Quando entri in un dialogo interreligioso, non pensare prima ciò che tu devi credere.
Quando tu dai testimonianza della tua fede non difendere te stesso o i tuoi interessi costituiti, per quanto ti possano apparire sacri.Fa' come gli uccelli del cielo che cantano e volano e non difendono la loro musica e la loro bellezza.
Quando dialoghi con qualcuno, guarda il tuo interlocutore come un'esperienza rivelativa, come tu guarderesti - o ti piacerebbe guardare - i gigli dei campi.
Quando intraprendi un dialogo interreligioso cerca di rimuovere la trave dal tuo occhio, prima di rimuovere la pagliuzza dall'occhio del tuo vicino.
Beato a te, quando non ti senti autosufficiente mentre sei in dialogo.
Beato te, quando credi all'altro perché tu credi in Me.
Beato te, quando affronti incomprensioni da parte della tua comunità o di altri a causa della tua fedeltà alla verità.
Beato te, quando non attenui le tue convinzioni e tuttavia non le presenti come assolute.
Guai a voi, teologi ed accademici, quando trascurate ciò che gli altri dicono perché lo considerate imbarazzante o non sufficientemente "scientifico".
Guai voi, praticanti delle religioni, quando non ascoltate Il grido dei piccoli
Guai a voi, autorità religiose, perché impedite il cambiamento e la (ri)conversione.
Guai a voi, gente religiosa, perché monopolizzate la religione e soffocate lo Spirito che soffia dove vuole e come vuole".
Raimundo Pannikar, Il dialogo interreligioso Cittadella Ed.
Trovi questo "Manifesto" nel libro "Il dono dello smarrimento" di Franco Barbero a pagina 65-66