martedì 30 giugno 2015

DIETRICH BONHOEFFER

"Non dobbiamo mai lasciarci consumare dagli istanti, ma dobbiamo mantenere la calma delle grandi idee, e misurare tutto su quelle".

ANCORA OMOFOBIA


Omofobia, il diktat del parroco salentino:

"Avete su Fb la foto con l'arcobaleno? 

                   Non farete i padrini"

LECCE - Niente certificati da padrino o madrina di cresime e battesimi. E niente incarichi da catechisti o educatori per i parrocchiani di Spongano, in provincia di Lecce, che hanno applicato i colori dell'arcobaleno alle foto su Facebook come simbolo di adesione alla giornata dell'orgoglio omosessuale. Il viceparroco di Spongano, il 33enne don Emiliano De Mitri, è stato tassativo, affidando al social network il suo anatema contro chi "sostiene le organizzazioni Lgbt non sapendo nemmeno cosa sono e cosa sono le teorie gender" ponendosi così in una posizione di "contrasto con il santo Vangelo".

E se pure dopo qualche ora dalla pubblicazione il suo post è stato cancellato e il suo profilo disattivato, sta facendo il giro del web. Suscitando reazioni indignate da parte delle associazioni che operano proprio a tutela dei diritti Lgbtqi e che, nelle ultime settimane, si sono trovate a fare i conti con episodi di omofobia accaduti in Salento. A partire dall'esposizione di un cartello contro i gay in un chiosco del centro storico di Lecce e finendo all'allontanamento da un parco della stessa città di due ragazze che si stavano scambiando effusioni. Sabato scorso è arrivato l'ultimo attacco, proprio nei giorni in cui la Puglia si prepara al Gay Pride del 4 luglio a Foggia, con manifestazioni che sono partite da Lecce e toccheranno Brindisi, Taranto, Bari e Barletta.

Il post del parroco (che già nei giorni scorsi aveva scritto: "Scomunica leatae sententiae per tutti coloro che fanno parte di organizzazioni e circoli che promuovono l'ideologia gender"), del resto, è stato chiarissimo, mettendo in relazione la difesa dei diritti omosessuali con un atteggiamento contrario ai dettami della religione cattolica. Dura la replica di Arcigay Salento, che ha definito "patetico" l'utilizzo della "minaccia contro coloro che hanno usato l'arcobaleno per colorare le foto Facebook, ai quali verrà impedito di fare i padrini o catechisti". Per il presidente Roberto De Mitry  "la Chiesa continua ad agitare lo spauracchio del gender perché ha paura di mettere in discussione il sacerdozio maschile, il ruolo della donna sottomessa, la famiglia tradizionale".

Per Arcigay invece è importante ricondurre il discorso sui generi nell'ambito della sua attualità, senza negare le differenze fisiche tra uomo e donna ma evidenziando i problemi sociali "legati a una concezione intrisa di maschilismo e patriarcato, che lascia fuori ed emargina chi non si sente di appartenere a questo binario uomo/donna".




TESTO E COMMENTO

Quanto sono amabili le tue dimore
Signore, Dio onnipotente

L'anima mia anela
e desidera gli atri del Signore.

Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente.

Anche il passero trova una casa
e la rondine il nido
dove porre i suoi piccoli,
presso i tuoi altari,
Signore, Dio onnipotente
mio re e mio Dio.

Beato chi abita nella tua casa:
senza fine canta le tue lodi.

Beato l'uomo che trova in te il suo rifugio
e ha le tue vie nel suo cuore.

Passando per la valle del pianto
la cambia in una sorgente;
anche la prima pioggia
l'ammanta di benedizioni.

Cresce lungo il cammino il suo vigore,
finché compare davanti a Dio in Sion.

Signore, Dio onnipotente, ascolta la mia preghiera,
porgi l'orecchio, Dio di Giacobbe.

Guarda, o Dio, colui che è il nostro scudo,
guarda il volto del tuo consacrato.

Sì, è meglio un giorno nei tuoi atri
che mille nella mia casa;
stare sulla soglia della casa del mio Dio
è meglio che abitare nelle tende dei malvagi.

Perché sole e scudo è il Signore Dio;
il Signore concede grazia e gloria,
non rifiuta il bene
a chi cammina nell'integrità.

Signore,Dio onnipotente,
beato l'uomo che in te confida.



Questo salmo è un canto dei pellegrini ed è un salmo adatto ad accompagnarci nella quotidianità.

Nella fatica del cammino ci consola la presenza di Dio e, l'uomo di fede leva il suo canto per manifestare a Dio la sua fiducia e la sua gioia ma anche la sua nostalgia per il tempo che non c'è più.

Nonostante le difficoltà riesce ad esprimere la sua gratitudine e a vedere la presenza di Dio nelle piccole cose.

E' per me difficile pensare che dalla nostalgia, dalla fatica del cammino si levi un canto di lode, di gioia e di ringraziamento.

Ti prego o Dio

rendimi capace di lodarti per tutti i fiori che nascono sul mio cammino e fa che la nostalgia non prevalga sulla speranza, sulla fiducia.

Aiutami a riporre in Te la mia fiducia e la mia speranza.

Franca Gonella

Predicazione del 21 giugno 2015




DOMENICA 5 LUGLIO IN COMUNITA

Domenica 5 luglio alle ore 10 celebriamo l'eucarestia in Via Città di Gap 13.
Su proposta di Simone Allasia, verrà ricordata la mamma che morì 20 anni fa.
La predicazione si svolgerà sul  Vangelo di Marco 6, 1-6.
Saremo lieti di incontrare alcuni famigliari di Simone.


Alle ore 12 mi trasferirò nei pressi di Osasco e avrò la gioia di annunciare la benedizione di Dio nel matrimonio di due ragazzi gay.

[SdG] DOMENICA 5 LUGLIO - GITA IN VAL LEMINA


Domenica 5  luglio, gita in Val Lemina.  Cammineremo tra i faggi, i castagni  e i pini del "Bosco dell'Impero", che si estende ai piedi della Rocca Sbarua, ripercorrendo gli antichi sentieri di carbonai e cacciatori, fino a raggiungere un'area attrezzata per il pic-nic.
E' necessario portarsi il pranzo al sacco.
Il ritrovo è alle ore 9 in piazza Vittorio Veneto a Pinerolo. 

Vi aspettiamo!




Dio amoroso e misericordioso
guidami, accompagnami nei miei giorni,
affinché io compia la Tua volontà.
Correrò come un cervo verso la fonte,
volerò come un'aquila nel cielo,
perché mi sarà dolce la Tua amicizia,
molto più dolce di un favo di miele.

Tu sei la stella del mio cammino,
Tu sei la roccia della mia vita.
Ho bisogno del Tuo calore per vivere
e del Tuo perdono per rigenerarmi.
Se non darò ascolto alla Tua voce,
mi perderò nelle praterie della morte,
scivolerò nei sentieri scoscesi del nulla.

UGUALI E CONTRARIE

Due sto­rie bud­d­hi­ste uguali e con­tra­rie. La prima è nostra con­tem­po­ra­nea. Ini­zia a Man­da­lay, la capi­tale pre­co­lo­niale della Birmania/Myanmar, e rac­conta di un monaco indaf­fa­rato ad agi­tare gli animi. A pre­di­care che se sei bir­mano devi essere bud­d­hi­sta e nient'altro. Soprat­tutto non sei musulmano e se lo sei, devi andar­tene dal paese.
Una xeno­fo­bia ecci­tata e incen­dia­ria che ha già fatto troppe vit­time, soprat­tutto tra i Rohin­gya, popo­la­zione che abita lo stato Rakhine (già Ara­kan), che infatti sta fug­gendo e per­dendo vita e speranza nell'Oceano Indiano. U Wira­thu, il monaco in que­stione, pre­dica la purezza bir­mana del bud­d­hi­smo e ha ani­mato un movi­mento isla­mo­fobo, deno­mi­nato, secondo una nume­ro­lo­gia buddhistica, 969.
Adesso è l'ispiratore dell'Organizzazione per la Pro­te­zione della Razza e della Reli­gione, localmente nota con l'acronimo MaBa­Tha: c'è un com­plotto mon­diale dei musul­mani, sono i padroni del com­mer­cio e di molte imprese, le donne bud­d­hi­ste e-birmane non devono spo­sarli. Sosti­tuire musul­mano con ebreo e il nazi­bud­d­hi­smo si mate­ria­lizza all'istante.

Il nazi­bud­d­hi­smo
Le prediche-comizio del monaco sono molto seguite, dal vivo e online, e non è dif­fi­cile vedere il distin­tivo del 969 su taxi e auto­bus. Si pre­vede un futuro poli­tico di un certo rilievo per lui e il suo movi­mento.
Rea­gi­scono alcune orga­niz­za­zioni di donne che vedono in que­ste posi­zioni iper­na­zio­na­li­sti­che anche un incen­tivo a rie­su­mare pra­ti­che patriar­cali in declino. Reti­cente è invece Aung San Suu Kyi e il suo par­tito, la Lega Nazio­nale per la Democrazia-Lnd, per timore di con­tra­stare il dif­fuso sentimento che equi­para bir­mano con bud­d­hi­sta e che com­plica da sem­pre il rap­porto con le minoranze sia etni­che sia reli­giose, cri­stiani, indui­sti ecc.
L'attivismo di U Wira­thu non si ferma ai con­fini nazio­nali. A set­tem­bre è stato ospite di primo piano in Sri Lanka al con­gresso del Bodu Bala Sena, Forza di Potere Bud­d­hi­sta, una for­ma­zione altret­tanto radi­cale e isla­mo­foba. Una inci­piente inter­na­zio­nale del bud­d­hi­smo raz­zi­sta? Quando a gen­naio si è pre­sen­tata a Yan­gon la rela­trice delle Nazioni unite per i diritti umani, la sud­co­reana Yan­ghee Lee, pro­prio per veri­fi­care tra l'altro la puli­zia etnica con­tro i Rohin­gya, U Wira­thu l'ha pub­bli­ca­mente qua­li­fi­cata come «strega» e «put­tana». Sap­piamo dove porta que­sta reto­rica di disuma­niz­za­zione dell'avversario.
Canta un'altra can­zone la sto­ria bud­d­hi­sta che si con­clude a May­myo, a set­tanta chi­lo­me­tri di Manda­lay, dove la pri­ma­vera scon­figge le altre sta­gioni. Una inin­ter­rotta scena di fiori e di alberi, di cascate e di ombre. La luce, non si sa come, attec­chi­sce alla pelle. Una pic­cola pagoda bianca, priva della pom­posa impo­nenza che spesso ema­nano le archi­tet­ture bud­d­hi­ste, con­serva i resti di un monaco tra i più signi­fi­ca­tivi della sto­ria del bud­d­hi­smo mon­diale. Loka­na­tha, il suo nome, morto di can­cro a ses­san­ta­nove anni nel 1966, dopo una vita vis­suta tra Asia Europa e America.

L'utopia di Cioffi
Una esi­stenza agi­tata da un sogno, da una uto­pia per­se­guita senza com­pro­messi, quella della progres­siva con­ver­sione al bud­d­hi­smo dell'umanità, a comin­ciare dai suoi lea­der, e, di conseguenza, il rag­giun­gi­mento della fra­tel­lanza uni­ver­sale e della pace. Fa sor­ri­dere, ma era meno inde­cente di uto­pie con altri nomi dif­fuse con carri armati, droni o kalashnikov.
Il monaco bud­d­hi­sta Loka­na­tha altri non era che Sal­va­tore Cioffi, nato nel 1897 a Cer­vi­nara in provin­cia di Avel­lino. Ha quat­tro anni quando la sua fami­glia emi­gra a New York. Si lau­rea in chimica nel '22, lavora alla Proc­ter & Gam­ble, parla il fran­cese, suona il vio­lino, si iscrive alla Scuola di Medi­cina e Chi­rur­gia della Colum­bia Uni­ver­sity, ma la dis­se­zione degli ani­mali con­tra­sta con il suo pro­fondo sen­tire. Diventa vegetariano.
Qual­cuno gli passa un libro: «È stato il Dham­ma­pa­dha che cam­biò com­ple­ta­mente la mia vita. Divenni bud­d­hi­sta leg­gen­dolo». Sono 423 ver­setti, una sorta di testa­mento spi­ri­tuale del Bud­dha, una sin­tesi della dot­trina. Lascia la fami­glia, si imbarca verso est.
Nel 1925 Loka­na­tha viene ordi­nato monaco bud­d­hi­sta a Ran­goon, attuale Yan­gon, nella colo­nia inglese detta Bir­ma­nia. Una tre­menda e poco spi­ri­tuale dis­sen­te­ria lo riporta l'anno suc­ces­sivo in Ita­lia dove, a suo dire, con­vince le auto­rità mili­tari ad accet­tare la sua obie­zione di coscienza e a non spe­dirlo in caserma, ma i suoi piedi cer­cano nuovi sen­tieri da cal­pe­stare e solo con la loro spinta riprende la strada del ritorno in Bir­ma­nia dove arriva nel '28. Comin­cia una rigo­rosa con­dotta di vita fatta di stu­dio e di medi­ta­zione. Tra i suoi disce­poli c'è un gio­vane Aung San che sta per diven­tare il lea­der della lotta armata per l'indipendenza nazio­nale bir­mana con­tro gli inglesi, futuro e amato «padre della patria» e padre di Aung San Suu Kyi, icona vivente, pre­mio Nobel per la pace, attuale lea­der politica.

Il pel­le­gri­nag­gio energetico
Ma il monaco Loka­na­tha vede non solo se stesso, vede soprat­tutto l'infelicità cro­nica del mondo, vor­rebbe porvi rime­dio, per­ciò con­certa nei primi Anni Trenta alcune spe­di­zioni mis­sio­na­rie di monaci dal Sud Est Asia­tico a Bodh Gaya in India, nel luogo in cui Sid­d­har­tha Gau­tama rag­giunse l'illuminazione e divenne il Bud­dha sto­rico. Una spe­cie di pel­le­gri­nag­gio ener­ge­tico in vista della futura bud­d­hiz­za­zione dell'umanità. No, non gli sarebbe pia­ciuta que­sta parola, con­sen­tita però dalla deter­mi­na­zione con cui per­se­gue il suo dise­gno missionario.
Nel 1935 e nel '36 aveva avuto lun­ghi col­lo­qui in India con Bhim­rao Ramji Ambe­d­kar di cui è bene abbon­dare in defi­ni­zioni: padre, anch'egli, della Costi­tu­zione indiana, filo­sofo, eco­no­mi­sta, rivo­lu­zio­na­rio, scrit­tore, ecc. Soprat­tutto dalit cioè paria, fuori casta, intoc­ca­bile, diciamo noi. Con l'induismo non si esce dal sistema chiuso delle caste, con il bud­d­hi­smo sì, spiega Loka­na­tha. Vent'anni dopo Ambe­d­kar si con­verte pub­bli­ca­mente e con lui cen­ti­naia di migliaia di dalit indiani diven­tano bud­d­hi­sti. Una delle più grandi con­ver­sioni di massa della storia.
Nell'ora dei lupi della seconda guerra mon­diale gli inglesi inter­nano Loka­na­tha in India. Per­ché è ita­liano, dun­que nemico dichia­rato, o per­ché è stato disce­polo del noto monaco anti­co­lo­nia­li­sta U Wisara, morto di digiuno poli­tico in car­cere? Dieci anni dopo stessa sorte per U Ottama. Intrecci dell'anima e del mondo, poli­tica e mistica senza confini.
Dopo la guerra mon­diale, il bud­d­hi­smo appare a Loka­na­tha come «una bomba ato­mica d'amore». Torna negli Usa nel 1948, dopo aver pre­di­cato a Sin­ga­pore, Manila, Hong Kong, Shan­ghai Nel '49 è il momento del tour euro­peo. Prima di Lon­dra e altre capi­tali, passa anche a Torino, dove stava tra­du­cendo pro­prio il Dham­ma­pa­dha Euge­nio Frola, inge­gnere e mate­ma­tico, pro­fes­sore di geo­me­tria descrit­tiva al Poli­tec­nico, e fon­da­tore di un luogo di auscul­ta­zione della ragione, il Cen­tro Studi Meto­do­lo­gici, con Nicola Abba­gnano, Nor­berto Bob­bio, Ludo­vico Geymonat.

Ritorno a Rangoon
La lunga pere­gri­na­zione si con­clude nel 1951 con il ritorno in Bir­ma­nia a tes­sere altri legami, altri incon­tri e con­gressi inter­na­zio­nali bud­d­hi­stici mai avve­nuti prima. Lo anima una spe­cie di pas­sione che dire­sti poco bud­d­hi­sta: pre­pa­rare il ter­reno per una vasta cam­pa­gna mon­diale di con­ver­sione. L'umanità deve sapere che il grande dolore del vivere può essere messo a tacere, che il buio del mondo può essere sopraf­fatto dalla luce. Avvol­gere il mondo con la verità aveva scritto anni prima.
Un pic­colo dolore incide nella sua testa, poi, sem­pre più grande, lo porta alla morte, il 25 di mag­gio del 1966 tra i fiori pro­fu­mati di Maymyo.
Claudio Canal

(Il Manifesto 17 giugno)  

Insulti ai Rom ora Borghezio dovrà risarcirli

MILANO. Aveva offeso i Rom, definendoli «la feccia della società» nell'apri1e 201 3, durante la trasmissione radiofonica La Zanzara. Ora dovrà risarcirli. Mario Borghezio ha trovato un accordo con le associazioni che rappresentano la comunità Rom e Sinti, parti civili nel processo contro l'eurodeputato leghista per istigazione all'odio razziale. Fra chi dovrà essere risarcito ci sono anche gli otto rom che fecero visita alla Camera e che lo avevano querelato per diffamazione. Ora, raggiunto l'accordo economico (si parla di alcune migliaia di euro), si dicono pronti a ritirare la querela. Non cadrà però l'accusa a Borghezio di istigazione all'odio razziale, procedibile d'ufficio.

(Repubblica 24 giugno)

lunedì 29 giugno 2015

SOLIDARIETà AL POPOLO GRECO



La lettera di Tsipras al popolo greco

Greche e greci,
da sei mesi il governo greco conduce una battaglia in condizioni di asfissia economica mai vista, con l'obiettivo di applicare il vostro mandato del 25 gennaio a trattare con i partner europei, per porre fine all'austerity e far tornare il nostro paese al benessere e alla giustizia sociale. Per un accordo che possa essere durevole, e rispetti sia la democrazia che le comuni regole europee e che ci conduca a una definitiva uscita dalla crisi.

In tutto questo periodo di trattative ci è stato chiesto di applicare gli accordi di memorandum presi dai governi precedenti, malgrado il fatto che questi stessi siano stati condannati in modo categorico dal popolo greco alle ultime elezioni. Ma neanche per un momento abbiamo pensato di soccombere, di tradire la vostra fiducia.

Dopo cinque mesi di trattative molto dure, i nostri partner, sfortunatamente, nell'eurogruppo dell'altro ieri (giovedì n.d.t.) hanno consegnato una proposta di ultimatum indirizzata alla Repubblica e al popolo greco. Un ultimatum che è contrario, non rispetta i principi costitutivi e i valori dell'Europa, i valori della nostra comune casa europea. È stato chiesto al governo greco di accettare una proposta che carica nuovi e insopportabili pesi sul popolo greco e minaccia la ripresa della società e dell'economia, non solo mantenendo l'insicurezza generale, ma anche aumentando in modo smisurato le diseguaglianze sociali.

La proposta delle istituzioni comprende misure che prevedono una ulteriore deregolamentazione del mercato del lavoro, tagli alle pensioni, nuove diminuzioni dei salari del settore pubblico e anche l'aumento dell'IVA per i generi alimentari, per il settore della ristorazione e del turismo, e nello stesso tempo propone l'abolizione degli alleggerimenti fiscali per le isole della Grecia.

Queste misure violano in modo diretto le conquiste comuni europee e i diritti fondamentali al lavoro, all'eguaglianza e alla dignità; e sono la prova che l'obiettivo di qualcuno dei nostri partner delle istituzioni non era un accordo durevole e fruttuoso per tutte le parti ma l'umiliazione di tutto il popolo greco.

Queste proposte mettono in evidenza l'attaccamento del Fondo Monetario Internazionale a una politica di austerity dura e vessatoria, e rendono più che mai attuale il bisogno che le leadership europee siano all'altezza della situazione e prendano delle iniziative che pongano finalmente fine alla crisi greca del debito pubblico, una crisi che tocca anche altri paesi europei minacciando lo stesso futuro dell'unità europea.

Greche e greci,
in questo momento pesa su di noi una responsabilità storica davanti alle lotte e ai sacrifici del popolo greco per garantire la Democrazia e la sovranità nazionale, una responsabilità davanti al futuro del nostro paese. E questa responsabilità ci obbliga a rispondere all'ultimatum secondo la volontà sovrana del popolo greco.

Poche ore fa (venerdì sera n.d.t.) si è tenuto il Consiglio dei Ministri al quale avevo proposto un referendum perché sia il popolo greco sovrano a decidere. La mia proposta è stata accettata all'unanimità.

Domani (oggi n.d.t.) si terrà l'assemblea plenaria del parlamento per deliberare sulla proposta del Consiglio dei Ministri riguardo la realizzazione di un referendum domenica 5 luglio che abbia come oggetto l'accettazione o il rifiuto della proposta delle istituzioni.

Ho già reso nota questa nostra decisione al presidente francese, alla cancelliera tedesca e al presidente della Banca Europea, e domani con una mia lettera chiederò ai leader dell'Unione Europea e delle istituzioni un prolungamento di pochi giorni del programma (di aiuti n.d.t.) per permettere al popolo greco di decidere libero da costrizioni e ricatti come è previsto dalla Costituzione del nostro paese e dalla tradizione democratica dell'Europa.

Greche e greci, a questo ultimatum ricattatorio che ci propone di accettare una severa e umiliante austerity senza fine e senza prospettiva di ripresa sociale ed economica, vi chiedo di rispondere in modo sovrano e con fierezza, come insegna la storia dei greci. All'autoritarismo e al dispotismo dell'austerity persecutoria rispondiamo con democrazia, sangue freddo e determinazione.

La Grecia è il paese che ha fatto nascere la democrazia, e perciò deve dare una risposta vibrante di Democrazia alla comunità europea e internazionale.
E prendo io personalmente l'impegno di rispettare il risultato di questa vostra scelta democratica qualsiasi esso sia.
E sono del tutto sicuro che la vostra scelta farà onore alla storia della nostra patria e manderà un messaggio di dignità in tutto il mondo.

In questi momenti critici dobbiamo tutti ricordare che l'Europa è la casa comune dei suoi popoli. Che in Europa non ci sono padroni e ospiti. La Grecia è e rimarrà una parte imprescindibile dell'Europa, e l'Europa è parte imprescindibile della Grecia. Tuttavia un'Europa senza democrazia sarà un'Europa senza identità e senza bussola.
Vi chiamo tutti e tutte con spirito di concordia nazionale, unità e sangue freddo a prendere le decisioni di cui siamo degni. Per noi, per le generazioni che seguiranno, per la storia dei greci.
Per la sovranità e la dignità del nostro popolo.

Alexis Tsipras







VORREI FARE DI TE

Vorrei fare di te
un albero piantato vicino ad un ruscello.
Vorrei fare di te
una voce in mezzo al silenzio degli uomini.
Vorrei fare di te
un tempio in cui risuonano le cetre,
dice il Signore.


Vorrei fare di te
un lottatore e un servitore.
Vorrei fare di te
un'acqua abbondante che zampilla.


Accordami la tua vita tutta intera
e io lo farò,
dice il Signore".
Soeur Myriam (Da Un sentiero nella foresta pag 84).

KAREL CAPEK

"Immagini il silenzio se tutti dicessero solo quello che sanno?".

VLADIMIR JANKELEVITCH

"La musica rinforza la convinzione che la cosa più importante del mondo è proprio quella che non si può dire".

LO SPETTRO DEL GENDER

A sentir loro è l'indistinzione dei sessi, che sarebbe la conseguenza sia di una educazione che insegni a maschi e femmine a rispettarsi reciprocamente e a non chiudersi (e non chiudere l'altra/o) in ruoli stereotipici e rigidi, sia del riconoscimento della omosessualità come un modo in cui può esprimersi la sessualità, della legittimità dei rapporti di amore e solidarietà tra persone dello stesso sesso e della loro capacità genitoriale. Stravolgendo le riflessioni di sociologhe/i, filosofe/ i, antropologhe/i, persino teologhe/i sul genere come costruzione storico-sociale che attribuisce ai due sessi capacità, destini (e poteri) diversi e spesso asimmetrici, attribuiscono ad una fantomatica "teoria del genere" e alla sua imposizione nelle scuole – e la parola gender spiccava ieri sui cartelloni innalzati in piazza – la negazione di ogni distinzione tra i sessi e la volontà di indirizzare i bambini e i ragazzi verso l'omosessualità o la transessualità, quasi che l'orientamento sessuale sia esito di scelte intenzionali e possa essere orientato dall'educazione.

Timore, per altro, paradossale e contraddittorio in chi pensa che solo l'eterosessualità sia lo stato di natura. Rifiutando di distinguere tra conformazione sessuata dei corpi, ruoli sociali, orientamento sessuale, considerano chi propone questa distinzione come un pericoloso sostenitore tout court dell'androginia indifferenziata. Timorosi della "normalità", e dello stigma e del disgusto che l'accompagnano, sono a loro agio solo nella perfetta, e unidimensionale, sovrapposizione delle tre dimensioni, che non dia adito a dubbi, in cui ciascuno " sta al proprio posto", assegnato da una natura priva di varietà, storia, cultura,intenzioni.

Per questo ce l'hanno tanto con l'omosessualità e il riconoscimento delle coppie omosessuali, perché non vi vedono solo uomini e donne che sono attratti da e amano persone del proprio sesso pur sentendosi rispettivamente maschi e femmine, ma uomini e donne che sconfinano dal proprio sesso, che non ne riconoscono le regole, sul piano della sessualità, ma anche della identità, incrinando perciò l'ordine di un mondo in cui maschile e femminile sono nettamente separati e l'eterosessualità non è solo una forma di sessualità, ma una norma sociale che assegna a ciascuno i propri compiti e posto in base al sesso di appartenenza.

In agitazione continua contro ogni proposta di riconoscimento delle coppie dello stesso sesso, a prescindere dalla affettività e solidarietà che le lega non diversamente dalle coppie di sesso diverso (migliaia di emendamenti alla proposta di legge Cirinná), da qualche tempo hanno aperto un fronte anche nei confronti della scuola, dalla materna in su. Se la prendono con le iniziative che mirano a contrastare sia il bullismo omofobico sia la stereotipia di genere (due fenomeni distinti, anche se la seconda può favorire il primo) e ad aiutare i bambini e ragazzi a comprendere la varietà delle forme famigliari in cui di fatto vivono. Purtroppo, come a suo tempo per l'educazione sessuale di cui hanno con successo impedito avvenisse a scuola, hanno trovato ascolto presso il ministero dell'educazione e la ministra Giannini, che dopo la manifestazione di ieri sarà ancora più attenta alle pressioni di chi non vuole che si tocchino questi temi a scuola.

Resta da vedere che cosa ha da dire il presidente Renzi, se si farà impaurire anche lui, che si propone come un innovatore, rimandando ancora una volta il riconoscimento delle coppie dello stesso sesso e lasciando fuori dalla "buona scuola" quei temi che, se affrontati serenamente e con consapevole legittimità, aiuterebbero ad evitare molte paure e molte violenze.

(Chiara Saraceno, Repubblica 22 giugno)

IL BISOGNO DI UN LINGUAGGIO NUOVO

" Se Gesù di Nazareth vivesse ai nostri tempi e noi, figli della modernità, c'incontrassimo con lui, useremmo un linguaggio del tutto diverso per esprimere la stessa esperienza di profonda sacralità che i suoi discepoli hanno vissuto nell'incontro con lui.
Non useremmo mai immagini quali "re", "gran sacerdote", "agnello di Dio", "verbo", "seduto alla destra di Dio", né con definizioni dogmatiche del suo rapporto con Dio come seconda persona della Santissima Trinità.
Ciò non invalida le antiche formulazioni; significa piuttosto che non sono più vincolanti per l'uomo moderno perché non trasmettono più alcuna intuizione rivelatrice"
(Roger Lenaers, Il sogno di Nabucodonosor, Massari Ed. pag 45)

Ho imparato, mi ha commosso

Migranti alla frontiera, notte e giorno tra sabbia, scogli e sole ardente. Sono i giorni del Ramadan. Parecchi hanno il Corano tra le mani.
O Dio, che non perdano la fiducia in Te a causa della barbarie della nostra Europa.
UN DIO CHE CONDIVIDE

"Dio condivide con le persone quali noi siamo gli alti e i bassi della vita e ci ha cari perché siamo fatti in questa maniera... Dato che siamo esseri umani, Dio ci ama per la nostra impotenza, per il nostro smarrimento, per il nostro cercare, per il nostro sforzarci su mille sentieri, e alla fine c'è una storia della salvezza... " (Eugen  Drewermann).

Medjugorje la sentenza del Vaticano

CITTA' DEL VATICANO. Già da qualche tempo i veggenti di Medjugorje non vanno più in giro. Hanno obbedito alle ultime disposizioni della Chiesa, e fermato i loro raduni dove avverrebbero le visioni di Maria. Potrebbe così arrivare oggi, proprio nell'anniversario delle apparizioni di Medjugorje, il verdetto del Papa attraverso1'ex Sant'Uffizio a conclusione della Commissione di inchiesta vaticana sull'autenticità o meno dei miracoli nella cittadina dell'Erzegovina. L'organismo guidato dal cardinale Camillo Ruini ha depositato le sue valutazioni nelle mani del Pontefice, e c'è molta attesa sulle possibili decisioni di Francesco.
Medjugorje è divenuto uno dei santuari mariani più visitati al mondo: oltre 40 milioni di pellegrini lo hanno raggiunto da quando nel 1981 la Madonna si sarebbe manifestata a sei giovani veggenti. Da allora ogni giorno, alla stessa ora, la Vergine di Medjugorje manderebbe messaggi ai devoti. Le apparizioni però dividono il mondo della Chiesa, su fenomeni apparentemente inspiegabili che in tanti giurano di aver vissuto: rosari trasformati in oro, miracoli del sole, guarigioni improvvise.
Da qualche tempo il Vaticano ha deciso di vederci chiaro, e istituito una Commissione. Uno dei suoi membri, Salvatore Maria Perrella, preside della Pontificia facoltà teologica "Marianum" di Roma, ha commentato di recente con Avvenire: «Il Pontefice sta preparando tutti alla decisione sul caso Medjugorje sgombrando il campo dal chiacchiericcio e dal fantastico». Perrella è sembrato nutrire dubbi sull'attendibilità dei veggenti, adombrando il ricorso alla «menzogna o l'affabulazione». E lo stesso Papa è stato molto duro qualche giorno fa quando, durante un'omelia, ha detto che «la Madonna non manda emissari».
Tuttavia gli esperti prevedono come improbabile la chiusura del santuario, che significherebbe un colpo durissimo per l'indotto economico della cittadina. Ma è possibile che il pronunciamento, del Papa e le sue sanzioni, possano invece dirigersi sui veggenti. (m. ans.)

(Repubblica 24 giugno)

domenica 28 giugno 2015

COMUNITA' NASCENTE

Abbiamo vissuto una intensissima giornata di preghiera e di confronto. Ouail, credente e colto, ci ha aiutati a capire la storia dell'Islam nella tradizione sciita e sunnita.
Si tratta di informazioni che aiutano a leggere la realtà presente.
Oggi Marianna ha salutato la comunità perché nei prossimi giorni, per motivi di studio e lavoro, si trasferirà in Irlanda fino a dicembre.
Carissima Marianna, ci mancherai molto, ma le comunicazioni di affetto, di fede e di confronto non si arresteranno.
Franco Barbero

UN'EUROPA CHE NON ACCOGLIE E CHE ESCLUDE

L'Unione Europea non accoglie i migranti e ora mette ai margini la Grecia, un popolo in cerca di dignità e di nuovi paradigmi culturali e sociali.
Ci domandiamo se a questa Europa interessi il mercato più delle persone. Sembra tristemente vero che l'Europa sociale- solidale deve ancora nascere.

Da San Francesco a Francesco

Già l'accoppiata di titolo e sottotitolo della nuova enciclica di Bergoglio è molto significativa: "Laudato sì. Sulla cura della casa comune". Vi compaiono tre concetti decisivi della complessiva interpretazione bergogliana del cristianesimo come servizio e difesa dell'uomo: 1) la lode, ovvero la dimensione contemplativa, assolutamente essenziale per la spiritualità gesuita; 2) la cura, la prassi volta al bene e alla giustizia, tratto peculiare della teologia della liberazione sudamericana; 3) la casa comune, ovvero il bene comune e la dimensione comunitaria della vita umana, che è sempre vita di un singolo all'interno di un popolo. Precisamente per questa terza dimensione il papa scrive che con il suo scritto egli non si rivolge solo agli uomini di Chiesa e ai cattolici, com'è tradizione per il genere letterario dell'enciclica, ma a tutti gli esseri umani: «Mi propongo specialmente di entrare in dialogo con tutti riguardo alla nostra casa comune».
Francesco tiene a ricordare che la sua particolare attenzione all'ecologia non è una novità per il papato, in quanto tutti i suoi immediati predecessori l'avevano coltivata prima di lui. E in effetti leggendo il suo scritto è impossibile non riscontrare forti debiti intellettuali verso Giovanni Paolo II e soprattutto Benedetto XVI, entrambi citatissimi (23 volte il primo, 21 il secondo). Si ha però anche una sensazione di autentica novità per almeno tre motivi: 1) per lo stile semplice e immediato che ricorda da vicino quell'acqua di cui il papa scrive che «ci vivifica e ci ristora»; 2) per l'attenzione prestata a contributi che solitamente non costituiscono le fonti del magistero papale, come per esempio le opere di altri leader religiosi tra cui il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo, e le analisi di scienziati, di sociologi, di economisti; 3) per la forza sorprendentemente "laica" degli argomenti e dell'argomentazione. Nell'enciclica infatti ricorrono termini quali inquinamento, cambiamenti climatici, rifiuti, cultura dello scarto, questione dell'acqua (qui il papa spende parole fortissime contro ogni progetto di privatizzazione delle risorse idriche), perdita di biodiversità, deterioramento della qualità della vita, degradazione sociale, iniquità planetaria, ogm, per un dettato complessivo che soprattutto nella prima parte non ha proprio nulla di ciò che tradizionalmente si intende per religioso.
L'enciclica è molto lunga, quasi 200 pagine per 246 paragrafi, e una sua analisi adeguata richiede tempo e riflessione. Da quanto emerge però a una prima veloce lettura credo che il concetto decisivo sia quello di "ecologia integrale", espressione che ricorre otto volte nel documento e costituisce il titolo del quarto capitolo. Integrale significa in grado di abbracciare tutte le componenti della vita umana, la quale va riscattata dalla progressiva sottomissione alla tecnologia che nel suo legame con la finanza «pretende di essere l'unica soluzione dei problemi», ma, scrive il papa, «di fatto non è in grado di vedere il mistero delle molteplici relazioni che esistono tra le cose, e per questo a volte risolve un problema creandone altri».
Un grande insegnamento al proposito è l'interconnessione di tutte le cose su cui il papa ritorna più volte ("tutto è intimamente relazionato"), al fine di comprendere, per fare solo un esempio, che il surriscaldamento del pianeta provoca la migrazione di animali e di vegetali e quindi l'impoverimento di determinati territori e di coloro che li abitano, i quali a loro volta si trovano costretti a emigrare. Così l'ecologia, da mera preoccupazione per l'ambiente naturale, mostra di essere al contempo cura dell'umanità nel segno ancora una volta dell'ecologia integrale.
Rimangono però tre domande. 1) È sostenibile affermare che "la crescita demografica è veramente compatibile con uno sviluppo integrale e sociale", come scrive il Papa citando un documento ecclesiastico precedente? Oggi siamo oltre 7 miliardi e già ora i nostri rifiuti sono superiori alle possibilità di smaltimento, senza contare che lo smaltimento diviene a sua volta causa di inquinamento. Che cosa avverrà quando nel 2050 la popolazione sarà di 9,6 miliardi?
2) Nel capitolo biblico-teologico il Papa scrive che "il pensiero ebraico-cristiano ha demitizzato la natura… non le ha più attribuito un carattere divino". Non sarebbe opportuno chiedersi se questo processo di demitizzazione e desacralizzazione, è all'origine di quello sfruttamento progressivo del pianeta denunciato dal papa?
3) Stupisce l'assenza totale di ogni riferimento alle grandi religioni orientali (induismo, buddhismo, jainismo, taoismo, shintoismo) da sempre molto attente alla questione ecologica e alla spiritualità della natura, molto prima del risveglio al riguardo del cristianesimo. Francesco scrive più volte che "tutto nel mondo è intimamente connesso" e sicuramente sa che si tratta di un insegnamento originario della sapienza orientale, in particolare del buddhismo e del taoismo: perché non dirlo e richiamarli? Non sarebbe stato in linea con il desiderio di "unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale", come egli scrive?
Vito Mancuso

(la Repubblica 16 giugno)
DIO E' VICINO

"Ciascun individuo è vicino a Dio, a prescindere da quale nazione del mondo si trovi ad abitare.
E chi ha compreso quanto fossero universali l'amore, la generosità e la comprensione di Gesù, non avrà mai più motivo di escludere una persona".
5 luglio ore 13

NEL MATRIMONIO DI SIMONE E PASQUALE

Davanti a Te, o Dio, stanno le nostre vite.
Tu conosci fino in fondo i nostri cuori,
ci sei vicino nella luminosa freschezza dell'aurora,
non ci abbandoni quando sopraggiunge la sera.

Tu porti incisi nel Tuo grande cuore
i nomi e i volti di ciascuno/a di noi.

Tu sussurri all'orecchio parole di vita,
ci indichi i sentieri della vera felicità.

Dio del mattino, Dio del meriggio, Dio della sera:
Dio dei giorni di festa e Dio del quotidiano.
Dio che sembri assente eppure sei vicino,
noi oggi Ti cerchiamo sulla strada di Gesù
anche attraverso la testimonianza delle Scritture.

Quando ho aperto il cuore al Tuo invito
la Strada si è riempita di luce:
ho diviso con Te le fatiche del viaggio.
Quando ho abbracciato il Tuo messaggio
ho visto rifiorire il più arido deserto:
ho scoperto che sei la presenza amica.

O Dio, caldo custode dei nostri giorni,
accompagna  Simone e Pasquale nel  viaggio dell'amore.
Tu sai parlare ai cuori e ne ascolti i palpiti.

Abbiamo un immenso bisogno di Te
per costruire percorsi di giustizia e di pace.
Le nostre piccole vite poggiano su di Te.
Insegnaci a trovare in Te l'acqua viva
che ci disseta nei momenti difficili:
la fiducia in Te e la fontana della felicità.
COME ESSERI UMANI

"Noi esseri umani non amiamo la noia, il solito tran tran e la pigrizia; è solo quando ci hanno compresso molto, quando ci hanno distrutto i sogni, quando ci hanno proibito i desideri, soffocato la fantasia, ristretto il cuore, che si producono i sintomi dell'indolenza, della stanchezza, della rassegnazione, della passività" (Eugen  Drewermann).
SI DIRÀ - già lo si dice - che l'enciclica francescana di papa Francesco sarà molto più radicale, in tema di "cura della Terra" e di critica ai meccanismi che ne consentono la predazione e lo scempio, di quanto la cultura politica odierna possa permettersi. Le anticipazioni lo confermano. Ne basti una: "l'accesso alla proprietà dei beni e delle risorse è vietato (ai poveri del Sud del mondo, ndr) da un sistema di relazioni commerciali e di proprietà strutturalmente perverso". Segnate con l'evidenziatore giallo le parole "sistema di relazioni commerciali e di proprietà strutturalmente perverso", e cercate qualcosa di vagamente somigliante nel documento di un partito politico occidentale di qualche rilevanza. Buona fortuna.
Ma allora: questo Papa è marxista? Ovviamente no, traendo dalla fede in Dio, e non dalla critica dell'economia politica, la sua forza dialettica. Se rischia di sembrarlo è solo perché la critica dell'economia politica, e con essa la politica tout court, è sbiadita al punto che ogni giudizio strutturale sulle relazioni economiche tra umani, dunque sul potere, suona insolito se non straordinario. Non ci siamo più abituati. Non è più pane per i nostri denti - per restare in metafora agricola - e in questo senso possiamo considerare una vera fortuna il fatto che questo Papa, quasi ogni volta che apre bocca, costringa la politica, soprattutto la sinistra, a provare un sentimento (salutare) di inadeguatezza.
Michele Serra

(La Repubblica 17 giugno)

sabato 27 giugno 2015

APPUNTAMENTI DELLA SETTIMANA

Domani dalle ore 10,30 a Torino in Via Principe Tommaso 4 incontro della comunità nascente.
Lunedì 29  alle ore 15,30 a Pinerolo in Via Città di gap 13 prepariamo il notiziario  della comunità.
Alle ore 19 a Piscina cena comunitaria.
Per informazioni Fiorentina 339/4018699.
Martedì 30 alle ore 19 a Pinerolo sempre nella sede della comunità incontriamo don Giuseppe e alcuni suoi parrocchiani/e.
Pizza e confronto comunitario.
Giovedì 2 luglio alle ore 18 a Torino presso l'associazione Opportunanda in Via Sant'Anselmo 28 coordinamento regionale delle comunità cristiane di base piemontesi.

NON SI PUO' PIU' ATTENDERE

Arrivo dal gay Pride di Torino al quale ho partecipato con "La Scala di Giacobbe", gruppo di persone omosessuali credenti lgbt che regolarmente si incontra a Pinerolo.
Anche alla luce della sentenza della  Corte Suprema degli USA, diventa sempre più chiaro che le persone omosessuali non possono più attendere che vengano riconosciuti i loro diritti, compreso il matrimonio. Tanto meno possono accontentarsi di una leggina che costituisca una magra consolazione.
F.B.

GUARDO A TE




O Dio, io guardo con fiducia verso di Te . anch’io “corro” verso la Tua parola, come la cerva anela ai corsi d’acqua.
Liberami dalle funicelle delle mie illusioni e, soprattutto, riscalda il mio cuore tiepido: Tu, fiamma che tieni accesa la mia lampada.
Non lasciarci vagare nei sentieri del nulla, non lasciarci accomodare in quell’indifferenza che conduce, passo dopo passo, all’egoismo.
F.B.


SALVINI...

Indiscutibilmente piace.
È un buon comunicatore, ha quel tipo di oratoria che piace a chi ama sentire come i problemi possano essere sgretolati, ridotti in briciole, cosucce che sarebbe facile risolvere in quattro e quattr'otto se solo ci fosse gente dotata di sufficiente energia per affrontarli. Ingentilisco metafore di sapore molto più robusto.
Salvini le spara grosse sapendo che tutto passa, nessuno controlla niente e soprattutto che il politico che sa fare "boom" con la bocca non dovrà mai render conto.
Solo pochi ani fa milioni di italiani rimasero incantati da un venditore altrettanto capace che prometteva come fosse niente "meno tasse per tutti". Roba da matti, con la crisi alle porte, un debito pubblico spaventoso il bravo venditore con il più accattivante dei sorrisi, prometteva "meno tasse per tutti"; molti ci hanno creduto felici che finalmente qualcuno avesse trovato la formula della felicità.
Salvini fa lo stesso con il problema dei migranti; un fenomeno epocale, appena cominciato, che ci accompagnerà per molti anni a venire, che nessuno al mondo sa bene come affrontare, lui lo risolve come fosse robetta.
È vero che viene invitato dappertutto. Non c'è conduttore che non lo preghi di accomodarsi a dire la sua, a polemizzare con gli altri ospiti con la sua simpatica ruvidità da "lumbard" di buon senso.
Invece è proprio il buon senso che gli manca, le sue parole sono spacconate da osteria. Anni fa, ne sono testimone diretto e in parte corresponsabile, la Tv inventò un altro fenomeno del genere: Renata Polverini, poi presidente del Lazio. S'è visto com'è finita.

(Corrado Augias, Repubblica 19 giugno)

"FRANCESCO NEL TEMPIO VALDESE FA LA STORIA"

"Questa visita è uno dei frutti più belli di un cammino di dialogo che da decenni contraddistingue i rapporti fra le chiese evangeliche e cattoliche ovunque. Qualche tempo fa non sarebbe stato possibile. Oggi un ruolo decisivo l'ha giocato Francesco".

Questa mattina, alle ore nove, Francesco entra per la prima volta in un Tempio valdese. Si tratta del Tempio di Torino, il primo che i valdesi poterono costruire al di fuori delle valli in cui erano stati confinati. È l'occasione per incontrare la comunità riformata più antica del mondo, integratasi nel 1975 con la Chiesa metodista italiana. Per il pastore Eugenio Bernardini, moderatore della Tavola valdese, la visita è un "evento storico che può aprire in futuro strade inaspettate".

Bernardini, era necessario l'arrivo di un Papa che ha deciso di chiamarsi Francesco perché questo evento avvenisse?

"Il ministero di Papa Francesco è obiettivamente un modo nuovo d'intendere il papato, un qualcosa di diverso dai pontificati precedenti e che ha contribuito a questo avvicinamento, seppure un dialogo era aperto da tempo e con i suoi frutti. Importante per noi è stata la scelta del nome, Francesco in ricordo di Francesco di Assisi che fece una scelta di povertà, la stessa scelta che diede origine al nostro movimento circa quaranta anni prima della vicenda dello stesso santo di Assisi".

Cosa più in profondità vi sta colpendo di Francesco?

"Apprezziamo il suo stile così semplice e diretto. Ha una grande capacità di ascolto. Sa andare verso gli altri senza preoccuparsi troppo delle etichette. E, insieme, ha obiettivamente un'attenzione particolare verso tutte le altre confessioni cristiane. Inoltre non è passato inosservato un passaggio che egli ha svolto durante l'intervista avuta con Eugenio Scalfari il 13 luglio 2014, quando disse: "… con i valdesi che trovo religiosi di prim'ordine, con i pentecostali e naturalmente con i nostri fratelli ebrei"".

Ci sono ancora diffidenze da parte del mondo cattolico verso di voi?

"Nella Chiesa cattolica ci sono molte posizioni diverse, compreso il proselitismo. Ma Francesco ci sembra interessato a ciò che già ora ci unisce piuttosto che a ciò che ci divide".

(Paolo Rodari, Repubblica 22 giugno)

GRAZIE AI VILLAGGI SOLIDALI I NOMADI ESCONO DAI GHETTI




Villaggi solidali invece dei campi. Sesto Fiorentino, Ferrara, Alghero, Milano. Qui i nomadi vivono, lavorano e vanno a scuola senza
separazioni dal resto della popolazione. È l’effetto virtuoso di progetti di integrazione che contraddicono il quadro fosco dell’emergenza-campi rom.
Invece della segregazione mono-etnica e dell’esclusione sociale, hanno preso piede soluzioni abitative stabili con inserimento nel mondo del lavoro e della scuola. Di pari passo ai pregiudizi, sono cadute le barriere burocratiche e al compimento del 18° anno di età, i ragazzi nomadi ottengono la cittadinanza italiana. Subito.


Servizio civile a scuola


A Sesto Fiorentino giovani rom vengono inseriti nel servizio civile, su iniziativa della Regione Toscana.
A Ferrara, l'Opera Nomadi e l'Ue collaborano con gli enti locali nella costruzione di villaggi solidali, ciascuno composto da 15-20 famiglie rom. Gli uomini recuperano e ricostruiscono bancali, le donne si occupano della sartoria e della stireria.
A Milano la Casa della Carità supera il campo di via Triboniano con soluzioni abitative integrate nel quartiere. Ci sono poi altri modelli positivi inseriti nel progetto europeo "Step in" alla quale coopera la Caritas: prevede "pacchetti educativi" per giovani rom tra i 13 e i 18 anni contro l'abbandono scolastico.


Case alle famiglie


Per favorire l'inserimento nel mercato del lavoro, in decine di locali messi a disposizione dai comuni e parrocchie, da nord a sud, sono attivi i "supporti sociali" con corsi di educazione sanitaria e tirocini di alfabetizzazione e avvio al lavoro.

In Sardegna con i fondi Ue è stato chiuso il campo di Alghero e sono state date le case a 13 famiglie rom. Tra loro artigiani del rame che lavorano nella raccolta di materiali ferrosi. Insomma, fuori dai ghetti e dentro il tessuto sociale.
L'Emilia Romagna si è appena dotata di una nuova legge regionale per l'integrazione di 2700 sinti e rom distribuiti in 129 aree nelle province di Reggio Emilia, Modena, Bologna e Rimini.
Soluzioni abitative, micro aree familiari pubbliche e private, sostegno per iniziative di autocostruzione e auto recupero. Rom tra le loro mura domestiche.

(La Stampa 19 giugno)
TU AMI SEMPRE

Tu vedi come Caino uccide Abele,
ma conservi l'amore per l'uno e per l' altro.
Risveglia il nostro cuore alla responsabilità.

Tu, come chi solleva il figlio alla guancia,
sospingi i nostri cuori e le nostre mani
a condividere le "sollevazioni" e i progetti
delle donne e degli uomini che lottano per la loro dignità.

Rendici più attenti e attente ai Tuoi segni di vita.
Lì Tu sei presente e chiami ciascuno/a per nome,
per farci uscire dalla comoda "Siesta" di Giona
e partecipare con gioia al movimento di Ninive.

"Non c'è solo la jihad, questo terrorismo è stato sottovalutato"

NEW YORK. «Dopo l'11 settembre - dice Richard Cohen - gli Stati Uniti si sono preoccupati solo del terrorismo jihadista, come se si trattasse dell'unica minaccia per il paese. Ma l'orribile tragedia nella chiesa di Charleston ci ricorda che i pericoli del terrorismo domestico sono reali e non vanno sottovalutati». Avvocato di formazione, 60 anni, Cohen presiede dal 2003 il Southern Poverty Law Center (Splc), l'organismo d'oltreoceano più attivo nell'individuare e combattere, anche a livello giudiziario, gli "hate groups", cioè tutti quei gruppi che fomentano l'odio razziale, etnico o religioso, e che si riconoscono in movimenti come i neo - confederati, i neo - nazisti, i suprematisti e il Ku Klux Klan.
Cohen, possono esserci dubbi sulla matrice ideologica di quel che è accaduto nella Carolina del Sud?
«Guardiamo ai fatti: un ragazzo bianco che ha sempre inneggiato all'apartheid entra in una chiesa afroamericana, e uccide nove persone. Si tratta chiaramente di un crimine dell'odio, commesso da qualcuno che si è sentito minacciato dai cambiamenti demografici in atto negli Stati Uniti e dalla rilevanza crescente degli afroamericani nella vita pubblica americana».
Il Southern Poverty Law Center, che lei presiede, ha un enorme database sugli "hate groups". Quali sono i trend di fondo che riscontrate?
«Dal 2000 abbiamo registrato un costante aumento di questi gruppi: nel 2011 abbiamo individuato 1018 associazioni che promuovono l'odio razziale o religioso. Anche se negli ultimi due anni il fenomeno si è un po' rallentato, siamo ancora sui massimi storici. E non bisogna dimenticare che alcuni movimenti, come il Ku Klux Klan, tendono sempre di più ad agire di nascosto».
Come spiega l'incremento del fenomeno?
«E' una sorta di contraccolpo rispetto alla maggiore diversità razziale del paese, simboleggiata, dicono in molti, dall'arrivo di un presidente afroamericano alla Casa Bianca».
E proprio Obama è stato molto duro nei suoi commenti sull'eccidio di Charleston.
«Sì, e giustamente: da sempre nella storia americana le chiese "black" del Sud, a cominciare da quelle nella Carolina del Sud, sono state prese di mira dagli "hate groups". Ma la storia ci ricorda anche che i fedeli non si sono mai fatti intimorire».
Arturo Zampaglione

(La Repubblica 19 giugno)

Pinerolo,18 alloggi popolari

Taglio del nastro la scorsa settimana per i 18 appartamenti di edilizia sociale di strada Serena 2 a Pinerolo. A inaugurare ufficialmente la nuova costruzione, alla presenza di alcune delle famiglie dei nuovi abitanti, sono stati il sindaco di Pinerolo, Eugenio Buttiero, l'assessore alle Politiche Sociali Agnese Boni e il presidente di Atc (Agenzia territoriale per la casa), Marcello Mazzù. Presenti anche il vicepresidente Atc, Elvi Rossi.
Il progetto ha previsto la realizzazione di un edificio a 3 piani fuori terra, composto da 18 alloggi di tre tipologie diverse (piccolo, medio, grande) e un piano interrato per cantine, locali tecnici e centrale termica. La realizzazione è stata possibile grazie ai fondi del «Programma Casa» regionale integrati da risorse Atc per un finanziamento complessivo di circa 3 milioni di euro. I lavori, cominciati nell'estate 2012, sono terminati nel novembre scorso.
«L'emergenza abitativa è una delle problematiche purtroppo più sentite di questi ultimi anni - ha detto Buttiero - a causa soprattutto della crisi socio economica che ha colpito il nostro Paese. Ma, seppur in un contesto cosi difficile, i risultati che riusciamo ad ottenere sono importanti. Grazie alla collaborazione con Atc e altre realtà del territorio, all'impegno profuso dall'Amministrazione e dalle associazioni, molto viene fatto per venire in aiuto di coloro che si trovano più in difficolta. L'importante e crederci, con fermezza, e operare in vista di un obiettivo comune».
«La casa è un bene primario, lo sanno bene tutte le persone che sono qui oggi e l'aspettano da tempo» ha aggiunto Marcello Mazzù. «Da parte nostra, stiamo cercando di mettere in campo tutte le risorse a nostra disposizione per acquisire nuovi alloggi da destinare alle famiglie in difficoltà e per riuscire a ristrutturare».
«Queste case sono in una posizione magnifica» e godono di una splendida vista su Pinerolo. Avete una casa bella - ha concluso l'assessore Boni rivolgendosi ai nuovi inquilini - perciò vi chiedo di averne grande cura».
A Pinerolo Atc gestisce 443 alloggi di edilizia sociale abitati da inquilini. Negli ultimi 10 anni, esclusi quelli inaugurati oggi, sono stati costruiti in tutto 33 appartamenti.

(Riforma 19 giugno)  

E la Santa Sede espelle il giornalista

CITTÀ DEL VATICANO. Il Vaticano ha ritirato «a tempo indeterminato» l'accredito stampa a Sandro Magister, il giornalista dell'Espresso che lunedì pomeriggio ha rivelato in anteprima il contenuto dell'enciclica ecologica di Papa Francesco pubblicandolo sul sito del settimanale. «La pubblicazione di una bozza dell'enciclica - si legge nell'avviso affisso ieri dal portavoce della Santa Sede padre Lombardi nella bacheca della sala stampa vaticana - di cui era stato dichiarato l'embargo, rappresenta un'iniziativa scorretta, fonte di forte disagio per moltissimi colleghi giornalisti e di grave turbamento del buon servizio della sala stampa vaticana». Nel palazzo apostolico è caccia alla talpa, che ha permesso lo scoop dell' Espresso . Sul sito del settimanale, lunedì pomeriggio, è stata pubblicata a firma di Magister, vaticanista di lungo corso, la bozza di 191 pagine della enciclica "Laudato Si", tre giorni prima del lancio ufficiale stabilito dal Vaticano. Il testo, diviso in sei capitoli, e con due preghiere conclusive era molto atteso, e subito dopo la diffusione padre Lombardi aveva diramato una prima nota: «Si fa presente che non si tratta del testo finale e che la regola dell'embargo rimane in vigore».

(La Repubblica 17 giugno)