giovedì 31 agosto 2017

OLTRE L'INDIFFERENZA

È "stonato" questo nostro tempo.

Il crollo delle ideologie, il vivere una fede non incarnata nella nostra vita, nel nostro tempo, nella nostra storia, il rifugio nel privato, il chiudersi in un individualismo autosufficiente…tutto questo ha portato ad una perdita di “valori”.

Sono tempi, i nostri, dove non c’è più l’attenzione alla persona, ma nel clima che viviamo domina la disattenzione. C’è più attenzione alle cose che alla persona.

L’avanzamento del commercio ha prodotto una quantità di beni che ci porta a pensare che siano questi beni la base del nostro “stare bene”. Di conseguenza, c’è la corsa a comprare per “avere”. I centri commerciali

proliferano così come si moltiplicano gli articoli da acquistare. Oggetti che di anno in anno si “rinnovano” e ci vengono riproposti se non imposti. Il dominio delle cose porta a una “diminuzione” del valore della persona e della sua dignità. Di conseguenza si sgretolano le relazioni tra le persone.

E piano piano ci si svuota per essere riempiti di “messaggi” che non danno nulla, fanno passare un modo di vivere che ha la sua radice nell’immagine, nell’apparire, nell’imporsi, nell’avere successo, nello “star bene”, ma da soli.

Dove c’è lo svuotamento dei valori, c’è la corsa per arrivare primi, c’è la competizione, l’arroganza, la slealtà…

Si scalzano valori come il riconoscersi, il dialogo, il confronto, la collaborazione, la lealtà nei rapporti, l’essere sinceri gli uni verso gli altri… Nascono rapporti di interesse, non rapporti veri tra le persone, quell’incontrarsi per il piacere di stare insieme, confrontarsi, scambiarsi confidenze, esperienze, desideri, sogni… Non c’è più quell’aiuto reciproco a vivere con trasparenza la nostra vita.

Il ritorno a una vita più semplice passa attraverso il “fermarsi”, fermarsi per riprendere fiato, per riprendere in mano la nostra vita, ritrovarsi. Il silenzio fa guardare le cose con occhi diversi, fa rientrare in sé, rannoda il rapporto con i valori in cui si crede, ci riallaccia a Dio, che ci rende capaci di vivere qualsiasi cosa con verità.

Nel “fermarsi”, anche i rapporti tra di noi ci guadagnano. Non si giudica, ma si cerca una trasparenza critica. Si cerca quella “critica” senza arroganza, quella critica che vuole costruire, vuole completare, che parla con discrezione. Quella critica che non urta, ma lascia che l’altro discerna se quel che sente gli può servire oppure no per crescere in quel che sa, in quel che fa, in quel che è… Il fermarsi fa sì che si impari – come scrive Maurice Bellet – a “essere umani versi gli umani, che fra noi dimori il “fra noi” che ci renda uomini”.

Carlo Boneschi (Agenda giorni non violenti 2017)

Alessandro Esposito Chi dite che io sia?

Se un cristiano vuole fare una bella meditazione cerchi la rivista Adista e legga, per la lucidità dell’analisi del testo, il commento di Alessandro Esposito, pastore presso la comunità metodista di Verbania e Omega, a Matteo 16, 13-20, pubblicata sul numero 26 del periodico.

Se non avessi letto

Ho dimenticato tutto quello che ho letto.
Ma non sarei quello che sono, se non avessi letto tanti libri.

Alfonso Traina
Mi oppongo sempre con fermezza alla tensione violenta, ma esiste un genere di tensione costruttiva e nonviolenta che è necessaria per crescere.

Martin Luther King
Una cosa piccola

Può essere importante anche una cosa piccola.
Modesta. Informe.
Ma preziosa. Ma segreta.
Ma custodita nel buio della madia:
come il LIEVITO.
Non esiste soltanto l'immediato.
Vedi il pane e lo tagli.
Vedi l'uovo e te lo bevi,
vedi l'uva e te la mangi.
Esiste anche ciò che è differito,
è dilazionato.
Ciò che oggi sembra piccolo e inutile,
ma domani,
se debitamente impastato,
si rivelerà grande e buono:
come il LIEVITO.
Amore e conoscenza

L'amore senza conoscenza è stoltezza, l'amore senza discernimento delle occasioni per agire è sterile.

Ernesto Balducci
Ti auguro
che tu possa scorgere la luce di Dio
lungo la strada da percorrere
anche quando sei nel buio.
Che tu possa sempre sentire
il dolce canto dell'allodola
anche nelle ore delle preoccupazioni.
Che il tuo cuore non diventi una pietra
quando i tempi sono duri.
Che tu non dimentichi mai,
nonostante le ombre che ti circondano,
che non sei solo sulla strada!

Antica Benedizione Irlandese (da Un sentiero nella foresta)
Sapienza e realtà

"Il musulmano Jalal ud-Din Rumi dice: "Una mano che è sempre aperta o sempre chiusa è una mano storpia. Un uccello che non sa aprire e chiudere le ali non volerà mai".

(Anthony De Mello, Il canto degli uccelli, pag. 204)

Botte sul bus: "Negra ti faccio abortire"

Si chiama Barry, ha 39 anni ed è incinta di sei mesi. La sua colpa, mercoledì sera, è stata quella di essere nera e di avere un cellulare in borsa. «Tutti i passeggeri sono rimasti al loro posto, soltanto l'autista mi ha aiutata. Io pensavo a difendere il mio bambino», ha detto la donna di origini senegalesi alla polizia dopo essere stata rapinata, insultata, picchiata con calci e pugni e buttata a terra da una coppia di ragazzi italiani – 19 anni lei, 22 lui – su un autobus di Rimini. I giovani le hanno gridato «negra di m.», «torna al tuo Paese». La ragazzina le urlava «ti faccio abortire», mentre badava a suo figlio di tre mesi. Entrambi sono stati arrestati con l'accusa di rapina, oggi davanti al giudice il pm Davide Ercolani chiederà l'aggravante dell'odio razziale. La vittima è finita in ospedale spaventata e sotto shock. Un'altra storia di razzismo in Romagna, dopo che a marzo un nigeriano è stato accoltellato e travolto in auto davanti a un supermercato.
Mercoledì sera Barry, che è regolare e da tempo vive a Rimini con la famiglia, è sull'autobus numero 11 che da Rimini porta a Riccione. Si accorge che un giovane, dietro di lei, ha infilato la mano nella sua borsa e ha preso il cellulare. «Ridammelo », gli dice. Il ragazzo, Gabriele Miele, originario della provincia di Caserta, le butta il telefono in mezzo alle gambe e comincia a urlare insulti razzisti. La sua ragazza, Alessia Mucci, di Ancona, rincara. Non solo la violenza verbale, è scritto sulla denuncia in mano ai pm, ma pure quella fisica: Gabriele la colpisce con calci e pugni «in varie parti del corpo». Barry si difende come può, pensa solo al figlio che aspetta, è terrorizzata.
Quando le cose si mettono male l'autobus si ferma, l'autista apre le porte, i passeggeri scendono e la donna incinta viene spinta e fatta cadere a terra. Qualcuno chiama la polizia, la coppietta non smette di insultare Barry nemmeno davanti agli agenti. Vengono sentiti dei testimoni. Una, in particolare, conferma di aver visto scendere dall'autobus due donne e che quella nera è stata fatta cadere. Ha confermato che la senegalese si lamentava per riavere il proprio telefonino, rubato sull'autobus. Vicino alle porte del mezzo pubblico, gli agenti hanno trovato a terra il cellulare, un portamonete e la borsa della donna aggredita.
Il 22enne è stato portato in carcere, la 19enne è finita ai domiciliari perché ha il bambino. Oggi il gip deciderà se convalidare l'arresto. «Il reato è di rapina pluriaggravata impropria, perché era nata come un furto, ma contesterò anche l'aggravante della discriminazione razziale», dice il pm della procura di Rimini Davide Ercolani. «C'è stato odio». La donna, soccorsa dal 118, è stata portata in ospedale in stato di shock ma è stata dimessa con una prognosi di 15 giorni. Il bambino che aspetta non dovrebbe correre alcun rischio.
Rosario Di Raimondo
(la Repubblica, 18 agosto)

Merita pensarci

"Quando si scambia il Credo per la fede, si finisce col perdere la fede".

(A. De Mello, Il canto dell'usignolo, Ed. Paoline, pag. 82)

Giocattoli pericolosi


Quando la vita degli uomini è immorale e i loro rapporti sono fondati sull'egoismo, tutti i progressi tecnici danno l'impressione di giocattoli pericolosi messi in mano ai bambini.

LEONE TOLSTOJ
A difesa della legalità

«Il codice Minniti non è una legge per migliorare i soccorsi. C'erano già norme nazionali e internazionali che governavano il soccorso in mare sotto il coordinamento della Guardia costiera. E ribadisco: hanno consentito di salvare nella piena legalità migliaia di persone. Quindi non facciamo passare come stanno cercando di far passare tutti dalla Lega ai 5 Stelle al Pd, tutti, tranne rare eccezioni, che sino ad ora si è agito illegalmente. Sinora si è agito nel rispetto della legalità con la Guardia costiera italiana che si è avvalsa dell'aiuto delle navi delle Ong. Per cui le Ong hanno scelto nel nome della propria indipendenza di non voler diventare parte integrante di un sistema governativo. Anche perché, insomma, il codice non ha finalità puramente umanitarie. Rientra in un sistema più ampio che mira al controllo delle frontiere, contenimento delle persone in Libia. Quindi è un obiettivo politico-militare che, secondo le Ong, avrà drammatici costi umani».

Roberto Saviano, La Stampa 15 agosto

mercoledì 30 agosto 2017

MICHEL MONTAIGNE

Valgo poco se mi considero, molto se mi confronto.

Reale o immaginario?

Come scrive infatti il filosofo Andrea Tagliapietra in un bellissimo libro uscito in questi giorni dal titolo Esperienza (Ed. Cortina): “Nell’era di internet, dello smarphone, dei Google GLass e degli altri apparecchi tecnologici che affollano la nostra vita quotidiana con la capillarità di un’ossessione psichica e l’invadenza di protesi corporee, l’esperienza appare sempre filtrata, mediata da dispositivi composti da schemi che tocchiamo ma non attraversiamo mai e che, quindi, non ci fanno mai toccare il mondo”.
Se un tempo l’uomo doveva percorrere il mondo per esplorarlo e farne conoscenza, ora, tramite radio, televisione, internet, il mondo ci è fornito a casa, come l’acqua, il gas, la luce e ciò modifica radicalmente il nostro modo di fare (Umberto Galimberti, Repubblica 19/08/2017).

Il rischio al quale siamo esposti è che l’immaginario invada a tal punto la nostra vita da crederlo il reale. Per il potere del mercato il gioco è fatto. Siamo condotti per il naso tramite immaginari affascinanti, stellari, seducenti con l’illusione di essere noi i protagonisti della nostra realtà.


Franco Barbero

PAPA GIOVANNI XXIII

Non è il Vangelo che cambia. Siamo noi che cominciamo a capirlo meglio.

GRUPPI BIBLICI SETTIMANALI

Lunedì 4 settembre iniziano in Via Città di Gap 13 a Pinerolo i gruppi biblici settimanali delle ore 15,30 e delle ore 21.
Lunedì 4 le attività inizieranno con una introduzione di Franco Barbero:
la rilevanza della dimensione storica rispetto alla lettura dei testi biblici e alla liturgia, alla dogmatica e alla sacramentaria.

DIO TI DONI.....



“Dio ti doni
per ogni tempesta un arcobaleno,
per ogni lacrima un sorriso,
per ogni preoccupazione una visione
e un aiuto in ogni difficoltà.
Per ogni problema, che la vita ti manda,
un amico/a per condividerlo,
per ogni sospiro un bel canto
ed una risposta ad ogni preghiera”.
Antica Benedizione Irlandese

DETTI SAPIENZIALI

Proverbi sapienziali

Lo zoppo va più lontano
di chi se ne sta seduto”
(Slovenia)

Chi vuole le rose
deve rispettare le spine”
(Persia)

Il buon pastore tosa
e non scortica”
(Italia)

Il saggio mette un pizzico di zucchero
in tutto quello che dice agli altri,
e ascolta con un pizzico di sale,
tutto quello che gli altri gli dicono”.
(Tibet)

CELEBRAZIONE EUCARISTICA

Eucarestia comunitaria

Domenica 3 settembre alle ore 10 celebriamo l'eucarestia della comunità in Via Città di Gap 13 Pinerolo.
Prepara la predicazione Franca Gonella.

RIFLESSIONE SUL VANGELO DI DOMENICA 3 SETTEMBRE

Fragilità  come opportunità di conversione

Dal Vangelo di Matteo 16, 21-27

21Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno. 22Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: «Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai». 23Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

24Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 25Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. 26Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima? 27Poiché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni.

Il contesto
Questa è la prima volta che Gesù, secondo il racconto del Vangelo di Matteo, parla di ciò che lo attenderà a Gerusalemme. E' ben noto che queste righe, in cui si raccontano dettagliatamente le vicende che succederanno nei giorni della passione e morte di Gesù, sono costruzioni letterarie degli evangelisti, chiamate "praedictiones post eventum" (Predizioni scritte dopo l'evento).

Ma resta il fatto che Gesù, ormai prossimo a Gerusalemme, non era così ingenuo da aspettarsi applausi, consensi e trionfo. Certamente aveva sentore che il viaggio potesse tradursi in un rischio, ma non voleva rinunciare a portare il suo messaggio al "cuore" di Israele, cioè al Tempio. Non sappiamo se e fino a che punto avesse messo in conto la sua crocifissione.

Certamente era determinato a non arrendersi al potere e a proseguire con coerenza la sua missione di annunciatore del regno di Dio. Gesù non cerca la morte, come se essa costituisse un destino fissato da Dio, ma non arretra e si prepara interiormente a ciò che verrà. Ne parlò certamente ai discepoli, seppure in modo meno esplicito rispetto a quanto il testo ci riferisce.

il discepolo deve essere consapevole che seguire Gesù costituisce una scelta pericolosa.

Pietro ciascuno/a di noi 

Se c'è un "personaggio evangelico" in cui vedo la vera umanità, nei suoi mille volti e risvolti, è proprio Pietro.
Ci si identifica facilmente, ma poi diventa impegnativo prendere atto del "Pietro"che c'è in me, del Pietro che sono io. Eppure il punto fondamentale è questo: assumere piena consapevolezza che spesso mi trovo ad essere nel "gruppo di Gesù", diciamo così, come un piccolo satana....
Fuori metafora, posso ogni giorno riferirmi a Gesù, al suo messaggio, far parte di una comunità cristiana, ma di "non pensare secondo Dio" ed essere con la mia vita uno "scandalo", un intralcio per il regno di Dio.
La durezza con cui Gesù si rivolge a Pietro è come il martello sulla roccia: rompe l'illusione di una vita cristiana "a buon prezzo".
Come Pietro siamo attaccati alle nostre sicurezze e le difendiamo, reagendo proprio come lui. 

Dalla fragilità alla conversione
Ma, ecco la meravigliosa finestra aperta: Pietro tace, medita, soffre... Tra lui e Gesù la partita rimane aperta. Non gli basterà quel duro rimprovero di Gesù per cambiare rotta e abbracciare fino in fondo l'orizzonte del maestro. Anzi, Pietro avrà altri momenti difficili come il tradimento nell'ora della passione e la fuga. Ma ancora il suo canmmino resterà aperto...fino a diventare, dopo la risurrezione di Gesù, uno dei discepoli che metterà tutta la sua vita a servizio del Vangelo. Non è l'uomo della "conversione miracolosa", ma della conversione quotidiana.
La sua testimonianza è preziosa anche per noi.
Come Pietro, viviamo le nostre mediocrità, indecisioni, anche tradimenti e ritorni all'indietro. La nostra sequela di Gesù non è una linea retta ed ininterrotta.
Ma so che anche nella mia vita, che non posso per nulla ostentare come un percorso di coerenza esemplare, non ho mai staccato la spina. Gesù mi si è sempre ripresentato con il suo dolce ed esigente: "passa dietro di me, mettiti al mio seguito". Ho visto in questo la mano di Dio, un Suo dono.
Spero che possa essere così per me e per te, fratello o sorella che leggi queste righe. Torniamo e ripartiamo sempre da Gesù, nei giorni luminosi della fedeltà al Vangelo o in quelli funestati dal buio, dalla delusione, dai nostri compromessi.

Un'annotazione importante

Spesso la predicazione cristiana ha usato alcuni di questi versetti per tessere l'elogio del dolorismo, di una fede triste, come se un buon cristiano dovesse andarsi a cercare le sofferenze, annientare se stesso, guardare e vivere con sospetto e con sensi di colpa ogni piacere e ogni gioia della vita.

"Rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua" per Gesù ha ben altro significato. Si tratta di non fare di sé il centro del mondo, di non impostare la vita come un girotondo attorno a noi stessi, ma di assumere la responsabilità delle proprie scelte, come ha fatto Gesù. Si tratta di un appello alla responsabilità, non di un invito a disertare la vita.
Si deturpa il volto della fede cristiana quando si riduce la sequela di Gesù ad un cumulo di rinunce, di abnegazioni,di negazioni.

Il discepolo sa che nel cuore del Vangelo è proclamata la pagina delle beatitudini, il manifesto cristiano della felicità.
La croce è inseparabile dalla risurrezione perchè Gesù promette a chi lo segue "una gioia che nessuno potrà portarvi via" ( Giovanni 16, 22) a partire già da questo oggi nell'intreccio di croce e risurrezione.
La storia delle devozioni

Qualche volta, per rinfrescare le idee, serve rituffarsi in qualche bel volume di "Storia del cristianesimo". I quattro volumi di Filoramo-Menozzi (Editori Laterza) si leggono con estremo diletto e con pari utilità. Qui non voglio affatto compiere un'adeguata recensione per la quale non sono sufficientemente attrezzato.
Voglio solo sottolineare, nel volume IV dedicato a "L'età contemporanea", come Menozzi descriva e documenti come la devozioni all'Immacolata, al Sacro Cuore di Gesù, l'introduzione del culto della festa di Cristo Re, il fiorire dei "congressi eucaristici" e le apparizioni con l'estendersi dei pellegrinaggi … siano in realtà "la politicizzazione delle devozioni".
Quando la gerarchia cattolica sente di perdere la sua centralità mette in atto delle iniziative che, in nome della devozione, mobilitano i cattolici "in una prospettiva di protesta contro l'apostasia della società alle norme cristiane" (pag. 159).
Mi limito a questo accenno perché, come cultore del metodo storico-critico rispetto alle Scritture, ritengo che sia necessario un grande impegno perché il popolo di Dio conosca quale storia sovente sta alla base di dogmi, feste, devozioni.
Si tratta di strumenti accessibilissimi, ma questo impegno così urgente e prezioso per una fede consapevole, è quasi completamente inevaso. E così prosperano devozioni e superstizioni come una foresta che impedisce di scoprire il messaggio.

Franco Barbero
Preghiera di riconciliazione

L. Per i giorni in cui facciamo di noi il centro di tutto...
noi Ti preghiamo,
T. Dio che ci accogli e ci accompagni.

L. Per i giorni in cui aspettiamo che siano sempre gli altri
a muoversi, a fare anche per noi...
noi Ti preghiamo,
T. Dio che ci accogli e ci accompagni.

L. Per i giorni in cui ci lasciamo prendere dalle "cose" o ci
tuffiamo in esse, proprio per non ascoltare la Tua parola...
noi Ti preghiamo,
T. Dio che ci accogli e ci accompagni.
Ascoltare, ascoltarsi

"Il primo servizio di cui siamo debitori agli altri membri della comunità è di ascoltarli. Come l'inizio del nostro amore per Dio consiste nell'ascoltare la Sua parola, cosi l'inizio dell'amore del prossimo consiste nell'imparare ad ascoltarlo. L'amore di Dio per noi si distingue proprio in questo: che non si limita a parlarci, ma vuole anche ascoltarci.
Imparare ad ascoltare il nostro fratello è dunque fare per lui ciò che Dio ha fatto per noi. Certi cristiani ed in particolare i predicatori, si credono sempre obbligati a "dare qualcosa" quando sono con altri uomini. Dimenticano che ascoltare può essere più utile che parlare. Molte persone cercano un orecchio che li voglia ascoltare e non lo trovano fra i cristiani, perché i cristiani si mettono a parlare proprio quando dovrebbero saper ascoltare. Ma chi non sa più ascoltare il suo fratello finisce per non ascoltare neppure più Dio stesso, salvo parlargli in continuazione.
Egli introduce così un germe di morte nella sua vita spirituale e tutto quello che dice finisce per non essere altro che chiacchera religiosa, condiscendenza clericale, valanga di parole pie. Non sapendo più accordare un'attenzione tesa e paziente agli altri, si parlerà loro sempre fuori bersaglio. E ciò senza più rendersene conto.  Chi stima il suo tempo troppo prezioso per poterlo perdere ad ascoltare gli altri, in effetti non avrà mai tempo per Dio e per il prossimo; non ne avrà che per se stesso, per i suoi discorsi e le sue idee personali".
 (Dietrich Bonhoeffer, da "L'Eco delle Valli valdesi", n. 18, 6 maggio 1977]

 
DURANTE L'ANGELUS
Il Papa contro oroscopi e cartomanti: "Con santoni e astrologi si affonda"


Quando ci si aggrappa a oroscopi e cartomanti, si affonda. L'unica garanzia vera contro il naufragio esistenziale è la fede in Cristo. Parola di papa Francesco. Il Pontefice lo ha detto ieri all'Angelus in piazza San Pietro, pronunciato dalla finestra dello studio nel Palazzo apostolico, commentando l'episodio evangelico di Gesù che cammina sulle acque del lago di Galilea e salva Pietro dall'affondare a causa del vento. Quando non ci si affida «alla parola del Signore - ha sentenziato Papa Bergoglio - ma per avere più sicurezza si consultano oroscopi e cartomanti, si comincia ad andare a fondo». Dunque Francesco ha esortato «a perdurare ben saldi nella fede per resistere alle bufere della vita», a restare «sulla barca della Chiesa rifuggendo la tentazione di salire sui battelli ammalianti ma insicuri delle ideologie, delle mode e degli slogan».  
Il Vangelo di ieri «ci ricorda che la fede nel Signore e nella sua parola non ci apre un cammino dove tutto è facile e tranquillo; non ci sottrae alle tempeste della vita». Però «ci dà la sicurezza di una Presenza che ci spinge a superare le bufere, la certezza di una mano che ci afferra per aiutarci ad affrontare le difficoltà, indicandoci la strada anche quando è buio». In pratica, «non è una scappatoia dai problemi della vita, ma sostiene nel cammino e gli dà un senso».
Secondo Bergoglio, «questo racconto del Vangelo contiene un ricco simbolismo e ci fa riflettere sulla nostra fede, sia come singoli, sia come comunità ecclesiale». La barca è «la vita di ognuno di noi ma è anche la vita della Chiesa; il vento contrario rappresenta le difficoltà e le prove». E le invocazioni di Pietro a Gesù «assomigliano tanto al nostro desiderio di sentire la vicinanza del Signore», ma rappresentano «anche la paura e l'angoscia che accompagnano i momenti più duri della vita, segnata da fragilità interne e da difficoltà esterne».
Questo episodio è «un'immagine stupenda della realtà della Chiesa di tutti i tempi - ha concluso -una barca che, lungo l'attraversata, deve incontrare anche venti contrari e tempeste, che minacciano di travolgerla». E ciò che la salva «non sono il coraggio e le qualità dei suoi uomini: la garanzia contro il naufragio è la fede in Cristo e nella sua parola». Ecco, per Francesco «su questa barca siamo al sicuro, nonostante le nostre miserie e debolezze».  
Non è il primo monito di papa Francesco contro la moda di santoni e astrologia. Già all'Angelus del 15 novembre 2015 aveva ammonito: «Quando ti viene voglia di leggere l'oroscopo guarda a Gesù che è con te, è meglio, ti farà bene». Il 18 aprile 2016, nella Messa a Santa Marta, aveva tuonato contro veggenti e cartomanti, «contrabbandieri di verità» che conducono su una strada ingannevole.
Domenico Agasso jr

(La Stampa, 14 agosto)

martedì 29 agosto 2017

LA MEMORIA A SERVIZIO DI UN FUTURO DIVERSO


Le MADRI di PLAZA de MAYO hanno avuto il grande merito di sollevare il problema dei desaparecidos aprendo la strada al rinnovamento politico del paese. Molte persone mancano ancora all'appello e questo spiega l’impegno e la determinazione delle Madri. Il nuovo governo di destra vuole porre fine a questa loro lotta che non è solo finalizzata alla ricerca di persone scomparse  ma lottare perché quegli anni bui non ritornino, ma tutto questo dà tremendo fastidio perché c’è ancora una saldatura di interessi tra il nuovo governo e le “ombre” del passato,
Adriano  Candioli
  

BRASILE : BARCONE ALLA DERIVA

La gravità della nostra crisi generalizzata si fa sentire come un barcone alla deriva, abbandonato alla mercé dei venti e delle onde. Il timoniere, il presidente, è accusato di crimini, circondato da marinai-pirati, in maggioranza (con nobili eccezioni) ugualmente corrotti o accusati di altri crimini. E’ incredibile che un presidente detestato dal 90% della popolazione, senza nessuna credibilità, senza carisma, voglia stare al timone di una nave mal governata.
Non so se per ostinazione o vanità, elevata a potenza in grado stratosferico. Ma, impavido, continua a stare là nel Palazzo, comprando voti, distribuendo benefici, corrompendo i già per evitare che risponda allo STF a pesanti accuse di cui è imputato. E’ praticamente prigioniero di se stesso. In qualsiasi posto appaia in pubblico, sente subito il grido: “Via, Temer”.
E’ una vergogna internazionale essere arrivati a questo punto, dopo aver conosciuto l’ammirazione di tanti altri paesi per le politiche coraggiose fatte a favore delle grandi maggioranze impoverite, grazie ai governi progressisti Lula e Dilma.
Può la diffamazione degli oppositori, appoggiati da gruppi legati allo establishment internazionale che vuole mettere tutti in linea con le sue strategie, tentare di demonizzare la figura di Lula e smontare il merito dei benefici che lui aveva offerto ai diseredati della terra? Non riescono ad arrivare al cuore della gente. Il popolo sa e testimonia: “Nonostante errori ed equivoci, è innegabile che Lula sempre ha amato i poveri e stava al nostro fianco. Più che pane, luce, casa, accesso all’educazione tecnica o superiore, ci ha restituito dignità; siamo persone umane e non siamo più condannati all’invisibilità sociale”.
Vogliono distruggere Lula come leader politico e come persona. Non ci riusciranno, perché la menzogna, la distorsione, la volontà rabbiosa e persecutoria di un giudice giustiziere che giudica più con la passione che attraverso il diritto, mai potranno cancellare l’immagine di uno che si è trasformato in un simbolo e in archetipo in Brasile e nel mondo.
Dicono gli analisti della psicologia profonda di C.G. Jung che chi si è trasformato in simbolo a causa della saga della sua vita e per il bene che ha fatto agli altri diventa indistruttibile. È diventato simbolo di un potere politico beneficente per i più invalidi della nostra storia, segnati da molte ferite. Il simbolo penetra il profondo delle persone. Rende superflue le parole. Parla per se stesso. Il simbolo possiede un carattere misterioso che attrae l’attenzione degli ascoltatori, persino degli scettici. Il carisma è l’irradiazione più potente che conosciamo. Lula possiede questo carisma che si traduce in tenerezza per gli umili e per il vigore con cui porta avanti la causa per la liberazione.
Questi, messi a tacere, si sentono rappresentati da lui.
Oltre che simbolo, Lula è diventato un archetipo del leader che ha cura e che serve. Questo tipo di leader, d’accordo con gli stessi analisti junghiani, serve una causa che è superiore a lui stesso, la causa dei senza nome e senza chance. Essi sostengono che questo tipo di leader fa cose che sembrano impossibili. Evoca nei seguaci gli archetipi nascosti in loro fino al punto di arrivare a superarsi e sentirsi parte della società. Questo si esprime nelle parole di molti che dicono: “Scegliendo lui, noi stiamo votando per noi stessi. Fino ad oggi eravamo obbligati a votare qualcuno tra i nostri oppressori, adesso votiamo uno dei nostri che può rinforzare la nostra liberazione”.
L’azione politica di Lula possiede una rilevanza di magnitudo storica. Lui ha la coscienza di questa sfida formulata da uno dei migliori tra di noi, Celso Furtado, nel suo libro “Brasile: la costruzione interrotta” (1992). “Si tratta di sapere se abbiamo un futuro come nazione che conta nella costruzione del divenire umano. Oppure se prevarranno le forze che si impegnano nell’interrompere il nostro processo storico di formazione di uno Stato-nazione” (p.35).
Quello che ci fa soffrire è costatare che l’attuale governo si impegna a interrompere questo processo, con la violazione della democrazia e della Costituzione, con riforme e privatizzazioni e perfino con la vendita di terre nazionali a stranieri.
Si lasciano neo colonizzare per essere meri esportatori di commodities invece di creare le condizioni favorevoli per concludere la fondazione del nostro paese. Oltre che corrotti, sono venditori ambulanti della patria, cinicamente indifferenti alla sorte di milioni che dalla povertà stanno cadendo nella miseria e dalla miseria nell’indigenza.
Dobbiamo mandare a memoria i nomi di questi politici traditori delle aspettative popolari. Rappresentano soprattutto interessi personali e corporativi, loro o di quelli impresari che gli hanno finanziato la campagna elettorale più che non gli interessi collettivi del popolo. Che le urne li condannino, negando loro la vittoria attraverso il voto.

*Leonardo Boff, columnist del JB on line.
 Traduzione di Romano Baraglia e Lidia Arato




Quanto è vero … anche per la carriera …

"Al giorno d'oggi, in particolare nel mondo ecumenico, si constata l'esistenza di una specie di feticismo. Per esservi ammessi e rispettati, si deve rendere omaggio ai grandi Concili, menzionare il Dio trinitario e parlare del Cristo vero Dio e vero uomo. Queste espressioni funzionano come formule magiche che aprono le porte, se non del regno di Dio, almeno di quello della chiesa o della comunità ecumenica.

Se non le utilizzate, resterete al di fuori, nessuno vi ascolterà, né vi prenderà sul serio.
Se le usate, potrete manipolarle quanto vi pare, fino a far loro dire il contrario del loro significato originale. Poco importa, visto che avete pronunciato distintamente e correttamente lo Scibbolet. L'etichetta conta più del contenuto.

Da parte mia, io resisto a quella che mi sembra essere una ipocrisia. Probabilmente, riuscirei a far capire ed accettare meglio le mie idee (e talvolta mi è stato consigliato), come una reinterpretazione delle dottrine trinitarie e cristologiche... In effetti, giusto o sbagliato che sia il mio atteggiamento, trovo più leale e più onesto dire che non tento di dare una nuova giovinezza alle dottrine classiche. Non le accetto a condizione che vengano sottoposte a migliorie e modificazioni, ma aspiro ad alternative e tento di esplorare nuove vie.
D'altronde non sono l'unico ad andare in questa direzione, tutt'altro. La mia ricerca non è né solitaria, né senza precedenti.

Nella storia del pensiero cristiano e della teologia contemporanea esistono numerose correnti minori... A queste mi sono largamente ispirato" (tratto da André Gounelle, "Parlare di Cristo", p. 20).

La metà

La metà della vita di un uomo è passata a sottintendere, a girare la testa e a tacere.

Albert Camus

HETTY HILLESUM

"Bisogna imparare ad accettare anche all'appassire della natura, senza opporvi resistenza. E sapere che ci sarà sempre una nuova fioritura".

PESSIMI EDUCATORI

 

di MICHELE SMARGIASSI, La Repubblica, 26/8/2017

Quando una coppietta (etero eh!) si sbaciucchiava su una panchina o sotto l’ombrellone (sì, accadeva anche nel secolo scorso), mia mamma mi sussurrava di non stare lì a fissarla imbambolato, di “non fare il maleducato”.
Il maleducato dunque ero io, che nella mia ingenua insistente curiosità violavo quei momenti di tenerezza in pubblico. Contro Manuela Macario, presidente dell’Arcigay di Ferrara, e contro le legittime e immagino non esibizioniste effusioni fra amiche in un bagno di Lido di Spina, invece, lo sguardo dei bambini è diventato il corpo del reato: ci sono bambini che guardano! Reato di “comportamento inopportuno”, che un giudice sano di mente liquiderebbe con una risata, ma sulla base del quale qualsiasi mamma si sente in diritto di presentare lamentela e qualsiasi bagnino si sente in dovere di comminare la pena eterodossa di una sgridata.
La curiosità invadente ma senza pregiudizi dei bambini deve essere ancora la stessa dei miei anni infantili, credo. La capacità di risposta adulta, invece, mi sembra crollata sotto il livello di guardia. La spiegazione più giusta e ovvia, “sono due persone che si vogliono bene, non disturbarle” sembra scomparsa dal repertorio del buon genitore che aiuta il figlio a comprendere un mondo adulto nel quale possono certo esistere esibizionismi, etero e gay, ma anche tenerezze, etero e gay. Al suo posto è subentrato un disagio che confina col panico morale, ma anche questo purtroppo diventa insegnamento. Non si nasce omofobi, si diventa. Ma serve tutto l’impegno di un cattivo educatore.

L'esigenza di storicizzare il linguaggio

L'esigenza di riformulare il messaggio come operazione necessaria, che non compromette il messaggio, viene ulteriormente illustrata dal teologo Roger Lenaers: "Un paragone chiarificatore lo troviamo nella musica. Quando si traspone la tonalità di una melodia dalla chiave di DO alla chiave di MI, tutte le note dell'originale cambiano, ma la melodia rimane la stessa. Così non si perde niente del contenuto, così ricco e vitale, della fede in Dio e in Gesù professata dalla Chiesa delle origini quando lo si esprime in un nuovo linguaggio. Il contenuto … viene soltanto espresso con altre parole, affinché il messaggio possa avere un senso anche oggi.
(Roger Lenaers, "Benché Dio non sia nell'alto dei cieli", pag. 20).
Preghiera di Lode

Per tutte le esperienze di tenerezza e solidarietà
che nascono continuamente e proseguono il loro cammino
in qualunque angolo della terra,
noi Ti ringraziamo,
T - o Dio, sorgente d'amore per tutto il mondo.

Per tutte le persone che traggono dalla Tua Parola
la speranza e la fiducia nelle Tue promesse,
noi Ti ringraziamo,
T - o Dio, sorgente d'amore per tutto il mondo.

Per tutti gli uomini e le donne che aprono i loro cuori,
sanno benedirTi e spezzano con semplicità il loro pane,
noi Ti ringraziamo,
T - o Dio, sorgente d'amore per tutto il mondo.

Per tutte le persone che, nelle chiese e nella società,
vivono i posti di responsabilità non come onori, ma come
impegno per il bene comune,
noi Ti ringraziamo,
T - o Dio, sorgente d'amore per tutto il mondo.

Per i giorni in cui, sull'esempio di Mosè e di Gesù,
sappiamo coltivare e irrigare giardini che fioriranno per altri
o piantiamo e curiamo alberi
i cui altri raccoglieranno i frutti,
noi Ti ringraziamo e Ti preghiamo,

T - o Dio, sostegno dei nostri cuori e delle nostre braccia.

F. B.
La differenza

L'uomo politico pensa alle prossime elezioni, l'uomo di Stato alle prossime generazioni.

ALCIDE DE GASPERI
India. Quel sogno democratico minato dal populismo e in ritardo con la Storia

Il 4 agosto 1947. Una data che merita di essere ricordata: quella della dichiarazione di indipendenza dell'India. Un evento dalla enorme portata non solo per le dimensioni del Paese e la sua ricchezza in termini di storia e cultura, ma anche perché esso segnò il potente avvio di quel processo di decolonizzazione che nel giro di meno di vent'anni cambiò gli equilibri mondiali mettendo fine al dogma, fino ad allora solo marginalmente sfidato, del diritto dell'uomo bianco a comandare. È certamente legittimo che gli indiani provino orgoglio per quell'evento che ha dato avvio a un processo di trasformazione che permette ora all'India di nutrire l'ambizione di essere, sia come peso economico che come ruolo geopolitico, una grande potenza.
Eppure in questi giorni in India, e non solo in India, questo settantesimo anniversario dell'indipendenza indiana non offre soltanto l'occasione di celebrare, ma anche di riflettere sulle contraddizioni e i limiti di quello straordinario percorso storico.
Il primo terreno di riflessione è quello che si riferisce alla coincidenza dell'indipendenza con la "Partition", un termine che, più che come separazione, va inteso nel senso di un'atroce amputazione, per di più effettuata senza anestesia. Se qualcuno dovesse ancora essere convinto che per risolvere o prevenire i conflitti sia una buona idea separare, farebbe bene a ripercorrere la storia di quei giorni, quella della nascita di due nazioni: India e Pakistan. Una storia di milioni di morti, di violenze inaudite, del biblico esodo incrociato di milioni di poveri esseri privati di tutto costretti a cercare la salvezza abbandonando le città e i campi dove i loro padri avevano da sempre vissuto. Nel momento in cui si registrava il successo del disegno dell'indipendenza indiana si doveva anche prendere atto di un suo tragico fallimento. I padri dell'indipendenza, infatti, non volevano soltanto liberarsi dal colonialismo britannico ma avevano una precisa "idea dell'India". Asse portante di questo grande progetto politico, ma sarebbe meglio definirlo etico- politico, era il mantenimento non solo della coesistenza, ma della convergenza, fra indù e musulmani – una componente essenziale della visione del Mahatma Gandhi. Fu proprio per questa sua "colpa" che un induista radicale lo assassinò nel gennaio 1948.
Impossibile, quindi, ricordare l'indipendenza senza ricordare nello stesso tempo quella enorme tragedia umana e politica. Non solo perché non sembra possibile dimenticare qualcosa che è ancora molto forte nei ricordi di tante famiglie sia indiane che pachistane, ma perché, come ha scritto in questi giorni un'intellettuale indiana delle più giovani generazioni, Ananya Vajpayi, «la maggioranza dei conflitti aperti nel subcontinente indiano è il prodotto diretto o indiretto della vicenda incompiuta della Partition». Sospettosi di un predominio della maggioranza indù, Muhammad Ali Jinnah e altri dirigenti della comunità musulmana spinsero per la creazione di uno stato basato sulla religione, uno stato islamico che ancora oggi stenta, come dimostra il ricorrente intervento dei militari nella vita politica del Paese, a diventare un Paese retto dalla costituzione e dalle leggi, mentre diventa sempre più difficile – proprio per la debolezza delle istituzioni democratiche – distinguere l'identità islamica da un'identità islamista. L'India non ha certo la velleità di ricostituire l'antica unità dei tempi coloniali, ma l'obiettivo squilibrio di forze fra i due Paesi alimenta nel Pakistan una vera e propria ossessione per la sicurezza, che spiega anche lo spregiudicato sostegno ai talibani in un Afghanistan che Islamabad ritiene di dovere controllare per disporre di una "profondità strategica" contro l'India. Senza parlare del Kashmir, una regione a maggioranza musulmana in cui l'India, ritenendolo un fronte essenziale di contrasto al Pakistan, è incapace di trovare vie alternative (che dovrebbero essere basate sullo sviluppo economico, l'autonomia e il negoziato diplomatico) a una brutale repressione. Il tutto sullo sfondo degli arsenali nucleari di cui i due Paesi si sono dotati.
Ma è in relazione alla situazione politica interna indiana che le considerazioni che traggono spunto da quella gloriosa data del 1947 si fanno più amare, più preoccupanti. I Paesi non sono soltanto territori delimitati retti da un potere politico sovrano, ma sono anche progetti di futuro, visioni di un destino comune. Quell'«appuntamento con la storia» di cui parlò Jawaharlal Nehru nel profondo ed emotivo discorso in cui annunciò l'indipendenza al Paese e al mondo aveva due componenti essenziali, qualificanti: un'unità che solo poteva risultare sostenibile nel rispetto delle diversità che caratterizzavano uno smisurato e popoloso Paese e un sistema politico che non privilegiasse una particolare identità religiosa, e nemmeno imponesse una sola lingua (l'India ha 23 lingue riconosciute come ufficiali).
Oggi in India l'ideologia dell'Hindutva, quella secondo cui il Paese è e deve essere indù piuttosto che indiano, si è insediata al vertice con un primo ministro, Narendra Modi, che fin dagli anni dell'adolescenza è stato militante del movimento Rss (Organizzazione Patriottica Nazionale) – un'organizzazione induista integralista con aspetti paramilitari di cui, è impossibile dimenticarlo, l'assassino di Gandhi era stato membro. L'India rimane una democrazia, ma stanno aumentando in modo molto preoccupante i segnali di una chiusura autoritaria che si manifesta nella lotta per il monopolio induista della cultura, in particolare con la revisione "ortodossa" dei libri di storia, con la crescente pretesa di usare l'hindi come lingua nazionale e con l'imposizione (per legge quando non da parte di squadracce violente di attivisti) di proibizioni quali quella del consumo della carne bovina.
L'unico elemento che ci permette di non abbandonarci a visioni cupe del futuro di quel grande Paese che è l'India è il fatto che sembra difficile immaginare che quella straordinaria diversità che caratterizza la sua realtà umana e culturale e la vitalità della sua società civile e dei suoi ambienti intellettuali possano essere appiattiti e annientati da quel populismo autoritario che purtroppo accomuna ormai Paesi estremamente diversi.
Possiamo ancora sperare che l'India compia le promesse di quel 14 agosto 1947 e mantenga il suo appuntamento con la storia. Ma non vi è dubbio che la lotta sarà dura.
Roberto Toscano

LE TAPPE

PRIMO MINISTRO
Dal 1947 ai 1964 Nehru, padre di Indira Gandhi (nessuna parentela con il Mahatma, soltanto omonimia), è il primo premier della storia indiana dopo l'indipendenza.

LE GUERRE
Dopo controversie territoriali, l'India affronterà perdendola, la guerra contro la Cina. E negli anni quattro conflitti scoppiarono anche con il Pakistan.

LA DINASTIA
Indira, il figlio Rajiv, la moglie di quest'ultimo, l'italiana Sonia, il loro figlio Rahul: la famiglia Gandhi è una storia di leadership politica. I primi due, premier, furono uccisi.

DEMOGRAFIA E HI-TEGH
Nel 1991 l'India vira verso un'economia liberale. Si affermano i distretti dell'alta tecnologia ma, oltre alle disparità sociali, cresce l'emergenza demografica.

(la Repubblica, 14 agosto)

lunedì 28 agosto 2017

IL SALE

"Il cristianesimo non è il miele del mondo, ma il sale della terra nelle cui ferite brucia".
George Bernanos

ASSEMBLEA COMUNITARIA : OGGI LUNEDI' 28 AGOSTO

Questa sera alle ore 20,30 avrà luogo l'assemblea della comunità a Pinerolo in Via città di Gap,13.

Marenostro Gang

Marenostro ascolta ti prego,

questa notte porta pazienza,

c’è una barca in mezzo alle onde:

è una barca che porta speranza.


Non ha vela e non ha motore,

non c’è porto e non c’è faro,

ma son tanti lì sopra, li vedi,

quella barca è il loro riparo.


Marenostro guardali bene,

sotto i piedi portano il mondo

e negli occhi chissà quanta cenere,

quante lacrime avranno sepolto.


Sono loro la storia del grano,

il fuoco che torna al tramonto,

il pane spezzato e diviso alla fine del giorno.

Mare, ti prego, stanotte non li affogare,

Marenostro, mare…


Marenostro tu sai chi li guida,

è quel dio che non ha frontiere,

che cammina sull’acqua e sul fuoco

e che spezza tutte le catene.


E’ il dio di tutti i colori,

che combatte la fame e la guerra,

e per lui nessuno è straniero

come in cielo così come in terra.


Sono loro la storia del grano,

il fuoco che torna al tramonto,

il pane spezzato e diviso alla fine del giorno.

Mare, ti prego, stanotte falli passare,

Marenostro, mare…


Marenostro portali a riva,

prima che muoia l’ultima stella,

prima del cambio di guardia,

che non li veda la sentinella.


Che la riva non sia galera,

ne manette ne foglio di via,

ma sia strada bagnata dal sole

non sia mai una strada cattiva.

Sono loro la storia del grano,

il fuoco che torna al tramonto,

il pane spezzato e diviso alla fine del giorno.

Mare, ti prego, stanotte falli arrivare,

Marenostro, mare…

Luisa Tibaldi

Se…

Se alzi un muro, pensa a cosa lasci fuori.

Italo Calvino

I “nostri” morti occidentali e gli altri

I 14 morti di Barcellona sono vittime innocenti di un crimine efferato ormai dilagante. Ogni sottovalutazione di questa e simili azioni terroristiche, sarebbe errore imperdonabile e significherebbe mancare al dovere di garantire la sicurezza dei cittadini.
Ma non posso tacere una riflessione scomoda, che a molti sembrerà inopportuna o peggio. Voglio dire che 14 morti a Barcellona fanno più notizia di 14.000 morti in un giorno tra 5 Paesi dell’Africa, della Siria, dello Yemen.
“Sono i nostri”. Gli altri sono poco più che numeri. Non hanno quasi mai nomi; si dicono dei numeri approssimativi, sapendo che domani ce ne saranno almeno altrettanti. I poveri che muoiono di fame, di “mare” che diventa cimitero, di violenze, di carcerazioni e di torture…quelli non fanno notizia. Non sono dei nostri.
Franco Barbero

DA FERRARA


Lunedì 14 agosto nel mattino ho terminato la serie degli incontri esterni su “leggere la Bibbia oggi”.
Ho ascoltato in dialogo alcuni fratelli che non conoscevo. Mi ha colpito il racconto “addolorato” di un uomo che si è espresso così: “Devo dire che tento da dieci anni di raccogliere un gruppo di persone per leggere un Vangelo, la Bibbia... ma non interessa nessuno... neanche al parroco... Torno a casa e ritento”.
Ci siamo detti che occorre perseverare e partire da due o tre... Poi si vedrà.... Evidentemente, tra santi, madonne, feste patronali, rosari e novene... si è persa un po la via maestra.
Franco Barbero


PAROLA E SILENZIO


Facciamo silenzio
prima di ascoltare la Parola,
perché i nostri pensieri
sono già rivolti perso la Parola.

Facciamo silenzio
dopo l'ascolto della Parola,
perché questa ci parla ancora,
vive e dimora in noi.

Facciamo silenzio
la mattina presto,
perché Dio deve
avere la prima Parola,
e facciamo silenzio
prima di coricarci,
perché l'ultima Parola
appartiene a Dio.

Facciamo silenzio
solo per amore della Parola.
Dietrich Bonhoeffer

TEMPO DI PIENA ATTIVITA' COMUNITARIA

Ecclesiogenesi

Ogni comunità è una storia. Non si tratta quindi di assumere come stabili, permanenti e definitive le modalità strutturali, liturgiche e sacramentali. Come è in movimento la vita così è in continua revisione e conversione ogni aspetto della vita comunitaria. Non esistono modelli estensibili ad ogni situazione.
Ciò significa che è morta una ecclesiologia che non si configuri come ecclesiogenesi, cioè la chiesa che si rigenera continuamente alla luce del messaggio originante e dentro il farsi e disfarsi del tessuto umano del luogo e del tempo.
Ci sono comunità, anche nel nostro movimento di comunità cristiane di base, molto diverse: alcune più comunicative con l'esterno, altre più interne al percorso di movimento. Il bene si esprime in modi diversi. Comunque mi permetto di segnalare la comunità di San Fermo a Bergamo. Mi sembra tra le più popolari e dinamiche. Merita confrontarsi con tale esperienza. In questi giorni, per esempio, sono poche le comunità di base che hanno già in atto  un'attività così intensa come a Bergamo. Sovente di alcune comunità si conosce troppo poco.

Franco Barbero
Preghiera di fiducia

Per i giorni in cui vediamo tutto nero e,
come il gufo tra le macerie, non sappiamo
raccogliere nessun messaggio di speranza:
noi Ti preghiamo,
T - o Dio che ci perdoni e ci accompagni.

Per i giorni in cui il nostro cuore si fa piccolo e freddo
e voltiamo le spalle ad ogni proposta di impegno:
noi Ti preghiamo,
T - o Dio che ci perdoni e ci accompagni.

Per i giorni in cui ci adagiamo nei luoghi comuni
e così ci dispensiamo dal fare la nostra piccola parte:
noi Ti preghiamo,
T - o Dio che ci perdoni e ci accompagni.

Per i giorni in cui ci prendono
i capricci e l'avidità delle cose
e vorremmo che anche il sole fosse tutto nostro
e brillasse anche di notte,
noi Ti preghiamo,
T - o Dio che ci perdoni e ci accompagni.

Per i giorni in cui siamo prigionieri del tutto e subito
e non sappiamo lavorare umilmente e seriamente
per trasformare noi stessi e le cose che ci circondano,
noi Ti preghiamo,
T - o Dio che ci perdoni e ci accompagni.  

F. B.

Non pensarci più


Non avendo potuto guarire dalla morte, gli uomini hanno risolto, per vivere felici, di non pensarci più.

BLAISE PASCAL

Erba, argilla, soffio

Parliamo pure della nostra fragil
ità. Essa è la compagna dei nostri giorni. A volte riusciamo a farci i conti più serenamente, altre volte voltiamo la faccia per evitare di viverci le nostre fragilità, ma esse... non si spostano di un dito.  Può succedere anche che il discorso sulle nostre fragilità ci offra un pretesto per dispensarci dalle nostre responsabilità e per ripiegarci su noi stessi rinunciando persino alla valorizzazione dei doni che Dio ci ha fatto. Se per paura di buscarmi un raffreddore non esco di casa diventerò prigioniero di me stesso.
Ci sono, poi, le fragilità degli altri verso le quali possiamo assumere atteggiamenti di rifiuto, di impietoso giudizio, di complicità, di comprensione, di collaborazione.  Non manca nemmeno una certa retorica della fragilità, molto diffusa sulla bocca di chi, ben protetto e garantito, ama le lunghe disquisizioni sulla precarietà della condizione umana.
La Bibbia ci offre al riguardo una riflessione sobria, variegata, che assume le tonalità sia del disincanto che della speranza. La riflessione biblica, specialmente nelle Scritture sapienziali di Israele, è sempre solidamente ancorata alla realtà. Non potrò che fare qualche accenno a questo linguaggio così ricco di metafore, di immagini, di allusioni, di simboli, riportando alcuni passi della Bibbia.  Intanto va chiarito che costituirebbe un grossolano e fuorviante travisamento leggere tutta l'esperienza umana e credente nella prospettiva della fragilità. La vita e la Bibbia documentano anche altri volti della realtà.

Dalla Sapienza ai Salmi
Per il libro di Giobbe gli uomini sono "quelli che abitano in case d'argilla cementate dalla polvere" (4,19). Per dirla con L. Alonso Skökel, ogni Adamo è Abele, cioè ogni uomo è un soffio. "Il tema della vita come soffio emerge costantemente nel salterio e nelle pagine indimenticabili di Giobbe.
Il salmo 62 suona inequivocabile: "Gli uomini sono un soffio di vento e i figli dell'uomo sono una menzogna: se salgono insieme sulla bilancia pesano meno di un soffio" (v. 10).  "L'uomo è soltanto un soffio; i suoi giorni un'ombra che passa" (Salmo 144,4). Ben Sira, nella sua istruzione sulla morte, scrive che "l'uomo è un soffio in un corpo" (Siracide 41,11). Due volte Giobbe, in dialogo con Dio, ribadisce che i suoi giorni sono un soffio (Giobbe 7, 7 e 16). Ma la metafora della vita umana come soffio viene ripresa per ben tre volte nel salmo 39. La fragilità e la provvisorietà della nostra esistenza vengono espresse, con pari intensità, anche dalla metafora dell'erba che all'alba germoglia e fiorisce e alla sera già appassisce e dissecca (Salmo 90,5; Salmo 102,5 e 12): "Come erba sono i giorni dell'uomo; come il fiore del campo così egli fiorisce. Ecco, lo investe il vento e non c'è più; la sua traccia non si riconosce" (Salmo 103,15). Il salmista, evidenziando un felice contrasto, aggiunge che, al contrario, 1'amore e la salvezza di Dio sono durevoli, anzi eterni.

L'erba, il fiore, la Parola di Dio
La formulazione più piena di questa fragilità si legge nel libro del Secondo-Isaia:
"Una voce grida:      
Annuncia un messaggio!
E io domando: "Che cosa devo annunziare?".
Annunzia che ogni essere umano è come l'erba, la sua consistenza è come il fiore del campo: secca l'erba, il fiore appassisce quando il Signore fa soffiare il vento su di essi.
Sì, l'uomo è come l'erba: secca l'erba e il fiore appassisce, ma la Parola del nostro Dio dura per sempre" (Isaia 40,6-8).
Dentro l'accoglienza di questa nostra fragilità sta la radice della nostra pace e della nostra apertura al mistero di Dio, alla Sua presenza accogliente.

Franco Barbero, 2004

domenica 27 agosto 2017

LIBERACI DALL'INDIFFERENZA


O Dio, che hai reso pazzo di amore Gesù, il profeta di Nazareth, come potremo vivere sulla strada da lui percorsa?
Donaci ancora la Tua mano amica perché le prigioni dell'indifferenza, dell'egoismo e dei luoghi comuni non ci riconducano negli spazi del perbenismo.
F.B.

SULLE RIVE DEL RUSCELLO


“Possa ciascuna e ciascuno di noi essere come albero piantato sulle rive del ruscello della Tua Parola”.
(dal Salmo 1)

OOGI SPOSE

Matrimonio di
Michela e Manuela

P. Saluto all'assemblea

T. O Dio, presenza amica:
accoglici nel Tuo abbraccio amoroso.
Tu vedi come siamo esseri umani
che provengono da esperienze diverse,
ma  tutti profondamente lieti
dei doni che Tu hai fatto alle nostre vite
e lieti di poter oggi partecipare a questo
matrimonio così ricco del Tuo amore.
ApriTi un varco verso i nostri cuori
e guidaci sui sentieri della Tua volontà.

P. Ti ringraziamo, o Dio dell'amore,
perché oggi Manuela e Michela possono
davanti a Te e a tutti noi qui raccolti
manifestare la gioia del loro amore.

Canto o musica

Letture bibliche:
Dal Cantico dei Cantici 8, 6-7 
Dalla Prima lettera di Paolo ai Corinzi 13,1-8.
Dal Vangelo secondo Luca 6,46-49


PRDICAZIONE E INTERVENTI LIBERI

Canto o Momento di silenzio

Celebrazione del matrimonio e scambio degli anelli

1. Benedetto sei Tu, Signore, Dio dell'universo
perché ami Abele e non abbandoni Caino.
Tu non giudichi mai secondo le apparenze,
ma guardi i cuori delle Tue creature.

2. Benedetto sei Tu, Dio grande e amoroso,
che hai fatto esistere etnie e popoli diversi,
che Ti rallegri dei fiori del Tuo giardino,
che hai voluto il creato come un arcobaleno.

1. Benedetto sei Tu, Dio della vita,
che hai colmato la terra di tanti doni,
che hai imbandito la mensa per tutti
affinché ognuno abbia il necessario.

2. Parla al cuore di ciascuno/a di noi
affinché viviamo una esistenza vera
senza lasciarci incantare dalla musica del nulla,
dal fascino delle cose vuote ed apparenti.

P. O Dio che hai accompagnato le spose
in questa impegnativa ricerca dell'amore,
sii per loro la compagnia che non viene meno,
la sorgente della gioia e della perseveranza.

P. Eccoci ora o Dio, davanti a Te per spezzare il pane come fece Gesù prima di essere condannato e crocefisso dai poteri religiosi e politici del suo tempo.
Egli prese il pane e alzò gli occhi al cielo per benedire il Tuo nome, per ringraziarTi di ogni dono. Divise quel pane con i suoi amici e le sue amiche: “Prendete e mangiate, ogni volta che voi condividerete ciò che Dio vi ha dato, allora davvero vi ricorderete di me”. Poi prese la coppa del vino e, dopo averTi ringraziato, ne porse da bere a tutti dicendo: “Amerò fino alla fine bevete va questa coppa e fate questo perché non vi capiti di dimenticarvi di me”.

P. Spiegazione del significato della comunione.
Preghiera di condivisione e comunione.

Canto o Musica

P. Invito alle preghiera spontanea.
T. Padre Nostro, che sei nei cieli, sia santificato il Tuo nome, venga il Tuo regno, sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci il nostro pane necessario, rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non lasciarci cadere nell'ora della prova, ma liberaci dal male. Amen

Benedizione finale

P.Che la strada, care Michela e Manuela,
sia lieve ai vostri piedi e il vento di Dio soffi dolcemente alle vostre spalle.
Qualora l'arsura e la stanchezza consumino le forze, qualora le incertezze rendano traballante il cammino e le nuvole nascondano il sole, Dio vi faccia sentire forte e vicina la Sua presenza.

Canto o Musica

Poesia di Gibran sul Matrimonio