domenica 28 gennaio 2007

LA GIORNATA DELLA MEMORIA

Di anno in anno la giornata dedicata alla memoria dell’Olocausto degli ebrei assume sempre maggiore importanza. Ricordare quello sterminio è l’antidoto più efficace per non ripetere.

Il “pericolo” è tutt’altro che scongiurato e il fuoco dell’antisemitismo è ancora vivo sotto la cenere e di tanto in tanto si riaccende.

Però, come non è corretto identificare lo Stato israeliano con l’ebraismo, “è altrettanto infondata ogni aprioristica riduzione di posizioni critiche della politica israeliana a manifestazioni di antisemitismo” (Marcello Vigli, Contaminazioni, Edizioni Dedalo, pag. 128).

Insomma, si possono condannare alcune posizioni politiche del governo israeliano, senza essere in nulla e per nulla antisemiti.

Inoltre, anche nella piena consapevolezza della “unicità” della Shoah, resta purtroppo vero che il mondo continua a non prendersi cura della “sterminio” dell’olocausto di altri milioni di poveri, a partire dall’abbandono di intere popolazioni africane.

Padre Zanotelli, con la lucidità e la coerenza che lo contraddistinguono, in questi giorni lo ha ampiamente documentato.

Se non teniamo insieme la Shoah e i vari genocidi oggi presenti (guerre, fame, malattie, emarginazioni e violenze), rischiamo di imprigionarci in una memoria che non ci mobilita contro tutti i volti e tutte le forme dell’olocausto.

NOTE POLITICHE

1) L’Africa, come il FORUM di Nairobi ha dimostrato, continua ad essere la cenerentola. Dopo che l’abbiamo usata per secoli come la pattumiera in cui buttare i nostri veleni e come terra da cui prelevare schiavi e schiave, ora continuiamo a spogliarla, a derubarla per poi abbandonarla.

2) Bella democrazia quella che vige negli U.S.A...! Un presidente decide, contro la maggioranza del Congresso, di aumentare le truppe di occupazione e di devastazione dell’Iraq. Questa è la più grande democrazia del mondo il cui modello dovremmo copiare? Ha ragione Gore Vidal: la democrazia in USA è retorica.

3) Finalmente il governo italiano è passato ai fatti. Il “pacchetto liberalizzazioni” comincia a farsi concreto, a demolire qualche privilegio, a favorire i ceti meno abbienti. Non sono “miracoli”, ma si tratta di piccoli passi concreti e costruttivi. Ce ne vogliono ancora molti altri. In ogni caso diventa possibile constatare che non sono tutti uguali e che questo governo, per nostra fortuna, è di un’altra pasta rispetto a Berlusconi e soci, i cui misfatti pagheremo ancora per un bel po’ di tempo.

DA NON PERDERE...

Nella collana “Parole delle Fedi” Brunetto Salvarani ha curato un pregevole quaderno, il n. 12, dedicato a “Gesù” (pag. 64, € 4,50).

A parte la “conclusione” in cui l’Autore cita sbrigativamente Atti 4, 12 senza alcuna nota di interpretazione, il libro rappresenta una precisa finestra spalancata sul futuro.

Gesù, attraverso gli studi storici e l’incontro con l’ebraismo e le altre grandi tradizioni religiose, sta uscendo dal mausoleo dei dogmi cristologici in cui l’abbiamo imbalsamato.

Se non reincontriamo l’ebreo Gesù, dovremo accontentare di riverniciare le vecchie e gelide formulazioni ellenistiche tanto estranee al nazareno quanto a noi.

Raccomando vivamente queste brevi pagine, scritte in maniera straordinariamente coinvolgente, anche perché gettano ponti di dialogo con altre tradizioni.

Il volumetto deve essere richiesto a Editrice Missionaria Italiana, Via di Corticella, 179/4, 40128 BOLOGNA (sermis@emi.it)

venerdì 26 gennaio 2007

DEDICATO AL CARDINAL RUINI

Ruini, Ruini, Ruini...
non siamo tutti bambini.
Ragioniamo ormai con la nostra testa:
l’amore, non lo sai?, è vera festa.

La tua non è nemmeno ingerenza,
sono parole di totale impotenza.
Sei uno spaventapasseri in declino:
faresti bene a prenderti un riposino.

Camillo, Camillo, Camillo...
i gay non ti lasciano tranquillo?
Le coppie di fatto sono il tuo tormento,
ogni tua parola è solo più lamento.

Ti voglio bene, caro cardinale.
Cessa però di farti del male.
Anch’io come la cara Littizzetto,
ti penso spesso con tanto affetto.

CLERICUS CUP

Parte in piena quaresima, ma l’operazione è stato preparata nei dettagli, con tanto di sponsor, di date, di finanziamenti.

La chiesa vaticana si chiude alle coppie, ma si apre alle coppe. Non c’è voluto nemmeno un sinodo dei vescovi.

E’ bastata la passione di due o tre cardinali tifosi per trovare soldi, spazi, atleti e organizzatori. In vaticano in questi anni la teologia non gode buona salute, ma, in assenza di teologi, la chiesa gerarchica formerà ottimi calciatori.

Gli interessi cambiano, come si vede. Tutto questo, evidentemente, per far fronte ai grandi problemi dell’umanità.

Su “Repubblica” di sabato 20 gennaio siamo stati informati da un insigne vaticanista come Orazio La Rocca:

Sarà tassativamente vietato giocare di domenica, il giorno del Signore. Ma non solo. Durante le partite, il calciatore - o i calciatori - che si lasceranno sfuggire la pur minima imprecazione, per non parlare di bestemmia, sarà subito invitato a rientrare anticipatamente negli spogliatoi per andare incontro, poi, ad una inevitabile e severa squalifica.

Per il resto, sarà tutto uguale ad un ‘normale’ torneo calcistico con grande pubblico sugli spalti, grande tifo tra i sostenitori, grandi sfide agonistiche, ma anche sponsor e pubblicità a bordo campo e sulle divise dei calciatori.

Stiamo parlando della Clericus Cup, il primo campionato di calcio tra i Collegi e i Seminari pontifici di Roma che - benedetto dal Vaticano - dalla terza settimana di febbraio farà il suo esordio nel variopinto panorama sportivo romano e nazionale.

Con le dovute proporzioni, quasi una risposta vaticana ai grandi appuntamenti calcistici nostrani, ma con un indubbio tocco di internazionalità, perché 'al Clericus giocheranno molti seminaristi provenienti da paesi a grande tradizione calcistica come Brasile, Argentina, Uruguay, Venezuela, ma anche messicani, africani, asiatici insieme, ovviamente, a studenti europei, italiani in testa’, annuncia l’organizzatore, Edio Costantini, presidente del Centro Sportivo Italiano (C.S.I.) l’ente di promozione sportiva della Chiesa riconosciuto dalla Cei (Conferenza episcopale italiana) e dal Coni, con oltre 900.000 iscritti nelle varie discipline sportive.

Sedici le squadre partecipanti, tra le quali anche la ‘nazionale’ della Santa Sede che giocherà con una divisa decorata di bianco e giallo, i colori del Vaticano. E’ prevista anche una squadra della Guardie Svizzere
” (pag. 29).

Prima di ogni partita si reciterà l’angelo di Dio e il “credo”. In Vaticano verrà collocata una imponente statua della madonna con Gesù bambino in maglietta bianca e gialla.

Non si sa se ridere o piangere: fate voi...

mercoledì 24 gennaio 2007

PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI

Sta terminando la settimana di preghiere e di iniziative comunitarie per l’unità dei cristiani.

Nella mia comunità sabato 20 e domenica 21 abbiamo vissuto con gioia l’esperienza di una “due giorni ecumenica”.

Nel pomeriggio di sabato 20 due donne valdesi di Milano - una delle quali venezuelana – ci hanno parlato del loro percorso di fede, della loro esperienza in una comunità protestante, delle loro iniziative.

Anche il “racconto” di ciò che sta avvenendo in Venezuela tra cambiamenti reali, speranze e contraddizioni ci ha molto stimolato.

Domenica, nella celebrazione eucaristica, ha partecipato anche Giovanna, una donna della chiesa ortodossa. Un intreccio di pensieri, di preghiere e di progetti in cui ci siamo sentiti/ vicini/e.

Certo, in ogni chiesa, ci sono blocchi, silenzi, chiusure. Il lavoro alla base e la fiducia in Dio fondono ogni progetto ecumenico e lo liberano dal pericolo dell’omologazione.

C’è anche una “teologia dell’unità cristiana” che è piena di ambiguità. Essa vorrebbe ridurre le differenze e ricondurre tutte le chiese verso una lenta cattolicizzazione e una progressiva pratica di accomodamento dentro il pensiero vincente del nostro occidente.

Ci siamo detti che, dentro le rispettive chiese, prende sempre più spazio un pericoloso conservatorismo, una lettura biblica lontana dai metodi storici e critici e speso le voci “profetiche” si fanno poco sentire e diventano sempre più “prudenti”.

PERCHE’ TANTA SEVERITA’?

Non è severità: è serietà, semplicemente serietà. Tutte le coppie che mi contattano qualche volta sono stupite del fatto che, desiderando celebrare il matrimonio come credenti, si sentono proporre un itinerario di riflessione e di confronto comunitario di uno o due anni.

La fretta non porta nulla di buono. Lo vediamo ogni giorno. In genere si propone l’opportunità di ripensare la propria fede, di riaccendere l’interesse per una esperienza cristiana sostanziata di solidarietà, di confrontarsi con altre coppie etero, omo, trans...

Chi è interessato solo ad una “bella cerimonia” non si rivolga a me e alla comunità di base.

Invece è davvero stimolante constatare che sono davvero molte le persone che cercano un ripensamento radicale della loro fede e questo spesso avviene proprio quando si costruisce un amore.

Cara Federica,

è stata una gioia rivederti... E ti ho visto per la prima volta perché 25 anni fa, quando incontrai per l’ultima volta i tuoi carissimi genitori, tu eri nel pancione.

Non ho mai dimenticato gli anni in cui con Duilia e Roberto ho letto la Bibbia e pregato. Poi i chilometri e le vicende della vita ci hanno tenuti lontani, ma i nostri percorsi e i nostri cuori non si sono mai allontanati.

I tuoi genitori avevano deciso che non ti avrebbero battezzata: così hanno fatto. Si sono, invece, impegnati a testimoniare la loro fede concreta...

E tu domenica sei comparsa, tutta viva e partecipe, con tuo marito Gianluca e il vostro Flavio, all’eucarestia della nostra comunità cristiana di base dopo le “calde” telefonate di questi mesi.

Hai chiesto di ricevere il battesimo, perché la strada di Gesù ti interessa, ti coinvolge. Ho pianto di gioia...

A quasi 25 anni il battesimo tuo e di vostro figlio sarà un dono, festa, impegno consapevole.

Sarà una grande testimonianza per la nostra comunità perché avremo la gioia di pregare insieme e di “celebrare” il battesimo tuo rinnovando il nostro. Aspettiamo in tanti/e quella domenica...

UN BELL’INCONTRO SULL’AMORE

La Scala di Giacobbe, il gruppo di gay e lesbiche della comunità cristiana di base, ha vissuto domenica pomeriggio 21 gennaio, ha vissuto un intenso “momento” di condivisione con Ilaria ed Elisa che stanno preparando il loro matrimonio.

Intendono sposarsi il 16 settembre prossimo e da un anno partecipano agli incontri comunitari con i ritmi che i 500 chilometri di lontananza da Pinerolo permettono.

Tutto il gruppo si è coinvolto nel “racconto” di un amore che dura da quattro anni, è stato lentamente accolto dalle famiglie e da molti amici. Insieme si prendono cura del figlio di Elisa che ha ora sei anni... E poi... la scoperta di una fede che è fiducia e solidarietà.

In questo cammino verso il matrimonio c’è una prossima tappa in cui Doriana d Adriano faranno il possibile per essere con noi il 24-25 febbraio. Ormai da due anni vanno e vengono da Roma e li sentiamo parte del nostro cammino...

lunedì 22 gennaio 2007

VICENZA: SOLUZIONE TROPPO COMODA

L’ampliamento della base USA di Vicenza non avrà l’opposizione del governo Prodi. I “ragionieri della democrazia” parlano di una scelta obbligata perché esistono accordi stipulati in precedenza che non possono ora essere revocati in modo unilaterale.

Ma nessuno ha ancora dimostrato che un eventuale accordo con il governo USA preveda e comprenda l’ampliamento della base stessa su territori del Demanio italiano.

Ma facciamo un passo indietro. Supponiamo pure - come non è - che esista questo accordo. Io mi domando se, visto il peso che le basi USA hanno per il controllo del mondo, non sarebbe il caso di ripensare il significato e la legittimità di tali accordi.

Non è il tempo di affermare la sovranità nazionale contro questa pratica di imperialismo militare?

Una nuova coscienza politica impone nuove scelte, se si vuole davvero ragionare in termini di libertà, di autonomia. Non si tratta nemmeno di rompere delle amicizie, ma di porre fine alle sudditanze.

Un governo davvero democratico deve porre con forza queste esigenze di svolta culturale.

Se si crede nella pace, non si possono ospitare basi militari che perpetuano l’ideologia e la pratica della guerra.

Manca il coraggio al nostro governo di porre sul tappeto questioni fondamentali per la libertà e la democrazia.

Ecco perché anch’io mi sento parte, come ha detto don Albino Bizzotto, di questa “insurrezione pacifista” che vuole esprimere un netto rifiuto di questa scelta del governo Prodi.

INCONTRO SULLE TOSSICODIPENDENZE

Giovedì 25 gennaio alle ore 9,30 parteciperò con convinzione, in qualità di coordinatore del F.A.T. (Associazione di volontariato che da molti anni lavora con soggetti tossicodipendenti e le loro famiglie), all’incontro organizzato dal Comune di Pinerolo per rilanciare una “iniziativa di contrasto” sul territorio concordata tra istituzioni, volontariato e singoli cittadini.

Questi sono certamente momenti preziosi per rafforzare la collaborazione e dare spazio alla creatività mettendo eventualmente in atto anche nuovi interventi. E’ sempre utili, anzi necessario, questo confronto su un territorio e non si pone mai abbastanza l’accento sulle pratiche della collaborazione.

Ma temo, anche sul terreno delle tossicodipendenze, i discorsi sui massimi sistemi. Nell’esperienza di questi ultimi 25 anni, in cui giorno dopo giorno ho vissuto e vivo molto tempo con uomini e donne tossicodipendenti, sento come essenziale lo spazio e il tempo dell’ascolto.

L’esperienza della nostra associazione che dedica ogni giorno (compreso Natale, Capodanno, le ferie, il sabato e la domenica, ogni giorno dell’anno) almeno otto ore di ascolto continua a ribadirci che questo è anche l’aspetto forse meno presente nel tessuto sociale e nelle istituzioni preposte.

Occorre uscire dall’illusione di trovare la formula terapeutica magica e risolutoria, ma è probabile che se dessimo più spazio ed energie ad un ascolto competente e continuativo, non sporadico ed improvvisato, potremo fornire un servizio più utile, più sincronizzato sulla lunghezza d’onda dei bisogni delle persone.

Penso al bisogno che c’è di “compagnia”, di dialogo, di vicinanza nei giorni di sabato, domenica, nelle feste, nelle ferie... Questi sono, a mio avviso, i momenti in cui possiamo vivere esperienze di comunicazione intensissima sia a livello preventivo sia a livello di percorso terapeutico.

Ma, ovviamente, questo esige un ripensamento assai profondo per le istituzioni e per le associazioni e significa rivedere anche i tempi dei nostri interventi.

martedì 16 gennaio 2007

IL GOVERNO DEL PAPA

Spero che a nessuno sia sfuggito l’editoriale di Furio Colombo comparso su l’Unità di domenica 14 gennaio. Sotto il titolo “Il governo del papa” si trovano riflessioni pacate e rigorose, com’è nel suo stile.

Ho ancora davanti agli occhi la fotografia del sindaco di Roma, del presidente della Provincia e del governatore del Lazio che, riverenti e compunti, ascoltano la “reprimenda” del papa contro le nuove forme di famiglia come se fossero i tre “re magi”... Italia laica, quanto mi manchi... Sei lontana anni luce...

Qui riporto alcuni passaggi dello scritto di Colombo:

La frase chiave per capire la storia che stiamo narrando è quella del deputato della Margherita Renzo Lusetti che ‘ha invocato più rispetto per il santo Padre e per quello che lui rappresenta’ (Corriere della Sera, 12 gennaio).

E’ una frase ovvia e giusta, che provoca però una inevitabile domanda: e il rispetto per la Repubblica italiana? Infatti la presa di posizione di Lusetti era una risposta alle proteste di alcuni esponenti della Rosa nel Pugno (Villetti, Angelo Piazza) che avevano detto: ‘I vertici istituzionali italiani devono ignorare il discorso del papa e proseguire esclusivamente per il bene della comunità e dei cittadini’.

Ma quelli esponenti della Rosa nel Pugno sono stati i soli in tutto il Parlamento a sollevare il problema di ciò che il giorno prima il papa aveva detto, ricevendo per una visita di auguri il sindaco di Roma, il presidente della Provincia di Roma e il presidente della Regione Lazio.

‘I progetti per attribuire impropri riconoscimenti giuridici a forme di unioni diverse dal matrimonio sono pericolosi e controproducenti e finiscono inevitabilmente per indebolire e destabilizzare la famiglia legittima fondata sul matrimonio’.

Ci sono tre problemi in questa frase, detta a rappresentanti delle istituzioni italiane, con i verbi all’indicativo e la formulazione di una sentenza definitiva.

Il primo è che il Papa non governa la Repubblica italiana e non è stato eletto dagli italiani. Non sta parlando di religione ma di codice civile. Infatti non ha detto: ‘Noi vi diciamo... Noi vi raccomandiamo...’.

Presenta come dati di fatto incontrovertibili le sue convinzioni. Quella che avrebbe dovuto essere una conversazione in cui ciascuno ha il suo punto di vista, è diventato un editto.

Ma nelle repubbliche democratiche non esistono editti, esistono opinioni che gradatamente si trasformano in posizioni, e poi in proposte di legge e poi in un dibattiti (o in tanti dibattiti), con tutti i liberi pareri che la democrazia ammette e richiede). E poi segue, unico sigillo, il voto”.

Quanto tempo dobbiamo ancora attendere perché qualche autorevole esponente politico richiami il papa, capo di uno Stato straniero, a rispettare la Repubblica italiana e le sue istituzioni?

RICORDO DI CATANIA

Sono stato venerdì 12 gennaio a Catania su invito del Centro Culturale OPEN MIND per un dibattito su “Voci altre - oltre il vaticano” per ricordare Alfredo Ormando, lo scrittore gay che dieci anni fa si bruciò vivo davanti al Vaticano per denunciare l’omofobia cattolica .

Un incontro ricco di partecipazione, di riflessione e di gioia. Sara, Monica, Massimo, Dario e tanti altri e altre hanno preparato il tutto, come se si trattasse di una festa. Adriana e Gianna hanno imbandierato il locale.

Dire che è stato “commovente” mi sembra poco... Il confronto, dopo la mia relazione, si è fatto appassionato e, pur dentro un contesto cittadino pesante, ha prevalso il linguaggio della speranza.

Devo però ripetere una constatazione abbastanza sofferta: mentre i laici, credenti e non, sono più appassionati e liberi nella ricerca di vie nuove, alcuni (non dico tutti) omosessuali che fanno parte di gruppi di gay credenti sono ancora impigliati nei sensi di colpa e bloccati dai pregiudizi catechistici.

Mi sono ridetto, ancora una volta, quanto sia importante vivere la fede da liberi figli e libere figlie di Dio e lasciar cadere le martellanti ossessioni omofobiche della gerarchia.

RITI INUTILI

Tre giorni fa il cardinale Poletto, arcivescovo di Torino, ha incontrato a Pianezza, per lo scambio di auguri per il nuovo anno, gli uomini politici di Torino.

Questa volta si è parlato con chiarezza. In sostanza, il cardinale, non a caso parlando di PACS e di etica, ha richiamato i politici alla coerenza.

Diciamolo con chiarezza. Non è sufficiente un biglietto di auguri? Ma voi politici avete tempo da perdere in queste formalità in cui consumate una giornata?

Non avete ancora imparato a fare bene il vostro lavoro senza alcun bisogno di andarvi a sentire una predica scontata dal cardinale di turno? Sono riti medievali, inutili, costosi, sacrali.

Si può essere rispettosi delle varie istituzioni senza dover mantenere abitudini ormai prive di senso e piene solo di retorica. Anche questa si chiama laicità.

TACERE SULLA MORTE?

Una trentina di genitori del “Gruppo Primavera” di Rivalta (To) si sono incontrati per avviare un confronto su “La morte, la fede, come parlane ai nostri figli?”.

Abbiamo vissuto un pomeriggio pieno di ricerche, di riflessioni, di interrogativi di cui mi è impossibile qui rendere conto.

Non è stato privo di interesse riandare alla ricerca del messaggio biblico circa la realtà della morte-risurrezione, ma non meno importante ridirci quanto sia decisivo per noi adulti affidarci al Dio che vince la morte e non sorvolare su questo annuncio che ci viene dalla testimonianza delle Scritture.

Mentre una larga fetta della cultura dominante eclissa la morte, come rapportarci ad esse come ad una realtà che fa parte della vita? E’ sembrato possibile e costruttivo, per una crescita seria ed equilibrata, non allontanare né i bambini né i ragazzi dall’esperienza di chi muore, da un “contatto” con i morenti.

Amare la vita senza nascondere la morte ricordando che in Gesù risorto abbiamo la testimonianza di quel Dio che dato al nazareno una vita nuova, è l’itinerario che gli scritti del Secondo Testamento ci additano.

mercoledì 10 gennaio 2007

SOMALIA E TANTO SILENZIO

Ancora una volta la prepotenza USA ha la libertà di aggredire, distruggere e massacrare. Sempre e tutto in nome di quella “esportazione di democrazia” che ben conosciamo.

Resta il sostanziale silenzio dell’ONU che, con vaghe ed inefficaci dichiarazioni, parla sempre di più a vuoto.

Il papa, come è noto, vede il pericolo dissacrante delle unioni omosessuali e sulle invasioni ed aggressioni USA preferisce glissare.

La libertà all’autodeterminazione dei popoli passa in second’ordine di fronte alla “dissacrazione dell’istituto famigliare che è la prima cellulare della società”.

Si potrebbe dire che si tratta di divertenti divagazioni di un omofobo, se non ci fosse dietro il calcolo politico che ancora una volta mette la museruola a chi dovrebbe almeno abbaiare contro i soprusi dei potenti.

UN FASCICOLO PREZIOSO

E’ appena stato edito e diffuso il numero 5/2006 della rivista internazionale di teologia "Concilium" dedicato interamente alla “Risurrezione dei morti”.

Dopo il banale volume di Wrigt, che segnalai alcune settimane fa, questo fascicolo si presenta con una dignità scientifica sul piano esegetico decisamente diversa. Lo raccomando vivamente.

E’ reperibile presso l’Editrice Queriniana (via Ferri, 75 - 25123 BRESCIA - www.queriniana.it
- € 13,00).

lunedì 8 gennaio 2007

CARRIERA DI UN ARCIVESCOVO

“Il capo della chiesa cattolica polacca era una spia comunista”: questa in buona sostanza è la notizia che il 5 e il 6 gennaio ha fatto il giro del mondo. Il vaticano ha cercato di mettere il silenziatore alla libera circolazione di questa notizia.

La Repubblica di domenica 7 gennaio commenta così:

“Questa domenica sarà il giorno più lungo della Chiesa polacca, la sua prova più difficile dalla fine del comunismo. Tra polemiche, contestazioni e dubbi monsignor Stanislaw Wielgus - il presule che ha confessato il suo passato di informatore della polizia segreta del vecchio regime - s’insedierà quale nuovo arcivescovo di Varsavia, con la tradizionale cerimonia dell’Ingresso solenne nella cattedrale. Il fedeli e la società intera sono divisi.

Per la prima volta in diciassette anni di libertà, la Polonia orfana di papa Wojtyla fa i conti con i compromessi nascosti tra un mondo religioso e la dittatura della guerra fredda. ‘E’ la crisi più grave per la Chiesa polacca’, scrive nell’editoriale di prima pagina persino Dziennik, quotidiano conservatore. Le opposizioni liberaldemocratica e postcomunista, l’opinione pubblica, i media progressisti, non solo soli nei loro dubbi. Il dolore è diffuso.

Per la prima volta la nomina di un nuovo vescovo della capitale non sarà semplice gioia nella fede. ‘E’ un momento drammatico per l’arcidiocesi di Varsavia, e non solo per lui’, dice un influente cattolico democratico, l’avvocato Wieslaw Chrzanowski, ‘e i prossimi mesi e forse anni saranno difficile per lui e per i fedeli’ ”.

Tutti giochi sembravano fatti. La bolla ufficiale del papa era stata letta: “Roma ha parlato: ogni discussione è finita”. Invece, un po’ per ragioni politiche e un po’ per l’opposizione di molti fedeli che hanno visto come imperdonabile ambiguità questa nomina ad arcivescovo di una spia del passato regime, il vaticano si è visto costretto a far marcia indietro, ad esigere le dimissioni dell’arcivescovo Wielgus.

Vorrei proporre tre riflessioni.

1) Tutto sommato, questo arcivescovo è la figura che esce più dignitosamente dalla scena. Ha riconosciuto i suoi errori pubblicamente e si mette da parte. In questo momento lo percepisco come uno “dalla parte dei vinti”.

2) Ma chi esce a pezzi da questa triste vicenda è il papa Benedetto XVI. Dettagliatamente informato, pur in presenza di una consistente resistenza di molti vescovi polacchi, ha voluto testardamente decidere questa nomina da solo. Ha dovuto rimangiarsi la decisone nel giro di pochi giorni.

Siamo in presenza di vertici vaticani in totale confusione. Un papa, che deve fare e comunicare quattro diverse versioni dell’infausto discorso di Ratisbona, non è certo un esempio di chiarezza. Ma, in questo caso, proprio il papa successore di Wojtyla dimostra una ignoranza della realtà politica, culturale ed ecclesiale della Polonia inescusabile perché poteva avvalersi di consiglieri bene informati.

Davvero Benedetto XVI non ne azzecca una. Prigioniero dei suoi miti (la sacralità della famiglia) e delle sue ossessioni (la sessualità e il relativismo), vive tra mitrie, madonne, sacri paramenti, polsini d’oro, incensi e liturgie solenni... ma resta chiuso nella sua torre, non capito soprattutto nella sua chiesa. Per moltissimi fedeli è sempre di più un estraneo e lontano gerarca, una statua di ghiaccio, un disco che ripete sempre le stesse parole.

Ebbene, quest’uomo dal sorriso spento, mi fa persino tenerezza. Forse presto troverà il coraggio di fare come monsignor Wielgus, di rassegnare le dimissioni a tornare ai suoi studi? Penso che potrebbe essere capace di farlo per il bene della chiesa.

3) Ma tutta questa vicenda riapre una porta di speranza nelle chiese locali diocesane. D’ora in poi possono tornare in vigore la responsabilità e la libertà dei credenti di rifiutare un vescovo che sia ritenuto inidoneo al ministero. Anzi, questo evento può esprimere l’esigenza che i ministri non vengano imposto dall’esterno, ma scelti in accordo con la chiesa locale e poi, successivamente, dalla stessa chiesa locale. Su questa possibilità occorre riflettere ed agire a partire dalle singole comunità.

Insomma avevano ragione gli antichi: la storia insegna. A noi tocca saperne raccogliere le lezioni.

giovedì 4 gennaio 2007

IL DIAVOLO E IL PAPA

Mercoledì all’udienza generale, quando ancora non si sono completamente chiuse le celebrazioni natalizie, il papa già sente il diavolo un po’ dappertutto...

Ideologie, modernità, attentati alle famiglie, dissoluzione dei sacri valori della famiglia... è sempre il diavolo che scorazza per il mondo...

Non sarebbe meglio, anziché vedere il diavolo dappertutto, domandarci quali sono le “diavolerie” che le chiese cristiane hanno costruito e appoggiato e continuano a sostenere anche oggi?

Non esiste nessun diavolo. Esistono tante “diavolerie” alle quali dobbiamo dare un nome e alle quali possiamo opporci nello nostra vita quotidiana.

Il lato ambiguo di questa evocazione del diavolo consiste nel fatto che il papa vede sempre il diavolo in tutte quelle posizione che contraddicono i diktat vaticani.

E se Ratzinger cominciasse un po’ a vedere qualcuno dei molti “diavoletti” che circolano nei sacri palazzi, magari riccamente addobbati, attentamente travestiti e diligentemente nascosti?

UN CAPODANNO TEOLOGICO

Lunedì 1° gennaio ho vissuto con un bel gruppo di uomini e donne (venuti da Varese, da Milano, da Bologna, da Torino, da Cuneo...) un momento di studio e di confronto davvero intenso.

Abbiamo dialogato sull’itinerario storico attraverso il quale la patristica, i concili di Nicea, Costantinopoli, Efeso e Calcedonia si è venuta costruendo la cristologia ufficiale, la divinizzazione ontologica di Gesù, la dottrina della trinità...

Non avevo mai vissuto nella mia vita un capodanno tanto appassionatamente teologico...

Il prossimo appuntamento per chi vorrà viversi due giorni di confronto è fissato per sabato 20 e domenica 21 gennaio. Due donne lesbiche, credenti e protestanti, ci racconteranno un pezzo della loro esperienza sia in Italia che in Venezuela. Inizio: sabato 20 alle ore 17.

martedì 2 gennaio 2007

TORINO: DOMENICA 28 GENNAIO

Parte a Torino, dopo mesi di riflessione, una nuova esperienza comunitaria che, rivolgendosi particolarmente ai “cristiani/e senza chiesa” (cioè a quei credenti che si sentono ai margini dell’istituzione ma hanno il desiderio di una ricerca o di un cammino di fede), a piccoli passi cercherà di trovare la sua strada e la sua collocazione.

Nella proposta è compresa una lettura continuativa della Bibbia e la celebrazione di una eucarestia domenicale.

Ci troveremo, per il primo incontro, domenica 28 gennaio alle ore 17 in via San Pio V n° 17 (nei pressi della Libreria Claudiana).

Che bello! Ci sono persone di tutte le età con grande voglia di camminare nella fede, con il desiderio di coniugare e intrecciare fede e vita quotidiana.

Per informazioni: Laura e Claudio, Anna, Mario, Vilma, Franco Barbero, Valter...

Chi è interessato/a venga... Siamo in fase di conoscenza e di progettazione...

da: Il senso della vita - puntata del 28 dicembre 2006

STORIE - DON FRANCO
BARBERO



Siamo uomini o caporali? Si chiedeva una volta, con un certo piglio esistenzialista di partenopea filosofia di vita Totò. A questa bella domanda, ancora oggi cerchiamo di dare una risposta esauriente.

Molte dottrine ci insegnano che il segreto dello scorrere della vita non è nel darsi le giuste risposte, ma nel porsi, di volta in volta, le giuste domande. Insomma, Don Franco Barbero è un uomo che di domande se ne è fatte molte e non sempre si è accontentato delle risposte standardizzate. E' un sacerdote che è stato sospeso dalla carica anni fa dall'attuale papà Joseph Ratzinger.

Don Franco ha svolto la sua missione sacerdotale con una marci diversa, con un altro brio. Tale brio l'ha spesso reso agli occhi dei più una sorta di eretico, una mosca bianca in seno alla chiesa.

"Credo e sento molto l'amore che gira intorno a ogni cosa.- afferma Don Franco- Credo molto all'amore e alla sua potenza quando nasce fra persone. In amore non ci sono leggi, c'è solo un forte sentimento che non va assolutamente racchiuso in schemi".

Questa visione del mondo, molto fluida, ha creato non pochi problemi a Don Franco. In tanti anni di attività si è sempre schierato in prima linea con i più deboli e i più discriminati. Ha sempre cercato di capire, non ha mai rifiutato di dare un consiglio e un aiuto al prossimo.

Lui crede in questo amore profondo e prima di essere caporale ci tiene a far uscire l'uomo che è in lui. Molte volte, troppe volte ha scavalcato senza remore le dure leggi della chiesa. Ha agito troppo spesso seguendo la propria coscienza, seguendo a suo dire, il vero insegnamento di Gesù Cristo, che a suo tempo di certo non era un caporale e né un uomo tendenzialmente omologato o per lo meno frenato dalle regole del momento.

Il suo agire secondo coscienza lo ha portato ad unire in matrimonio coppie gay, sacerdoti, e divorziati. "Non credo che un errore del passato possa constatare se ci sia una base solida di amore fra una coppia. Confida Don Barbero- Se si è divorziati non vedo il motivo per il quale non ci si può redimere da un errore e ricreare cristianamente una famiglia. Ciò non significa che voglio istigare al divorzio, ma semplicemente sono dell'avviso che le regole rigide creino sensi di colpa e frustrazione".

Ma il suo pensiero non si limita solo a difendere chi è divorziato, va ben oltre. "Ho unito in matrimonio una coppia gay che ora vive in Spagna. Ho conosciuto i genitori, ho visto che erano degli ottimi cristiani e che fra loro c'era una solida base d'amore, di quell'amore vero puro e sincero.

Chi sono io per oppormi a questa forza misteriosa che è l'amore? Per caso Gesù ci ha insegnato di commensurare e giudicare l'amore? Anche fra sacerdoti perché dobbiamo sottostare a regole rigide, a leggi, a privazioni forzate? Credo che anche l'astinenza dal fare l'amore vada rivista.

Se sono sacerdote e decido spontaneamente di astenermi dall'amore verso una persona, ben venga la mia scelta, sarebbe come il digiuno, se lo faccio consapevolemente è una gran cosa. Ma se mi impongono altri di astenermi dall'amare, al dunque lo si fà ugualmente e di nascosto. E allora mi chiedo: tutto questo che senso ha?".

Sicuramente il pensiero di Don Franco è di quelli che colpisce diretto, senza troppe parole, coi fatti e con le sue azioni, dimostra che è più difficile essere uomini piuttosto che caporali, ma quando si riesce ad esserlo che soddisfazione...

BUSH PEGGIO DI SADDAM

La barbara uccisione di Saddam, è stata decisa da un uomo come Bush che ha commesso crimini molto più gravi del dittatore iracheno.

La giustizia è stata sostituita dalla vendetta.

Mi aspetto non che qualcuno uccida Bush, ma che una qualche autorità internazionale lo giudichi e lo condanni.

Fino a quando il mondo sopporterà che governanti assassini e sanguinari come Bush e Blair continuino a seminare guerra, stragi, violenze?