTA PER MISURARE LA DIGNITÀ

C’è una parola che mi colpisce particolarmente, tra quelle pronunciate dal presidente della Pontificia Accademia per la vita, Monsignor Carrasco De Paula, sul suicidio assistito della giovane americana Brittany Maynard: dignità. Testualmente, nella dichiarazione che ha rilasciato il responsabile vaticano per la bioetica, “la dignità è un’altra cosa che mettere fine alla propria vita”. Ecco, è un’altra cosa: ma cosa? E chi la stabilisce, confessionale o laico che sia? La risposta di Carrasco in questi termini era per ciò che aveva detto più volte e in un video toccante che aveva commosso gli Stati Uniti la stessa Brittany, ossia che avrebbe posto fine alla sua vita di malata terminale con un cancro al cervello “dignitosamente”, celebrando la vita e non la morte anche se intendeva togliersela prima che il male la rendesse postuma di se stessa, e un peso per i suoi cari.
È evidente e ovvio che il Vaticano condanni qualsiasi forma di eutanasia, e in questo senso non meraviglia, né questa né altre volte così uguali e così diverse nell’unicità di ogni esistenza, tutto quello che viene dalla Chiesa cattolica. Lo stesso Papa Francesco, di cui si discute se sia più a sinistra e più marxista dell’attuale temperie politica non solo italiana (per quello ci vuole poco…), sul suicidio si è espresso quasi esclusivamente come metafora.    Alla lettera, che mi risulti lo ha fatto solo nell’agosto 2013 ricevendo a porte chiuse una delegazione di 500 giovani della diocesi di Piacenza: invitando i giovani a “non essere tristi né pigri” e dicendo che giovani depressi così “li mando dallo psichiatra”, si è affacciato sul ciglio dell’abisso, solo sfiorando il discorso sul suicidio.

Pensare che in Europa è la seconda causa di morte per gli adolescenti, e la prima per i giovani tra i 25 e i 34 anni. In Italia fortunatamente siamo (ancora?) lontani dai numeri giapponesi degli “Hikikomori”, letteralmente “chi si isola” dalla società e decide di privarsi di tutto, anche della vita, prima che gliela tolgano gli altri.
Ma ogni discorso – fatto logicamente di parole – sul fine vita rimanda credo alla frase di Wittgenstein, “su ciò di cui non si può parlare bisogna tacere”, significativa espressione del filosofo che ci sta dicendo una semplice e profondissima verità: le parole non possono contenere la realtà, e non esistendo un metalinguaggio all’uopo meglio il silenzio. Riguarda anche queste righe, e parrebbe un altro paradosso.

Per questo piuttosto che del suicidio parlo della “dignità”. Chi la usa più appropriatamente la parola, Brittany che non vuole vivere senza dignità a suo modo di vedere le cose, o Monsignor Carrasco che le nega post-mortem anche questo libero arbitrio nella decisione e nel linguaggio che la accompagna?
Sono, siamo tutti d’accordo immagino nel ritenere che dietro ogni scelta estrema di questo tipo, finale di esistenze le più distanti tra loro con vigilie assai differenti e scarti d’umore inesplorabili, ci sia un mistero, il mistero dell’umano. Invece, tutt’altro genere di discorso riguarda il caso di Eluana Englaro e della decisione di padre e medici divenuto 5 anni fa un rodeo per la politica e per i media.
In quel periodo, mentre un duo oggi in ombra come Cicchitto e (Monsignor) Fisichella metteva mano alla legge sul testamento biologico, moriva con una dignità straordinaria la mia gatta similsiamese o fintobirmana, Mimmi, nel senso che ci aveva chiesto nella sofferenza di non farla sopravvivere senza dignità. Ne ho scritto qui. Si intitolava “La lezione di una gatta”.
Per quello che ho imparato da lei, mi domando e domando a Monsignor Carrasco che cosa si intenda per dignità e come si debba considerare il concetto non soltanto riferito al modo di morire ma anche a quello di vivere. Quotidianamente, però. Ne vedo così poca…

(Il Fatto Quotidiano, Oliviero Beha, 5 novembre)

CITTADINO DEL MONDO

Il tuo Cristo è ebreo

e la tua democrazia è greca.

La tua scrittura è latina

e i tuoi numeri sono arabi.

La tua auto è giapponese

e il tuo caffè brasiliano.

Il tuo orologio è svizzero

e il tuo computer è coreano.

La tua pizza è italiana

e la tua camicia hawaiana.

Le tue vacanze sono turche,

tunisine o marocchine

Cittadino del mondo, non rimproverare

al tuo vicino di essere straniero.



CORAGGIO E PAURE

"Qualunque cosa
tu possa fare,
qualunque sogno
tu possa sognare,
comincia.
Il coraggio
reca in sé
genialità,
magia
e forza.
Comincia ora".
W.Goethe

INGIUSTIZIE: SISTEMA DELLE CASTE

Ogni sedici minuti un Intoccabile è vittima di un crimine. Come Surekha, uccisa perché aveva lottato per i suoi diritti. Perché, chiede la scrittrice Arundhati Roy, il mondo si mobilita contro le ingiustizie, ma non censura il sistema sociale induista?

COMMENTO ALLA LETTURA BIBLICA


    LA CHIESA CHE DORME- LA CHIESA CHE VEGLIA
        
"State in guardia, vegliate, poiché non sapete quando sarà quel momento. È come un uomo che si è messo in viaggio, dopo aver lasciato la sua casa, dandone la responsabilità ai suoi servi, a ciascuno il proprio compito, e comandando al portinaio di vegliare.Vegliate dunque perché non sapete quando viene il padrone di casa; se a sera, o a mezzanotte, o al cantare del gallo, o la mattina; perché, venendo all'improvviso, non vi trovi addormentati. Quel che dico a voi, lo dico a tutti: "Vegliate"»
(Marco 13, 33-37).


Esiste sempre la possibilità di un uso terroristico delle Scritture. Ricordo, rispetto al brano che ora abbiamo letto, qualche zelante predicatore che metteva tutti sotto pressione con la paura della morte improvvisa. Il padrone di casa che torna all'improvviso era allora un Dio che pone fine alla nostra vita quando meno ce l'aspettiamo. Gioca a fare scherzetti di cattivo gusto, quasi soddisfatto di prenderci in fallo. Insomma... un Dio un tantino sadico.
Ma l'autore del Vangelo di Marco non ha affatto scritto queste righe per introdurci con angoscia al pensiero della morte, ma, al contrario, per invitarci a fare tesoro della vita e degli anni della vita. Marco va interpretato in continuità con le parabole di Matteo lette in questo mese.


ATTESA

Le letture bibliche delle ultime settimane, in modo quasi martellante, ci hanno richiamato all'esigenza di non addormentarci, di tenere gli occhi ben aperti, di vegliare come sentinelle.
Il breve passo del Vangelo che la liturgia oggi ci propone ci esorta in modo ripetuto e litanico ad "essere svegli" e, come non bastasse, ci mette in guardia dal pericolo di "essere trovati addormentati".
L'Avvento, nella tradizione cristiana, è il tempo che conduce al Natale, "aspetta" il dono che Dio ha fatto all'umanità nella persona di Gesù di Nazareth.
Ricordiamo quella nascita di duemila anni fa, anche se la data è fittizia e convenzionale. Gesù nasce dall'amore di Maria e Giuseppe in una numerosa famiglia di Nazareth... I racconti dei Vangeli di Luca e Matteo nei primi due capitoli sono "leggende teologiche". Esse hanno il sapore della poesia e vogliono segnalare la missione che Dio ha assegnato a Gesù. Non intendono certo fornirci informazioni storiche che oggi possiamo attingere da molti studi. Essi ci documentano che Gesù è nato esattamente come ogni bimbo e ogni bimba di questo mondo. Occore saper distinguere la leggenda dalla storia.
Per noi Gesù, fino alla fine dei tempi (che nel linguaggio biblico viene definita come il suo glorioso ritorno) ci spinge ad andare incontro, ad aspettare attivamente il Regno di Dio, a sognare e volere ciò che è incompiuto, ciò che è promesso e non ancora realizzato.
Gli autori di "Un catechismo per la libertà" scrivono: "Il tempo dell'Avvento è il tempo del desiderio. Il desiderio sempre alimentato e mai appagato, che ci fa progredire nella gioia di andare incontro a Colui che non smettiamo di cercare. Là dove c'è un desiderio, c'è un cammino.
Non è l'attesa inquieta per un treno che non arriva. Né l'attesa angosciosa per una persona cara la cui vita è in pericolo. Né l'attesa illusoria di quelli che vivono per un passato scomparso per sempre. E' l'attesa gioiosa dei genitori che si preparano alla nascita del loro bambino. E' l'attesa delle sentinelle rispetto all'alba. Esse sanno che la notte, per lunga che sia, lascerà il posto alla luce del giorno.
E' l'attesa degli amanti della vita. Sono pronti ad accogliere. Essere vivo è essere accogliente. Accoglienza di ciò che sta per venire, di ciò che può arrivare, dell'inatteso, del nuovo. Entrano nell'avventura della vita.
Ma ci sono i delusi della vita che non attendono più niente da lei. Non attendono più niente da se stessi, né dagli altri, né da Dio, né dalla chiesa, né dalla società. Potremmo dire che la loro vita si è fermata, che sono già entrati nella morte" (pag 44) (Edizioni La Meridiana).


Pratiche soporifere

Questo significa, in sostanza, non addormentarci; né rimanere paralizzati sulle rovine del presente, né appostarci come gufi tra le macerie, né ritirarci nel nostro guscio, ma "sporgerci" in avanti per scorgere i segni del nuovo e entrare oggi nella vigna del Signore che è il mondo, nei suoi vari cantieri della solidarietà.
Però, se dagli enunciati scendiamo alla realtà, il "paesaggio" che le comunità cristiane offrono oggi è piuttosto sconfortante: c'è poca vitalità e scarsa creatività. Con il Natale si nota il pesante e monotono ritorno del tradizionalismo. Le stesse leggende natalizie vengono lette in chiave letteralista tra svolazzi di angeli, ossessiva "verginità" di Maria... fuori da ogni contatto con ciò che è veramente successo.
Siamo delle chiese addormentate che svolgono una missione soporifera. Il "bravo cattolico" è spesso colui che si accontenta della predica del parroco, che non si pone troppi perchè, fà qualche opera buona. Gli svolazzi evangelici ci hanno nascosto la concretezza del messaggio sovversivo di Gesù.
C'è una poesia che dà ali per la vita e ce n'è un'altra che serve ad addormentarci, a cullarci nella pace dell'incoscienza. Pensate un momento: la nostra chiesa non ci spinge a lottare contro le manipolazioni televisive, contro le cause della povertà e le radici delle discriminazioni. Questa settimana c'è stata la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ma le parrocchie non si sono mobilitate per questa iniziativa oggi urgente e necessaria. Forse perchè una chiesa patriarcale dovrebbe avere il coraggio di rimettersi radicalmente in discussione e noi maschi dovremmo partire da noi, dai nostri errori, dalla nostra cultura per operare una svolta di conversione.
Tranne pochi autori e poche voci libere, le nostre comunità non sanno ribellarsi a "premasticati vaticani", non sanno scegliere strade diverse, tentare esperienze nuove. Questa è la "crisi" profonda di un certo cristianesimo: si ripetono formule, riti, riflessioni teologiche, percorsi catechistici... e la comunità è sempre di meno un laboratorio in cui, con gioia ed audacia, si cercano vie nuove.

Faccio un esempio stridente di pigrizia pastorale: muore un fratello o una sorella. Che cosa fa il parroco? Se la cava con la consueta recita di un monotono rosario. Ma che non gli venga in mente di preparare accuratamente due o tre brani biblici con un breve commento? Ma come fa a non rendersi conto che le litanie lauretane erano sopportabili in latino, ma ora tradotte diventano divertenti pillole utili solo a conciliare il sonno?
Anche perchè chi eventualmente si azzarda a inoltrarsi fuori del già collaudato, viene richiamato sui sentieri già ben conosciuti: binari morti, ma sicuri! Dove c'è la ricerca si vede l'errore. In un mondo che evolve ad una velocità sorprendente, che pone interrogativi e problemi inediti, può essere ricorrente la tentazione di rifugiarci nel cantuccio del già noto per sfuggire al disagio dell'incertezza. Eppure questo è il cristianesimo che muore o, almeno, vive a due chilometri sopra le nostre teste e soffoca tanti cuori.


NON BASTA BRONTOLARE E PIANGERSI ADDOSSO

Con papa Francesco l'invito a scelte concrete risuona frequentemente, ma poche comunità locali si mobilitano. Una sorda e diffusa opposizione al vescovo di Roma si sta organizzando per difendere la cittadella dogmatica e tutto l'arsenale devozionalistico, tanto caro ai movimenti mariani e fondamentalisti. Le sorti di questa "battaglia" sono assai incerte perchè l'ideologia immobilistica fa presa su larga parte del popolo di Dio, desiderosa di certezze e poco propensa a porsi delle domande.
Ohè, basta con la chiesa dei gnocchi che scendono dal cielo. Se tu sei un credente, fatti idee tue, leggi, informati, non fermarti alla predica del parroco. Chiaro che se ti documenti solo su Avvenire o su La Gazzetta dello Sport, il tuo panorama ecclesiale sarà poco attento a ciò che avviene nelle minoranze ecclesiali, nella ricerca teologica, in Africa, alle lotte per i diritti, alla ricerca di un mondo eco-compatibile, a difesa della democrazia...
Stare svegli può voler dire che qualche volta la sera esco per un dibattito, che cerco qualche libro fuori dal coro, che mi metto in contatto operativo con qualche gruppo, movimento o associazione dove si lavora con l'occhio aperto al collettivo, alla solidarietà.
Anzichè rincitrullirmi davanti al televisore, decido di partecipare ad un gruppo biblico, di leggere un libro di quelli "sconsigliati" dal Vaticano: posso spaziare dalla teologia femminista a tutte le teologie del pluralismo religioso, alle teologie della liberazione. Ovviamente, per trovare bisogna cercare e cercare vuol dire impegno. Ma si assapora una gioia quasi sconfinata quando sentiamo i nostri cuori aprirsi su orizzonti nuovi e i nostri occhi vedere territori inesplorati. C'è - eccome - chi cerca.

Occorre grande fiducia in Dio per tuffarsi a cuore pieno e coinvolto  verso quella chiesa che abbandona la terra ferma delle proprie sicurezze istituzionali e si dirige verso la sponda del Vangelo e dell'impegno solidale.

SIMONETTA FIORI intervista DE RITA

ROMA. «Finora a Roma non c'erano mai stati conflitti etnici nelle microaree: questo è l'aspetto nuovo e preoccupante. Oggi rischiamo di vedere nella capitale quel che era accaduto tempo fa nelle banlieu di Parigi. Per alcuni questo è 1'obiettivo». Giuseppe De Rita analizza le tensioni sociali a Roma e nel paese.
E' la prima volta che succede?
«Nella cultura italiana la prossimità vince sulla differenza. E noi con bangladeshini ed egiziani, cinesi o rumeni abbiamo una consuetudine senza tensioni. Se esco di casa per andare a comprare i mandarini non mi pongo il problema che a venderli sia un egiziano o un tunisino. Questa relazione che io definisco ″di prossimità″ è saltata. Ed è la prima volta che succede nella microarea: da luogo della prossimità è diventata arena del conflitto».
Qui dovrebbe intervenire la politica che è mancata totalmente.
«Se al disagio sociale cresciuto nei casermoni aggiungo altro disagio estremo non faccio che buttare benzina sul fuoco. Il problema è che Roma - non solo Roma, per la verità - è amministrata dall'alto, con una cultura di vertice. E ci si è concentrati di più sulla pedonalizzazione del centro storico - via del Babuino o i Fori - che sulle periferie. Per carità, agli intellettuali e al romano medio la cosa è piaciuta molto, ma Roma non è solo grande bellezza. E questo ha allontanato la politica dalle periferie. E invece è necessario un governo accurato delle microaree, proprio per evitare che la situazione degeneri. Ed esploda nella maniera che abbiamo visto in questi giorni: non era mai accaduto che le periferie del disagio aggredissero la polizia. Succede perché c'è una doppia esclusione su cui si innesta un'altra componente non trascurabile».
Quale?
«Un universo di violenza che sta tra la politica di estrema destra e il tifo calcistico ultrà. Questa componente e stata lasciata libera in questi anni. E' cresciuta, si esibisce nelle periferie, sfida le forze dell'ordine. Mette insieme cose diverse, la voglia di fare a botte e l'idea di creare una base politica, coltivata da varie case, casette, centri e associazioni. Una sorta di nuova destra antagonista».
La politica o manca completamente oppure cerca di cavalcare la rabbia.
«Sono gruppi che tentano di soffiare sul fuoco. Poi arriva Salvini da Milano per annusare l'aria che tira tra rancore e disagio».
La politica è mancata anche nel permettere che la città crescesse male.
«Sì, Roma è costruita male. Nelle sue periferie finisce per incubare disagio, violenza e un'antropologia di ″esagitazione″. Ogni tanto mi capita di farci un salto - nel quartiere Caltagirone, a Tor Bella Monaca, all'Acqua Bullicante - ed è una desolazione totale. Parlo con i parroci, che non sanno niente degli abitanti. Si ritrovano tra loro solo in rosticceria o - i delinquenti - a spacciare per strada. Roma è anche una città completamente ferma: non mi era mai capitato di vedere così tante serrande abbassate, e quelli erano i negozi che davano lavoro agli immigrati. Inoltre la città non è governata e il disagio si percepisce ovunque, non solo a Tor Sapienza. M'incavolo anche se devo aspettare l'autobus un'ora e mezza a San Giovanni, non solo in periferia.

(Repubblica 15 novembre)