domenica 31 agosto 2014

La perfezione della tecnologia e la confusione degli obiettivi sembrano, a mio parere, caratterizzare la nostra epoca.

ALBERT EINSTEIN

QUANDO C'E' CORAGGIO

 

Gay: il Coraggio dei giovani scout e gli insopportabili niet cattolici


di Matteo Winkler
(Avvocato e socio di Rete Lenford)

Al centro della vita del cattolico autenticamente credente dovrebbe
esserci l’amore. Amore per il prossimo e rispetto per l’amore del
prossimo. O, almeno, così ci insegnano sin da bambini.

E’ esattamente con questo spirito che 456 giovani scout, espressione
di altri 30.000 iscritti di tutta Italia, hanno redatto la Carta del
Coraggio, un documento che esprime posizioni che in realtà dovrebbero
essere proprie di ogni cattolico vero. Vi si chiede ai vertici
dell’Agesci (l’Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani) di
aprirsi all’amore, riconoscendo che dove c’è amore non può esserci
peccato, e che quindi anche due persone dello stesso sesso o due
conviventi o una persona divorziata devono avere la possibilità di
vivere nella comunità degli scout in piena uguaglianza e dignità. Le
parole d’ordine del documento sono, in definitiva, non discriminazione
e accoglienza.


Si tratta indubbiamente di un passo in linea coi tempi.

Come la società italiana è molto più avanti rispetto ai suoi
governanti (e verrebbe da dire per fortuna!), così la base
dell’Agesci, con le sue decise richieste di apertura provenienti "dal
basso", esprime posizioni molto più in linea con una genuina politica
dell’amore (o, per chi ci crede, dell’Amore con la A maiuscola)
rispetto a quelle della Chiesa cattolica, quella ufficiale e del
Catechismo, che ancora risale, piaccia oppure no, a due papi fa,
Chiesa che ancora oggi, purtroppo, è arroccata sull’intransigente
intolleranza nei confronti delle persone e, cosa ancora più grave,
nella totale ignoranza - sicuramente colpevole – rispetto alle
esperienze di vita di ciascuno, ponendosi invece a strenua difesa
della dottrina, dell’ortodossia e dunque della conservazione più
imbalsamata e lontana dalla vita reale.

Ma per carità, non sia mai che la Chiesa, che spesso proprio in alcune
associazioni trova sia la sua parte più vivida ma anche il suo lato
più intransigente e, lo si dica senza timore, omofobo, si accolli la
responsabilità di ciò che le chiedono a gran voce i giovani scout
italiani. Non sia mai che la Chiesa si apra davvero al mondo com’è
oggi senza mostrare la propria nostalgia del mondo com’era tremila
anni fa, ai tempi del Levitico o, in epoca più prossima ma nondimeno
molto lontana dalla nostra, nell’era di San Paolo. Non sia mai che
rinuncino una volta per tutte al mondo escludente e vetusto nel quale
è stata confezionata.

E infatti non sono mancati i distinguo, ad esempio, dell’Associazione
Pro Vita, il cui nome sembra denigrare come cadaverico tutto ciò che
non si allinea a suoi schemi.

"La nostra proposta", ribattono sul loro sito internet traducendo la
presa di distanze dalla Carta del Coraggio alcuni vertici scout, "è
mirata unicamente a educare, secondo gli insegnamenti autentici di

Cristo, buoni cristiani e buoni cittadini, capaci un giorno, con
spirito critico e con una solida base valoriale cattolica, di compiere
le scelte che più riterranno opportune per realizzarsi pienamente
nella loro Vocazione, sia essa nella vita religiosa, nel vincolo
sacramentale della famiglia naturale". Come se Cristo non
privilegiasse proprio gli esclusi, quelli che nel mainstream sociale
della sua epoca non volevano o non potevano rientrare!

No, mi spiace. Non v’è nulla di amorevole (o Amorevole) in questa
risposta. Niente, neppure una briciola, che sia in linea con gli
insegnamenti di Gesù. Nessun amore, né rispetto, per gli scout
omosessuali, per i gay, le lesbiche, i divorziati o i conviventi che
fanno parte, anche orgogliosamente, dell’Agesci.



I continui niet delle gerarchie e dei vertici delle associazioni è lo
scotto che, purtroppo, questi giovani scout italiani devono ancora
pagare per il coraggio mostrato con la loro Carta, alcuni di loro per
la loro stessa esistenza. Un coraggio la cui unica consolazione
risiede nella semplice constatazione che, presto, il futuro sarà loro.
Come scrive Martina Colomasi nel suo blog, "dovremo prendere coscienza
che quei 30.000 ragazzi sono i capi scout di domani e che dunque non
c’è soluzione al cambiamento".

Coraggio significa anche guardare al domani senza necessariamente
indossare le lenti di chi, per professione, mente spudoratamente
facendo finta che mentire non sia peccato.

Il Fatto Quotidiano – 27 agosto 2014

LUNEDI' 1° SETTEMBRE

Decidiamo insieme
Domani lunedì 1° settembre si svolge l'incontro della comunità cristiana di base per concordare le tappe, gli orari, le scadenze del cammino comunitario. L'incontro si svolge dalle ore 18 alle 19,30 come assemblea comunitaria in Via Città di Gap 13.
Alle ore 19,45 chi vorrà potrà condividere la cena autogestita.

SOLIDARIETA' A DON CIOTTI E A LIBERA

La minaccia di morte a don Luigi Ciotti dimostra la ferocia con cui le mafie reagiscono di fronte al coraggio civile di chi denuncia il sopruso, la violenza e l'illegalità.
Come cristiani, pensiamo che questa sia la strada da percorrere per rendere testimonianza del Vangelo della giustizia e della nonviolenza.
La nostra solidarietà a don Ciotti e a Libera intende anche diventare una ulteriore assunzione dell'impegno per la legalità.

don Franco Barbero e comunità cristiana di base di Pinerolo, Via città di Gap 13.

TORTA ALLA MARIUANA


Una torta alla marijuana per festeggiare il Ferragosto. Sulla scia del film "Paulette", dove la protagonista scopre come questo ingrediente possa "valorizzare" i dolci, quattro amici di Luserna San Giovanni hanno deciso di unire l'arte bianca agli stupefacenti.
 L'idea li ha però messi nei guai: i carabinieri ne hanno infatti denunciati due per spaccio e due per agevolazione all'uso di droghe. "Perché non prepariamo una torta margherita alla marijuana?". L'idea è subito piaciuta e hanno seguito la ricetta trovata su internet (con 8 grammi di canapa indiana e i semi della pianta).
Con loro, a festeggiare il Ferragosto, altri otto invitati. Peccato però che non avessero previsto gli effetti collaterali.
E così due commensali sono finiti al pronto soccorso di Pinerolo. C'è voluto poco a risalire ai pasticceri.

(Repubblica 19 agosto)


AUMENTANO GLI INSEGNANTI DI RELIGIONE


Roma - A settembre, la scuola italiana avrà bisogno di più insegnanti di Religione dello scorso anno. Duemila in più rispetto a dieci anni fa. A certificarlo è l'organico dei docenti di Religione 2014/2015 del ministero. E se da un decennio a oggi nella scuola italiana tutto (o quasi) presenta un segno rosso - dai finanziamenti per le attività pomeridiane e accessorie agli organici dei docenti, dai bidelli al personale di segreteria - l'unico settore che pare immune dalla spending review è proprio quello dei docenti di Religione cattolica. Che, nonostante l'inarrestabile calo degli alunni che seguono la materia, aumentano. 

Il trucco c'è ma non si vede, verrebbe da dire. In passato, la Chiesa cattolica forniva anche alle insegnanti curricolari che lo richiedevano il lasciapassare per insegnare Religione. Ma da parecchi anni questo non è più possibile. Così, andate in pensione le maestre "tuttofare", le ore di Religione passano dunque agli specialisti scelti dai vescovi. Ecco perché diventa necessario reclutare nuove maestre di religione, in possesso dei requisiti previsti dal concordato Stato-Chiesa del 1984. 

Così, mentre i primi di agosto in Italia impazzava la polemica sui cosiddetti "Quota 96" - circa 4mila docenti che nel 2012 avevano già maturato i requisiti per andare in pensione ma, per effetto di un errore nella legge Fornero, furono bloccati in classe fino al compimento dei 67 anni di età - il governo approvava il decreto con i posti complessivamente funzionanti per l'insegnamento della Religione cattolica, che aumenteranno di 310 unità rispetto al 2013. A settembre dunque, il loro organico sfiorerà le 24mila unità: un record. In poco più di un decennio la pianta organica degli insegnanti di Religione è cresciuta del 9,3 per cento, passando da 21.951 cattedre alle 23.994 dell'anno scolastico che sta per iniziare.

(Salvo Intravaia, Repubblica 19 agosto)


DEDICA A TAVECCHIO


 
I congiurati del palazzo vincono.

Alla vergogna non c'è mai fine.

Verso l'inciviltà.


Ciò che davvero conta

Vivere la propria vita con slancio e generatività il loro lavoro e la loro relazione creano in famiglia quella circolazione di ossigeno di cui si nutre positivamente il desiderio dei loro figli. Un padre e una madre che sanno rinunciare al diritto di proprietà sui loro figli producono un clima positivo di libertà e di rispetto che favorisce la crescita non conformistica dei loro stessi figli. Non è questo forse il dono più grande della genitorialità? Non avere aspettative su di loro, non desiderare che diventino quello che noi abbiamo in mente che debbano diventare, lasciarli liberi di sbagliare e trovare la loro via. Un padre che si dedica alla casa può essere un padre sufficientemente solido come un padre che si consacra alla propria carriera professionale. Non è mai il contenuto di quello che fa a qualificarlo come padre (vi sarebbero allora professioni indegne per un padre? Un padre netturbino sarebbe meno padre di un padre scienziato?), ma solo la forza etica della sua testimonianza singolare. Ci sono padri-casalinghi o padri-mammi, assai frequentemente esperti in "educazione", che sarebbe davvero meglio non incontrare mai e padri impegnati nella loro vita che offrono silenziosamente un modello identificatorio significativo ai loro figli. Ma, certamente, vale anche il caso contrario. La vera discriminante resta l'esistenza dell'amore come dono privo di contropartite, in perdita assoluta. E' solo questo dono che spezza gli stereotipi sessisti perché lascia davvero liberi i nostri figli e, soprattutto, le nostre figlie, di essere quello che davvero desiderano.
Massimo Recalcati

(Repubblica 27 agosto)
Solo se l'uomo cesserà di essere un articolo di consumo per uomini più forti di lui, potrà aver fine la preistoria cannibalesca e inizio la vera storia umana.

ERICH FROMM

sabato 30 agosto 2014

VERSO IL BRASILE A UN CONFRATELLO: CONTRO IL FONDAMENTALISMO


Caro padre....
conservo ancora nel cuore la gioia dell'incontro di Agape.
1) Per dialogare correttamente credo che si debba partire da un rilievo, una osservazione ermeneutica generale. E' quella che trovi a pag. 16 del mio libro. Citare la Bibbia come fosse un prontuario di risposte ignora la storicità. Queste è oggi una affermazione assolutamente acquisita (Concilium,Romer, Bonyour, Siker, Castillo, Kung, Schillebeeckx, Barbaglio, Lenaers, Salas, Green, Alison, Maggi, McNeill, Gramich, Nugent...).
2) La Bibbia è piena di queste "trappole" se non usi il metodo storico-critico. La Bibbia non è una mummia cartacea.

Ti faccio alcuni esempi:
" uno dei miei vicini continua cocciutamente a lavorare al sabato. Esodo 35,2 prevede che deve essere messo a morte.Devo farlo io?
Levitico 25,44 assicura che posso avere degli schiavi ,sia maschi che femmine, a patto di acquistarli da uno Stato confinante. Paolo nella lettera a Filemone, contraddicendo Galati 3,28, non abolisce affatto la schiavitù, ma dice di accogliere Onesimo come un fratello. Siracide dice al cap. 9 v.9 "Non sederti mai accanto ad una donna sposata" e al cap. 25 : "ogni malizia è nulla di fronte alla malizia di una donna....dalla donna ha avuto inizio il peccato e per causa sua tutti moriamo". Non parliamo poi dell'adulterio: mezzo Brasile sarebbe già morto, anzi mezzo mondo...
Il Salmo 137 al v. 8 recita così: figlia di Babilonia devastatrice, Beato chi afferrerà i tuoi piccoli e li sfracellerà contro la pietra".

3) Veniamo a Genesi 2, 24 come Genesi 1: questi testi appartengono alla letteratura mitica  e sapienziale del vicino Oriente e descrivono la realtà così come è percepita nella cultura del tempo. Non parlano in termini di natura, come la intendiamo noi oggi. L'antropologia di Israele è chiaramente interna  ad un contesto  patriarcale e non ha né una percezione né una documentazione del pluralismo etico e della fenomenologia omoaffettiva.  Nella cultura ebraica, vista la difficoltà a soppravvivere come popolo tra schiavitù, deportazioni, mancanza di norme igieniche...era più che normale l'accentuazione sul dovere di generare. Ma anche questo è un dato storico e contingente, tipico delle minoranze che debbono preservarsi dall'estinzione. Va  inoltre detto un duplice fatto: Israele vuole tentare di distinguersi dai popoli con cui viene a contatto e vuole allontanare forme cultuali diffuse nel vicino Oriente in cui prevaleva la dimensione orgiastica.  E' poi ridicolo che qualche biblista, ignaro degli studi ebraici, continui a parlare di Sodoma e Gomorra, applicandoli agli omosessuali. Qui la questione riguarda l'inaccoglienza degli stranieri e la violenza inferta alle figlie di Lot, come le teologie femministe hanno ultreriormente confermato.
 Faccio un ulteriore  riferimento storico: la Bibbia considera la schiavitù un fenomeno naturale in almeno 36 passi. Nella lettera  di Tito 2,9 l'Autore "esorta i servi ad essere sottomessi ai lorto padroni in tutto". Se leggi Qohelet 7,26 resti inorridito. Efesini 5,22: "mogli siate sottomesse ai vostri mariti come il Signore perchè il marito è capo della donna" è un'affermazione che oggi è vergognosa.
Potrei continuare a citare centinaia di frasi bibliche e, se prese alla lettera ,farebbero diventare la Bibbia uno stupidario assurdo, ridicolo e antievangelico, del tutto contrario a Galati 3,28" Non esiste più giudeo né greco, non esiste schiavo né libero, non esiste uomo o donna: tutti voi siete una sola persona in Cristo Gesù ".

4) Così se si leggono gli scritti di Paolo senza sapere che ha usato il codice etico stoico come il codice più elevato del tempo, non si colloca Paolo nella sua cultura. Quando Paolo parla di "fusis" (1 Corinti,11,14) come natura, è più affine al concetto di usanza e consuetudine che di struttura dell'essere. Quando per esempio, scrivendo alle donne di Corinto, dice che portare capelli lunghi e disciolti   trasgredisce la natura, ovviamente ha della natura una concezione distante storicamente dalla nostra cultura.

5) Detto questo, se ti trovi di fronte ad un fondamentalista che spara "pallottole bibliche" usando le Scritture come un fucile o una mitragliatrice, potrai constatare quanto l'esegesi biblica sia tuttora sconosciuta.
Spero di averti fornito qualche spunto per il tuo dibattito.
Un grande abbraccio e un continuo ricordo nella preghiera.
don Franco


SENTENZA STORICA


di Delia Vaccarello

Adesso le due mamme sono uguali non solo nel cuore della loro figlia ma anche dinanzi alla legge. La sentenza è storica e mette sullo stesso piano, senza discriminare e dunque nel rispetto della Costituzione, le coppie di fatto etero e quelle omosessuali.

Un grido di giubilo si leva da facebook e dalle associazioni omosessuali. Il tribunale per i minorenni della capitale ha riconosciuto ad una bambina figlia di due madri il diritto ad essere adottata dalla propria genitrice "non biologica" ed a prendere il doppio cognome. Lo ha fatto proprio nel suo interesse.

La coppia vive insieme dal 2003, la bimba è nata all'interno di un progetto comune, le due donne si sono sposate all'estero. La bimba chiama mamma la compagna della madre biologica, perché di fatto è anche la sua mamma. Si tratta di una unione in tutto assimilabile alle step-family, quei nuclei in cui i bambini hanno instaurato una unione filiale col nuovo coniuge o con il nuovo compagno del genitore.

E' una applicazione dell'art. 44, lett. D della Legge 4 maggio 1983, n. 184 ("Disciplina dell'adozione e dell'affidamento dei minori"), la norma ha consentito finora l'adozione da parte di singoli o di coppie etero non sposate nel caso in cui sussiste di fatto una relazione genitoriale col bambino.

La novità assoluta per l'Italia (avviene invece all'estero anche in Paesi come la Germania dove non sono riconosciute le nozze gay), è che la legge viene applicata anche a una coppia omosessuale. Se non lo avessero fatto, i giudici avrebbero obbedito a un "convincimento diffuso in parte della società". Un convincimento "esclusivamente fondato, questo sì, su pregiudizi e condizionamenti cui questo Tribunale, quale organo superiore di tutela dell'interesse superiore del benessere psico-fisico dei bambini, non può e non deve aderire", recita la sentenza.

 Mentre Forza Italia parla di "golpe" dei giudici, le associazioni omosessuali esultano - Famiglie arcobaleno, e Arcigay in testa -, così come il senatore Sergio Lo Giudice.



.

__,_._,___


L'ASPIRAPOLVERE, ARMA DEI PADRI DALLA PARTE DELLE BAMBINE

Se il papa fa il casalingo, si schiera davvero dalla parte delle bambine. A dirlo è una della University of British Colombia, i cui risultati sono stati resi noti dalla rivista Psychological Science. Secondo la professoressa Alyssa Croft, una delle autrici dell'indagine, le belle parole sulla parità dei diritti e sull'equa distribuzione dei carichi e dei compiti non bastano. Ci vogliono fatti concreti. I ricercatori hanno accertato che se il padre gioca contemporaneamente con maschietti e femminucce, sparisce la differenza tra palla e bambola, tra lego e cucinetta, che a tanti continua a sembrare frutto di predisposizioni naturali. O di predilezioni istintive. E le bambine diventano più volitive e ambiziose. Sogneranno di costruire ponti e di pilotare aerei, e non solo di fare le maestre, le segretarie o le casalinghe.
Se poi il maschio di casa indossa il grembiule e si arma di aspirapolvere allora i lavori domestici smetteranno di apparire come una cosa da donne. E a guadagnarci non saranno solo le bambine ma la società intera. Che renderà donne e uomini più liberi ed emancipati da un'insopportabile gabbia di genere che impone ruoli e aspirazioni spingendo gli uni a fare più di quel che possono e le altre a rinunciare a quel che vogliono. Come dire che senza la partecipazione maschile la rivoluzione dei generi è destinata a restare incompiuta.
Negli anni Settanta lo predicavano in molti, ma a metterlo in pratica sono stati in pochi. Troppo pochi. E forse il nostro Paese arretra su tutti i fronti proprio per questo. Perché continua a credere di potercela fare senza le donne.
Marino Niola

(Il Venerdì 22 agosto)
La danza dell'acqua, non i colpi di martello rende perfetti i ciottoli.

RABINDRANATH TAGORE

JIADISTA “ATEO”

Tuttavia, tra le caratteristiche che più colpiscono degli identikit dei sospetti della feroce guerriglia dell'Is è che si tratta spesso di atei. In altre parole, nella loro militanza, i jihadisti di nuova generazione non sarebbero mossi tanto dagli scritti dei noti ideologi islamisti come Sayyd Qutb. Secondo alcuni report dell'MI5, molti tra i jihadisti radicali non sono religiosi praticanti e spesso sono a corto di conoscenze in materia di religione. Secondo gli studi commissionati dall'Intelligence inglese, i giovani britannici, affascinanti dal jiad, sono spinti al radicalismo da povertà e disoccupazione, dalla pressione dei loro pari, da insoddisfazione e oltraggio morale più che dalla religione. Nel documento, si fa riferimento al jihad, come un'occasione di impiego come un'altra che genera «rispetto ed elogi». E così l'immagine del jihadista devoto e barbuto lascia il campo al vero volto del disagio delle periferie inglesi, un misto di modernità e disinteresse per le pratiche religiose delle famiglie. Gli atei devoti, che forse mai hanno letto il Corano o pregato assiduamente in una moschea, gonfiano le fila dell'Is in Iraq e Siria. E cosi, se ateismo e apostasia sono pratiche continuamente negate, stigmatizzate e punite in Medio oriente, il pericolo di un movimento jihadista, tra i più violenti e ben organizzati della galassia dell'estremismo radicale islamista, sembra venire dal disagio sociale delle periferie europee, così come dalla povertà locale delle città in cui l'Is si è affermato, più che dall'affiliazione ad una ideologia religiosa o dall'affabulazione per gli insegnamenti e dell'Islam.
Giuseppe  Acconcia

(Il Manifesto 26 agosto)

venerdì 29 agosto 2014

ANONIMO


TI VOGLIO BENE
 
Non so di quale paese tu sia
nè quale è il tuo nome che porti con
orgoglio
non so di quale terra lontana tu sei figlio
di quale ospitalità tu abbia goduto
non so di quale madre nè di quale padre
vorresti tanto abbracciare il volto
non so di quale sogno sei l'eterno guardiano
di quale solitudine tu sia l'ostaggio
non so da quale orizzonte i tuoi sguardi
delineino dei cammini
nè di quale amore tu soffra l'abbandono
non so per quale donna per quale uomo
il tuo cuore intrecci tanti soli
non so di quale ricordo tu sia prigioniero
di quale prigione tu sia il l'abitante
non so di quale destino tu sia il portatore
nè di quale futuro tu sia il morto
 
non so per quale cielo
per quale Dio
non so per quale principe
per quale libertà
non so per quale Amore
tu sia la colomba e l'aquila di fuoco
resta il fatto  che ti vorrei dire
TI VOGLIO BENE.

Anonimo

PINEROLO: LUNEDI' 1 SETTEMBRE ORE 18

Incontro in Via Città di Gap, 13 dalle ore 18 per Decidere insieme il cammino comunitario dei prossimi mesi.
Per informazioni: 0121/72857

DOMENICA 31 A TORINO

La "comunità nascente" di Torino si incontra a Torino domenica 31 agosto dalle ore 10 alle ore 15. in Via Principe Tommaso, 4.
L'incontro è apertissimo...

SABATO, CIOE' DOMANI A PINEROLO

A Pinerolo nella sede di Via Città di Gap,13 alle ore 17, 30 introduco brevemente il libro "PAZIENZA" di Gabriella Caramore.
Alle 17 propongo per chi lo voglia un breve momento di preghiera dei Salmi

MATRIMONIO DI TOMMASO ED EMANUELE

A pochi chilometri da Rimini sabato 6 settembre Emanuele e Tommaso si sposano. Sarò lieto di annunciare la benedizione di Dio durante la celebrazione eucaristica che gli sposi hanno preparato con cura. E' trascorso un anno da quando vennero la prima volta a Pinerolo. Auguri dalla comunità di Pinerolo. Riuscirò ad andare e tornare in giornata…
Un abbraccio agli sposi e a presto.

don Franco

Oscar Wilde

Ho il culto delle gioie semplici. Esse sono l'ultimo rifugio di uno spirito complesso.

OSCAR WILDE

IL DIO DEL PALLONE

"Panem et circenses" era il grido delle plebi romane quando chiedevano agli imperatori la loro razione di pane e di divertimento. Un divertimento violento, che esigeva anche sacrifici umani. Per questo motivo la Chiesa primitiva imponeva ai propri fedeli di non partecipare ai giochi del circo.
C'è stato un lungo processo di trasformazione del divertimento perché si arrivasse, nell'epoca moderna, alla pratica del gioco del calcio. Due episodi tragici hanno segnato la storia moderna di questo sport nel Novecento: quello del capitano inglese che si avventura nelle trincee tedesche calciando un pallone, colpito a morte da un colpo di cannone; quello della partita vinta dai prigionieri ucraini centro i nazisti e poi fucilati da questi ultimi per rappresaglia dopo la sconfitta.
Il gioco del calcio è praticato in tutte le latitudini e in tutte le periferie del terzo mondo, perché esprime gioia e destrezza, spontaneità e prevenzione. Per questo motivo il calcio diventa per i paesi più poveri una ricchezza da esportare, come succede per i più ricchi con la Coca Cola, gli hamburger di McDonald, le scarpe della Nike. Quasi tutti i club europei si contendono i giocatori di Brasile, Argentina, Cile, Colombia, Uruguay, come gli emigranti di una volta. Nel frattempo l'organizzazione internazionale del pallone, la Fifa, non dimentica di fare affari d'oro con i paesi emergenti, come il Brasile, sperperando soldi pubblici. E invece di realizzare abitazioni per i poveri costruisce residence per i turisti. Blatter e soci hanno messo in piedi la grande festa del pallone nel 2022 in Qatar, dove i giocatori dovranno competere a 40 gradi all'ombra. Il mercato ha i suoi diritti e gli sceicchi pagano profumatamente. Tornando al Brasile, il calcio non è per la popolazione uno sport, ma una danza come la samba, una cosa leggiadramente seria. Sarebbe perciò un obbligo riservare i pesti d'onore agli ultimi, agli scarti della società. Permetterebbe di guardare al futuro con occhi di speranza, invece di proiettarsi sul dio denaro.
Achille Rossi

(
da l'altrapagina luglio-agosto 2014)

giovedì 28 agosto 2014

UNA ESTATE PARTICOLARE

Non avevo mai vissuto una estate anche solo simile a questa del 2014.
La permanenza ininterrotta nella mia città, con veloci uscite solo per qualche convegno o incontro, le molte visite in ospedale o in case di riposo, l'ascolto di persone ferite o malate e i numerosi funerali di parenti e amici…mi hanno molto toccato.
Soprattutto l'esperienza della malattia di persone a noi care o la loro morte. Ci pone di fronte alla nostra comune fragilità, che gli anni ci fanno sperimentare. Questa è per me diventata una chiave di lettura che, accanto alle altre, arricchisce il mio accostamento alla Scrittura, il mio dialogo con le persone e le comunità, il rapporto con il mio corpo e il mio vivere quotidiano.
Le creature, nella gioiosa danza della vita, possono conoscere il paesaggio della felicità solo se sanno fare i conti con la loro fragilità. Oggi, consapevoli che siamo creature interconnesse, intrecciate, interdipendenti e non solamente accostate come una somma, sentiamo nascere in noi sempre di più una tenerezza verso tutto il creato per non devastare la sua meravigliosa fragilità, ma prendercene cura.
O Dio, da sempre ho letto anche la vicenda storica di Gesù con la chiave della sua fragilità, del suo bisogno di sostegno, della sua radicale fiducia in Te. Aiutami, o Dio della vita, ora che la mia esistenza sta prendendo la via del ritorno a Te, ad essere colmo di gioia per l'amore, le gioie, l'impegno e le relazioni del passato e del presente e sempre più attento alla mia e altrui fragilità. E poi che intreccio misterioso è la nostra vita. Mentre ho annunciato con profonda gioia la Tua benedizione ad alcune coppie omosessuali, proprio nei medesimi giorni, ho salutato alcune persone care in partenza per l'altra sponda dove Tu le hai accolte.
Tutto davanti a Te, Dio della vita, Dio di quella creazione che le guerre di oggi vorrebbero distruggere ed annientare. Ma Tu continui a creare e non arresti la Tua gioia.
14 agosto                                                                      Franco Barbero

UN IMPEGNO DI TUTTI :PACE E GIUSTIZIA A GAZA, IN PALESTINA E IN ISRAELE

       

Uniti contro la guerra di Flavio Lotti sul Manifesto di martedi 26 agosto 2014

 

 

Una grande, gran­dis­sima, mar­cia per la pace. Da Peru­gia ad Assisi. Nei luo­ghi che più di ogni altro hanno dato forza e voce alla domanda popo­lare di pace e di giu­sti­zia, di disarmo e non­vio­lenza. E' que­sta la prima cosa con­creta che forse pos­siamo fare coral­mente con­tro la Terza guerra mon­diale in corso. Papa Fran­ce­sco non poteva sce­gliere un'espressione più effi­cace per descri­vere lo stato del mondo in cui viviamo. E ora che nes­suno può più smi­nuire la tra­gica realtà delle cose, dob­biamo fare i conti con le nostre respon­sa­bi­lità.
Di fronte alle ipo­cri­sie e alla debo­lezza della poli­tica, all'inazione e alle com­pli­cità di coloro che avreb­bero la respon­sa­bi­lità di agire, davanti alla pro­fonda crisi delle isti­tu­zioni e della demo­cra­zia a cui ci siamo sem­pre appel­lati, dob­biamo sen­tirci tutti più coin­volti e cor­re­spon­sa­bili. Il peri­colo che avanza sul piano mon­diale è grande e nes­suno sarà in grado di pro­teg­gerci se, noi per primi, non sapremo costruire una poli­tica dav­vero nuova: una poli­tica di pace.
Papa Fran­ce­sco ha evo­cato un mondo in guerra dove si com­met­tono le più spa­ven­tose cru­deltà con­tro bam­bini, donne, uomini e intere popo­la­zioni. Ha sol­le­ci­tato l'intervento imme­diato della tanto bistrat­tata Orga­niz­za­zione delle nazioni unite, ha ricor­dato il dovere della comu­nità inter­na­zio­nale di pro­teg­gere i più vul­ne­ra­bili, ha messo all'indice l'interventismo armato di que­sto o quel governo che pre­tende di fare da solo per i pro­pri inte­ressi, ha con­dan­nato ancora una volta il disa­stroso metodo della guerra e dei bom­bar­da­menti ma ha anche messo in gioco sé stesso: ha detto «sono dispo­ni­bile ad andare in Iraq». Ed è stata un'altra, l'ennesima, grande lezione, reli­giosa e laica, umana e poli­tica di respon­sa­bi­lità.
Di que­sta lezione dob­biamo far tesoro tutti ma per­ché non sia solo un auspi­cio dob­biamo comin­ciare noi. Que­sto è il tempo in cui cia­scuno deve met­tersi in gioco. Ci sono mille modi per farlo. Ma poi c'è un giorno, il pros­simo 19 otto­bre, in cui pos­siamo fare una cosa tutti insieme. Unire le nostre voci, le nostre facce, le nostre gambe, pre­oc­cu­pa­zioni, denunce, domande, pro­po­ste e spe­ranze e dare corpo ad una grande mani­fe­sta­zione di pace.
A que­sto pos­siamo dedi­care i 60 giorni che ci sepa­rano dal pros­simo 19 otto­bre. A dif­fon­dere l'invito, via inter­net, di città in città, scuola per scuola, casa per casa. Per­ché cia­scuno possa sce­gliere di esserci in prima per­sona. Molti hanno già ade­rito e si stanno impe­gnando ad orga­niz­zare la par­te­ci­pa­zione, i pull­man, il viag­gio. Ma molto di più si potrà otte­nere se cia­scuno deci­derà di fare la pro­pria parte met­tendo a frutto le pro­prie capa­cità e com­pe­tenze. Con­tro tutte le guerre visi­bili e invi­si­bili, quelle com­bat­tute con le armi e quelle che si com­bat­tono in campo eco­no­mico e finan­zia­rio con mezzi altret­tanto distrut­tivi di vite umane.

 

 



PROGRAMMA RIO DELL'OY DA USARE


LA SCALA DI GIACOBBE
 Sabato 13 e domenica 14 settembre 2014 - A che punto è la notte?-
Incontro di fine estate a Rio dell'Oy
Sentinella, quando finisce la notte? Dimmi, quanto manca all'alba? (Isaia 21, 11)
Immersi nella bellezza e nella quiete dei boschi della Valle Pesio, insieme al dottor Paolo Rigliano e a don Franco Barbero cercheremo di esaminare la condizione attuale delle persone e del movimento LGBT in Italia. Momenti di dialogo e di confronto si alterneranno a pause di meditazione e di preghiera, e a occasioni di svago e di divertimento.
E' prevista la proiezione del documentario di Vincenzo Monaco "Ci chiamano diversi. Un viaggio nella realtà lgbt italiana" (Italia 2013), un itinerario nella coscienza collettiva e nelle vite private troppo spesso ferite dai pregiudizi.
L'incontro si svolgerà presso l'Associazione Rio dell'Oy - Via Rio dell'Oy 155 - Fraz. Vigna – Chiusa di Pesio (CN) (www.riodelloy.it)
Avrà inizio durante la mattinata di sabato 13 settembre (arrivo e sistemazione) e si concluderà nel primo pomeriggio della domenica.
Il costo complessivo (vitto e pernottamento) è di 45 euro.
Per partecipare è necessario prenotare scrivendo all'indirizzo lascaladigiacobbe@gmail.com

COMMENTO ALLA LETTURA BIBLICA


PIETRO, UNO DI NOI

Dal Vangelo di Matteo 16, 21-27

21Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno. 22Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: «Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai». 23Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

24Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 25Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. 26Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima? 27Poiché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni.




Questa è la prima volta che Gesù, secondo il racconto del Vangelo di Matteo, parla di ciò che lo attenderà a Gerusalemme. E' ben noto che queste righe, in cui si raccontano dettagliatamente le vicende che succederanno nei giorni della passione e morte di Gesù, sono costruzioni letterarie degli evangelisti, chiamate "praedictiones post eventum" (Predizioni scritte dopo l'evento).

Ma resta il fatto che Gesù, ormai prossimo a Gerusalemme, non era così ingenuo da aspettarsi applausi, consensi e trionfo. Certamente aveva sentore che il viaggio potesse tradursi in un rischio, ma non voleva rinunciare a portare il suo messaggio al "cuore" di Israele, cioè al Tempio. Non sappiamo se e fino a che punto avesse messo in conto la sua crocifissione.

Certamente era determinato a non arrendersi al potere e a proseguire con coerenza la sua missione di annunciatore del regno di Dio. Gesù non cerca la morte, come se essa costituisse un destino fissato da Dio, ma non arretra e si prepara interiormente a ciò che verrà. Ne parlò certamente ai discepoli, seppure in modo meno esplicito rispetto a quanto il testo ci riferisce.

il discepolo deve essere consapevole che seguire Gesù costituisce una scelta pericolosa.

PIETRO, CIASCUNO/A DI NOI

Se c'è un "personaggio evangelico" in cui vedo la vera umanità, nei suoi mille volti e risvolti, è proprio Pietro.

Ci si identifica facilmente, ma poi diventa impegnativo prendere atto del "Pietro"che c'è in me, del Pietro che sono io. Eppure il punto fondamentale è questo: assumere piena consapevolezza che spesso mi trovo ad essere nel "gruppo di Gesù", diciamo così, come un piccolo satana....

Fuori metafora, posso ogni giorno riferirmi a Gesù, al suo messaggio, far parte di una comunità cristiana, ma di "non pensare secondo Dio" ed essere con la mia vita uno "scandalo", un intralcio per il regno di Dio.

La durezza con cui Gesù si rivolge a Pietro è come il martello sulla roccia: rompe l'illusione di una vita cristiana "a buon prezzo".

Come Pietro siamo attaccati alle nostre sicurezze e le difendiamo, reagendo proprio come lui.

Ma, ecco la meravigliosa finestra aperta: Pietro tace, medita, soffre... Tra lui e Gesù la partita rimane aperta. Non gli basterà quel duro rimprovero di Gesù per cambiare rotta e abbracciare fino in fondo l'orizzonte del maestro. Anzi, Pietro avrà altri momenti difficili come il tradimento nell'ora della passione e la fuga. Ma ancora il suo canmmino resterà aperto...fino a diventare, dopo la risurrezione di Gesù, uno dei discepoli che metterà tutta la sua vita a servizio del Vangelo. Non è l'uomo della "conversione miracolosa", ma della conversione quotidiana.

La sua testimonianza è preziosa anche per noi.

Come Pietro, viviamo le nostre mediocrità, indecisioni, anche tradimenti e ritorni all'indietro. La nostra sequela di Gesù non è una linea retta ed ininterrotta.

Ma so che anche nella mia vita, che non posso per nulla ostentare come un percorso di coerenza esemplare, non ho mai staccato la spina. Gesù mi si è sempre ripresentato con il suo dolce ed esigente: "passa dietro di me, mettiti al mio seguito". Ho visto in questo la mano di Dio, un Suo dono.

Spero che possa essere così per me e per te, fratello o sorella che leggi queste righe. Torniamo e ripartiamo sempre da Gesù, nei giorni luminosi della fedeltà al Vangelo o in quelli funestati dal buio, dalla delusione, dai nostri compromessi.

UNA ANNOTAZIONE IMPORTANTE

Spesso la predicazione cristiana ha usato alcuni di questi versetti per tessere l'elogio del dolorismo, di una fede triste, come se un buon cristiano dovesse andarsi a cercare le sofferenze, annientare se stesso, guardare e vivere con sospetto e con sensi di colpa ogni piacere e ogni gioia della vita.

"Rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua" per Gesù ha ben altro significato. Si tratta di non fare di sé il centro del mondo, di non impostare la vita come un girotondo attorno a noi stessi, ma di assumere la responsabilità delle proprie scelte, come ha fatto Gesù. Si tratta di un appello alla responsabilità, non di un invito a disertare la vita.

Si deturpa il volto della fede cristiana quando si riduce la sequela di Gesù ad un cumulo di rinunce, di abnegazioni,di negazioni.

Il discepolo sa che nel cuore del Vangelo è proclamata la pagina delle beatitudini, il manifesto cristiano della felicità.

La croce è inseparabile dalla risurrezione perchè Gesù promette a chi lo segue "una gioia che nessuno potrà portarvi via" ( Giovanni 16, 22) a partire già da questo oggi nell'intreccio di croce e risurrezione.












Parigi piange, Berlino non ride

Questa estate davvero finisce nelle nebbie. Quello che colpisce non è tanto la crisi in sé, ma il fatto che non esista sul tappeto una qualche proposta alternativa avanzata dai big della politica. Discutono sulle parole, ma non parlano della realtà.
È la crisi mondiale di una politica alla quale mancano fantasia, creatività, lungimiranza.

Franco Barbero

Ma il 92% degli israeliani è per l’intervento

GERUSALEMME. Il 92 per cento degli ebrei israeliani è a favore della guerra a Gaza, mentre solo il 7 per cento pensa che questo conflitto non sia giustificato. A riportare questo dato è il sondaggio condotto dall'Israel Democracy Institute, August 2014 Peace Index, secondo il quale poco più della metà degli intervistati crede che il governo abbia chiari gli obiettivi dell'operazione militare Protective Edge. Al contrario il 47 per cento pensa che non sia cosi. L'indagine riporta inoltre che il 58 per cento dei cittadini dello stato ebraico pensa che Israele non debba assecondare alcuna richiesta di Hamas. Tra gli intervistati e anche i cittadini arabi che vivono in Israele: tra loro il 62% si è detto contrario alla guerra mentre il 24% ha giustificato i raid.  

(Repubblica 20 agosto)

Assad dice sì ai bombardamenti americani contro l’Isis

Dopo la presa dell'importante base militare di Tabqa nel Nord est della Siria da parte dell'Isis, Damasco apre all'alleanza con Stati Uniti e Gran Bretagna contro il terrorismo. Il ministro degli esteri Muallem non esclude l'accordo su bombardamenti americani e inglesi purché coordinati con il governo e «nel rispetto della sovranità del paese»; «Sappiamo bene dove sarebbero utili». Obiettivo Aleppo, ancora assediata dagli estremisti.

Incredibile, ma vero.

mercoledì 27 agosto 2014


​(Repubblica 26 agosto)

CAVALLO PAZZO (OGLALA SIOUX)

Una grande visone è necessaria e l'uomo che la possiede deve seguirla come l'Aquila segue il più profondo blu del cielo.

“Decidiamo insieme”: Pinerolo

Lunedì 1° settembre ha luogo nella sede della comunità cristiana di base di Via Città di Gap 13 l'incontro aperto "Decidiamo insieme" in cui:

  • Dalle 18 alle 19,30 ratifichiamo le decisioni già prese e decidiamo nuove iniziative. Si tratta di un "momento" molto importante per la crescita comunitaria.
  • Alle 20 potremo cenare insieme portando qualcosa da condividere.
  • Chi può partecipare anche ad uno solo dei due momenti, venga tranquillamente.
La pazienza è un albero: le radici sono molto amare, ma i frutti dolcissimi.

PROVERBIO TUAREG

VISITE RECORD NEI MUSEI, MA LA CULTURA E’ SCONFITTA

Senza visitatori un museo non respira. Con troppi soffoca. E' il rischio che si corre oggi che il consumo di massa dell'arte ha dato vita a un vero e proprio trekking museale. Orde di turisti che all'apertura dei cancelli scattano come dai blocchi di partenza e si precipitano verso la meta. Che è il capolavoro di turno. Al Louvre nove milioni di persone all'anno si sdilinquiscono davanti alla Gioconda o alla Venere di Milo. Al British Museum quasi sette si immortalano davanti alla Stele di Rosetta o ai marmi del Partenone. E ai Vaticani oltre cinque affollano all'inverosimile la Sistina. Per non parlare del muro umano che al Prado quasi impedisce di vedere Las Meninas di Velazquez e dell'esercito di turisti che al Rijksmuseum di Amsterdam sfila dall'alba al tramonto davanti alla Ronda di notte di Rembrandt.
Davanti a queste cifre sembrerebbe che l'istruzione di massa abbia raggiunto in pieno il suo scopo. Ma è proprio cosi? Viene da dubitarne davanti allo spettacolo di folle che non guardano più i capolavori con i propri occhi ma con quelli delle fotocamere e cellulari. Il tutto allo scopo di selfeggiarsi e postarsi in tempo reale. Di fronte a questa invasione c'è il rischio che la fruizione diventi distruzione. Tutto il contrario dell'istruzione. A questo punto ai musei tocca un compito fondamentale e al tempo stesso difficilissimo. Alfabetizzare i comportamenti del pubblico. Aiutando a capire che vedere non significa guardare. E tanto meno fotografare. Battaglia di retroguardia? Tutto il contrario. E' una legittima difesa di un patrimonio che abbiamo il dovere di trasmettere ai posteri.
Marino Niola

(Il Venerdì 8 agosto)

LANZA DEL VASTO

" Violenza non è soltanto omicidio, offese, terrore, costrizione, orgoglio, odio, ma anche menzogna, ipocrisia, abusi"

PROPOSTE DI ACCOGLIENZA DELLE PERSONE LGBT


I cattolici di tutto il mondo presenteranno al Sinodo delle proposte per l'accoglienza delle persone LGBT nella Chiesa

Articolo pubblicato sul periodico spagnolo elPlural.com (Spagna) il 21 luglio 2014, liberamente tradotto da Dino

Due giorni prima che abbia inizio il Sinodo dei Vescovi sulla Famiglia 2014 presieduto da Papa Francesco, che avrà luogo in Vaticano tra il 5 e il 19 ottobre, alcune associazioni e gruppi cattolici italiani, europei e statunitensi terranno a Roma una conferenza internazionale di teologia. La loro intenzione è di presentare ai padri sinodali una concreta proposta per la piena accettazione nella Chiesa di omosessuali e transessuali.
"Le strade dell'Amore" la conferenza internazionale per una pastorale con le persone omosessuali e transessuali chiede che i vescovi realizzino questa integrazione con "rispetto, comprensione, delicatezza, e che si eviti un'ingiusta etichetta di discriminazione".


Diversi modelli di famiglie. L'Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi è stata convocata dal pontefice alla fine dello scorso anno con l'intenzione di rivedere la visione della famiglia all'interno della Chiesa e sono stati inclusi anche argomenti come "le coppie che convivono senza sposarsi", "il cammino spirituale dei divorziati risposati", "unioni di persone dello stesso sesso" e "l'educazione religiosa dei figli di coppie dello stesso sesso".

Raccogliere proposte. La riflessione dei sacerdoti avverrà in due tappe: in occasione dell'Assemblea Generale Straordinaria, il cui obiettivo è "fare il punto della questione e raccogliere testimonianze e proposte dei vescovi per annunciare e vivere il Vangelo in modo credibile per la famiglia" e successivamente, nel 2015 durante un'Assemblea Generale Ordinaria, con lo scopo di "individuare le linee operative per la pastorale della persona umana e della famiglia".

Le domande ai sacerdoti. In precedenza è stata inviata ai vescovi una serie di domande allo scopo di tastare il polso su questi temi nelle diverse Chiese. Ci sono domande come: "Esiste nel paese una legge civile di riconoscimento delle unioni di persone dello stesso sesso equiparata in qualche modo al matrimonio?"

Atteggiamento di fronte al matrimonio omosessuale. E anche: "Che atteggiamento assumono le Chiese particolari e locali di fronte allo Stato civile, promotore di unioni civili tra persone dello stesso sesso, e anche di fronte alle stesse persone implicate in questo tipo di unioni?"

Come comportarsi da un punto di vista pastorale? Dal punto di vista pastorale si indaga su quale attenzione pastorale è possibile sviluppare "riguardo alle persone che hanno scelto di vivere secondo questo tipo di unioni". Inoltre i vescovi devono rispondere a "come ci si dovrebbe comportare pastoralmente nel caso di unioni di persone dello stesso sesso che abbiano adottato figli, in vista di una trasmissione della fede?"

Conferenza parallela. Prima dell'inizio del Sinodo sulla Famiglia, associazioni e gruppi cattolici dell'Europa e degli Stati Uniti hanno organizzato a Roma una conferenza internazionale di teologia il giorno 3 ottobre. L'evento riunirà teologi e religiosi cattolici, insieme a rappresentanti della Chiesa valdese e della società civile, rende noto il sito spagnolo Redes Cristianas.

Vengono incluse tutte le unioni gay. I conferenzieri vogliono dare la loro opinione su come rinnovare la pastorale allo scopo di includere pienamente gli omosessuali e le persone transessuali, le coppie dello stesso sesso e le famiglie. Dicono: "Il tema della famiglia non può essere ulteriormente discusso senza comprendere nella riflessione ogni tipo di famiglia, incluse quelle basate sull'amore tra persone dello stesso sesso".

I figli degli omosessuali. "Si parlerà della vocazione degli omosessuali che desiderano vivere la propria fede nella Chiesa cattolica e al Vangelo e anche della questione dei genitori dello stesso sesso e dei loro figli che a volte sono nati da un matrimonio antecedente. Altri invece sono il frutto di una scelta maturata all'interno della stessa coppia (omosessuale)"

Diritto a formarsi nella fede. "Questi bambini e bambine hanno il diritto di essere educati nella fede e di ricevere i sacramenti nelle proprie comunità", affermano. I relatori parleranno anche di tutte quelle persone omosessuali e transessuali che non sono state capaci di costruire una relazione stabile e vivono le loro vite con una sensazione di abbandono e di solitudine.

Amarezza e inganno. "La conferenza sarà anche un'opportunità per parlare dei sentimenti di amarezza e di inganno o, a volte, la reazione di quelle spose e sposi di persone omosessuali, che sentono di non poter sopportare una vita che li obbliga a negare se stessi in un matrimonio che non riescono più a tollerare e hanno deciso di abbandonare le proprie famiglie", spiegano.


Relatori prestigiosi. La conferenza sarà presentato da Marco Politi, giornalista, scrittore e uno dei vaticanisti più attivi. Interverrà anche Mons. Geoffrey Robinson, vescovo cattolico emerito, ex vescovo ausiliare di Sidney, Australia. Autore di «Confronting Power and Sex in the Catholic Church» (Confrontare sesso e potere nella Chiesa cattolica: rivendicare lo spirito di Gesù, 2007)

Esperti in coscienza omosessuale. Un altro relatore sarà padre James Alison, teologo cattolico e sacerdote. Originario del Regno Unito, vive in Brasile e si è occupato ampiamente dell'omosessualità e della fede cattolica, in particolare di coscienza cattolica  e di coscienza omosessuale.

Chiese diverse. Insieme a loro ci saranno anche la reverenda Antonietta Potente, teologa domenicana italiana che vive in Bolivia, Letizia Tomassone, pastora valdese, presidente della Commissione di Fede e Omosessualità delle Chiese battista, metodista e valdese in Italia, e Joseanne Peregin, presidente della Comunità di Vita Cristiana a Malta e madre di un omosessuale.


Testo originale: Católicos de todo el mundo aportarán propuestas al Papa para la aceptación de gays y lesbianas en la Iglesia




martedì 26 agosto 2014

“DECIDIAMO INSIEME”: Lunedì 1 settembre

Momento fondamentale della vita della comunità. Si confermano le scelte sulle letture bibliche fatte a luglio: Galati e Giovanni.

Nasce il sito della comunità di Pinerolo di Via città di Gap 13.

Nuove iniziative.

L'appuntamento è lunedì 1 settembre alle ore 18 in sede. Io sarò presente già dalle 17.

Piccole scuole di montagna: 92

Non sarà una cifra stratosferica, ma di questi tempi non si butta via nulla: men che meno, se si tratta di risorse da dirottare sul fronte delle scuole. Nello specifico, quelle di montagna.
I fondi
Sono in arrivo circa 600 mila euro par il mantenimento e lo sviluppo dei servizi scolastici nei territori montani: lo ha deciso ieri la Regione, con una determina ad hoc a beneficio di 92 Comuni piemontesi. Il discorso riguarda l'anno scolastico 2014-2015.
Linee di intervento
Due le linee di intervento sulle quali opererà la Regione con un obiettivo preciso, cioè il sostegno degli istituti che operano in aree territoriali svantaggiate. Da un lato, si interverrà sulle scuole in situazione di criticità per numero insufficiente di iscritti, e che quindi hanno un'offerta formativa ridotta. Con questi fondi verrà data la possibilità di ottenere un maggiore monte ore per il pagamento del personale docente e non docente.
Dall'altro lato, spiegano da piazza Castello, si prevede un sostegno economico per attenuare la creazione di pluriclasse, migliorando al contempo l'offerta formativa, principalmente con l'insegnamento delle lingue straniere e con attività integrative.
Come spiega Alberto Valmaggia, assessore regionale alla Montagna, «il servizio scolastico è uno di quelli indispensabili perché le famiglie rimangano in montagna: gli interventi finanziati servono per il mantenimento e lo sviluppo dei servizi essenziali resi alla popolazione residente, in assenza dei quali non è immaginabile poter assicurare la permanenza delle comunità. Crediamo che questi fondi siano il miglior investimento per il futuro». Si parte da una premessa: «L'istruzione è un diritto fondamentale che va garantito tutti i cittadini in modo equo su tutto il territorio regionale».
I municipi coinvolti
Beneficiari del fondo saranno 92 Comuni, molti dei quali hanno presentato progetti in forma associata tra più enti. Per restare al Torinese, da Alpette a Ceresole, da Ronco Canavese a Vaprato Soana, da Cesana a Locana, da San Didero a Sauze d'Oulx. Impossibile citarli tutti.
L'iniziativa deriva dalla legge 97/1994, con la quale lo Stato, le Regioni e gli enti locali collaborano nel realizzare un equilibrato sviluppo territoriale dell'offerta di scuola dell'infanzia, di scuola primaria e secondaria dei comuni montani. Grazie a un protocollo d'intesa siglato tra gli assessorati regionali alla Montagna e all'Istruzione e la Direzione generale del Piemonte del ministero sono stati definiti i criteri per l'esame delle richieste che hanno partecipato al bando. In quest'ottica, 212 mila euro andranno a finanziare 10 progetti in ordine all'intervento sulle istituzioni scolastiche in difficolti, 374 mila saranno destinati a 82 progetti volti alla razionalizzazione delle situazioni di pluriclasse.

(La stampa 19 agosto)