1
Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato
dal diavolo. 2 E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta
notti, ebbe fame. 3 Il tentatore allora gli si accostò e gli disse:
«Se sei Figlio di Dio, di' che questi sassi diventino pane». 4 Ma
egli rispose: «Sta scritto:
Non di solo pane vivrà l'uomo,
ma
di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».5 Allora il diavolo lo
condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del
tempio 6 e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché
sta scritto:
Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo,
ed
essi ti sorreggeranno con le loro mani,
perché non abbia a
urtare contro un sasso il tuo piede».7 Gesù gli rispose: «Sta
scritto anche:
Non tentare il Signore Dio tuo».8 Di nuovo il
diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò
tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: 9 «Tutte
queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai». 10 Ma Gesù
gli rispose: «Vattene, satana! Sta scritto:
Adora il Signore Dio
tuo
e a lui solo rendi culto».11 Allora il diavolo lo lasciò ed
ecco angeli gli si accostarono e lo servivano. (Matteo 4, 1-11)
Alla
prima lettura può sembrarci di essere a teatro dove due grandi
attori si contendono la scena. Per non essere imprigionati dalla
magia scenica del quadro, può essere utile qualche conoscenza che
ci aiuti a fare centro sul messaggio.
L'efficacia
del linguaggio simbolico
Quando
si legge questo notissimo brano del Vangelo, che è situato
all’inizio del viaggio di Gesù tra i villaggi della Palestina, è
subito bene dichiarare che non esiste nessun diavolo. Satana è una
figura retorica, una metafora presente in quasi tutte le culture,
che parla dei mille mali che assediano le nostre vite e le strade
del mondo. Con tale immagine gli evangelisti personificano il male e
ne parlano come se si trattasse di un agente spirituale, esterno e
tentatore. Questo processo culturale e linguistico si chiama
personificazione e sarebbe una ingenuità credere che esista
quell’essere maligno che la fantasia popolare ha chiamato diavolo.
Per questo motivo gli esorcisti sono un inganno e una superstizione,
tutt'ora presenti e previsti nella pastorale cattolica, roba da
museo e da ciarlatani.
Devo
aggiungere che nella mia lunga vita ho conosciuto alcuni preti
esorcisti. Erano persone particolarmente ignoranti sul piano biblico
e tormentate sul piano esistenziale, con forti ossessioni sessuali,
misoginia e omofobia.
Oltre
le letture ingenue
Ma
le letture “ingenue” sono purtroppo ancora molto ricorrenti. Di
fatto può capitare di ascoltare una predicazione che interpreti
questo passo biblico come una cronaca , un resoconto storico.
Altre
letture più fedeli al dato biblico e più profonde vedono in queste
tentazioni il paradigma delle prove di Israele, di ogni
cristiano; anzi di ogni uomo e di ogni donna nel cammino della vita.
La lettura spirituale ha evidenziato che solo la forza della Parola
di Dio può scacciare ogni “diavoleria" dal nostro cuore.
Una
lettura più attenta alla dimensione sociale e politica ci aiuta ad
individuare quanti potenti usano la Bibbia per legittimare il loro
dominio, per coprire ideologie e privilegi. Ancora nella nostra
Italia c’è chi si richiama al Vangelo per condannare le coppie
omosessuali, il diritto ad una dolce morte....La paura è sempre
un'arma a portata di mano per dominare le coscienze.
Più
spesso fa comodo travestire religiosamente le scelte di
conservazione dello status quo.
Vivere
nella tentazione, cioè fare i conti con le prove.
Sgombrato
il campo da una lettura ingenuamente demonologica, questa pagina atisticamente straordinaria e simbolicamente espressiva tratteggia un “volto “ di Gesù poco conosciuto e ci aiuta a
ritrovare le tracce della vita quotidiana del nazareno.
Gesù,
proprio come noi, dovette compiere un itinerario in cui la fedeltà
alla chiamata di Dio non fu per nulla scontata. Egli entrò negli
orizzonti di Dio lentamente a fatica, lottando: ecco l’immagine del “diavolo”
che significa tutte le difficoltà e le opposizioni che Gesù
dovette affrontare.
Lungi dal possedere la volontà
di Dio, Gesù la cercò tra i richiami dell’egoismo e i sentieri
dell’amore, in un conflitto interiore in cui furono presenti le
incertezze, le seduzioni, le paure, l’ignoranza del “progetto”
di Dio, le delusioni e le stanchezze. Anche per lui la vita fu una
ricerca tra le tenebre della notte e la luce del giorno.
Non
è superfluo ribadire queste informazioni perché abbiamo ricevuto
una educazione “catechistica” in cui Gesù ci veniva presentato
come un essere celestiale, quasi divino, esente dalle “prove” e
dalle incertezze.
Il vizio inestirpabile.
Il vizio inestirpabile di molti teologi e pensatori cristiani sta nel fatto che essi, in ogni elaborazione e in ogni predicazione, partono non dal Gesù ebreo di Galilea, ma dal Cristo della tradizione dogmatica. Per loro parlare di Gesù significa parlare del "verbo incarnato", del "Dio fatto carne", e sostanzialmente già leggono i Vangeli con gli occhiali del dogma di Nicea.
In realtà credono di parlare e di scrivere di Gesù, ma nella loro formazione culturale in pratica il Gesù dogmatico ha seppellito il Gesù ebreo. Lo stesso guaio si presenta spesso in alcuni libri ultramoderni in cui si parla del cristianesimo senza avrer fatto i conti in profondità con le radici ebraiche.
Un
messaggio concreto e prezioso
Letta
in profondità, questa pagina evangelica mette in risalto che Gesù
incarna e manifesta che cos’è l’esistenza umana e cristiana
davanti a Dio: una esistenza “tentata”, con tutti i connotati
della precarietà . Egli, che per noi è
il testimone di Dio per eccellenza ( questo significa la metafora
“figlio di Dio”), ci dice che essere esposti alla tentazione è
la ineludibile condizione della nostra creaturalità.
Se, dunque,
non si può crescere nella vita e nella fede, senza dover scegliere
e combattere, occorre fare pace con questa dimensione reale ed
essenziale. Seguire la strada di Gesù dona senso e gioia, una
grande gioia, ma comporta alcune scelte in netto contrasto con i
“diavoli” dell’indifferenza, della carriera, dell’immagine,
del denaro.
Ma
c'è di più
Diventare
cristiani significa prendere sul serio il fatto che la nostra vita e
la nostra fede non sono un possesso indisturbato, ma una realtà ed
un dono esposti alle imprevedibili sfide dell’umana navigazione.
Le
chiese cristiane spesso, strutturandosi come potenze, hanno voluto
sottrarsi a questa “esposizione” ai venti della fragilità,
delle incertezze, dell’umile ricerca di una difficile fedeltà.
Fasciata di certezze dogmatiche, impinguata di privilegi e di
concordati, la nostra chiesa ( che anche ora non pagherà l’ICI e
le altre tasse) è diventata spesso sorda e cieca di fronte al
“pellegrinaggio” degli uomini e delle donne di questa società
dell’incertezza e della precarietà. E non c’è prigione più
oppressiva di quella che incatena mediante l’arroganza, il
fanatismo, la dogmatica.
La
“conversione della chiesa” e di ciascuno/a di noi sta nel
“tornare a Gesù” (per dirla con le parole di Hans Kung), al suo
cammino “pericoloso” e precario, tutto sorretto dalla
appassionata ricerca del mistero di Dio, del Suo “progetto”. Non si torna ad un Gesù qualunque, ma a quel Gesù ebreo che affronta tutte le prove della vita sulla sua radicale fiducia in Dio. Non si spiega nulla di Gesù se non si parte da questa sua consapevolezza della compagnia di Dio nella sua vita.
Esiste
e cresce
Ma
esiste, per dono di Dio, e si diffonde un cristianesimo che vive
ogni giorno nella tentazione, non cerca alleanze o compromessi, non
si rifugia dietro presunte e ridicole infallibilità, non occupa i
video del mondo, ma penetra in molti
cuori. Non ha presunzioni magisteriali, ma “tenta” di far
compagnia alle donne e agli uomini che cercano verità e giustizia,
in piena solidarietà con le loro incertezze, le loro precarietà e
le loro speranze. Gesù non ha distribuito certificati di garanzia:
ha solo testimoniato la certezza che la compagnia di Dio non ci
abbandona mai, che il Suo amore non ci lascia disperare e soccombere
alla “tentazione”.
Grazie,o
Dio
perché
hai donato al mondo e alle chiese tante donne e tanti uomini che
hanno imparato a vivere il rischio, la responsabilità e la bellezza
della libertà.
Grazie
per il dono della vita e della testimonianza di Gesù. Da lui
abbiamo imparato che dobbiamo obbedire a Dio soltanto e così
possiamo scoprire e smascherare chi copre i propri interessi con il
nome di Dio.