sabato 30 novembre 2019

IL LIBRO DI TUTTI I LIBRI

Roberto Calasso, Il libro di tutti i libri, Adelphi Edizioni, Milano 2019, pgg.560. euro 28.00.
Chi cercasse in queste pagine una lettura teologica o confessionale darebbe deluso. Tanto meno Calasso intende comporre un'opera storica o esegetica. Si tratta, in queste pagine di meravigliosa narrativa, di cogliere il nesso profondo e conturbante circa la contraddizione dell'esistenza di cui i personaggi qui evocati sono un segno palpabile.
Nella sua straordinaria erudizione, l'Autore tratteggia alcuni periodi, alcuni problemi e parecchi personaggi con uno stile affascinante che risulta particolarmente prezioso per chi è un assiduo lettore della Bibbia e sa integrare con l'apporto del metodo storico e critico le pagine che legge. 
Restano indimenticabili le narrazioni della vicenda di Samuele e Saul e risultano penetranti le pagine riguardanti la fondazione e la realtà della regalità in Israele. 
Così pure non va presa alla leggera la ricostruzione della svolta antisacrificale avvenuta con la distruzione del Tempio ebraico di Gerusalemme e la "ripresa " del culto sacrificale della morte in croce di Gesù nella teologia e nella liturgia cristiana. 
Tale concezione sacrificale nel culto cristiano è stata e rimane tuttora una litania ossessiva.
Insomma, si tratta di un romanzo tra storia, vita, passioni, tormenti, prevaricazioni....
Già l'introduzione, con la sapienza che esce dalla bocca del Padre e corre in ogni angolo del cosmo fino al giorno in cui il Padre la stabilizza in Sion, coinvolge il lettore e la lettrice in una vera avventura nel confronto con le più stridenti contaddizioni della storia e dell'esistenza personale.
Il mio è un caldo invito alla lettura.
Franco Barbero

LE SUE RISPOSTE ALL'ODIO CHE CRESCE

Cresce l’odio nelle nostre vite. Odio verso il diverso, i migranti, chi la pensa differentemente da noi. Odio anche nella Chiesa, fra chi non riesce a conciliare visioni opposte: tutti i Papi recenti sono stati attaccati, Francesco con critiche inedite per «virulenza e volgarità di linguaggio». All’odio si può rispondere con l’odio, oppure in altro modo, «con la fraternità». Lo dice l’ultimo presule italiano creato cardinale da Francesco, Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna. 
Zuppi è voce ascoltata, personalità difficilmente etichettabile. In "Odierai il prossimo tuo" (Piemme), riflessioni messe in pagina assieme al giornalista Lorenzo Fazzini, c’è il fulcro del suo pensiero, il suo essere vescovo di ognuno come la sua origine romana, e dunque universale, gli ha insegnato. L’odio, secondo Zuppi, ha molte facce. 
C’è l’odio verso le donne e c’è il femminicidio. C’è la «nuova fobia» dell’Islam, quando è la nostra Costituzione a essere lei per prima un frutto dell’umanesimo che, quando viene messo in pratica, «genera a sua volta umanesimo sociale». L’odio esiste, dunque, ma non nel Vangelo che lo disinnesca «alla radice». I cristiani, dice Zuppi, «non possono odiare», non possono avere nemici, non è loro permesso. 
- paolo rodari
La Repubblica 24/11

NON L'HANNO CERTO 
INVENTATA LE DONNE

La bufala dogmatica di Maria Madre di Dio (non vi tremano un po' le vene a queste parole?!) non l'hanno certo inventata le donne ad Efeso nel Concilio del 431. Essa è il capolavoro umoristico di una gerarchia ormai completamente patriarcale.
Mentre dopo Nicea le chiavi del potere nella Chiesa erano ormai tutte saldamente nelle mani degli uomini, era funzionale alle manovre della istituzione ecclesiastica dare alle donne il contentino di esaltarne una a livello di semidea per poter lasciare le altre in stato di subordinazione. Così, per salvare il volto dell'istituzione, accanto al Dio giudice severo hanno messo una dolcissima Madre soccorritrice.
Ma l'enfasi mariolatrica non finisce lì: la Madre di Dio è anche la Madre di Cristo e ancora la Madre della Chiesa e la madre di ogni cattolico e cattolica.
Poveretta lei! Tutta questa nomenclatura e tutta questa montatura hanno prodotto l'eclisse totale della donna Maria di Nazareth, sposa di Giuseppe e madre di una numerosa famiglia.
Fra pochi giorni la liturgia cattolica celebrerà la festa dell'Immacolata. Per amore di questa donna reale, piena di fede, ricostruirò per la prossima festa dell'Immacolata le tappe storiche in cui hanno inventato anche questo dogma. 
Non vi sembri, cari lettori e lettrici, che questa sia un'opera distruttrice. Si tratta, invece, di riscoprire quanto la nostra bellissima fede abbia bisogno di essere liberata dagli inutili fardelli per riscoprire il nucleo del messaggio cristiano e far fiorire una fede adulta e liberatrice.

Franco Barbero

PRESENTAZIONE DI 
"AMORI CONSACRATI" 
a Torino

Venerdì 6 dicembre a Torino, in via Principe Tommaso 4 dalle ore 17,45 è possibile trovare copie del libro "Amori Consacrati" a cura di Franco Barbero (Ed. Gabrielli, pag 250, euro 16,00).
Così pure il libro sarà reperibile domenica 8 dicembre dalle ore 10,00 alle ore 15,30.
Sarò presente per una breve presentazione.

Franco Barbero
GRETA CONDURRÀ IL PROGRAMMA DI NATALE
PER LA RADIO DELLA BBC 

di Enrico Franceschini
LONDRA — Greta Thunberg condurrà una trasmissione radiofonica della Bbc durante le prossime festività natalizie.
La giovane ambientalista sarà la voce del programma Today su Radio 4, un canale radiofonico dell’emittente pubblica britannica che tratta di attualità, scienza e storia.
La 16enne svedese, simbolo della lotta al cambiamento climatico, è uno dei cinque personaggi che tradizionalmente assumono la direzione e del programma nel periodo tra Natale e Capodanno. Ognuno curerà la programmazione di una giornata radiofonica tra il 26 e il 31 dicembre.
Gli altri "guest editors" includono la baronessa Hale di Richmond, presidente della Corte Suprema, diventata nota per la recente sentenzaunanime degli undici giudici contro la decisione di Boris Johnson di sospendere il parlamento per più di un mese, e Grayson Perry, artista che ha vinto il Premio Turner. In passato altri ospiti dei programmi natalizi di Radio 4 sono stati il principe Harry, l’attrice Angelina Jolie e l’astrofisico Stephen Hawking.
Nominata per il Nobel per la pace, nella sua puntata Greta intervisterà i maggiori esperti mondiali sul cambiamento climatico e riceverà corrispondenze dall’Antartico e dallo Zambia.

La Repubblica 24/11

Preghiera

VIENI SIGNORE !

Abbiamo bisogno del tuo Spirito, Signore,
per resistere al desiderio di abbandonare tutto,
quando ci ridono dietro,
quando ci gridano che non serve a nulla
e che bisogna essere dei pazzi 
per credere in Te!

Abbiamo bisogno del tuo Spirito, Signore,
per opporci al continuo desiderio
di cercare rifugio nel passato
e per inventare alla tua chiesa
un nuovo volto di tenerezza e di accoglienza.

Abbiamo bisogno del tuo Spirito,Signore,
per attizzare la nostra speranza
quando la crocefissione è all'ordine del giorno,
quando la fedeltà è lisa,
quando la stupidità è vincente
ed il mondo è incrinato.

Abbiamo bisogno del tuo Spirito, Signore,
per annunciare l' Evangelo
non attraverso parole già troppo spesso usate, 
ma con la nostra presenza in carne e ossa 
su tutte le terre di gioia e di dolore 
dove la nuova umanità sta per germogliare. 

O vieni, Signore, 
per vivere e per creare, 
per amare e per lottare 
abbiamo bisogno del tuo Spirito 
nella nostra mente e nel nostro cuore! 
Amen!

Charles Singer Le Cep

UNA FEDE DA REINVENTARE
14


Ho deciso di pubblicare in 20 tappe, alcuni brani scelti de "Una fede da reinventare", il libro pensato in una prima stesura nel 1971/'72, pubblicato nel 1975 dall'Editrice Claudiana e presentato a Firenze al Convegno delle comunità cristiane di base in pieno accordo ai gruppi nascenti con i quali avevo letto e discusso alcune parti. Siamo alla quattordicesima tappa.
Certi linguaggi del 71-72 risentono dei cinquant'anni passati, ma già in quelle lontane pagine, in cui tematizzai alcune questioni per me allora coinvolgenti, sento lo spirito che sorresse il mio ministero.
Al centro la preghiera, la lettura della Bibbia, l'impegno comunitario e politico.
Non ho mai vissuto separazione e contraddizione tra un profondo ancoraggio biblico e un serio impegno politico.
Tu che leggerai queste pagine, sei invitato a compiere un viaggio all'indietro di ben 50 anni. Tuttavia forse troverai che alcune problematiche e alcune questioni non hanno perso del tutto la loro attualità.

Al link che segue trovate lo sfogliabile:

Buona lettura, Franco Barbero
Concita De Gregorio
Ho conosciuto il futuro primo rabbino donna d'Italia
Con lei abbiamo trovato la parola cha indica il genitore che ha perso un figlio. Di questo parla anche Il colibrì, dove il protagonista si muove senza sosta per non farsi travolgere dall'uragano della vita

HO CONOSCIUTO MIRIAM CAMERINI per caso, camminando per le strade di Vicenza durante un importante festival dedicato alle religioni, il Festival Biblico. Ho seguito la musica, come nella favola del Pifferaio, e mi sono trovata di fronte a una ragazza magica piena di capelli, di occhi, di sorrisi e di mani che, vestita di verde, cantava in ebraico melodie a me ignote con voce potente e antica. Sono rimasta fino alla fine, incantata. Ho scoperto così che Miriam, nata a Gerusalemme, vive a Milano dove cura spettacoli teatrali e musicali, recita, canta e studia cultura ebraica. Si avvia, nel pieno dei suoi trent'anni, a essere il primo rabbino donna in Italia. Con la futura rabbina, finito il concerto, abbiamo parlato di cibo: Ricette e precetti, il suo libro, intreccia la tradizione religiosa e la memoria familiare in una storia che, si sa, inizia con un morso di troppo a una mela. Divieti, obblighi, devozione, ribellione. Il dolce preparato da Noè sull'Arca, per consumare gli avanzi che è vietato - è un peccato! - buttare. Parole piene di acca aspirate e di cappa sonore, l'origine delle parole, la storia delle parole e le ragioni che le hanno portate fin qui. Siamo così arrivate alla "parola scomparsa", e di questa abbiamo parlato di nuovo quando dopo molti mesi ci siamo reincontrate: «Sai la parola mancante di cui mi parlavi?», mi ha detto. Una mia antica ricerca, dai tempi in cui scrivevo Mi sa che fuori è primavera: manca la parola che indica il genitore che ha perso un figlio. Esiste in ebraico, shakul, e in altre lingue antiche. Il sanscrito, l'arabo. È scomparsa nelle lingue moderne. «Ne ho parlato con mio padre», mi ha detto Miriam, «e ci siamo ricordati un testo, L'elegia giudeo-italiana commentata da Sara Natale, in cui si usa la parola "desfigliata". Tragica e bella, rende l'idea dell'ebraico shakul. Desfigliata. L'unica volta in cui la lingua italiana dà un posto, una casa, alla condizione dei genitori orfani di figli. Devo subito scriverlo a Sandro Veronesi, che nel suo potente e conturbante ultimo romanzo, Il Colibrì, dedica molte pagine proprio a questo. Leggetela, se volete farvi un regalo, la storia di questo padre, Marco Carrera: il colibrì che si muove senza sosta per restate saldo nell'uragano della vita.

L'elegia giudeo-cristiana, l'incontro delle religioni, la parola desfigliata e Miriam mi hanno fatto tornare in mente, per assonanza, la bellissima vita di Trotula de Ruggiero, maestra della scuola medica salernitana che nell'anno Mille è stata medico stimato e generoso. Anziché essere bruciata come strega, come alle donne che sapevano di medicina (che sapevano, in generale) accadeva in quel tempo, Trotula ha fondato la ginecologia moderna e ha scritto un trattato memorabile, anzi due. Del primo - Trotula maior, Sulle malattie delle donne - sapevo dalla biografia di Paola Presciuttini intitolata, appunto, Trotula. Giorni fa Agnese Manni, editrice, mi ha consegnato l'altro, il Trotula minor. L'armonia delle donne, un trattato medievale di cosmesi e cura del corpo. Come eliminare le rughe, i peli superflui, l'alitosi, come fare "ut virgo putetur que corrupta fuit", ossia come riacquistare la verginità. Non fatelo con polvere di vetro, suggerisce Trotula, perché fa male a voi e a lui. Piuttosto, spiega di seguito, ecco come. Irresistibile.

Concita De Gregorio sarebbe stata una pianista se non si fosse innamorata molto giovane di un'altra tastiera. Per fortuna. Non aveva talento per il piano, ma resta convinta che la vita sia musica, stare in ascolto e trovare il ritmo. Legge tutto il tempo, da più di 30 anni racconta la politica e altre storie. Gli ultimi libri si intitolano Nella notte (Feltrinelli) e In tempo di guerra (Einaudi).
La sua mail è casamatta@repubblica.it

(D la Repubblica, 16 NOVEMBRE 2019)
[Il Manifesto 15 novembre]

venerdì 29 novembre 2019

GUASTI DELLA LETTURA DOGMATICA DELLE SCRITTURE

"Nella letteratura antica, anche biblica, è più usato il linguaggio figurato che quello storico; la chiesa invece ha sempre ritenuto il contrario, per questo troppe "verità" sono state proposte, imposte ai credenti, in nome di una lettura empirica dei testi sacri. 
Le più notre sono quelle racchiuse nel credo niceno-costantinopolitano; sono le più comuni e più gravi perché, invece di tacere sull'identità di Dio e lasciarci indagare su quella di Gesù hanno chiuso entrambe le realtà in definizioni tanto solenni quanto insignificanti".
Ortensio da Spinetoli, L'inutile fardello, pag,11

"LA NASCITA DI GESU' TRA MITI E IPOTESI"

Questo è il titolo del piccooo libro del teologo John Spong, edito dall'Editore Massari. Per interpretare i miti e le leggende che spesso a Natale ci vengono raccontati come fatti storici, queste piccole pagine sono utilissime:
"Si tratta di un materiale ricco, ma non è storia....Non è mai stata intenzione sia di Matteo che di Luca di fare storia. E' un peccato che i convertiti fuori dell'ebraismo non conoscessero le Scritture ebraiche abbastanza bene da capire ciò che volevano dire le storie originali. Il letteralismo non è solo un'espressione di ignoranza biblica, ma è una distorsione del Vangelo talmente pericolosa da diventare distruttiva per il cristianesimo stesso" (pag,133).

LA SOCIETA'

Viviamo in società. Per noi dunque niente è davvero buono se non è buono per la sociretà”.
Voltaire

COSA SI VUOLE

"Bisogna sapere cosa si vuole.Quando lo si sa, bisogna avere il coraggio di dirlo, quando lo si dice, bisogna avere il coraggio di farlo”.
Georges Clémenceau

SPESSO L'INTELLIGENZA FA LA DIFFERENZA

Marco Travaglio in questi giorni ci ha regalato il frutto di una intelligenza che sa liberarsi dagli schemi preconcetti.
La persona intelligente sa ripensare le proprie valutazioni. Certo, i grillini e Di Maio non si ritrovano più su “Il fatto quotidiano” perché in questo ultimi due mesi Travaglio analizza i fatti e non fa  propaganda o ideologia.
I pii difensori di Di Maio mi sembrano un po' come i devoti di Padre Pio.
Franco Barbero

La parola
surreale

Oltrepassare la dimensione del reale, staccarsi dalla materia, entrare nell'onirico. Il mondo dell'immagine avvolge la nostra esperienza e ci distrae costantemente dalla realtà . Ci nutriamo di realtà virtuali, nell'inconscia speranza che la surrealtà ci sappia liberare dalla realtà, dal peso materico della realtà. Una schizofrenia costante, che spappola la relazione, la consistenza del tempo e dello spazio. Così l'aggettivo più usato nel web di fronte alle immagini di Venezia sommersa è "surreale". La surrealtà dei taxi-barca che navigano nelle calli, dell'acqua che sommerge le tombe dei patriarchi, dei turisti che si fanno i selfie di gioia nella piazza allagata. "Cose da non crederci, cose che superano la dimensione del reale"; l'uomo dell'era delle immagini non crede alla realtà che diventa incubo, prova a riassegnarla alla non realtà, a ridarle una dimensione immateriale.
Invece è la materia che irrompe, la realtà che si ribella alla nostra dipendenza dal fantasy: è evento storico preciso, è spazio e tempo ineludibili, è presente immantinente, non mediato ma immediato, non è minaccia extraterrestre, ma fenomeno terrestre inarrestabile. L'acqua scivola, scavalca, allaga, solleva, scaraventa. Non è ipotesi, è dimostrazione. Appellarsi al surreale è ultimo disperato tentativo dell'uomo mediatizzato di provare a non credere ciò che ora davvero succede. Ma il reale ha preso il suo posto e l'unica surrealtà di cui dovremmo occuparci è quella di ritardi ed errori inaccettabili di chi ha millantato di poter fermare le acque con improbabili macchinari post-biblici, tradendo così tradizioni centenarie di chi le acque le sapeva gestire quotidianamente. Forse perché per secoli la realtà era più pertinente della surrealtà.
ANDREA SEGRE

(L'Espresso, 17 novembre 2019)
[L'Espresso 17 novembre]



Prato
Criticò l'azienda in chat e venne licenziato. Il tribunale lo reintegra


Il Tribunale del lavoro di Firenze ha disposto il reintegro di un operaio pratese, dipendente di una nota azienda di abbigliamento, licenziato un anno fa per aver indirizzato offese a un suo superiore su una chat di gruppo di WhatsApp. L'operaio era contrariato dalla promozione di altri suoi colleghi e aveva inviato un messaggio vocale in una chat che raggruppava alcuni di essi. Il messaggio fu poi girato da uno degli utenti ai vertici aziendali che firmarono il suo licenziamento. Secondo il giudice, però, il controllo disciplinare dell'azienda non può spingersi alle comunicazioni private.

(la Repubblica 19 novembre)

giovedì 28 novembre 2019

GRATITUDINE

"Chi è grato riconosce la propria dipendenza da altri, non confida troppo sul suo agire, mette a frutto ciò che gli è stato donato".
Gabriella Caramore

COMMENTO ALLA LETTURA BIBLICA DI DOMENICA 1 DICEMBRE

Con i piedi piantati nell'oggi

Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell'arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell'uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l'altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l'altra lasciata. Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà” (Matteo 24,37-44).

Contesto storico e letterario
Ad una prima lettura questo brano incute terrore. Si tratta del codice letterario apocalittico al quale soggiace la convinzione molto diffusa al tempo di Gesù, che fosse giunta una svolta storica.
Gesù di Nazareth, figlio del suo tempo, era anche lui convinto che la fine del mondo, o almeno del suo mondo, fosse imminente. Secondo la maggior parte dei biblisti-bibliste, Gesù abbracciò in pieno questo orizzonte. Oggi possiamo dire che ha preso un abbaglio rispetto ai tempi.
Non è successo come Gesù pensava, ma il nazareno guardò già allora nella direzione giusta, anche se non possedeva l'orologio della storia. Qualche volta molte persone fanno fatica a capire quanto anche Gesù vivesse il suo cammino e la sua vocazione con le connotazioni dei limiti umani. Questa difficoltà nasce da "quell'errore serio e grave che i cristiani commettono quando mettono Gesù al posto e al livello di Dio" (Gerard Sloyan, Giovanni, pag.141). Errore tragico e dogma perverso.

La vera attesa
Le generazioni successive dei discepoli e delle discepole del nazareno, seppero fare i conti con questa clamorosa smentita storica, ma non dispersero il messaggio centrale sulla operosa attesa di un mondo altro. Deposero la presunzione di conoscere i tempi, ma compresero il significato radicale dell'insegnamento di Gesù. Non una attesa, come si aspetta il bus, ma un "tendere verso" l'orizzonte di un mondo altro.
Nulla di punitivo e terrorizzate ma un appello urgente alla nostra responsabilità: c'è davvero un mondo "altro" da costruire, una responsabilità da assumere.
Il testo, svestito dai suoi panni apocalittici e calato nel nostro contesto, diventa uno scossone per la chiesa e per ciascuno/a di noi: "E' ormai tempo che vi svegliate dal sonno", scriveva Paolo di Tarso ai Romani (13,11).

Senza dilazione

La distruzione dell'eco sistema, la sistematica strage degli innocenti, la violenza contro le donne,
l'industria delle armi....devono trovare in noi un'opposizione sistematica , quotidiana. Non c'è dilazione che tenga, non c'è ninna-nanna natalizia che ci possa distrarre. Se vogliamo dirci discepoli e discepole del nazareno, non possiamo sfuggire a queste responsabilità. Responsabilità è parola he implica il fatto che ciascuno/a parte da sé, si mette in gioco in prima persona.


Guardiamo la realtà

La disattenzione, la distrazione e il differimento continuo costituiscono le caratteristiche di chi non vuole metterci la faccia, di chi preferisce guardare oltre, di chi sposta sempre a domani ciò che si può e si deve fare oggi. Spesso, quando ricordo il fatto che talune riforme sono urgenti e necessarie oggi (anzi siamo fuori rempo massimo), mi sento rispondere che bisogna avere pazienza, che ci vuole ancora tempo, che il bene della chiesa necessita di prudenza e piccoli passi.Queste motivazioni "buoniste" hanno alle spalle non tanto la prudenza pastorale, quanto una concezione immobilistica della chiesa e della fede.
Come si può infatti su terreni come la pari dignità di uomini e donne, il celibato facoltativo, i diritti delle persone omosessuali e transessuali, sulla pastorale dei separati e divorziati...dire che bisogna ancora attendere?
Come si può di fronte alla attuale ricerca storica ed esegetica, dopo secoli di occultamento delle ricerche continuare a proporre una mariologia dogmatica superstiziosa e tutta una serie di dogmi che il catechismo ufficiale ritiene di dover ancora affermare?

Grazie o Dio
grazie, o Dio, perché non Ti stanchi di invitarci a nascere e a rinascere, a risvegliarci dai sonni di irresponsabilità.
Quando la nostra fede ritornerà a risuonare nelle vie del mondo come un appello alla libertà e alla giustizia?
Quando, come figli e figli di Te Creatore, lavoreremo per un mondo altro, quello che Tu non hai smesso di sognare?

SERATA DI LETTURA SU MATTEO 1,1,17

Ieri sera al Cicolo dei lettori a Pinerolo, il pastore Gianni Genre e don Paolo Scquizzato hanno cocumentato in modo egregio due letture della genealogia di Gesù secondo il Vangelo di Matteo davanti ad una attenta e numerosa assemblea.
E' stato per me come risentire la lettura bella e aperta che Ortensio da Spinetoli, Giuseppe  Barbaglio e il sottoscritto presentammo ad una gruppo di laici in preparazione al Natale del 1969. Anche ieri sera, nulla, assolutamente nulla che abbia potuto avvicinarsi all'eresia. Alla fine don Paolo, spero per il fascino delle formule antiche, ha parlato addirittura di Gesù come Dio incarnato.
Tutto, quindi dentro la più colladudata ortodossia, ma con parecchie domande aperte specialmente sulla verginità di Maria e con una significativa attenzione alla qualità ebraica delle genealogie "contaminate": Dio ci ama e ci incontra con il suo amore dentro le nostre contraddizioni.
Eppure in quella assemblea aperta alla ricerca, dove sono i preti?
Martedì prossimo al Circolo dei lettori  (Pinerolo Via Duomo 1) proseguiremo alle ore 18,15. Arriveremo a leggere l'intera vicenda natalizia, tutta la sua fioritura letteraria come un mito, uno dei tanti presenti nelle varie letterature antiche e uscire da una lettura come cronaca e come dogma?
Franco Barbero

IL PAPA AFFRONTA L'ANTISEMITISMO

Le parole del Papa rabbino

Da giorni Francesco voleva intervenire contro le rinate persecuzioni nei confronti degli ebrei. Ha scelto di farlo ieri, con parole, fuori programma, pronunciate nel corso dell’udienza generale: “Oggi incomincia a rinascere qua e là l’abitudine di perseguitare gli ebrei”, ha detto Bergoglio. E ancora: “Fratelli e sorelle, questo non è né umano né cristiano. Gli ebrei sono fratelli nostri! E non vanno perseguitati. Capito?”.
Debitamente informato dai tanti amici ebrei, molti argentini, in particolare su quanto è accaduto in Italia a Liliana Segre e anche, più in generale, sul crescere dell’antisemitismo e dell’odio razziale in Europa e negli Stati Uniti, il “Papa rabbino”, come lo chiamano amichevolmente i capi spirituali di comunità ebraiche a cui è più legato, ha voluto dire in prima persone il suo pensiero senza delegarlo, come era nell’aria, a un comunicato ufficiale della Santa Sede. Le notizie che gli sono arrivate nel corso dei giorni lo hanno allarmato e anche addolorato. Di qui la necessità di fare una scelta di campo precisa e tornare, come è nel suo stile, a puntare il dito in prima persone contro il ricrescere dell’odio verso gli ebrei. Fra le persone che più di altre gli hanno portato notizie in merito c’è Abraham Skorka, il rabbino di Buenos Aires. 
Ieri, non a caso, Skorka ha subito dichiarato all’Osservatorio Romano che neppure Francesco non sia “certo nuovo questo tipo di interventi” tuttavia questo suo ultimo “assume una grandissima importanza soprattutto in un momento storico come quello attuale”.
Un ano fa, il 23 settembre 2018, il Papa usò parole analoghe in Lituania a Vilnius, nella città dove il 96 per cento dei 200 mila ebrei lituani fu sterminato dai nazisti. Dopo aver deposto un mazzo di fiori nel luogo dove sorgeva il Grande Ghetto dal quale quarantamila persone vennero deportate e uccise, chiese all’Europa di guardarsi dal ritorno dell’antisemitismo: “Come si legge nel Libro della Sapienza, il popolo ebreo passò attraverso oltraggi e tormenti. Facciamo memoria di questi tempi”, disse.
Ma il pensiero del Papa sull’antisemitismo è andato e va anche oltre, coinvolgendo direttamente le colpe dei cristiani. In una prefazione al libro La Bibbia dell’amicizia. Brani della Torah/Pentateuco commentati da ebrei e cristiani (San Paolo) uscito meno di un anno fa, Francesco ha ammesso che “abbiamo alle spalle diciannove secoli di antigiudaismo cristiano e che pochi decenni di dialogo sono ben poca cosa al confronto”.
In sostanza, Bergoglio non teme la verità. Per questo, in occasione dell’anniversario dell’elezione di Pio XII (2 marzo 1939), accusato da parte del mondo ebraico di silenzio di fronte all’Olocausto, ha annunciato che il 2 marzo del prossimo anno aprirà gli archivi della Santa Sede relativi a quel pontificato sino alla morte di Pacelli avvenuta il 9 ottobre 1958. La volontà di fare luce su uno dei periodi più bui della storia è stata presa da Francesco dopo aver sentito il parere dei suoi più stretti collaboratori e, come ha dichiarato lui stesso, “con animo sereno e fiducioso”.
Paolo Rodari – Repubblica 14/11

UNA ESPLORATRICE

Nanna Heitmann
Vincitrice del LOBA Newcomer Award 2019

Un viaggio nel regno di miti e leggende: Lo Yenisei, uno dei fiumi più lunghi del mondo, ha guidato la fotografa Nanna Heitmann nel suo viaggio attraverso la Siberia. "Mi è presto diventato chiaro che il ruolo svolto dal fiume stesso non era così importante. Il più delle volte ho tenuto gli occhi aperti per personaggi interessanti, perché le persone hanno sempre cercato protezione e libertà sulle rive dello Yenisei e nella vicina Taiga: servi in fuga, criminali, ribelli o semplicemente avventurieri e credenti ortodossi ', spiega Nanna Heitmann.
La madre della fotografa è russa per nascita. Con l'eccezione di Mosca, per la vincitrice del premio LOBA Newcomer la Russia era sempre stata solo una grande e misteriosa area sulla carta geografica. Decise quindi di passare sei mesi all'estero nella città siberiana di Tomsk. Fino ad allora, la sua idea di Russia era stata principalmente modellata dai film per bambini dell'era sovietica e dalle storie popolari slave che aveva letto da bambina, le stesse che hanno ispirato il suo progetto fotografico "Hiding from Baba Yaga".
Baba Yaga è un personaggio importante del folklore slavo. È una strega pericolosa e imprevedibile che vive in una capanna nel profondo della foresta.
Come in quella leggenda, oggi molte delle persone che vivono lungo il fiume cercano rifugio sulle sue rive nei suoi boschi.
Heitmann ha noleggiato un fuoristrada e attrezzature da campeggio per il suo progetto, dirigendosi verso la Repubblica di Tuva con un paio di idee per le immagini e avendo in mente possibili destinazioni. Seguendo il corso dello Yenisei, Nanna Heitmann ha attraversato le aspre terre selvagge della Taiga siberiana, una regione ricca di antichi miti, leggende e rituali. Il suo viaggio era concepito non solo come una documentazione della vita lungo il fiume, ma anche dei miti e dei racconti popolari della regione. Ha cercato immagini oniriche.

NANNA HEITMANN
Nata a Ulm, in Germania, nel 1994, Nanna Heitmann ha terminato gli studi di fotogiornalismo e fotografia documentaria con un semestre all'estero nella città siberiana di Tomsk. Il suo lavoro è stato selezionato per i "LensCulture Emerging Talent Awards" organizzati dalla rivista online nel 2018. Nello stesso anno, è stata anche insignita del Premio Vogue Italia per le donne fotografe del PH Museum . È candidata per l'adesione all'agenzia Magnum dal 2019.

Internazionale 8/11

DA "CHIESA DI TUTTI CHIESA DEI POVERI"

Care Amiche ed Amici,
sul viaggio del papa in Giappone vi trascriviamo l’articolo uscito oggi su  “il Manifesto”.
“Appena un istante, tutto venne divorato da un buco nero di distruzione e di morte”. Così il papa ad Hiroshima. 
Ma lui è l’unico che resta ancorato a quel buco nero, l’unico che mette in gioco la sua autorità di leader per parlare da quel buco nero a un mondo che sembra voler correre a sprofondarvi di nuovo.
Chi ha saputo cogliere fin dal suo sorgere la inaudita novità del pontificato di Francesco, non si stupirà delle fermissime parole che egli ha pronunziato a Nagasaki e ad Hiroshima, da “queste terre che hanno sperimentato come poche altre la capacità distruttiva cui può giungere l’essere umano” per condannare le armi nucleari come “un crimine” e il pensiero stesso che le ha concepite. 
Un papa che ha cominciato a Lampedusa (“vergogna!” salvare le banche e non i naufraghi), che nel memoriale della Shoà in Israele ha rinominato il peccato originale come il peccato non dell’Adam, ma di Caino, che ha aperto l’Anno santo non a Roma ma a Bangui, che ha convocato la Chiesa intera al capezzale dell’Amazzonia morente per il fuoco appiccato dagli uomini, non poteva non salire a quel buco nero. 
Vi è salito come al vero nuovo altare su cui l’umano, e insieme anche il divino, sono bruciati per il sacrificio. E ha detto queste parole: “Con convinzione desidero ribadire che l’uso dell’energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine, non solo contro l’uomo e la sua dignità, ma contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune. L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è immorale, come allo stesso modo è immorale il possesso delle armi atomiche, come ho già detto due anni fa. Saremo giudicati per questo.. Come possiamo parlare di pace mentre costruiamo nuove e formidabili armi di guerra?”
Come sono lontani i vescovi americani che al Concilio, per assolvere la strategia della deterrenza e l’equilibrio del terrore, impedirono che si condannasse anche il solo possesso delle armi nucleari! 
Ora la Chiesa, finché il papa è il papa, ne condanna anche la fabbricazione e il commercio, perché la corsa agli armamenti, egli ha detto appena è arrivato a Nagasaki, “spreca risorse preziose che potrebbero invece essere utilizzate a vantaggio dello sviluppo integrale dei popoli e per la protezione dell’ambiente naturale. 
Nel mondo di oggi, dove milioni di bambini e famiglie vivono in condizioni disumane, i soldi spesi e le fortune guadagnate per fabbricare, ammodernare, mantenere e vendere le armi, sempre più distruttive, sono un attentato continuo che grida al cielo”. Ed ha aggiunto  una nuova definizione alla pace, dopo quella di Giovanni XXIII (“la pace è fuori della ragione”) dicendo che “la vera pace è disarmata”: o è disarmata o non è, ossia non può  esserci: “le armi, ancor prima di causare vittime e distruzione, hanno la capacità di generare cattivi sogni, esigono enormi spese, arrestano progetti di solidarietà e di utile lavoro, falsano la psicologia dei popoli. 
La vera pace può essere solo una pace disarmata”. Essa non sta solo in un non fare (non fare la guerra) ma in un costruire continuo nella giustizia il bene di tutti.
Giustamente noi  ci siamo scandalizzati al sapere che pochi ricchi hanno tanta ricchezza quanto la metà più povera della terra, ma ancora di più dovremmo indignarci al sapere che la grottesca enormità della spesa per gli armamenti (giunta, dicono gli analisti, a 1800 miliardi di dollari l’anno scorso) non solo toglie ogni speranza ai poveri, ma impedisce di porre mano alla vera emergenza che minaccia un altro buco nero per il mondo intero, quello della devastazione degli ecosistemi terrestri e la fine stessa della storia.
Perché tutto si tiene. “È un grave errore pensare che oggi i problemi possano essere affrontati in maniera isolata senza considerarli come parte di una rete più ampia”, ha detto papa Francesco a Tokio. E non a caso parlando al recente Congresso mondiale del diritto penale, ci ha tenuto a dire che sta per mettere nel Catechismo della Chiesa cattolica un nuovo peccato, quello ecologico, che grida anch’esso, come la guerra, contro Dio e contro gli uomini. Perché se il sistema politico non giunge a metterlo tra i crimini, lui intanto lo ascrive al peccato; e si sa come nella storia i due termini si siano, anche fortunosamente, intrecciati.
La verità è che siamo arrivati a quella svolta epocale per la quale la salvezza dell’umanità e del mondo non è più solo l’argomento delle religioni e delle Chiese, ma è l’urgenza stessa della politica e del diritto. Le due salvezze si incontrano, diventano una sola, fede e storia, grazia e libertà, sono portate dai fatti a incontrarsi in una sintesi nuova, escono dalla dialettica degli opposti. Eppure proprio ora l’irrompere dei particolarismi, dei nazionalismi, dei sovranismi sta distruggendo quel tanto di ordine internazionale che con tanta fatica si era cominciato a costruire dopo la prova della seconda guerra mondiale. Nel messaggio di Nagasaki sulle armi nucleari il papa ha denunciato proprio questo rovesciamento che è in corso, che si manifesta nello “smantellamento dell’architettura internazionale di controllo degli armamenti. Stiamo assistendo a un’erosione del multilateralismo, ancora più grave di fronte allo sviluppo delle nuove tecnologie delle armi; questo approccio sembra piuttosto incoerente nell’attuale contesto segnato dall’interconnessione e costituisce una situazione che richiede urgente attenzione e anche dedizione da parte di tutti i leader”.
Ormai veramente gli appelli, le denunce, e anche milioni  di voci che si levano dalle piazze non  bastano più. Va ripresa con coraggio la strada gloriosa dell’internazionalismo, la costruzione del multilateralismo. Questo, oggi, è il vero “stato d’eccezione” su cui ieri si insediavano i vecchi sovrani. Ma per fare questo  occorre tornare alla politica, occorre concepire e promuovere una politica per la Terra; occorre fondare un diritto capace di dettare regole impegnative per tutti, un costituzionalismo mondiale e un sistema di garanzie che lo renda efficace, occorre una Costituzione per la Terra.

Con i più cordiali saluti
                      www.chiesadituttichiesadeipoveri.it
C



DA LEGGERE
ROGERS LENAERS, Benché Dio non sia nell'alto dei cieli, Massari Editore, Bolsena 2012, pagg. 288, € 14.

Il nostro Autore, un vecchissimo gesuita belga, che ora svolge il suo ministero come parroco in Austria, prosegue in queste pagine la riflessione avviata con il precedente libro "Il sogno di Nabucodonosor" (Massari Editore 2009). Lenaers, con grande passione costruttiva, non fa che ribadire una constatazione: la presentazione tradizionale della fede non può suscitare un coinvolgimento vero e maturo in un uomo e in una donna che vivono nel contesto della modernità. Evitando talune facili contrapposizioni tra trascendenza ed immanenza, tra pensiero eteronomo e pensiero autonomo (che qua e là si trovano nei suoi libri con un eccesso di semplificazione), qui l'Autore con estremo equilibrio sottolinea l'esigenza di riformulare il messaggio cristiano in modo moderno.
È proprio la fedeltà al messaggio che ci sollecita ad una sua riformulazione. Non si tratta, comunque, di un aut-aut tra il pensiero dell'eteronomia e la cultura dell'autonomia: "i lati positivi dell'uno non devono per forza escludere quelli dell'altro. L'intuizione di una trascendenza sacra, punto forte del pensiero eteronomo, può conciliarsi con i punti forti del pensiero autonomo, cioè la presa di coscienza che l'uomo e il cosmo non sono burattini in uno spettacolo divino" (pag. 18).
L'Autore, in tono molto discorsivo, ragiona di etica, di eutanasia, di liturgia, di eucaristia, di lettura della Bibbia, di dialogo con l'ateismo. Per un cristiano maturo e adulto, si tratta di riflessioni assolutamente acquisite. Ma, se giri l'occhio attorno, vedi che tutte queste "ovvietà" non appartengono ancora alla predicazione cristiana e alla catechesi. Dunque, Lenaers si rende conto del divorzio totale che esiste tra la ricerca seria e consapevole e il contenuto del "cristianesimo ufficiale".
Di tanto in tanto ripropongo questi vecchi libri, anche per i lettori e le lettrici che da poco tempo si sono collegati con questo blog. Del resto ci sono pagine che si leggono con utilità anche dopo parecchi anni.
F. B.

 
E non lucean più le stelle
L'inquinamento luminoso cresce a ritmi vertiginosi. Come difendersi?

È UNA LUCE ladra di stelle che non illumina niente di utile. La chiamiamo inquinamento, anche perché per produrla bruciamo idrocarburi e quindi inquiniamo almeno due volte: sia l'aria che il panorama. Ed è una luce sempre più presente, in aumento sul pianeta a un ritmo che va dal 2 al 6% all'anno. Difendersi? Difficile, nonostante leggi e normative, e nonostante il cielo notturno sia già da un po' patrimonio dell'umanità per l'Unesco. Ma possibile grazie a speciali aree buie dove tornare a godere (maltempo permettendo, ovviamente) del cielo nero picchiettato di stelle.

Ecco a voi, dunque, i Dark Sky Park, definiti, secondo la International Dark Sky Association, come aree dall'altissima qualità dell'ambiente notturno, protette per "il loro valore scientifico, naturale, educativo, culturale e di fruizione pubblica". La maggior parte è negli Stati Uniti, in Europa ce ne sono una ventina e in Italia potrebbe presto nascerne uno a San Vigilio di Marebbe, in Alto Adige, sito che è in attesa di certificazione ufficiale.
Va detto che l'Italia, con un lampione ogni cinque abitanti, è uno dei posti più illuminati-inquinati al mondo, insieme alla Corea del Sud e alla costa est degli Stati Uniti. La zona peggiore è la Pianura Padana, mentre quella meno inquinata è l'isola di Montecristo seguita da alcune aree della Sardegna. Ma perché difendere il buio? Per ovvie ragioni estetiche, per meno ovvie ragioni di salute umana (è dimostrato che l'inquinamento luminoso aumenti il rischio di tumori) e per la salute ambientale. Molte specie animali vivono infatti di notte, mentre alle piante la luce artificiale provoca un anticipo della germogliazione. Il che, a cascata, disorienta insetti e uccelli, comunque già abbastanza scombussolati di loro.
Un Dark Sky Park non serve quindi soltanto a godere delle stelle lì per lì, ma a ricordarci di quando il cielo era per noi orologio, bussola e calendario. Serve a educarci al rispetto della natura e a ridurre il nostro impatto sull'ambiente anche da un inquinamento che, paradossalmente, ai nostri occhi è quasi invisibile.
Silvia Bencivelli

(Donna Repubblica, 16 novembre 2019)

Nota personale. L'invasione delle luci esterne spegne la luce interiore.
Franco Barbero
[la Repubblica 9 novembre]

Crotone
Maxi-retata nel traffico di reperti archeologici. Ventitré arrestati


Utilizzavano un linguaggio criptico e parlavano di "appartamento", "asparagi" o "motosega", per riferirsi al materiale archeologico con cui alimentavano, attraverso un sistema radicato nel Crotonese, un circuito internazionale di vendita clandestina di reperti risalenti dal IV al III secolo a.C. di cui facevano razzia in importanti siti come "Apollo Aleo" a Clio Marina o "Castiglione" a Paludi. È stata definita "Criminalità archeologica calabrese" l'organizzazione smantellata dai carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale, che hanno arrestato 23 persone in tutta l'Italia.

(la Repubblica 19 novembre)

mercoledì 27 novembre 2019

UN BEL CONTAGIO

"Non solo la paura, ma anche il coraggio è contagioso. L'esempio trascina, occorre uno spirito di offensiva anche per i combattenti contro la guerra".
Aldo Capitini

CHE "MERCE"!

"La felicità è una merce favolosa: più se ne dà e più se ne ha".
Blaise Pascal

UNA LETTERA DI UN CONFRATELLO

Carissimo d. Franco
Ho letto con immenso piacere la lettera scritta da d. Roberto di Bergamo e la condivido in pienezza. Anche io vorrei davvero ringraziare i confratelli e le sorelle che hanno avuto il coraggio di questa testimonianza e soprattutto vorrei dire loro che credo in una chiesa che non esclude nessuno, neanche dal ministero o dalla vita cristiana, una chiesa che accoglie perché ama, che non fa soffrire o terrorizza i suoi, ma li aiuta ad essere se stessi. Gesù  non ha preteso di avere discepoli perfetti, ma li ha accolti ed amati così come erano, nel Cenacolo li ha tutti ammessi all'Eucaristia e al Ministero e non ha chiesto altro che la capacità di amare. Se uno ama, e l amore non ha genere ma è amore e basta, è già discepolo di Dio. 
Credo in una chiesa che non vuole perfettini/e, ingessati e bigotti, ma che accetta tutti, perché  Lui, il Cristo non ha mai fatto distinzioni e non ha mai voluto i perfetti... Quando capiremo questo? La Chiesa cattolica,purtroppo non è questo... e tutte le volte che rifiuta, annienta, zittisce lo Spirito, tutte le volte che la legge vince sull'amore:
questa non è la chiesa di Gesù. 
Allora grazie fratelli per quello che siete e soprattutto sappiate che ci sono ,in questa chiesa, fratelli che vi amano, vi stimano e soprattutto vi considerano un dono di quel Dio che è amore e che nella amore non mette nessun limite. 
Un forte abbraccio a te, caro Franco e a tutti i fratelli e le sorelle protagonisti del libro Amori consacrati.
Giuseppe,prete

GRUPPI DI LETTURA BIBLICA

Martedì 3 dicembre alle ore 15 e alle ore 20,45 i due gruppi biblici leggono i passi che fanno memoria della liberazione dall'Egitto nel libro del Deuteronomio.
Perché sono così numerosi? In quale contesti?
Ognuno/a a casa avvii la ricerca.

DOMANI 1 DICEMBRE : EUCARESTIA

Domenica 1 dicembre celebriamo l'reucarestia comunitaria alle ore 10 in Via città di Gap,13. 
Il servizio della predicazione verrà svolta da Ines Rosso.

LULA LIVRE, FINALMENTE

Alle 16.15 di ieri (ora locale), il giudice Danilo Pereira Júnior del 12° Tribunale federale di Curitiba ha disposto la scarcerazione dell’ex presidente, il giorno successivo alla sentenza della Corte suprema sull’incostituzionalità dell’arresto dopo la condanna in secondo grado. E appena un paio d’ore dopo ha potuto varcare i cancelli del carcere di Curitiba, in diretta tv, accolto dall’abbraccio di centinaia di suoi sostenitori che nel frattempo si erano radunati lì davanti.
Dalla cella in cui ha passato gli ultimi 19 mesi della propria vita, Lula non esce con un umiliante braccialetto elettronico, né con restrizioni di alcun genere. Neppure, è vero, con la sua «innocenza riconosciuta al 100%» come avrebbe voluto – per questa bisognerà aspettare, perlomeno, l’esame da parte della Corte suprema della richiesta di annullamento del processo sul caso Triplex, per cui è stato condannato in primo e secondo grado, avanzata dai suoi legali sulla base dell’accusa di parzialità nei confronti dell’ex giudice Sergio Moro -, ma comunque con la possibilità di viaggiare per il paese e di riprendere l’attività politica.
È stata una decisione attesa a lungo, quella adottata giovedi dal Supremo tribunale federale, anche a fronte dell’incertezza giuridica che ha regnato, a tale riguardo, dal 2016. Da quando, cioè, la Corte Suprema – sotto la spinta dell’inchiesta Lava Jato, allora con il vento in poppa -, aveva deciso a stretta maggioranza – 6 voti contro 5 – di autorizzare l’esecuzione provvisoria della pena già dopo il secondo grado di giudizio, voltando così le spalle alla giurisprudenza che, in linea con il dettato costituzionale, consentiva l’arresto solo nel momento in cui la sentenza fosse passata in giudicato.
La folla in attesa dell’uscita di Lula dal carcere – foto LaPresse
Anche la decisione di giovedì è stata adottata con 6 voti contro 5: a favore del principio della presunzione di innocenza, Marco Aurélio, Ricardo Lewandowski, Rosa Weber, Gilmar Mendes, Celso de Mello e il presidente del Stf Dias Toffoli, a cui, quando il risultato era di 5 pari, è toccato il compito di esprimere il voto decisivo; contro, i giudici più vicini alla Lava Jato e più ferocemente anti-Lula, Edson Fachin, Alexandre de Moraes, Luís Roberto Barroso, Luiz Fux e Cármen Lúcia. Nomi, questi ultimi, non a caso finiti nelle rivelazioni di Intercept sul complotto giudiziario condotto dalla Lava Jato ai danni di Lula: dal noto «in Fux we trust», scritto da Moro parafrasando il motto nazionale Usa In God we trust, in Dio noi confidiamo, ai diversi accenni a Barroso e a Fachin come persone di stretta fiducia dei procuratori del pool.
Un risultato che era nell’aria, quello di giovedì, come aveva ben esplicitato poco prima della sentenza il rappresentante del Movimento dei Senza Terra João Paulo Rodrigues, il quale, incontrando Lula in carcere, gli aveva detto: «Se Dio vuole, questa è l’ultima visita».
Un risultato però non scontato, considerando tanto le forti pressioni dei settori militari e di estrema destra quanto l’offensiva del pool della Lava Jato, che, pur caduto in disgrazia, ha tentato di salvare il salvabile con un compromesso attorno alla possibilità dell’arresto dopo quella sorta di terzo grado di giudizio rappresentato dal Tribunale supremo di giustizia.
Il vento però ha ormai cambiato direzione, soffiando decisamente contro la Lava Jato, travolta dai clamorosi “messaggi segreti” divulgati da Glenn Greenwald e dalla sua équipe e poi da diversi organi di informazione che hanno deciso di cooperare con Intercept. Come pure dalla caduta di credibilità di Sergio Moro, passato dal ruolo di supereroe a quello di ministro sempre più succube di un sempre più impresentabile Bolsonaro.
Cosicché, in quell’apparentemente piccolo ribaltamento all’interno del Stf dal 5 a 6 al 6 a 5, ci potrebbe essere, chissà, l’avvio di una nuova stagione politica diretta a condurre il paese fuori dall’incubo Bolsonaro e in cui Lula potrebbe di nuovo giocare un ruolo decisivo. Ma intanto, per l’ex presidente e i suoi sostenitori, è arrivato il momento di festeggiare.

Claudia Fanti
Il manifesto 9/11

COLLABORAZIONE

Caro don Franco, a me è dispiaciuto ovviamente di non aver avuto una sua prefazione al libro che considero il più importante della mia vita. Quello da cui comincio a datare il mio declino intellettuale, non perché ne avverta i sintomi, ma perché non avrò altre occasioni pari per dar fondo al mio amore per la cultura classica e per cucire insieme la mia ex professione di sociologo con l’antropologia culturale, la storia delle religioni, della musica, della filosofia e alcune discrete conoscenze linguistiche. Tutto ciò ho potuto mettere a fuoco grazie anche alla vastità (trascendentalità?) dell’argomento. Non sono un biblista, ma forse anche per questo sono riuscito a vedere cose ovvie che molti biblisti non vedono o non vogliono vedere (che mi pare l’ipotesi più probabile).
Tenga conto che la copia del libro che ha lei è già obsoleta. Ho finito di rivedere un’ennesima volta il testo e ho apportato molte nuove correzioni o aggiunte. In settimana lo consegnerò al tipografo per fare la seconda edizione. Che ovviamente le invierò.

I suoi auguri per il trentesimo mi toccano e mi fanno pensare che forse dovremmo collaborare più da vicino, anche se siamo geograficamente così lontani. Per es. se si organizzasse un dialogo pubblico o una mezza tavola rotonda sul mio libro a Torino o dalle parti sue, sarebbe una buona occasione per conoscersi meglio.
Chiederò a mio figlio Laris (che lei conobbe) di inserire anche il suo augurio nel blog (io non sono capace).
E poiché il tipografo mi aveva fatto gentile omaggio di stampare in opuscolo gli auguri ricevuti, e ora devo chiedergli di rifarlo per l’arrivo in ritardo del saluto del nipote di Trotsky (che ha un’importanza simbolica enorme), penso di poter inserire anche lì il suo augurio e fargliene poi avere una copia.
Quindi grazie e speriamo di vederci prima del 40° anniversario.
Saluti

Roberto 

Caro Dott. Roberto Massari,
in attesa di ricevere l'edizione definitiva per una dettagliata recensione sul mio blog, accolgo molto volentieri la proposta di organizzare una presentazione del libro a Torino o a Pinerolo entro pochi mesi.
Ci teniamo in contatto, anche perché avrei intenzione di proporre a Lei e alla sua editrice la pubblicazione di un mio libro che è in fase di elaborazione.
Grazie ancora per la cordialità e lo spirito di collaborazione.
Un caro saluto e un abbraccio 
don Franco