martedì 27 febbraio 2007

VERGOGNARSI DI GESU’

Della quaresima, in questa società postcristiana, non si accorge più nessuno o quasi.

L’itinerario della riflessione biblica che la liturgia di domenica 4 marzo presenta, è aperto da una espressione tanto scultorea quanto pungente.

Il versetto 26 del capitolo 9 di Luca ci è noto: “Chi si sarà vergognato di me e delle mie parole, di costui si vergognerà il figlio dell’uomo, quando verrà nella sua gloria e in quella del Padre e degli angeli santi”. Il testo, con poche varianti, si trova anche nel Vangelo di Marco (8, 38).

Questo versetto mi tocca davvero il cuore. E vi dico il perché. Tra le parole potenti della scienza, della cultura, della politica, le parole di Gesù e tutta la sua esistenza, occupano sempre di più un posto marginale, per nulla altisonante, impotente.

La fede e le parole della fede, di fronte alla grandezza delle nostre città, dell’infinità dei nostri cieli, alle meraviglie della tecnica, alla forza di penetrazione dei mezzi di comunicazione moderni sono davvero un granello di povere.

E in una società dove la produzione conta più di tutto, non è paradossale “perdere tempo” a pregare, a leggere la Bibbia, a celebrare l’eucarestia? La fede è sempre di più questo paradosso.

Lo era già ai tempi dei profeti e ai tempi di Gesù, il mite rabbi della Palestina che inviò i sui discepoli “come agnelli in mezzo ai lupi, senza borsa, senza sacco, senza sandali” (Luca 10).

Il mio amico don Severino Piovanelli, che è parroco a Ivrea, ha scritto un bel libro intitolato “Un Dio scalzo”. Ha ragione: il messaggio di Dio e la Sua voce sono udibili appena nel sibilo del vento, in un soffio leggere (1 Re 17), nel chiasso delle cose, tra il rombo dei motori.

A volte sono turbato e vorrei poter “dimostrare” a me stesso e agli altri, portare le prove documentarie di questa bella fede liberatrice.

Invece, devo accettare quello che dice Paolo ai Corinzi scrivendo testualmente (1 Cor. 1, 2) circa la “debolezza di Dio” (to astenès tou teoŭ) e la “stoltezza” del Suo messaggio. Non è facile.

Ma non è stata questa povertà, questa “piccolezza” di Gesù che ci ha manifestato il volto e la presenza del Dio liberatore?

Nel turbine incessante e nel fascino seduttivo delle cose grandi, o Dio, continuerò a custodire nel mio cure “il granello di senape” e cercare di testimoniare che Tu sei il Dio nascosto, ma non assente.

Continuerò ad attingere l’acqua che disseta ai pozzi della Bibbia perché il mio cuore non inaridisca. Continuerò a tuffarmi tra le Tue braccia perché sei l’oceano che tutti/e accoglie.

domenica 25 febbraio 2007

PROPRIO ORA CHE...

Proprio ora che Chavez assume iniziative diplomatiche e commerciali che lo fanno entrare in contatto con l’Europa, proprio ora che Blair ha deciso di iniziare il ritiro delle truppe dell’Iraq, seguito a ruota da Lituania e Danimarca, ci sarebbe bisogno di continuare una politica estera all’altezza.

Ebbene proprio ora, mentre il quadro internazionale è estremamente mobile e mentre il governo italiano stava lavorando alle liberalizzazioni, il professor Piero Paolicchi ha spiegato, nella trasmissione di giovedì 22 febbraio condotta da Augias, quali sono i danni della imbecillità.

E’ evidente che il tema era esplicito riferimento ai comportamenti parlamentari dei due affossatori del governo Prodi.

Il direttore di Repubblica ne ha fatto un esame ancora più pesante: “Le due defezioni “comuniste” sono il segno concreto dell’ideologismo irriducibile, anche davanti alla crisi di governo e al rischio di riconsegnare il Paese a Berlusconi.

Ma sarebbe ingiusto fermarsi qui, e non vedere dietro i due senatori del no un mondo, un’organizzazione e una cultura molto più ampia, in cui hanno camminato in questi mesi e soprattutto in queste ultime settimane per gli stessi leader dei partiti dei verdi, di Rifondazione e dei Comunisti italiani che poi nelle ultime ore hanno parlato a sostegno del governo: come se un voto parlamentare fosse separabile da una cultura, da un comportamento diffuso e insistito”.

In ogni caso è andato a ruba nelle librerie il volume di Paolicchi sulla imbecillità. Lo leggo come profilassi e lo consiglio.

La vera utopia, quella che sa poi fare i conti con la realtà della politica, deve guardarsi da tanti scogli: il terrorismo, la corruzione e anche l’imbecillità.

venerdì 23 febbraio 2007

SOLO DUE IRRESPONSABILI?

La caduta del governo Prodi avviene in un momento in cui sembrava che ci fosse nella sinistra radicale un sussulto di saggezza e nella intera maggioranza una crescita di responsabilità. Non è proprio così, evidentemente.

Però le colpe dei due senatori, senza farne il capro espiatorio di tutto, sono gravi e reali in questa vicenda. Non si dicano banalità: “sono infiltrati della destra, “gente che non sa quello che fa”.

E’ meglio riconoscere onestamente che l’idiozia politica e l’estremismo ideologico trovano, specialmente con persone poco attente ad una visione culturale più ampia, ancora spazio nelle file della sinistra. Sono una rovina.

Tali soggetti se hanno partecipato ad una iniziativa popolare, si sentono “i portavoce del popolo”, i carismatici profeti della situazione. Questi sono i veri alleati della destra, aldilà delle loro personali intenzioni.

L’estremismo ideologico ovunque scambia i sogni di un individuo o di un gruppo con il bene collettivo. Questo vale per il senato della repubblica come per una piccola comunità locale. La patologia chiamata estremismo ideologico ed individualistico esasperato esiste: eccome!

L’utopia, quando è vera, non dimentica mai che essa deve essere tradotta nella politica dei piccoli passi. Altrimenti è così che si crea la “festa della destra” e si tradisce il buon senso del popolo che ha votato questa maggioranza.

LA CAPACITA’ DI GUARIRE

La caduta del governo Prodi, che rappresenta innegabilmente una profonda ferita inferta a chi cercava di cambiare davvero la politica e di avvicinarla ai cittadini, può insegnarci qualcosa? Io spero e penso proprio di sì.

Colpire tutti indistintamente e fare della “sinistra radicale” un mucchio di irresponsabili, è falso e denigratorio.

Certo, occorre guarire dalla patologia dell’estremismo, che contagia alcune persone che trovano facile accoglienza nelle nostre file quando cediamo al populismo.

Ma soprattutto può aiutarci a guarire da queste idiozie politiche con uno sguardo più approfondito sull’intreccio di alleanze che sta alle spalle della intera vicenda politica e parlamentare di queste ultime settimane.

Andreotti, Cossiga, Pinifarina, Vaticano, Confindustria e USA si sono ritrovati (se mai si fossero persi di vista!) in una “comunità di interessi e di intenti” per preparare la svolta centrista con l’ingresso di Casini.

Sarebbe, a mio avviso, un vero disastro. La sinistra sarebbe imprigionata in una politica di assoluta continuità con il governo Berlusconi. L’UDC di Cesa e Casini, la forza più corrotta, più ambigua e più vaticana del Parlamento, diventerebbe l’ago della bilancia.

Se domani Prodi riceverà il reincarico si troverà di fronte alcuni nodi da sciogliere.

Io spero che l’attuale maggioranza abbia imparato che serve un nuovo patto di solidarietà perché le “anime belle” e incontaminate diventano sempre i più sicuri alleati della destra.

mercoledì 21 febbraio 2007

INVITO ALLA LETTURA

PAOLO DE BENEDETTI, La chiamata di Samuele e altre letture bibliche, Morcelliana, Brescia 2006, pagg. 200, € 15,00.

Questo bel libro del noto biblista piemontese è la riedizione di uno scritto di gioventù, la cui prima edizione risale al 1976. Si tratta di capitoli brevi e leggeri nella scrittura, ma densi di contenuto. Tra i pregi di queste pagine annoterei il fatto che il lettore viene condotto a incontrare dei testi che spesso sono o dimenticati o trascurati.


Teologia e pluralismo religioso, in CONCILIUM 1/2007, Editrice Queriniana, Brescia 2007, pagg. 192, € 13,50.

Raccomando vivamente la lettura di questo “quaderno” della rivista internazionale di teologia per approfondire il pluralismo religioso come nuovo paradigma. Degnissimi di nota gli studi di Balasuriya, Knitter, Barros e Teixeira. Per evitare che il pluralismo si trasformi in indifferenza queste pagine delineano rigorosamente la “struttura profonda” di questa corrente teologica.

lunedì 19 febbraio 2007

CARO PRODI...

Caro Prodi,

sono un estimatore della Sua persona ed apprezzo l’opera del governo che Lei presiede. Ne vedo i limiti, ma soprattutto la serietà e la discontinuità con il governo precedente. Quanto alla “giornata di Vicenza” e a tutto ciò che il raddoppio della base americana comporta, voglio esprimerLe alcune opinioni.

1) Il Suo invito ad un comportamento pacifico è stato più che apprezzabile a va detto che la manifestazione ha mantenuto un reale livello democratico ed un carattere festoso, non violento.

2) Non ho condiviso quanto lei ha detto e ribadito. “La posizione del governo non cambia”. Voglio spiegarmi: posso anche capire che il governo mantenga sostanzialmente l’impegno assunto (anche se continuo a pensare che non era l’unica strada possibile), ma Lei, Signor Presidente del Consiglio, non avrebbe fatto meglio a mettersi in ascolto, a ricevere una delegazione dei partecipanti, ad ascoltare se, da questo movimento popolare, non venisse qualche proposta costruttiva? Anche questo saper ascoltare è il sale della democrazia. Lo stile di concertazione, che il Suo governo mette sostanzialmente in atto, non dovrebbe averLe insegnato che ascoltare oggi può servire ad evitare altri errori domani? Il senso di cittadinanza matura nel dialogo, ma perché Lei questa volta ha sbattuto la porta e non ha saputo cogliere questa grande opportunità?

3) I cittadini di Vicenza che non hanno potuto esprimere il loro parere mediante un referendum non meritavano almeno attenzione maggiore da parte Sua? In futuro bisognerà procedere diversamente. Non voglio dire che si possa e si debba governare a colpi di referendum, ma su questione rilevanti come questa... un governo può dirsi davvero democratico se non si preoccupa almeno di conoscere il parere dei cittadini/e?

4) Egregio e stimato Signor Presidente, Lei è un uomo e un politico di pace. Resta il fatto che le basi militari di una superpotenza straniera come gli USA, il cui governo non ha più il consenso né del popolo né del Congresso, non trasmettono un messaggio di pace, non sono a servizio della pace. Diventa più che mai necessario e urgente avere il coraggio di audaci ripensamenti. Non si sottragga a questo imperativo etico e politico.

Cordiali saluti e Lei e buon lavoro al governo che Lei presiede.

sabato 17 febbraio 2007

FIDUCIA

Possono sembrare per noi credenti dei giorni terribili anche dentro la chiesa cattolica.

Tuonano le voci gerarchiche e chiamano ad una obbedienza da crociati.

Eppure, se guardiano più in profondità in questi giorni, proprio dentro la chiesa cattolica italiana, risuonano tante voci libere, responsabili, capaci di autonomia.

Sono le voci dei liberi/e figli/e di Dio. Certo, la libertà è un cammino faticoso e rappresenta una pratica difficile.

Eppure, può lentamente nascere una chiesa “altra”, solo se impariamo a percorrere questo sentiero e stiamo nella chiesa “con la schiena diritta”.

Preferiremmo evitarci queste tensioni, ma diventare adulti comporta anche la capacità di vivere i conflitti, i dissensi e le divergenze senza perdere né la pace né l’amore.

Anche su questa strada ci precede Gesù di Nazareth con una testimonianza limpida e concreta.

giovedì 15 febbraio 2007

DISPERATI I VESCOVI

Anche in Portogallo la gerarchia cattolica ha ricevuto un secco no nel referendum sull’aborto.

Il parlamento ha già messo all’ordine del giorno la legge che depenalizza l’interruzione di gravidanza.

I vescovi, come documenta tutta la stampa portoghese, sono sotto shock e il 60% dei votanti dimostra chiaramente che le direttive del magistero sono state accantonate.

Bisogna imparare a fare così. Parlino pure e poi... noi decidiamo secondo coscienza.

I credenti possono quindi avere tutta la libertà di essere cittadini/e responsabili e cristiani che decidono senza infantili obbedienze.

E’ tempo di essere persone adulte e di lasciarci alle spalle il bisogno di chiedere l’autorizzazione o il permesso.

UN GIOIELLO TEOLOGICO

G. L. Salas, Liberare la teologia, La Meridiana 2006, pagg. 80, € 10,00.

Il vecchissimo teologo cattolico spagnolo, di cui seguo e segnalo gli studi da almeno trent’anni, ha “prodotto” un piccolo saggio critico rispetto alla “teologia positivistica” oggi dominante.

Si tratta di un volumetto altamente liberatorio che storicizza il nostro cammino umano di credenti verso la verità.

Si intende far uscire il lavoro del teologo e delle comunità cristiane dalle prigioni delle formulazioni dogmatiche, astratte, giuridiche.

Si noti: l’Autore lancia un progetto che è davvero rivoluzionario, ma lo fa dall’interno di una cristologia dell’incarnazione espressa in chiave decisamente tradizionale.

Le ultime pagine evidenziano quanto, anche in chi elabora percorsi nuovi, la dogmatica interiorizzata sia ancora influente almeno sul piano linguistico.

L’incarnazione non significa che “Dio si è fatto uomo”, ma che l’umanità di Gesù è epifanica, iconica, testimoniale.

Finché continueremo a non spiegare il “mito dell’incarnazione” e a ripetere che “Dio si è fatto uomo”, ci esporremmo ad una ricaduta ontologica, come se Gesù fosse realmente Dio.

Spiace notare questi linguaggi in opere che in realtà esprimono una direzione di ricerca decisamente transdogmatica, costruttiva e anticipatrice.

Ne raccomando vivamente la lettura.

Francesco Testaferri, Ripensare Gesu’. L’interpretazione ebraica di Gesu’, Cittadella editrice, Assisi 2006, pagg. 224, € 16,30.

L’itinerario che questo libro propone parte dalla “ripresa dell’interesse ebraico su Gesù” e prende in considerazione alcuni autori (troppo pochi in verità) come Flusser, Vermes, Ben-Charin, Aron, Lapide, Calimani...

Una disamina del loro pensiero non sempre attenta, ma ben orientata sui temi centrali. Per questo motivo la lettura risulta proficua.

Ovviamente l’Autore scrive questa pagine con una marcatissima impronta dogmatica in cui la sua comprensione della metafora figlio di Dio è tanto subalterna alle definizioni conciliari quanto estranea all’esegesi oggi più documentata.

Non si esce purtroppo dalla prigionia dell’apologetica. E’ questo sottofondo che “paralizza” il dialogo e lascia ognuno nelle proprie certezze.

martedì 13 febbraio 2007

CAMPANE A FESTA

Alcune gioie bisogna pure godersele.

In questa Italia chierichetta sta succedendo che non pochi parlamentari cattolici, apertamente cattolici e tradizionali, si riferiscono alla Costituzione e non si mettono più sull’attenti davanti agli ordini, ai diktat e alle ingiunzioni vaticane.

Davanti ai DICO è cresciuto a tal punto lo spirito di crociata che i vescovi e il vaticano sono letteralmente usciti di senno ed hanno “invaso il campo” violando ogni regola democratica.

Hanno esagerato e ora hanno suscitato un piccolo, ma significativo, risveglio di dignità e di laicità.

Bisogna festeggiare per questo sussulto di vita... sperando di completare la festa quando sarà stata varata la legge in Parlamento.

L. BOFF, Giuseppe di Nazareth, Cittadella Editrice, Assisi 2006, pagg. 240, € 16,50.

Un libro che, a mio avviso, segnala il “rientro a casa” del teologo brasiliano Leonardo Boff.

Può leggerlo il papa senza fare una smorfia.

Mi sembra incredibile che Boff abbia scritto pagine così banali, evitando accuratamente tutti gli autori e gli studi che non favoleggiano su Giuseppe.

La bibliografia è ridicola. Ma, si sa, tutti nella vita cadiamo nel banale e Boff non fa eccezione.

Tuttavia ho letto queste pagine con interesse.

Così ancora una volta ho toccato con mano quanto sia forte in noi la tentazione di arrestarci sulla via della ricerca e quanto sia facile fare retromarcia per ritrovare un nido catechistico accogliente.

domenica 11 febbraio 2007

DICO: UN PRIMO PASSO

Poco? Troppo poco? La proposta Bindi-Pollastrini che ora sarà discussa in Parlamento non è il meglio che si potesse aspettare dopo anni di lotta.

Però, visti i tempi che corrono e le pressioni papali, vista la presenza di infiltrati vaticani nel nostro Parlamento, possiamo tirare un sospiro di sollievo.

Certo, si tratta di un primo passo e bisognerà, a mio avviso, proporre qualche miglioramento nel corso del dibattito parlamentare. Ma sarà ancora un itinerario piuttosto impegnativo...

Poi, sfondato il fondamentalismo dei cattolici-doc e degli atei devoti, si potrà guardare avanti...

Ora non dovremmo perderci la gioia, per quanto misurata, di aver superato lo scoglio vaticano e di aver mosso qualche passo verso la laicità dello Stato. In Italia è un mezzo miracolo.

mercoledì 7 febbraio 2007

QUESTA ITALIA ARRETRATA

Sui giornali di questi giorni campeggiano fotografie di cardinali, vescovi e arcivescovi e titoloni altisonanti contro i PACS.

Il cardinale Ruini, giunto alle ultime settimane del suo mandato, diventa ancor più zelante e omofobico. Vede omosessuali da tutte le parti...

Oramai, per lui, bisogna scavare un fossato e costruire un argine contro la “corruzione omosessuale”. La crociata è in atto...

Gli dà man forte Berlusconi per il quale gli omosessuali sono tutti di sinistra...

Ma in questi giorni il cardinale di Torino, ormai quasi dimissionario per raggiunti limiti di età, è andato sopra le righe: i Pacs sono opera del diavolo che vuole “scassinare la famiglia”

E come può reagire un cardinale, vescovo di una città come Torino? Nominando quattro preti esorcisti, con l’incarico di scacciare il diavolo... Sembrerebbe una barzelletta... Invece queste sono le profonde, meditate, rinnovate... strategie pastorali che il magistero progetta...

Si è persa la bussola... In questo clima clericale, il nuovo arcivescovo di Palermo ha rivolto un pensiero rovente al ministro Melandri: “Prima di dire a un vescovo quello che deve dire dall’altare, impari a pregare”.

Era stata criticata la scelta del vescovo di Catania che, nonostante i tragici fatti conclusisi con l’uccisione di Raciti, aveva voluto ad ogni costo mantenere la celebrazione della festa liturgico-folcloristica di Sant’Agata.

Adesso per parlare dovremo chiedere l’autorizzazione di un vescovo?
E ce n'é anche per Pippo Baudo... che proprio un sovversivo.. un rivoluzionario non è. Tutti zitti, in fila, in processione dietro la statua di Sant’Agata o alla madonna delle lacrime di Siracusa...

NON SBAGLIARE BERSAGLIO

Sarà importante nella manifestazione di sabato 17 febbraio a Vicenza non sbagliare bersaglio.

Non sto dicendo che si debba richiamare il governo ad un maggiore coraggio, ma bisognerà, a mio avviso, porre attenzione alla “espansione militare” degli USA che stanno piazzando e ampliando le loro “basi” un po’ ovunque per assicurarsi gli anni difficili che si stanno avvicinando per il loro impero.

E su questa militarizzazione crescente, di cui gli USA sono alfieri, che bisogna intervenire e fare bersaglio. Qui, su questo terreno, occorre aprire un dibattito politico allargato il più possibile a tutto il Paese.

E’ su questo terreno che bisogna imparare a non chinare la schiena davanti a nessuno, come si è lodevolmente fatto davanti ai 6 ambasciatori che hanno preteso di dare lezioni al nostro governo.

Dunque, una marcia di sostegno critico a questo governo e di opposizione radicale alla politica di militarizzazione USA per giungere al coraggio, oggi necessario, di cominciare a discutere delle alleanze, degli accordi, dei fatti.

La loro legittimità e la loro onestà non possono essere garantite automaticamente, ma vanno ridiscusse.

LODE AGLI EROI

Niente egregio Matarrese,
lei è proprio un brutt’arnese.
Lei pronuncia parole criminali
come fossero le più normali.

Se guardiamo al calcio oggi,
ci troviamo il Signor Moggi.
Viene un pensiero ben amaro:
avete ridotto tutto a denaro.

Gli italiani non son stanchi
di questa schiera di furfanti?
Dopo lunghi e bei processi
ci hanno fatti tutti fessi.

Anziché messi alla gogna
stan seduti in poltrona.
Ora Moggi fa il “professore”
e difende il suo onore.

Ci sarà qualche magistrato
che faccia onore a questo Stato?
Si farà un po’ di giustizia
o vincerà ancora la furbizia?

CALDO INVITO: COMUNITA’ NASCENTE

A Torino è in pieno svolgimento il cammino di fondazione di una nuova comunità cristiana di base.

E’ aperta a chiunque sia interessato/a.

Sabato 10 febbraio alle ore 17 in Via San Pio V, n. 17 ci troviamo per conoscerci e per narrarci semplicemente il nostro cammino di fede...

E’ proprio un momento di inizio e ognuno/a può farsi portatore di un invito.

lunedì 5 febbraio 2007

NON LO SAPEVAMO CHE...?

Qualche volta è impossibile, davanti a montagne di ipocrisia, non adirarsi.

1) Doveva scapparci il morto, anzi due, perché ci accorgessimo che il calcio è diventato luogo di corruzione, di affari, di cosche e di mafia?

Che scandalo ipocrita... Come non vedere le partite truccate, il doping, gli affari, gli ultras e chi sta loro dietro? Lo sappiamo da almeno 25 ani e ora si arriva alla “scoperta”, alla sorpresa, allo sconcerto.

Certo, servono più controlli, ma serve soprattutto mettere alla luce e bloccare il giro d’affari, sorvegliare il calcio mercato, ridurre di otto decimi il “prezzo” dei giocatori, gli ingaggi, gli stipendi dei dirigenti, vigilare sul doping e poi... guardare al mondo che “gira attorno al pallone”, alle scommesse, alle palestre...

2) Altra scoperta da ingenui! A Torino nel Po si trovano tracce pesanti di cocaina che fanno pensare ad un consumo dilatato.

Ma... guarda un po’! Sembra tutta gente che è nata stamattina, come pulcini che escono dall’uovo... Lo sappiamo da anni, lo dicono gli incidenti, lo sanno persino le pietre dei nostri paesini dove la “neve” non arriva più dal cielo, ma da tutte le strade.

E non c’è solo la cocaina: restano (eccome!) in piena diffusione tutte le altre sostanze. Non basta moltiplicare le notti bianche per illudersi di aver creato nuovi spazi di socializzazione.

Non esiste cieco peggiore di chi non vuol vedere.

3) Ma per fortuna a Catania... ci salva santa Agata...!

Il vescovo è contento perché, tra morti e feriti, almeno la santa continua a stare bene, a attirare poveri, ricchi e mafiosi, a far crescere processioni, candelore e affari.

Soprattutto la santa continua a illudere e a nascondere, dietro i fuochi d’artificio e processioni di popolo, i veri problemi di una città come Catania.

Le superstizioni hanno sempre la funzione di unire poveri e ricchi e di farci perdere la percezione della realtà. Così le varie mafie prosperano e cantano vittoria... sotto la statua dell’idolo di turno.

sabato 3 febbraio 2007

UN SUPPLEMENTO DI SAGGEZZA

La concessione dell’ampliamento della base americana di Vicenza e la riconferma della permanenza dei nostri soldati in Afganistan sono bocconi amari da digerire.

Anzi, direi proprio che un buon governo come quello di Prodi - che fa molto meglio di quanto non pensassi sei mesi fa - poteva evitare di cadere in qualche errore.

Una ottima politica estera, come quella inaugurata da D’Alema, poteva farsi portatrice di un più radicale ripensamento da proporre nelle competenti sedi internazionali. E lo dovrà fare.

E’stato un errore non esigere dalla giunta di Vicenza l’indizione del referendum e non aver avuto il coraggio di aprire una discussione nel parlamento e nel paese sulle nostre “missioni militari” nel mondo.

Ma a tutto questo si può, almeno in parte, porre rimedio con l’aggiunta di precise clausole rispetto al tempo e ai modi.

Sarebbe, invece, un suicidio politico per questo governo e una vera sepoltura della sinistra se alcuni parlamentari, con la consueta devastante coerenza ideologica, traducessero la loro rigorosa e democratica critica in voto contrario al governo.

In particolare la manifestazione di sabato 17 a Vicenza può rappresentare un significativo stimolo per un “correttivo” delle scelte presenti e una forte richiesta di maggior coraggio per le scelte future, ma sarebbe tragico se diventasse una rimessa in questione dell’attuale governo e una riconsegna del paese al centrodestra.

Purtroppo la nostra storia, anche recente, non è esente da queste derive di purismo ideologico: quanti puntano esplicitamente alla crisi di governo, nei fatti favoriscono, come scrive Eugenio Scalfari, ad “una terza reincarnazione di Berlusconi” o, peggio, il trionfo di Casini.

Le anime belle dell’estremismo, che confondono radicalità con radicalismo, la politica con la profezia, in genere sono meno attente a verificare se i loro progetti hanno i numeri per essere concretamente approvati in un parlamento.

Forse si tratta di mantenere unite sia la tensione profetica sia la dura consapevolezza di ciò che è possibile tradurre nella realtà qui e oggi.

La mediazione non è per nulla parente del compromesso. Indebolire questo governo significa preparare la strada al regime.

giovedì 1 febbraio 2007

NON E’ POCO

La lettera di Veronica, moglie di Berlusconi, comparsa su “Repubblica” di mercoledì 31 gennaio mi ha colpito per il coraggio e la lucidità, ma anche per i contenuti.

La difesa della sua dignità di donna e la sua motivata responsabilità di madre lasciano intravvedere quali contrasti abbia incontrato la gestione di un rapporto di coppia con un uomo squilibrato e fanfarone come Silvio Berlusconi.

Per il “Silvio nazionale” ormai al tramonto (l’Italia però ha di peggio, cioè Casini) questa lettera deve aver rappresentato un brutto colpo, non dico al cuore, ma alla sua immagine...

Ma... non c’è anche lui in quella “banda di teocon” arruolati dal vaticano per difendere i valori e la sacralità della famiglia? Siamo davvero alla farsa...





LA CINA “AFRICANA”

I vertici di Pechino sono impegnati in grandi viaggi “strategici” in Africa.

La Cina cerca nuove zone di influenza, nuovi spazi commerciali, nuove alleanze, anche per il suo bisogno di materie prime.

La sua debolezza è “il regime”, la mancanza di democrazia e l’arretratezza sui diritti. Tutto ciò può far “scoppiare” e disintegrare il grande impero.

Nella sua azione diplomatica fortemente espansiva si dimostra molto attenta allo senario mobile a livello internazionale proprio negli anni in cui gli USA sono in evidente difficoltà.

Contrariamente a quanto fanno molti osservatori politici, che considerano ancora gli USA come l’unica superpotenza, da tempo ormai ritengo che la Cina sia assai più potente e determinante sul piano economico-commerciale-tecnologico e assolutamente inattaccabile sul piano militare.

La “strategia africana” mi sembra giocare a suo favore. E’ tutto da verificare se e quanto serva agli africani.





INSOPPORTABILI

Siamo al limite dell’intollerabile e dell’indecente.

Il Vaticano e i vescovi italiani esercitano pressioni gravi e si fanno agenti politici diretti pur di bloccare i PACS. La lotta non si fermerà.

Sono veramente sordi verso una realtà che ormai parla un linguaggio diverso, verso una società che è più matura di quei politici che si lasciano condizionare, ma sono anche ciechi verso se stessi nel senso che si fanno del male.

Infatti sono diventati un potere senza alcuna autorevolezza morale. Il Vaticano e i vescovi italiani sempre di più rappresentano l’intrallazzo, la patria dei reazionari, il “deserto del pensiero”.

Forse riescono a condizionare l’esito di questa “battaglia” parlamentare, ma non sanno quanto cadono in basso nel cuore di milioni di cittadini/e e quanto diventano estranei a milioni di credenti.