Roberto Calasso, Il libro di tutti i libri, Adelphi Edizioni, Milano 2019, pgg.560. euro 28.00.
Chi cercasse in queste pagine una lettura teologica o confessionale darebbe deluso. Tanto meno Calasso intende comporre un'opera storica o esegetica. Si tratta, in queste pagine di meravigliosa narrativa, di cogliere il nesso profondo e conturbante circa la contraddizione dell'esistenza di cui i personaggi qui evocati sono un segno palpabile.
Nella sua straordinaria erudizione, l'Autore tratteggia alcuni periodi, alcuni problemi e parecchi personaggi con uno stile affascinante che risulta particolarmente prezioso per chi è un assiduo lettore della Bibbia e sa integrare con l'apporto del metodo storico e critico le pagine che legge.
Restano indimenticabili le narrazioni della vicenda di Samuele e Saul e risultano penetranti le pagine riguardanti la fondazione e la realtà della regalità in Israele.
Così pure non va presa alla leggera la ricostruzione della svolta antisacrificale avvenuta con la distruzione del Tempio ebraico di Gerusalemme e la "ripresa " del culto sacrificale della morte in croce di Gesù nella teologia e nella liturgia cristiana.
Tale concezione sacrificale nel culto cristiano è stata e rimane tuttora una litania ossessiva.
Insomma, si tratta di un romanzo tra storia, vita, passioni, tormenti, prevaricazioni....
Già l'introduzione, con la sapienza che esce dalla bocca del Padre e corre in ogni angolo del cosmo fino al giorno in cui il Padre la stabilizza in Sion, coinvolge il lettore e la lettrice in una vera avventura nel confronto con le più stridenti contaddizioni della storia e dell'esistenza personale.
Il mio è un caldo invito alla lettura.
Franco Barbero
sabato 30 novembre 2019
LE SUE RISPOSTE ALL'ODIO CHE CRESCE
Cresce
l’odio nelle nostre vite. Odio verso il diverso, i migranti, chi la
pensa differentemente da noi. Odio anche nella Chiesa, fra chi non
riesce a conciliare visioni opposte: tutti i Papi recenti sono stati
attaccati, Francesco con critiche inedite per «virulenza e volgarità di
linguaggio». All’odio si può rispondere con l’odio, oppure in altro
modo, «con la fraternità». Lo dice l’ultimo presule italiano creato
cardinale da Francesco, Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna.
Zuppi è
voce ascoltata, personalità difficilmente etichettabile. In "Odierai il
prossimo tuo" (Piemme), riflessioni messe in pagina assieme al
giornalista Lorenzo Fazzini, c’è il fulcro del suo pensiero, il suo
essere vescovo di ognuno come la sua origine romana, e dunque
universale, gli ha insegnato. L’odio, secondo Zuppi, ha molte facce.
C’è
l’odio verso le donne e c’è il femminicidio. C’è la «nuova fobia»
dell’Islam, quando è la nostra Costituzione a essere lei per prima un
frutto dell’umanesimo che, quando viene messo in pratica, «genera a sua
volta umanesimo sociale». L’odio esiste, dunque, ma non nel Vangelo che
lo disinnesca «alla radice». I cristiani, dice Zuppi, «non possono
odiare», non possono avere nemici, non è loro permesso.
- paolo rodari
La Repubblica 24/11
NON L'HANNO CERTO
INVENTATA LE DONNE
La bufala dogmatica di Maria Madre di Dio (non vi tremano un po' le vene a queste parole?!) non l'hanno certo inventata le donne ad Efeso nel Concilio del 431. Essa è il capolavoro umoristico di una gerarchia ormai completamente patriarcale.
Mentre dopo Nicea le chiavi del potere nella Chiesa erano ormai tutte saldamente nelle mani degli uomini, era funzionale alle manovre della istituzione ecclesiastica dare alle donne il contentino di esaltarne una a livello di semidea per poter lasciare le altre in stato di subordinazione. Così, per salvare il volto dell'istituzione, accanto al Dio giudice severo hanno messo una dolcissima Madre soccorritrice.
Ma l'enfasi mariolatrica non finisce lì: la Madre di Dio è anche la Madre di Cristo e ancora la Madre della Chiesa e la madre di ogni cattolico e cattolica.
Poveretta lei! Tutta questa nomenclatura e tutta questa montatura hanno prodotto l'eclisse totale della donna Maria di Nazareth, sposa di Giuseppe e madre di una numerosa famiglia.
Fra pochi giorni la liturgia cattolica celebrerà la festa dell'Immacolata. Per amore di questa donna reale, piena di fede, ricostruirò per la prossima festa dell'Immacolata le tappe storiche in cui hanno inventato anche questo dogma.
Non vi sembri, cari lettori e lettrici, che questa sia un'opera distruttrice. Si tratta, invece, di riscoprire quanto la nostra bellissima fede abbia bisogno di essere liberata dagli inutili fardelli per riscoprire il nucleo del messaggio cristiano e far fiorire una fede adulta e liberatrice.
Franco Barbero
PRESENTAZIONE DI
"AMORI CONSACRATI"
a Torino
Venerdì 6 dicembre a Torino, in via Principe Tommaso 4 dalle ore 17,45 è possibile trovare copie del libro "Amori Consacrati" a cura di Franco Barbero (Ed. Gabrielli, pag 250, euro 16,00).
Così pure il libro sarà reperibile domenica 8 dicembre dalle ore 10,00 alle ore 15,30.
Sarò presente per una breve presentazione.
Franco Barbero
GRETA
CONDURRÀ IL PROGRAMMA DI NATALE
PER
LA RADIO DELLA BBC
di
Enrico Franceschini
LONDRA —
Greta Thunberg condurrà una trasmissione radiofonica della Bbc
durante le prossime festività natalizie.
La
giovane ambientalista sarà la voce del programma Today su Radio 4,
un canale radiofonico dell’emittente pubblica britannica che tratta
di attualità, scienza e storia.
La
16enne svedese, simbolo della lotta al cambiamento climatico, è uno
dei cinque personaggi che tradizionalmente assumono la direzione e
del programma nel periodo tra Natale e Capodanno. Ognuno curerà la
programmazione di una giornata radiofonica tra il 26 e il 31
dicembre.
Gli
altri "guest editors" includono la baronessa Hale di
Richmond, presidente della Corte Suprema, diventata nota per la
recente sentenzaunanime degli undici giudici contro la decisione di
Boris Johnson di sospendere il parlamento per più di un mese, e
Grayson Perry, artista che ha vinto il Premio Turner. In passato
altri ospiti dei programmi natalizi di Radio 4 sono stati il principe
Harry, l’attrice Angelina Jolie e l’astrofisico Stephen Hawking.
Nominata
per il Nobel per la pace, nella sua puntata Greta intervisterà i
maggiori esperti mondiali sul cambiamento climatico e riceverà
corrispondenze dall’Antartico e dallo Zambia.
La
Repubblica 24/11
Preghiera
VIENI SIGNORE !
Abbiamo bisogno del tuo Spirito, Signore,
per resistere al desiderio di abbandonare tutto,
quando ci ridono dietro,
quando ci gridano che non serve a nulla
e che bisogna essere dei pazzi
per credere in Te!
Abbiamo bisogno del tuo Spirito, Signore,
per opporci al continuo desiderio
di cercare rifugio nel passato
e per inventare alla tua chiesa
un nuovo volto di tenerezza e di accoglienza.
Abbiamo bisogno del tuo Spirito,Signore,
per attizzare la nostra speranza
quando la crocefissione è all'ordine del giorno,
quando la fedeltà è lisa,
quando la stupidità è vincente
ed il mondo è incrinato.
Abbiamo bisogno del tuo Spirito, Signore,
per annunciare l' Evangelo
non attraverso parole già troppo spesso usate,
ma con la nostra presenza in carne e ossa
su tutte le terre di gioia e di dolore
dove la nuova umanità sta per germogliare.
O vieni, Signore,
per vivere e per creare,
per amare e per lottare
abbiamo bisogno del tuo Spirito
nella nostra mente e nel nostro cuore!
Amen!
Charles Singer Le Cep
UNA FEDE DA REINVENTARE
14
Ho deciso di pubblicare in 20 tappe, alcuni brani scelti de "Una fede da reinventare", il libro pensato in una prima stesura nel 1971/'72, pubblicato nel 1975 dall'Editrice Claudiana e presentato a Firenze al Convegno delle comunità cristiane di base in pieno accordo ai gruppi nascenti con i quali avevo letto e discusso alcune parti. Siamo alla quattordicesima tappa.
Certi linguaggi del 71-72 risentono dei cinquant'anni passati, ma già in quelle lontane pagine, in cui tematizzai alcune questioni per me allora coinvolgenti, sento lo spirito che sorresse il mio ministero.
Al centro la preghiera, la lettura della Bibbia, l'impegno comunitario e politico.
Non ho mai vissuto separazione e contraddizione tra un profondo ancoraggio biblico e un serio impegno politico.
Tu che leggerai queste pagine, sei invitato a compiere un viaggio all'indietro di ben 50 anni. Tuttavia forse troverai che alcune problematiche e alcune questioni non hanno perso del tutto la loro attualità.
Al link che segue trovate lo sfogliabile:
Buona lettura, Franco Barbero
Concita De Gregorio
Ho conosciuto il futuro primo rabbino donna d'Italia
Con lei abbiamo trovato la parola cha indica il genitore che ha perso un figlio. Di questo parla anche Il colibrì, dove il protagonista si muove senza sosta per non farsi travolgere dall'uragano della vita
HO CONOSCIUTO MIRIAM CAMERINI per caso, camminando per le strade di Vicenza durante un importante festival dedicato alle religioni, il Festival Biblico. Ho seguito la musica, come nella favola del Pifferaio, e mi sono trovata di fronte a una ragazza magica piena di capelli, di occhi, di sorrisi e di mani che, vestita di verde, cantava in ebraico melodie a me ignote con voce potente e antica. Sono rimasta fino alla fine, incantata. Ho scoperto così che Miriam, nata a Gerusalemme, vive a Milano dove cura spettacoli teatrali e musicali, recita, canta e studia cultura ebraica. Si avvia, nel pieno dei suoi trent'anni, a essere il primo rabbino donna in Italia. Con la futura rabbina, finito il concerto, abbiamo parlato di cibo: Ricette e precetti, il suo libro, intreccia la tradizione religiosa e la memoria familiare in una storia che, si sa, inizia con un morso di troppo a una mela. Divieti, obblighi, devozione, ribellione. Il dolce preparato da Noè sull'Arca, per consumare gli avanzi che è vietato - è un peccato! - buttare. Parole piene di acca aspirate e di cappa sonore, l'origine delle parole, la storia delle parole e le ragioni che le hanno portate fin qui. Siamo così arrivate alla "parola scomparsa", e di questa abbiamo parlato di nuovo quando dopo molti mesi ci siamo reincontrate: «Sai la parola mancante di cui mi parlavi?», mi ha detto. Una mia antica ricerca, dai tempi in cui scrivevo Mi sa che fuori è primavera: manca la parola che indica il genitore che ha perso un figlio. Esiste in ebraico, shakul, e in altre lingue antiche. Il sanscrito, l'arabo. È scomparsa nelle lingue moderne. «Ne ho parlato con mio padre», mi ha detto Miriam, «e ci siamo ricordati un testo, L'elegia giudeo-italiana commentata da Sara Natale, in cui si usa la parola "desfigliata". Tragica e bella, rende l'idea dell'ebraico shakul. Desfigliata. L'unica volta in cui la lingua italiana dà un posto, una casa, alla condizione dei genitori orfani di figli. Devo subito scriverlo a Sandro Veronesi, che nel suo potente e conturbante ultimo romanzo, Il Colibrì, dedica molte pagine proprio a questo. Leggetela, se volete farvi un regalo, la storia di questo padre, Marco Carrera: il colibrì che si muove senza sosta per restate saldo nell'uragano della vita.
Ho conosciuto il futuro primo rabbino donna d'Italia
Con lei abbiamo trovato la parola cha indica il genitore che ha perso un figlio. Di questo parla anche Il colibrì, dove il protagonista si muove senza sosta per non farsi travolgere dall'uragano della vita
HO CONOSCIUTO MIRIAM CAMERINI per caso, camminando per le strade di Vicenza durante un importante festival dedicato alle religioni, il Festival Biblico. Ho seguito la musica, come nella favola del Pifferaio, e mi sono trovata di fronte a una ragazza magica piena di capelli, di occhi, di sorrisi e di mani che, vestita di verde, cantava in ebraico melodie a me ignote con voce potente e antica. Sono rimasta fino alla fine, incantata. Ho scoperto così che Miriam, nata a Gerusalemme, vive a Milano dove cura spettacoli teatrali e musicali, recita, canta e studia cultura ebraica. Si avvia, nel pieno dei suoi trent'anni, a essere il primo rabbino donna in Italia. Con la futura rabbina, finito il concerto, abbiamo parlato di cibo: Ricette e precetti, il suo libro, intreccia la tradizione religiosa e la memoria familiare in una storia che, si sa, inizia con un morso di troppo a una mela. Divieti, obblighi, devozione, ribellione. Il dolce preparato da Noè sull'Arca, per consumare gli avanzi che è vietato - è un peccato! - buttare. Parole piene di acca aspirate e di cappa sonore, l'origine delle parole, la storia delle parole e le ragioni che le hanno portate fin qui. Siamo così arrivate alla "parola scomparsa", e di questa abbiamo parlato di nuovo quando dopo molti mesi ci siamo reincontrate: «Sai la parola mancante di cui mi parlavi?», mi ha detto. Una mia antica ricerca, dai tempi in cui scrivevo Mi sa che fuori è primavera: manca la parola che indica il genitore che ha perso un figlio. Esiste in ebraico, shakul, e in altre lingue antiche. Il sanscrito, l'arabo. È scomparsa nelle lingue moderne. «Ne ho parlato con mio padre», mi ha detto Miriam, «e ci siamo ricordati un testo, L'elegia giudeo-italiana commentata da Sara Natale, in cui si usa la parola "desfigliata". Tragica e bella, rende l'idea dell'ebraico shakul. Desfigliata. L'unica volta in cui la lingua italiana dà un posto, una casa, alla condizione dei genitori orfani di figli. Devo subito scriverlo a Sandro Veronesi, che nel suo potente e conturbante ultimo romanzo, Il Colibrì, dedica molte pagine proprio a questo. Leggetela, se volete farvi un regalo, la storia di questo padre, Marco Carrera: il colibrì che si muove senza sosta per restate saldo nell'uragano della vita.
L'elegia giudeo-cristiana, l'incontro delle religioni, la parola desfigliata e Miriam mi hanno fatto tornare in mente, per assonanza, la bellissima vita di Trotula de Ruggiero, maestra della scuola medica salernitana che nell'anno Mille è stata medico stimato e generoso. Anziché essere bruciata come strega, come alle donne che sapevano di medicina (che sapevano, in generale) accadeva in quel tempo, Trotula ha fondato la ginecologia moderna e ha scritto un trattato memorabile, anzi due. Del primo - Trotula maior, Sulle malattie delle donne - sapevo dalla biografia di Paola Presciuttini intitolata, appunto, Trotula. Giorni fa Agnese Manni, editrice, mi ha consegnato l'altro, il Trotula minor. L'armonia delle donne, un trattato medievale di cosmesi e cura del corpo. Come eliminare le rughe, i peli superflui, l'alitosi, come fare "ut virgo putetur que corrupta fuit", ossia come riacquistare la verginità. Non fatelo con polvere di vetro, suggerisce Trotula, perché fa male a voi e a lui. Piuttosto, spiega di seguito, ecco come. Irresistibile.
Concita De Gregorio sarebbe stata una pianista se non si fosse innamorata molto giovane di un'altra tastiera. Per fortuna. Non aveva talento per il piano, ma resta convinta che la vita sia musica, stare in ascolto e trovare il ritmo. Legge tutto il tempo, da più di 30 anni racconta la politica e altre storie. Gli ultimi libri si intitolano Nella notte (Feltrinelli) e In tempo di guerra (Einaudi).
La sua mail è casamatta@repubblica.it
(D la Repubblica, 16 NOVEMBRE 2019)
venerdì 29 novembre 2019
GUASTI DELLA LETTURA DOGMATICA DELLE SCRITTURE
"Nella letteratura antica, anche biblica, è più usato il linguaggio figurato che quello storico; la chiesa invece ha sempre ritenuto il contrario, per questo troppe "verità" sono state proposte, imposte ai credenti, in nome di una lettura empirica dei testi sacri.
Le più notre sono quelle racchiuse nel credo niceno-costantinopolitano; sono le più comuni e più gravi perché, invece di tacere sull'identità di Dio e lasciarci indagare su quella di Gesù hanno chiuso entrambe le realtà in definizioni tanto solenni quanto insignificanti".
Ortensio da Spinetoli, L'inutile fardello, pag,11
Le più notre sono quelle racchiuse nel credo niceno-costantinopolitano; sono le più comuni e più gravi perché, invece di tacere sull'identità di Dio e lasciarci indagare su quella di Gesù hanno chiuso entrambe le realtà in definizioni tanto solenni quanto insignificanti".
Ortensio da Spinetoli, L'inutile fardello, pag,11
"LA NASCITA DI GESU' TRA MITI E IPOTESI"
Questo è il titolo del piccooo libro del teologo John Spong, edito dall'Editore Massari. Per interpretare i miti e le leggende che spesso a Natale ci vengono raccontati come fatti storici, queste piccole pagine sono utilissime:
"Si tratta di un materiale ricco, ma non è storia....Non è mai stata intenzione sia di Matteo che di Luca di fare storia. E' un peccato che i convertiti fuori dell'ebraismo non conoscessero le Scritture ebraiche abbastanza bene da capire ciò che volevano dire le storie originali. Il letteralismo non è solo un'espressione di ignoranza biblica, ma è una distorsione del Vangelo talmente pericolosa da diventare distruttiva per il cristianesimo stesso" (pag,133).
"Si tratta di un materiale ricco, ma non è storia....Non è mai stata intenzione sia di Matteo che di Luca di fare storia. E' un peccato che i convertiti fuori dell'ebraismo non conoscessero le Scritture ebraiche abbastanza bene da capire ciò che volevano dire le storie originali. Il letteralismo non è solo un'espressione di ignoranza biblica, ma è una distorsione del Vangelo talmente pericolosa da diventare distruttiva per il cristianesimo stesso" (pag,133).
LA SOCIETA'
“Viviamo
in società. Per noi dunque niente è davvero buono se non è buono
per la sociretà”.
Voltaire
COSA SI VUOLE
"Bisogna
sapere cosa si vuole.Quando lo si sa, bisogna avere il coraggio di
dirlo, quando lo si dice, bisogna avere il coraggio di farlo”.
Georges
Clémenceau
SPESSO L'INTELLIGENZA FA LA DIFFERENZA
Marco Travaglio in questi giorni ci ha regalato il frutto di una intelligenza che sa liberarsi dagli schemi preconcetti.
La persona intelligente sa ripensare le proprie valutazioni. Certo, i grillini e Di Maio non si ritrovano più su “Il fatto quotidiano” perché in questo ultimi due mesi Travaglio analizza i fatti e non fa propaganda o ideologia.
I pii difensori di Di Maio mi sembrano un po' come i devoti di Padre Pio.
Franco Barbero
La persona intelligente sa ripensare le proprie valutazioni. Certo, i grillini e Di Maio non si ritrovano più su “Il fatto quotidiano” perché in questo ultimi due mesi Travaglio analizza i fatti e non fa propaganda o ideologia.
I pii difensori di Di Maio mi sembrano un po' come i devoti di Padre Pio.
Franco Barbero
La parola
surreale
Oltrepassare la dimensione del reale, staccarsi dalla materia, entrare nell'onirico. Il mondo dell'immagine avvolge la nostra esperienza e ci distrae costantemente dalla realtà . Ci nutriamo di realtà virtuali, nell'inconscia speranza che la surrealtà ci sappia liberare dalla realtà, dal peso materico della realtà. Una schizofrenia costante, che spappola la relazione, la consistenza del tempo e dello spazio. Così l'aggettivo più usato nel web di fronte alle immagini di Venezia sommersa è "surreale". La surrealtà dei taxi-barca che navigano nelle calli, dell'acqua che sommerge le tombe dei patriarchi, dei turisti che si fanno i selfie di gioia nella piazza allagata. "Cose da non crederci, cose che superano la dimensione del reale"; l'uomo dell'era delle immagini non crede alla realtà che diventa incubo, prova a riassegnarla alla non realtà, a ridarle una dimensione immateriale.
Invece è la materia che irrompe, la realtà che si ribella alla nostra dipendenza dal fantasy: è evento storico preciso, è spazio e tempo ineludibili, è presente immantinente, non mediato ma immediato, non è minaccia extraterrestre, ma fenomeno terrestre inarrestabile. L'acqua scivola, scavalca, allaga, solleva, scaraventa. Non è ipotesi, è dimostrazione. Appellarsi al surreale è ultimo disperato tentativo dell'uomo mediatizzato di provare a non credere ciò che ora davvero succede. Ma il reale ha preso il suo posto e l'unica surrealtà di cui dovremmo occuparci è quella di ritardi ed errori inaccettabili di chi ha millantato di poter fermare le acque con improbabili macchinari post-biblici, tradendo così tradizioni centenarie di chi le acque le sapeva gestire quotidianamente. Forse perché per secoli la realtà era più pertinente della surrealtà.
ANDREA SEGRE
(L'Espresso, 17 novembre 2019)
Prato
Criticò l'azienda in chat e venne licenziato. Il tribunale lo reintegra
Il Tribunale del lavoro di Firenze ha disposto il reintegro di un operaio pratese, dipendente di una nota azienda di abbigliamento, licenziato un anno fa per aver indirizzato offese a un suo superiore su una chat di gruppo di WhatsApp. L'operaio era contrariato dalla promozione di altri suoi colleghi e aveva inviato un messaggio vocale in una chat che raggruppava alcuni di essi. Il messaggio fu poi girato da uno degli utenti ai vertici aziendali che firmarono il suo licenziamento. Secondo il giudice, però, il controllo disciplinare dell'azienda non può spingersi alle comunicazioni private.
(la Repubblica 19 novembre)
Criticò l'azienda in chat e venne licenziato. Il tribunale lo reintegra
Il Tribunale del lavoro di Firenze ha disposto il reintegro di un operaio pratese, dipendente di una nota azienda di abbigliamento, licenziato un anno fa per aver indirizzato offese a un suo superiore su una chat di gruppo di WhatsApp. L'operaio era contrariato dalla promozione di altri suoi colleghi e aveva inviato un messaggio vocale in una chat che raggruppava alcuni di essi. Il messaggio fu poi girato da uno degli utenti ai vertici aziendali che firmarono il suo licenziamento. Secondo il giudice, però, il controllo disciplinare dell'azienda non può spingersi alle comunicazioni private.
(la Repubblica 19 novembre)
giovedì 28 novembre 2019
GRATITUDINE
"Chi è grato riconosce la propria dipendenza da altri, non confida troppo sul suo agire, mette a frutto ciò che gli è stato donato".
Gabriella Caramore
Gabriella Caramore
COMMENTO ALLA LETTURA BIBLICA DI DOMENICA 1 DICEMBRE
Con i piedi piantati nell'oggi
“Come
fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo.
Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e
bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò
nell'arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e
inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell'uomo.
Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l'altro
lasciato. Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l'altra
lasciata. Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il
Signore vostro verrà. Questo considerate: se il padrone di casa
sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si
lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi state pronti, perché
nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà” (Matteo
24,37-44).
Ad una prima lettura questo brano incute terrore. Si tratta del codice letterario apocalittico al quale soggiace la convinzione molto diffusa al tempo di Gesù, che fosse giunta una svolta storica.
Gesù di Nazareth, figlio del suo tempo, era anche lui convinto che la fine del mondo, o almeno del suo mondo, fosse imminente. Secondo la maggior parte dei biblisti-bibliste, Gesù abbracciò in pieno questo orizzonte. Oggi possiamo dire che ha preso un abbaglio rispetto ai tempi.
Non è successo come Gesù pensava, ma il nazareno guardò già allora nella direzione giusta, anche se non possedeva l'orologio della storia. Qualche volta molte persone fanno fatica a capire quanto anche Gesù vivesse il suo cammino e la sua vocazione con le connotazioni dei limiti umani. Questa difficoltà nasce da "quell'errore serio e grave che i cristiani commettono quando mettono Gesù al posto e al livello di Dio" (Gerard Sloyan, Giovanni, pag.141). Errore tragico e dogma perverso.
La vera attesa
Le generazioni successive dei discepoli e delle discepole del nazareno, seppero fare i conti con questa clamorosa smentita storica, ma non dispersero il messaggio centrale sulla operosa attesa di un mondo altro. Deposero la presunzione di conoscere i tempi, ma compresero il significato radicale dell'insegnamento di Gesù. Non una attesa, come si aspetta il bus, ma un "tendere verso" l'orizzonte di un mondo altro.
Nulla di punitivo e terrorizzate ma un appello urgente alla nostra responsabilità: c'è davvero un mondo "altro" da costruire, una responsabilità da assumere.
Il testo, svestito dai suoi panni apocalittici e calato nel nostro contesto, diventa uno scossone per la chiesa e per ciascuno/a di noi: "E' ormai tempo che vi svegliate dal sonno", scriveva Paolo di Tarso ai Romani (13,11).
Senza dilazione
La distruzione dell'eco sistema, la sistematica strage degli innocenti, la violenza contro le donne,
l'industria delle armi....devono trovare in noi un'opposizione sistematica , quotidiana. Non c'è dilazione che tenga, non c'è ninna-nanna natalizia che ci possa distrarre. Se vogliamo dirci discepoli e discepole del nazareno, non possiamo sfuggire a queste responsabilità. Responsabilità è parola he implica il fatto che ciascuno/a parte da sé, si mette in gioco in prima persona.
Guardiamo la realtà
La disattenzione, la distrazione e il differimento continuo costituiscono le caratteristiche di chi non vuole metterci la faccia, di chi preferisce guardare oltre, di chi sposta sempre a domani ciò che si può e si deve fare oggi. Spesso, quando ricordo il fatto che talune riforme sono urgenti e necessarie oggi (anzi siamo fuori rempo massimo), mi sento rispondere che bisogna avere pazienza, che ci vuole ancora tempo, che il bene della chiesa necessita di prudenza e piccoli passi.Queste motivazioni "buoniste" hanno alle spalle non tanto la prudenza pastorale, quanto una concezione immobilistica della chiesa e della fede.
Come si può infatti su terreni come la pari dignità di uomini e donne, il celibato facoltativo, i diritti delle persone omosessuali e transessuali, sulla pastorale dei separati e divorziati...dire che bisogna ancora attendere?
Come si può di fronte alla attuale ricerca storica ed esegetica, dopo secoli di occultamento delle ricerche continuare a proporre una mariologia dogmatica superstiziosa e tutta una serie di dogmi che il catechismo ufficiale ritiene di dover ancora affermare?
Grazie o Diograzie, o Dio, perché non Ti stanchi di invitarci a nascere e a rinascere, a risvegliarci dai sonni di irresponsabilità.
Quando la nostra fede ritornerà a risuonare nelle vie del mondo come un appello alla libertà e alla giustizia?
Quando, come figli e figli di Te Creatore, lavoreremo per un mondo altro, quello che Tu non hai smesso di sognare?
SERATA DI LETTURA SU MATTEO 1,1,17
Ieri sera al Cicolo dei lettori a Pinerolo, il pastore Gianni Genre e don Paolo Scquizzato hanno cocumentato in modo egregio due letture della genealogia di Gesù secondo il Vangelo di Matteo davanti ad una attenta e numerosa assemblea.
E' stato per me come risentire la lettura bella e aperta che Ortensio da Spinetoli, Giuseppe Barbaglio e il sottoscritto presentammo ad una gruppo di laici in preparazione al Natale del 1969. Anche ieri sera, nulla, assolutamente nulla che abbia potuto avvicinarsi all'eresia. Alla fine don Paolo, spero per il fascino delle formule antiche, ha parlato addirittura di Gesù come Dio incarnato.
Tutto, quindi dentro la più colladudata ortodossia, ma con parecchie domande aperte specialmente sulla verginità di Maria e con una significativa attenzione alla qualità ebraica delle genealogie "contaminate": Dio ci ama e ci incontra con il suo amore dentro le nostre contraddizioni.
Eppure in quella assemblea aperta alla ricerca, dove sono i preti?
Martedì prossimo al Circolo dei lettori (Pinerolo Via Duomo 1) proseguiremo alle ore 18,15. Arriveremo a leggere l'intera vicenda natalizia, tutta la sua fioritura letteraria come un mito, uno dei tanti presenti nelle varie letterature antiche e uscire da una lettura come cronaca e come dogma?
Franco Barbero
E' stato per me come risentire la lettura bella e aperta che Ortensio da Spinetoli, Giuseppe Barbaglio e il sottoscritto presentammo ad una gruppo di laici in preparazione al Natale del 1969. Anche ieri sera, nulla, assolutamente nulla che abbia potuto avvicinarsi all'eresia. Alla fine don Paolo, spero per il fascino delle formule antiche, ha parlato addirittura di Gesù come Dio incarnato.
Tutto, quindi dentro la più colladudata ortodossia, ma con parecchie domande aperte specialmente sulla verginità di Maria e con una significativa attenzione alla qualità ebraica delle genealogie "contaminate": Dio ci ama e ci incontra con il suo amore dentro le nostre contraddizioni.
Eppure in quella assemblea aperta alla ricerca, dove sono i preti?
Martedì prossimo al Circolo dei lettori (Pinerolo Via Duomo 1) proseguiremo alle ore 18,15. Arriveremo a leggere l'intera vicenda natalizia, tutta la sua fioritura letteraria come un mito, uno dei tanti presenti nelle varie letterature antiche e uscire da una lettura come cronaca e come dogma?
Franco Barbero
IL PAPA AFFRONTA L'ANTISEMITISMO
Le
parole del Papa rabbino
Da
giorni Francesco voleva intervenire contro le rinate persecuzioni nei
confronti degli ebrei. Ha scelto di farlo ieri, con parole, fuori
programma, pronunciate nel corso dell’udienza generale: “Oggi
incomincia a rinascere qua e là l’abitudine di perseguitare gli
ebrei”, ha detto Bergoglio. E ancora: “Fratelli e sorelle, questo
non è né umano né cristiano. Gli ebrei sono fratelli nostri! E non
vanno perseguitati. Capito?”.
Debitamente
informato dai tanti amici ebrei, molti argentini, in particolare su
quanto è accaduto in Italia a Liliana Segre e anche, più in
generale, sul crescere dell’antisemitismo e dell’odio razziale in
Europa e negli Stati Uniti, il “Papa rabbino”, come lo chiamano
amichevolmente i capi spirituali di comunità ebraiche a cui è più
legato, ha voluto dire in prima persone il suo pensiero senza
delegarlo, come era nell’aria, a un comunicato ufficiale della
Santa Sede. Le notizie che gli sono arrivate nel corso dei giorni lo
hanno allarmato e anche addolorato. Di qui la necessità di fare una
scelta di campo precisa e tornare, come è nel suo stile, a puntare
il dito in prima persone contro il ricrescere dell’odio verso gli
ebrei. Fra le persone che più di altre gli hanno portato notizie in
merito c’è Abraham Skorka, il rabbino di Buenos Aires.
Ieri, non a
caso, Skorka ha subito dichiarato all’Osservatorio Romano che
neppure Francesco non sia “certo nuovo questo tipo di interventi”
tuttavia questo suo ultimo “assume una grandissima importanza
soprattutto in un momento storico come quello attuale”.
Un
ano fa, il 23 settembre 2018, il Papa usò parole analoghe in
Lituania a Vilnius, nella città dove il 96 per cento dei 200 mila
ebrei lituani fu sterminato dai nazisti. Dopo aver deposto un mazzo
di fiori nel luogo dove sorgeva il Grande Ghetto dal quale
quarantamila persone vennero deportate e uccise, chiese all’Europa
di guardarsi dal ritorno dell’antisemitismo: “Come si legge nel
Libro della Sapienza, il popolo ebreo passò attraverso oltraggi e
tormenti. Facciamo memoria di questi tempi”, disse.
Ma
il pensiero del Papa sull’antisemitismo è andato e va anche oltre,
coinvolgendo direttamente le colpe dei cristiani. In una prefazione
al libro La Bibbia dell’amicizia. Brani della Torah/Pentateuco
commentati da ebrei e cristiani (San Paolo) uscito meno di un anno
fa, Francesco ha ammesso che “abbiamo alle spalle diciannove secoli
di antigiudaismo cristiano e che pochi decenni di dialogo sono ben
poca cosa al confronto”.
In
sostanza, Bergoglio non teme la verità. Per questo, in occasione
dell’anniversario dell’elezione di Pio XII (2 marzo 1939),
accusato da parte del mondo ebraico di silenzio di fronte
all’Olocausto, ha annunciato che il 2 marzo del prossimo anno
aprirà gli archivi della Santa Sede relativi a quel pontificato sino
alla morte di Pacelli avvenuta il 9 ottobre 1958. La volontà di fare
luce su uno dei periodi più bui della storia è stata presa da
Francesco dopo aver sentito il parere dei suoi più stretti
collaboratori e, come ha dichiarato lui stesso, “con animo sereno e
fiducioso”.
Paolo
Rodari – Repubblica 14/11
UNA ESPLORATRICE
Nanna Heitmann
Vincitrice del LOBA Newcomer Award 2019
Un
viaggio nel regno di miti e leggende: Lo Yenisei, uno dei fiumi più
lunghi del mondo, ha guidato la fotografa Nanna Heitmann nel suo viaggio
attraverso la Siberia. "Mi è presto diventato chiaro che il ruolo
svolto dal fiume stesso non era così importante. Il più delle volte ho
tenuto gli occhi aperti per personaggi interessanti, perché le persone
hanno sempre cercato protezione e libertà sulle rive dello Yenisei e
nella vicina Taiga: servi in fuga, criminali, ribelli o semplicemente
avventurieri e credenti ortodossi ', spiega Nanna Heitmann.
La
madre della fotografa è russa per nascita. Con l'eccezione di Mosca,
per la vincitrice del premio LOBA Newcomer la Russia era sempre stata
solo una grande e misteriosa area sulla carta geografica. Decise quindi
di passare sei mesi all'estero nella città siberiana di Tomsk. Fino ad
allora, la sua idea di Russia era stata principalmente modellata dai
film per bambini dell'era sovietica e dalle storie popolari slave che
aveva letto da bambina, le stesse che hanno ispirato il suo progetto
fotografico "Hiding from Baba Yaga".
Baba
Yaga è un personaggio importante del folklore slavo. È una strega
pericolosa e imprevedibile che vive in una capanna nel profondo della
foresta.
Come in quella leggenda, oggi molte delle persone che vivono lungo il fiume cercano rifugio sulle sue rive nei suoi boschi.
Heitmann
ha noleggiato un fuoristrada e attrezzature da campeggio per il suo
progetto, dirigendosi verso la Repubblica di Tuva con un paio di idee
per le immagini e avendo in mente possibili destinazioni. Seguendo il
corso dello Yenisei, Nanna Heitmann ha attraversato le aspre terre
selvagge della Taiga siberiana, una regione ricca di antichi miti,
leggende e rituali. Il suo viaggio era concepito non solo come una
documentazione della vita lungo il fiume, ma anche dei miti e dei
racconti popolari della regione. Ha cercato immagini oniriche.
NANNA HEITMANN
Nata
a Ulm, in Germania, nel 1994, Nanna Heitmann ha terminato gli studi di
fotogiornalismo e fotografia documentaria con un semestre all'estero
nella città siberiana di Tomsk. Il suo lavoro è stato selezionato per i
"LensCulture Emerging Talent Awards" organizzati dalla rivista online
nel 2018. Nello stesso anno, è stata anche insignita del Premio Vogue
Italia per le donne fotografe del PH Museum . È candidata per l'adesione all'agenzia Magnum dal 2019.
Internazionale 8/11
DA "CHIESA DI TUTTI CHIESA DEI POVERI"
|
DA LEGGERE
ROGERS LENAERS, Benché Dio non sia nell'alto dei cieli, Massari Editore, Bolsena 2012, pagg. 288, € 14.
Il nostro Autore, un vecchissimo gesuita belga, che ora svolge il suo ministero come parroco in Austria, prosegue in queste pagine la riflessione avviata con il precedente libro "Il sogno di Nabucodonosor" (Massari Editore 2009). Lenaers, con grande passione costruttiva, non fa che ribadire una constatazione: la presentazione tradizionale della fede non può suscitare un coinvolgimento vero e maturo in un uomo e in una donna che vivono nel contesto della modernità. Evitando talune facili contrapposizioni tra trascendenza ed immanenza, tra pensiero eteronomo e pensiero autonomo (che qua e là si trovano nei suoi libri con un eccesso di semplificazione), qui l'Autore con estremo equilibrio sottolinea l'esigenza di riformulare il messaggio cristiano in modo moderno.
È proprio la fedeltà al messaggio che ci sollecita ad una sua riformulazione. Non si tratta, comunque, di un aut-aut tra il pensiero dell'eteronomia e la cultura dell'autonomia: "i lati positivi dell'uno non devono per forza escludere quelli dell'altro. L'intuizione di una trascendenza sacra, punto forte del pensiero eteronomo, può conciliarsi con i punti forti del pensiero autonomo, cioè la presa di coscienza che l'uomo e il cosmo non sono burattini in uno spettacolo divino" (pag. 18).
L'Autore, in tono molto discorsivo, ragiona di etica, di eutanasia, di liturgia, di eucaristia, di lettura della Bibbia, di dialogo con l'ateismo. Per un cristiano maturo e adulto, si tratta di riflessioni assolutamente acquisite. Ma, se giri l'occhio attorno, vedi che tutte queste "ovvietà" non appartengono ancora alla predicazione cristiana e alla catechesi. Dunque, Lenaers si rende conto del divorzio totale che esiste tra la ricerca seria e consapevole e il contenuto del "cristianesimo ufficiale".
Di tanto in tanto ripropongo questi vecchi libri, anche per i lettori e le lettrici che da poco tempo si sono collegati con questo blog. Del resto ci sono pagine che si leggono con utilità anche dopo parecchi anni.
Il nostro Autore, un vecchissimo gesuita belga, che ora svolge il suo ministero come parroco in Austria, prosegue in queste pagine la riflessione avviata con il precedente libro "Il sogno di Nabucodonosor" (Massari Editore 2009). Lenaers, con grande passione costruttiva, non fa che ribadire una constatazione: la presentazione tradizionale della fede non può suscitare un coinvolgimento vero e maturo in un uomo e in una donna che vivono nel contesto della modernità. Evitando talune facili contrapposizioni tra trascendenza ed immanenza, tra pensiero eteronomo e pensiero autonomo (che qua e là si trovano nei suoi libri con un eccesso di semplificazione), qui l'Autore con estremo equilibrio sottolinea l'esigenza di riformulare il messaggio cristiano in modo moderno.
È proprio la fedeltà al messaggio che ci sollecita ad una sua riformulazione. Non si tratta, comunque, di un aut-aut tra il pensiero dell'eteronomia e la cultura dell'autonomia: "i lati positivi dell'uno non devono per forza escludere quelli dell'altro. L'intuizione di una trascendenza sacra, punto forte del pensiero eteronomo, può conciliarsi con i punti forti del pensiero autonomo, cioè la presa di coscienza che l'uomo e il cosmo non sono burattini in uno spettacolo divino" (pag. 18).
L'Autore, in tono molto discorsivo, ragiona di etica, di eutanasia, di liturgia, di eucaristia, di lettura della Bibbia, di dialogo con l'ateismo. Per un cristiano maturo e adulto, si tratta di riflessioni assolutamente acquisite. Ma, se giri l'occhio attorno, vedi che tutte queste "ovvietà" non appartengono ancora alla predicazione cristiana e alla catechesi. Dunque, Lenaers si rende conto del divorzio totale che esiste tra la ricerca seria e consapevole e il contenuto del "cristianesimo ufficiale".
Di tanto in tanto ripropongo questi vecchi libri, anche per i lettori e le lettrici che da poco tempo si sono collegati con questo blog. Del resto ci sono pagine che si leggono con utilità anche dopo parecchi anni.
F. B.
E non lucean più le stelle
L'inquinamento luminoso cresce a ritmi vertiginosi. Come difendersi?
(Donna Repubblica, 16 novembre 2019)
Nota personale. L'invasione delle luci esterne spegne la luce interiore.
Franco Barbero
L'inquinamento luminoso cresce a ritmi vertiginosi. Come difendersi?
È UNA LUCE ladra di stelle che non illumina niente di utile. La chiamiamo inquinamento, anche perché per produrla bruciamo idrocarburi e quindi inquiniamo almeno due volte: sia l'aria che il panorama. Ed è una luce sempre più presente, in aumento sul pianeta a un ritmo che va dal 2 al 6% all'anno. Difendersi? Difficile, nonostante leggi e normative, e nonostante il cielo notturno sia già da un po' patrimonio dell'umanità per l'Unesco. Ma possibile grazie a speciali aree buie dove tornare a godere (maltempo permettendo, ovviamente) del cielo nero picchiettato di stelle.
Ecco a voi, dunque, i Dark Sky Park, definiti, secondo la International Dark Sky Association, come aree dall'altissima qualità dell'ambiente notturno, protette per "il loro valore scientifico, naturale, educativo, culturale e di fruizione pubblica". La maggior parte è negli Stati Uniti, in Europa ce ne sono una ventina e in Italia potrebbe presto nascerne uno a San Vigilio di Marebbe, in Alto Adige, sito che è in attesa di certificazione ufficiale.
Va detto che l'Italia, con un lampione ogni cinque abitanti, è uno dei posti più illuminati-inquinati al mondo, insieme alla Corea del Sud e alla costa est degli Stati Uniti. La zona peggiore è la Pianura Padana, mentre quella meno inquinata è l'isola di Montecristo seguita da alcune aree della Sardegna. Ma perché difendere il buio? Per ovvie ragioni estetiche, per meno ovvie ragioni di salute umana (è dimostrato che l'inquinamento luminoso aumenti il rischio di tumori) e per la salute ambientale. Molte specie animali vivono infatti di notte, mentre alle piante la luce artificiale provoca un anticipo della germogliazione. Il che, a cascata, disorienta insetti e uccelli, comunque già abbastanza scombussolati di loro.
Un Dark Sky Park non serve quindi soltanto a godere delle stelle lì per lì, ma a ricordarci di quando il cielo era per noi orologio, bussola e calendario. Serve a educarci al rispetto della natura e a ridurre il nostro impatto sull'ambiente anche da un inquinamento che, paradossalmente, ai nostri occhi è quasi invisibile.
Silvia Bencivelli
(Donna Repubblica, 16 novembre 2019)
Nota personale. L'invasione delle luci esterne spegne la luce interiore.
Franco Barbero
Crotone
Maxi-retata nel traffico di reperti archeologici. Ventitré arrestati
Utilizzavano un linguaggio criptico e parlavano di "appartamento", "asparagi" o "motosega", per riferirsi al materiale archeologico con cui alimentavano, attraverso un sistema radicato nel Crotonese, un circuito internazionale di vendita clandestina di reperti risalenti dal IV al III secolo a.C. di cui facevano razzia in importanti siti come "Apollo Aleo" a Clio Marina o "Castiglione" a Paludi. È stata definita "Criminalità archeologica calabrese" l'organizzazione smantellata dai carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale, che hanno arrestato 23 persone in tutta l'Italia.
(la Repubblica 19 novembre)
Maxi-retata nel traffico di reperti archeologici. Ventitré arrestati
Utilizzavano un linguaggio criptico e parlavano di "appartamento", "asparagi" o "motosega", per riferirsi al materiale archeologico con cui alimentavano, attraverso un sistema radicato nel Crotonese, un circuito internazionale di vendita clandestina di reperti risalenti dal IV al III secolo a.C. di cui facevano razzia in importanti siti come "Apollo Aleo" a Clio Marina o "Castiglione" a Paludi. È stata definita "Criminalità archeologica calabrese" l'organizzazione smantellata dai carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale, che hanno arrestato 23 persone in tutta l'Italia.
(la Repubblica 19 novembre)
mercoledì 27 novembre 2019
UN BEL CONTAGIO
"Non solo la paura, ma anche il coraggio è contagioso. L'esempio trascina, occorre uno spirito di offensiva anche per i combattenti contro la guerra".
Aldo Capitini
Aldo Capitini
UNA LETTERA DI UN CONFRATELLO
Carissimo d. Franco
Ho letto con immenso piacere la
lettera scritta da d. Roberto di Bergamo e la condivido in pienezza.
Anche io vorrei davvero ringraziare i confratelli e le sorelle che hanno
avuto il coraggio di questa testimonianza e soprattutto vorrei dire
loro che credo in una chiesa che non esclude nessuno, neanche dal
ministero o dalla vita cristiana, una chiesa che accoglie perché ama, che
non fa soffrire o terrorizza i suoi, ma li aiuta ad essere se stessi.
Gesù non ha preteso di avere discepoli perfetti, ma li ha accolti ed
amati così come erano, nel Cenacolo li ha tutti ammessi all'Eucaristia e
al Ministero e non ha chiesto altro che la capacità di amare. Se uno
ama, e l amore non ha genere ma è amore e basta, è già discepolo di Dio.
Credo in una chiesa che non vuole perfettini/e, ingessati e bigotti, ma che
accetta tutti, perché Lui, il Cristo non ha mai fatto distinzioni e non
ha mai voluto i perfetti... Quando capiremo questo? La Chiesa
cattolica,purtroppo non è questo... e tutte le volte che
rifiuta, annienta, zittisce lo Spirito, tutte le volte che la legge vince
sull'amore:
questa non è la chiesa di Gesù.
Allora
grazie fratelli per quello che siete e soprattutto sappiate che ci sono
,in questa chiesa, fratelli che vi amano, vi stimano e soprattutto vi
considerano un dono di quel Dio che è amore e che nella amore non mette
nessun limite.
Un forte abbraccio a te, caro Franco e a tutti i fratelli e le sorelle protagonisti del libro Amori consacrati.
Giuseppe,prete
GRUPPI DI LETTURA BIBLICA
Martedì 3 dicembre alle ore 15 e alle ore 20,45 i due gruppi biblici leggono i passi che fanno memoria della liberazione dall'Egitto nel libro del Deuteronomio.
Perché sono così numerosi? In quale contesti?
Ognuno/a a casa avvii la ricerca.
Perché sono così numerosi? In quale contesti?
Ognuno/a a casa avvii la ricerca.
DOMANI 1 DICEMBRE : EUCARESTIA
Domenica 1 dicembre celebriamo l'reucarestia comunitaria alle ore 10 in Via città di Gap,13.
Il servizio della predicazione verrà svolta da Ines Rosso.
Il servizio della predicazione verrà svolta da Ines Rosso.
LULA LIVRE, FINALMENTE
Alle
16.15 di ieri (ora locale), il giudice Danilo Pereira Júnior del 12°
Tribunale federale di Curitiba ha disposto la scarcerazione dell’ex
presidente, il giorno successivo alla sentenza della Corte suprema
sull’incostituzionalità dell’arresto dopo la condanna in secondo grado. E
appena un paio d’ore dopo ha potuto varcare i cancelli del carcere di
Curitiba, in diretta tv, accolto dall’abbraccio di centinaia di suoi
sostenitori che nel frattempo si erano radunati lì davanti.
Dalla
cella in cui ha passato gli ultimi 19 mesi della propria vita, Lula non
esce con un umiliante braccialetto elettronico, né con restrizioni di
alcun genere. Neppure, è vero, con la sua «innocenza riconosciuta al
100%» come avrebbe voluto – per questa bisognerà aspettare, perlomeno,
l’esame da parte della Corte suprema della richiesta di annullamento del
processo sul caso Triplex, per cui è stato condannato in primo e
secondo grado, avanzata dai suoi legali sulla base dell’accusa di
parzialità nei confronti dell’ex giudice Sergio Moro -, ma comunque con
la possibilità di viaggiare per il paese e di riprendere l’attività
politica.
È stata
una decisione attesa a lungo, quella adottata giovedi dal Supremo
tribunale federale, anche a fronte dell’incertezza giuridica che ha
regnato, a tale riguardo, dal 2016. Da quando, cioè, la Corte Suprema –
sotto la spinta dell’inchiesta Lava Jato, allora con il vento in poppa
-, aveva deciso a stretta maggioranza – 6 voti contro 5 – di autorizzare
l’esecuzione provvisoria della pena già dopo il secondo grado di
giudizio, voltando così le spalle alla giurisprudenza che, in linea con
il dettato costituzionale, consentiva l’arresto solo nel momento in cui
la sentenza fosse passata in giudicato.
La folla in attesa dell’uscita di Lula dal carcere – foto LaPresse
Anche
la decisione di giovedì è stata adottata con 6 voti contro 5: a favore
del principio della presunzione di innocenza, Marco Aurélio, Ricardo
Lewandowski, Rosa Weber, Gilmar Mendes, Celso de Mello e il presidente
del Stf Dias Toffoli, a cui, quando il risultato era di 5 pari, è
toccato il compito di esprimere il voto decisivo; contro, i giudici più
vicini alla Lava Jato e più ferocemente anti-Lula, Edson Fachin,
Alexandre de Moraes, Luís Roberto Barroso, Luiz Fux e Cármen Lúcia.
Nomi, questi ultimi, non a caso finiti nelle rivelazioni di Intercept
sul complotto giudiziario condotto dalla Lava Jato ai danni di Lula: dal
noto «in Fux we trust», scritto da Moro parafrasando il motto nazionale
Usa In God we trust, in Dio noi confidiamo, ai diversi accenni a
Barroso e a Fachin come persone di stretta fiducia dei procuratori del
pool.
Un risultato
che era nell’aria, quello di giovedì, come aveva ben esplicitato poco
prima della sentenza il rappresentante del Movimento dei Senza Terra
João Paulo Rodrigues, il quale, incontrando Lula in carcere, gli aveva
detto: «Se Dio vuole, questa è l’ultima visita».
Un
risultato però non scontato, considerando tanto le forti pressioni dei
settori militari e di estrema destra quanto l’offensiva del pool della
Lava Jato, che, pur caduto in disgrazia, ha tentato di salvare il
salvabile con un compromesso attorno alla possibilità dell’arresto dopo
quella sorta di terzo grado di giudizio rappresentato dal Tribunale
supremo di giustizia.
Il
vento però ha ormai cambiato direzione, soffiando decisamente contro la
Lava Jato, travolta dai clamorosi “messaggi segreti” divulgati da Glenn
Greenwald e dalla sua équipe e poi da diversi organi di informazione
che hanno deciso di cooperare con Intercept. Come pure dalla caduta di
credibilità di Sergio Moro, passato dal ruolo di supereroe a quello di
ministro sempre più succube di un sempre più impresentabile Bolsonaro.
Cosicché,
in quell’apparentemente piccolo ribaltamento all’interno del Stf dal 5 a
6 al 6 a 5, ci potrebbe essere, chissà, l’avvio di una nuova stagione
politica diretta a condurre il paese fuori dall’incubo Bolsonaro e in
cui Lula potrebbe di nuovo giocare un ruolo decisivo. Ma intanto, per
l’ex presidente e i suoi sostenitori, è arrivato il momento di
festeggiare.
Claudia Fanti
Il manifesto 9/11
COLLABORAZIONE
Caro don Franco, a me è dispiaciuto ovviamente
di non aver avuto una sua prefazione al libro che considero il più
importante della mia vita. Quello da cui comincio a datare il mio
declino intellettuale, non perché ne avverta i sintomi, ma perché non
avrò altre occasioni pari per dar fondo al mio amore per la cultura
classica e per cucire insieme la mia ex professione di sociologo con
l’antropologia culturale, la storia delle religioni, della musica, della
filosofia e alcune discrete conoscenze linguistiche. Tutto ciò ho
potuto mettere a fuoco grazie anche alla vastità (trascendentalità?)
dell’argomento. Non sono un biblista, ma forse anche per questo sono
riuscito a vedere cose ovvie che molti biblisti non vedono o non
vogliono vedere (che mi pare l’ipotesi più probabile).
Tenga
conto che la copia del libro che ha lei è già obsoleta. Ho finito di
rivedere un’ennesima volta il testo e ho apportato molte nuove
correzioni o aggiunte. In settimana lo consegnerò al tipografo per fare
la seconda edizione. Che ovviamente le invierò.
I
suoi auguri per il trentesimo mi toccano e mi fanno pensare che forse
dovremmo collaborare più da vicino, anche se siamo geograficamente così
lontani. Per es. se si organizzasse un dialogo pubblico o una mezza
tavola rotonda sul mio libro a Torino o dalle parti sue, sarebbe una
buona occasione per conoscersi meglio.
Chiederò a mio figlio Laris (che lei conobbe) di inserire anche il suo augurio nel blog (io non sono capace).
E
poiché il tipografo mi aveva fatto gentile omaggio di stampare in
opuscolo gli auguri ricevuti, e ora devo chiedergli di rifarlo per
l’arrivo in ritardo del saluto del nipote di Trotsky (che ha
un’importanza simbolica enorme), penso di poter inserire anche lì il suo
augurio e fargliene poi avere una copia.
Quindi grazie e speriamo di vederci prima del 40° anniversario.
Saluti
Roberto
Caro Dott. Roberto Massari,
in attesa di ricevere l'edizione definitiva per una dettagliata recensione sul mio blog, accolgo molto volentieri la proposta di organizzare una presentazione del libro a Torino o a Pinerolo entro pochi mesi.
Ci teniamo in contatto, anche perché avrei intenzione di proporre a Lei e alla sua editrice la pubblicazione di un mio libro che è in fase di elaborazione.
Grazie ancora per la cordialità e lo spirito di collaborazione.
Un caro saluto e un abbraccio
don Franco
Iscriviti a:
Commenti (Atom)




