venerdì 29 febbraio 2008

INTELLIGENZA POLITICA

Siamo nel pieno della campagna elettorale e forse qualche buona speranza si è aperta per il centrosinistra.

Io penso che, anche per non disperdere le forze, sia necessario avere la lucida consapevolezza che l’obiettivo comune è battere la destra.

Se si accenderà, invece, una stupida polemica tra Partito Democratico e Sinistra Arcobaleno si perderà di vista ciò che è essenziale.

Per questo non apprezzo certi attacchi della Sinistra Arcobaleno che, per marcare le proprie posizioni, parla di equazione Veltroni-Berlusconi o di inciucio.

Infantilismi polemici che bisognerebbe archiviare in un momento in cui per vincere c’è bisogno di tutti e di tanto spirito collaborativo.

SBAVANDO, SBAVANDO

Mi raccomando: non perdetevi la fotografia di Repubblica a pagina 3 di lunedì 25 febbraio: Giuliano Ferrara, profondamente inchinato, lecca la mano del papa.

Siamo nella parrocchia del popolare quartiere di Testaccio dove il papa, accolto da pochissime persone, ha celebrato la messa. Era presente il collega di partito di Ferrara, cioè il cardinale Camillo Ruini.

Ohè, cercate di ricuperare la foto e mettetela in un riquadro. Questi sono gli amici del vaticano…

E… che cosa significa che in chiesa al Testaccio c’erano poche decine di persone?
Per il papa un’emozione nuova.

VESCOVI SENZA PACE

I medici diffondono documenti falsi, Veronesi è incompatibile, l’Italia è ad una deriva laicista ed atea… Sono proprio agitati questi alleati di “Rialzati Italia”, sognano feti da rianimare, donne che vanno ad abortire cantando canzoni di gioia …

Resta la domanda: ma questi sono dei vescovi o dei funzionari di un partito di destra?

giovedì 28 febbraio 2008

DUE SPERANZE

Tra tanti punti neri che costellano il mappamondo politico, ci sono due “punti rossi” che infondono speranza.

Se Obama e Zapatero riusciranno a consolidare le loro posizioni e a vincere in USA e in Spagna, noi avremo una carta in più, una speranza in più.

Fra pochi giorni avremo le elezioni politiche in Spagna. La vittoria di Zapatero, ora insidiata da una aggressiva campagna della chiesa cattolica ufficiale sempre più posizionata a destra, potrebbe dare respiro e spinta anche al centrosinistra in Italia.

Speriamo e diamoci da fare.

ALLERGIE

Molti/e italiani/e fra pochi giorni iniziano un periodo reso difficile e sofferto per le allergie ai “pollini e affini”. Sembra che simili allergie siano in forte aumento.

Anch’io ho delle allergie che però mi durano tutto l’anno: sono allergico a padre Pio, a Benedetto XVI, a Casini, alla Binetti.

In verità basta una lettura biblica e l’allergia allenta la sua presa.

Del resto ho imparato ad “elaborare” queste allergie e così mi servono da anticorpi e da sentinelle contro il “sopore” spirituale e culturale.

IL QUOTIDIANO DEI VESCOVI

L’Avvenire non è il quotidiano dei cattolici, ma il quotidiano politico dei vescovi italiani che, a volte, parla anche di religione e raramente riserva un po’ di spazio a questioni di fede. Ovviamente quella “doc”, garantita dal bollo vaticano.

Questa settimana ha fatto un sortita straordinaria: “Lo Stato deve garantire che i genitori di sinistra possano mandare i figli in scuole di sinistra, quelli liberali in scuole liberali, quelli cattolici in scuole di ispirazione cattolica”.

“Insomma - spiega Giacomo Samek Lodovici nell’editoriale – la posta in gioco non è la tutela degli interessi dei cattolici, bensì la salvaguardia della libertà delle famiglie di educare i figli secondo i propri valori e principi”.

Al nostro editorialista è sfuggito che, di questo passo, presto dovremo aprire scuole per buddisti, per induisti, per atei, per agnostici, per razzisti, per eterosessuali, omosessuali, bisessuali, transessuali, separati, divorziati…

E poi perché non aprire scuole per i figli e le figlie dei panettieri, dei salumieri, dei calzolai, dei preti, dei monsignori, dei bancari, dei mafiosi…? Questa è la salvaguardia della libertà secondo i vescovi italiani…

Sarebbe solo ridicolo se questa propaganda clericale non contrabbandasse come libertà una concezione che divide i cittadini in corporazioni le une in aggressiva concorrenza con le altre, con la maniacale ossessione di ampliare i propri spazi anziché costruire spazi aperti al confronto delle diverse culture.

Non un “pista” per ogni concorrente, ma una piazza di incontro, confronto, dialogo: ecco una delle caratteristiche della laicità.

TYSSEN

Arriva per l’amministratore delegato l’imputazione di omicidio volontario.

Le indagini della Procura di Torino hanno accertato troppe e gravi carenze in materia di sicurezza e la pesante accusa rappresenta un passo in avanti nelle cause che riguardano incidenti sul lavoro.

Prevenzione e sicurezza sono i punti dolenti accanto ad una illegale sregolatezza per quanto concerne i turni e gli orari di lavoro.

Il rogo in cui a Torino hanno perso la vita sette operai deve diventare un momento alto dell’impegno delle istituzioni e delle aziende perché il lavoro non diventi una disgrazia.

GRILLO: ONCOLOGO O EXTRATERRESTRE?

Visto che Grillo insulta Veronesi (“E’ uno sponsor del cancro quando dice che un inceneritore produce emissioni zero”) e si mette a fare l’oncologo, che ne dite se voi, io e tutti noi,…in vena di cambiare lavoro…,domani ci inventassimo una competenza in archeologia, in chirurgia, in architettura…?

“Sono venuto a chiedere scusa alla Campania…”: ora fa come il papa che ogni tanto ripete un mea culpa e così si sente a posto con la sua coscienza…e poi passa ad altro…

Insomma…tutto sommato è divertente questo Grillo che sa di tutto. Qualche rara volta ne dice una giusta. Però…la politica è pensare e fare. Lui preferisce parlare…e fermarsi lì… Comodo e redditizio.

Non solo, ma si sente così puro, profetico ed angelico che dichiara: “Mi sento umiliato perché non si può scegliere un programma perché sono uguali… Veltroni e Berlusconi vogliono le stesse cose”.

Non gli va Berlusconi, non gli va Veltroni, non gli va Bertinotti, non gli va la sinistra arcobaleno… Che sia un extraterrestre?

mercoledì 27 febbraio 2008

QUANDO I CIECHI VEDONO

Commento alla lettura biblica - domenica 2 marzo 2008

Passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio. Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare. Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Và a lavarti nella piscina di Sìloe (che significa Inviato)». Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, poiché era un mendicante, dicevano: «Non è egli quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli chiesero: «Come dunque ti furono aperti gli occhi?». Egli rispose: «Quell'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: Và a Sìloe e lavati! Io sono andato e, dopo essermi lavato, ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov'è questo tale?». Rispose: «Non lo so». Intanto condussero dai farisei quello che era stato cieco: era infatti sabato il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come avesse acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha posto del fango sopra gli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri dicevano: «Come può un peccatore compiere tali prodigi?». E c'era dissenso tra di loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu che dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non vollero credere di lui che era stato cieco e aveva acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite esser nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori risposero: «Sappiamo che questo è il nostro figlio e che è nato cieco; come poi ora ci veda, non lo sappiamo, né sappiamo chi gli ha aperto gli occhi; chiedetelo a lui, ha l'età, parlerà lui di se stesso». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l'età, chiedetelo a lui!». Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: «Dà gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore». Quegli rispose: «Se sia un peccatore, non lo so; una cosa so: prima ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero di nuovo: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l'ho già detto e non mi avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Allora lo insultarono e gli dissero: «Tu sei suo discepolo, noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo infatti che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell'uomo: «Proprio questo è strano, che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Ora, noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma se uno è timorato di Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non s'è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e vuoi insegnare a noi?». E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori, e incontratolo gli disse: «Tu credi nel Figlio dell'uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Tu l'hai visto: colui che parla con te è proprio lui». Ed egli disse: «Io credo, Signore!». E gli si prostrò innanzi. Gesù allora disse: «Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo forse ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane». (Giovanni 9, 1-41)



Mi sono messo nell’angolo più raccolto del mio studio e ho provato a leggere, tutto d’un fiato, questa straordinaria pagina del Vangelo di Giovanni. Alle mie spalle stavano i quaranta commentari che ho selezionato nella mia biblioteca.

Ma l’occhio e il cuore si sono concentrati su questo testo così espressivo e parlante che presto mi sono trovato con il fazzoletto in mano per asciugarmi le lacrime.

La Bibbia, più la leggi, più diventa fresca, toccante, sorgiva, compagna del viaggio della nostra vita. Pensa, amico e amica che leggi queste povere righe, quanta gratitudine ritrovo nel mio cuore.

Esattamente 50 anni fa – era il 1958 – iniziai gli studi di esegesi biblica. Che grande dono aver potuto aprire ogni giorno della vita le Scritture e cercare anche nella loro testimonianza, tanti volti di Dio. Che dono, che regalo di Dio…


Un brano che ha una storia

Questo brano giovanneo, redatto con ogni probabilità tra la fine del 1° secolo e l’inizio del 2°, ha alle spalle una storia ed una esperienza.

Ormai abbiamo imparato dagli studiosi della Bibbia che i lunghi racconti del Vangelo di Giovanni sono costruzioni teologiche e non resoconti di cronaca, anche se certamente Gesù incontrò e in qualche modo si prese cura di alcuni ciechi che erano allora tra le persone più sofferenti ed emarginate.

La comunità di Giovanni pensava che aver incontrato Gesù, la sua persona e il suo messaggio, fosse stato per quegli uomini e quelle donne della Palestina un passaggio radicale, l’inizio di una vita nuova.

Questa memoria, che essi avevano ricevuto dalle precedenti generazioni di discepoli del nazareno, si espresse nella celebrazione comunitaria del battesimo. Nella comunità giovannea il battesimo degli adulti era la “illuminatio” cioè un passaggio dalla cecità alla vista, la guarigione dalla cecità, l’apertura degli occhi “interiori”, resi capaci di vedere la vita in modo nuovo.

Come al cieco era stato richiesto di andarsi a lavare nella piscina di Siloe, così per ricevere il battesimo era stato richiesto un cammino di impegno. Il battesimo, così preparato, non aveva nulla di magico, ma apriva davanti al fratello e alla sorella un orizzonte nuovo.

Collocarsi sulla strada di Gesù significava passare dalle tenebre alla luce. Era un cambiare vita.

Mi viene subito in mente che spesso i nostri battesimi (e un po’ tutti i sacramenti) non segnano nessun “passaggio”, non aprono nessuna nuova prospettiva, quando non finiscono in una mangiata in qualche ristorante tra i flash di tante macchine fotografiche o di cellulari ultramoderni.


Chi vede fa paura

Ma il vangelo, attraverso questo racconto così ricco di particolari significativi e di risonanze, compie un ulteriore passo di “svelamento” della realtà: quanto più una persona guarisce dalle sue cecità tanto più diventa sospetta ai padroni del vapore, ai signori del sacro, agli “ufficiali” del tempio.

Il brano è addirittura divertente: ci si appiglia a tutto per negare l’evidenza, per far tacere chi ora vede, per squalificare un testimone. Quante manovre per far tacere il grido dei profeti, per spegnere le voci fuori dal coro, per manipolare la realtà.

E con tristezza non possiamo non constatare che una delle perfidie della nostra istituzione ecclesiastica, una delle più pesanti responsabilità lungo i secoli è stato questo occultamento della verità, questo tentativo di mantenere le persone nella cecità, questo strangolamento delle voci libere, questa repressione della libertà.

Sono i custodi della Legge, i “sacerdoti”, i detentori della verità che hanno paura della luce. Quanti occhi vengono impediti e quante voci soffocate in nome di Dio. Questo “in nome di Dio” è doppiamente grave.


“Noi vediamo”

In realtà se ci fermiamo a questa denuncia, per quanto vera e motivata, rischiamo di rimanere a metà strada nella lettura di questa densa e provocatoria pagina evangelica. Potremo farne una lettura comoda e accomodante e perciò incapace di toccare il nostro cuore.

La ragione è evidente: posso essere io, possiamo essere noi nel rischio di collocarci dalla parte di chi presume di sapere, di vedere, di possedere la verità. “Noi siamo discepoli di Mosè … Noi sappiamo (vv 24, 29, 31)”

Nessuno di noi è al riparo da questa tentazione che spesso trova molto spazio proprio tra noi credenti. La presunzione di avere Dio in tasca, rappresentata al sommo grado dalle istanze gerarchiche della chiesa cattolica, può serpeggiare anche tra di noi.

Tutti possiamo essere abbagliati da un eccesso di certezza e così, armati di sicurezze, non sappiamo più vedere i segni di Dio che vanno oltre le nostre coordinate mentali.

La comunità di Giovanni e il redattore del Vangelo mettono sulla bocca di Gesù una loro esperienza, una ripetuta constatazione: “Io sono venuto in questo mondo per una discriminazione, affinché quelli che non vedono ci vedano e quelli che vedono diventino ciechi”.

Per vedere bisogna partire dal riconoscimento della propria cecità. E tutti ne abbiamo un po’. Per giunta è più facile veder quella degli altri e così dispensarci dal veder la nostra. La testimonianza biblica, che sollecita il coraggio e la denuncia, non ci dispensa mai dall’impegno per la nostra personale conversione.

Intanto in questi giorni, mentre la propaganda di chi si appella ai valori cristiani per difendere i propri interessi, getta sabbia negli occhi della gente, riponiamo nel cuore l’inno di speranza del profeta Isaia:


Allora si apriranno gli occhi dei ciechi
e si schiuderanno gli orecchi dei sordi.
Allora lo zoppo salterà come un cervo,
griderà di gioia la lingua del muto,
perché scaturiranno acque nel deserto,
scorreranno torrenti nella steppa.
La terra bruciata diventerà una palude,
il suolo riarso si muterà in sorgenti d'acqua.
I luoghi dove si sdraiavano gli sciacalli
diventeranno canneti e giuncaie (Isaia 35, 5 – 7).

martedì 26 febbraio 2008

LA 194 NON SI TOCCA

La Federazione degli Ordini dei Medici difende apertamente la 194 che “a trent’anni di distanza dimostra tutta la solidità e la modernità del suo impianto tecnico-scientifico, giuridico e morale”.

Dal Consiglio nazionale i medici hanno lanciato anche un appello per “l’uso delle tecniche più moderne e rispettose dell’integrità psicofisica della donna e meno rischiosa per l’interruzione della gravidanza” come la RU 486.

Vogliono capire la lezione lor signori del Vaticano e loro sudditi obbedienti?

DEVOZIONE

L’avete visto il Ferrara nazionale chinarsi al bacio della mano e dell’anello papale domenica 24 nella parrocchia romana di Maria Liberatrice? Tutto è più che chiaro…

Più chiaro ancora della “rosa bianca” che sta raccogliendo reduci e patrioti da ogni zattera in alto mare.

TORTURE

Forse uno dei segnali più preoccupanti di un certo “assopimento della coscienza” è la crescente indifferenza nei riguardi delle “torture d’America”, come le definisce Adriano Prosperi su Repubblica del 21 febbraio. La sua considerazione è amara:

Lo schermo televisivo - specialmente in Italia - riversa sugli interni domestici particolari di storie atroci senza rispetto per chi le ha sofferte o per chi le guarda, facendosi guidare spesso da istinti sadici appena coperti da un velo di moralismo ipocrita.

Ma oggi il dubbio che si tratti di imbarbarimento rischia di diventare una certezza. Abbiamo assistito ad una descrizione realistica di che cosa sia quella speciale tortura che si chiama “water-boarding” e di come sia stata impiegata per far confessare i prigionieri del carcere statunitense di Guantanamo.

Abbiamo anche appreso che le prove ottenute con quelle torture saranno proposte come valide in giudizio. Esaminiamo queste due distinte notizie e chiediamoci quale sia stata l’eco che hanno suscitato nel tribunale della pubblica opinione.

Che cosa accade quando la tortura si svolge sotto gli occhi della televisione e viene vista contemporaneamente in tutto il mondo? La risposta è: nulla”.

Non si tratta, ovviamente, soltanto di una distrazione.

E così le “torture USA” autorizzano le grandi potenze alla violazione dei diritti dei detenuti nel silenzio delle chiese e delle istituzioni mondiali.

FATTI E MISFATTI

Repubblica di venerdì 22 febbraio riporta due notizie che segnalo.


I preti brasiliani al vaticano “No al celibato”.

San Paolo- La Chiesa cattolica deve trovare “alternative al celibato obbligatorio”: è la richiesta dei sacerdoti brasiliani, espressa in un documento rivelato dal quotidiano Estado de Sao Paulo e approvato dai 430 rappresentanti dei 18685 preti delle oltre novemila parrocchie del Paese.

Il documento propone l’ordinazione di uomini sposati e la reintegrazione dei preti che hanno abbandonato il sacerdozio per sposarsi.

La richiesta verrà inviata ufficialmente al cardinale Claudio Hummes, prefetto della Congregazione della Fede.


La Curia nega la sala a Grillini

Roma - “Un gravissimo atto di omofobia”. E’ l’accusa dell’Arcigay contro la Curia di Pisa.

Il dibattito dal titolo “Diritti per tutti” con Franco Grillini, infatti, non si è potuto tenere al teatro Lux, di proprietà della Curia seppure gestito da un’associazione culturale.

“La Curia - spiega il presidente dell’Arcigay, Aurelio Mancuso - si è messa di traverso con l’associazione culturale, minacciandola di ritirarle il contratto di gestione”.

LO SPETTACOLO INDECENTE

In Sicilia la destra non riesce a proporre una candidatura concordata e concorde. Il “mercato dei voti” e le manovre di potere hanno troppi contendenti.

Alla limpida candidatura di Finocchiaro-Borsellino si oppone soltanto una “guerra intestina” che svela dove batte e per che cosa batte il cuore del centro destra: affari e null’altro.

Domani (25 febbraio, ndr) sapremo, alla scadenza del tempo utile, chi l’ha spuntata, ma sotto-sotto la battaglia e le spartizioni continueranno.

domenica 24 febbraio 2008

INTANTO SUCCEDE CHE…

A me piace andare a caccia anche delle belle notizie. Perché ce ne sono e perché non tutto è immondizia, corruzione…

De Mita è finalmente “pensionato”. Il PD non ha accettato la sua richiesta di ricandidarsi.

Prodi, Amato, Violante e Visco hanno rinunciato spontaneamente: il che rappresenta una testimonianza di distacco e la scelta di lasciare posto ai giovani.

In Sicilia è stata sancita un’alleanza preziosa alle regionali perché Partito Democristiano e Cosa Rossa corrono insieme. Così Finocchiaro e Borsellino rappresentano una coppia che può presentarsi alla competizione elettorale in buona posizione.

Nel programma del PD ci sono le coppie di fatto, anche quelle omosessuali. Non si può rinunciare a questa battaglia per i diritti.

Obama continua la sua marcia… Sembra incredibile, ma è vero. Ora il mese di marzo rappresenta un’altra tappa che attendiamo con il cardiopalma.

Sia Merkel che Zapatero hanno ribadito il loro NO a Blair premier d’Europa. Sarebbe grave aver un politico sanguinario e schiavo di Bush al vertice dell’Unione Europea.

ILARITA’

Bush, che detiene illegalmente da anni a Guantanamo dei prigionieri senza diritti di difesa e che ha permesso, autorizzato e incentivato le più efferate torture a questi e tanti altri detenuti, ora da lezioni a Cuba sui diritti civili. L’assassino, quando si presenta nelle vesti del maestro di buone relazioni, suscita rabbia e ilarità.

DIRITTI DA FAR VALERE

Riporto da Repubblica di giovedì 21 febbraio la seguente notizia che riafferma il coraggio del governo Zapatero.


MADRID – Un giudice spagnolo è stato sospeso dal Consejo general del poder judicial (il Csm spagnolo) per non avere concesso ad una coppia di lesbiche di adottare legalmente la figlia biologica di una delle due.

Il giudice Fernando Ferrin Calamita, già alcune volte citato dai giornali per prese di posizione di stampo conservatore, è stato sospeso in forma cautelativa dopo la denuncia penale avanzata dalle donne. L’accusa parla di “ritardo doloso nell’amministrazione della giustizia” e ora Calamita rischia di perdere il posto.

L’adozione da parte di gay e lesbiche è legale in Spagna, in base alla legge sul matrimonio omosessuale votata dal governo socialista di Josè Luis Zapatero. Le due lesbiche, Vanessa de las Heras e Susana Mese Guer, si erano rivolte al giudice due ani fa per formalizzare l’adozione. Una pratica che, normalmente, dovrebbe durare un paio di mesi. Ma il giudice Calamita, fra una cosa e l’altra, è riuscito fino a oggi a ritardare il via libera.

Il magistrato, ritenuto vicino all’Opus dei, non è nuovo a episodi di questo tipo. A 29 anni nel 1987 aveva arrestato due ragazze che prendevano il sole in una spiaggia di Cadice con i seni scoperti.

UN LIBRO

RUDOLF PESCH, Simon Pietro. Storia e importanza storica del primo discepolo di Gesù Cristo, Queriniana, Brescia 2008, pagg. 336, € 26,50.

Viene pubblicato ora il volume al quale lavorò trent’anni fa il teologo cattolico molto tradizionale Rudolf Pesch.

Le pagine dedicate all’esegesi sono tra le più degne di attenzione, anche se non dicono nulla di nuovo e sono molto inferiori ad altri scritti comparsi in questi ultimi decenni.

Stupisce lo stato della bibliografia, per nulla aggiornato nemmeno agli anni 80, quando l’opera vide la luce. Gli Autori critici vengono sistematicamente taciuti. L’autore, quando passa dalla esegesi all’ecclesiologia, può andare a braccetto con Ratzinger.

Si tratta di un testo che si inserisce nella palude teologica di questi anni e, tutto sommato, ne giustifica l’esistenza.

LA FIGLIA DEL “CHE”

MADRID – Aleida Guevara, figlia di Ernesto “Che” Guevara, ritiene che i cubani affrontano “tranquilli” il futuro senza Fidel Castro, anche perché sanno che possono ancora “contare sul suo aiuto” per il bene del paese.

A Madrid, dove si trova per presentare il libro della madre sulla vita con il “Che”, Aleida assicura che l’isola ha accolto “senza alcuna preoccupazione” l’annuncio della rinuncia del Comandante.

“Siamo tranquilli, senza nessuna preoccupazione – ha spiegato – Comprendiamo quello che (Fidel) ha detto al popolo, lo accettiamo e abbiamo il privilegio di continuare a contare sul suo aiuto”.la figlia di Guevara vive a Cuba insieme ai tre fratelli.
La Repubblica, 21/02/08

VOGLIONO MADONIZZARE LA CHIESA

Ricevo da Paolo Farinella e pubblico


Cinque Cardinali invocano un quinto dogma mariano.


ROMA, martedì 12 febbraio 2008 - Cinque Cardinali hanno inviato una lettera invitando i porporati di tutto il mondo a unirsi a loro per chiedere a Benedetto XVI di dichiarare un quinto dogma mariano che “proclamerebbe la piena verità cristiana su Maria”.

Il testo, reso noto la settimana scorsa, include la richiesta al Papa di proclamare Maria “Madre Spirituale di Tutta l'Umanità, coredentrice con Gesù Redentore, mediatrice di tutte le grazie con Gesù unico mediatore, avvocata con Gesù Cristo a favore del genere umano”.

I firmatari della lettera sono cinque dei sei Cardinali copromotori del Simposio Internazionale sulla Redenzione Mariana svoltosi a Fatima nel 2005: il Cardinale Telesphore Toppo, Arcivescovo di Ranchi (India); il Cardinale Luis Aponte Martínez, Arcivescovo emerito di San Juan (Puerto Rico); il Cardinale Varkey Vithayathil, Arcivescovo maggiore di Ernakulam-Angamaly (India); il Cardinale Riccardo Vidal, Arcivescovo di Cebu (Filippine); il Cardinale Ernesto Corripio y Ahumada, Arcivescovo emerito di Città del Messico.

Il Cardinale Edouard Gagnon, morto nell'agosto scorso, era il sesto Cardinale copromotore della conferenza del 2005. E' stato Presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia dal 1974 al 1990, quando si è ritirato.

Il segretariato dei cinque Cardinali ha diffuso la versione inglese della lettera, che comprende una traduzione e il testo originale latino del “votum”, o richiesta, formulato nel 2005 e presentato formalmente al Papa dal Cardinale Toppo nel 2006.

“Crediamo – afferma la dichiarazione – che sia il momento opportuno per una solenne definizione o chiarificazione circa il costante insegnamento della Chiesa riguardo alla Madre del Redentore e la sua cooperazione unica nell'opera della Redenzione, così come il suo ruolo nella distribuzione della grazia e nell'intercessione per la famiglia umana”.

Sottolineando le preoccupazioni ecumeniche, la petizione prosegue: “E' molto importante [...] che le persone di altre tradizioni religiose ricevano la chiarificazione del massimo livello di autentica certezza dottrinale che possiamo fornire, che la Chiesa cattolica distingue essenzialmente tra il ruolo di Gesù Cristo, Redentore divino e umano del mondo, e l'unica ma secondaria e dipendente partecipazione umana della Madre di Cristo alla grande opera della Redenzione”.

Il testo aggiunge che il cambiamento sarebbe “la massima espressione di chiarezza dottrinale al servizio dei nostri fratelli e delle nostre sorelle cristiani e non cristiani che non sono in comunione con Roma”.

In una dichiarazione emessa insieme alla lettera, i Cardinali ribadiscono la preoccupazione ecumenica e affermano che la proclamazione del quinto dogma mariano sarebbe un “servizio di chiarificazione alle altre tradizioni religiose e un proclamare la piena verità cristiana su Maria”.

“Questa iniziativa – aggiunge la dichiarazione – intende anche avviare un dialogo mondiale approfondito sul ruolo di Maria nella salvezza per la nostra epoca. [...] Se questo sforzo risultasse coronato dal successo, una proclamazione costituirebbe un evento storico per la Chiesa come quinto dogma mariano definito nella sua storia bimillenaria”.

Secondo il Cardinale Aponte Martínez è giunto “il momento della definizione papale del rapporto della Madre di Gesù con ognuno di noi, i suoi figli terreni, nei suoi ruoli di coredentrice, mediatrice di tutte le grazie e avvocata”.

“Proclamare solennemente Maria come madre spirituale di tutti i popoli vuol dire riconoscere pienamente e ufficialmente i suoi titoli, e quindi attivare, portare a nuova vita le funzioni spirituali, di intercessione, che offrono alla Chiesa per la nuova evangelizzazione, e per l'umanità nella delicata situazione mondiale che vive attualmente”.

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Paolo Farinella, prete e teologo genovese, è "convinto che Benedetto dieci e sei accoglierà le farneticazioni dei magnifici 5 che non hanno altro da fare che pensare al quinto dogma mariano... Questa gente con il cardinalato ha perso il buon senso e il pudore".

In realtà anche le altre quattro definizioni mariane sono leggende umoristiche che, quando si diventa adulti, si mettono accanto a Cappuccetto Rosso, Pinocchio e Cenerentola. Solo che sono leggende penose e per nulla divertenti.

Mi fanno un po' tenerezza questi cardinali. Non essendosi mai innamorati di una donna investono la loro sacra libido sulla madonna. Chi si accontenta gode.

I TORMENTI DEL PRETE SPOSATO: «NON CREDO PIÙ NELLA CHIESA»

Ricevo da Lorenzo Tommaselli e pubblico


Dietro le quinte. Nato e cresciuto a Teulada, ha avuto una crisi d'identità. Nel suo quartiere altri tre hanno fatto la stessa scelta. Angelo Ledda è stato ordinato sacerdote in un anno caldo, il '68 In Seminario un indottrinamento con la paura di finire all'Inferno.


«Il mio è un quartiere particolare, ci abitano altri tre che hanno fatto la mia scelta, ex preti». La frase galleggia tra il soffitto foderato di perlinato e il pavimento lucido di una cucina all'americana, un tono più bassa dei rintocchi di un orologio che segna le tre del pomeriggio. Angelo Ledda ha sessantacinque anni e due vite alle spalle, sintetizzate dal titolo del libro scritto due anni fa (Ex prete. Dirlo a mia figlia, Aedo edizioni, 256 pagine). Nella prima è stato un bambino cresciuto a Teulada e spedito in seminario. Nell'altra un vice parroco in paesini di Sulcis e provincia di Cagliari. Oggi è sposato, ha una figlia di undici anni e una serie di riserve sulla Chiesa: «Ne esistono di due tipi: quella dei padri Morittu e Cannavera, e quella del cardinale Ruini. Ci sono le grandi giornate a tema organizzate in varie città del mondo, che considero marketing applicato alla religione, e il messaggio vivo e genuino di Cristo che muove tanti preti. Beninteso che la gerarchia vaticana ha in mano tutto, tratta con gli altri Stati, agisce al di sopra del Vangelo, in dissonanza coi principi di Gesù, e in una battaglia fondamentale come la moratoria per la pena di morte ha un peso piuttosto ridotto».


Perché si è fatto prete?
«Facevo il chierichetto, una famiglia molto religiosa, la mia. Quando mi fu chiesto se volessi andare in seminario risposi sì. Avevo undici anni, non ero granché consapevole, la motivazione era legata all'età. Ho letto un'intervista al cardinal Martini che sosteneva di sapere con precisione quale fosse la sua strada fin da piccolo, io proprio no. Ammiravo i preti che frequentavo, questo è sicuro, avevo e ho stima di molti di loro».

Ordinato sacerdote nel?
«1968. Anni particolari, c'era una Chiesa diversa, si profilava una ventata di novità, un ruolo più aperto, per i preti. Anche se è di quegli anni l'enciclica Sacerdotalis coelibatus di Paolo VI che stabiliva l'utilità del celibato anche nei nuovi tempi».

Cosa l'ha spinta a lasciare la tonaca?
«Una crisi d'identità. Lo comunicai a monsignor Cogoni, rimasi sei o sette anni in un limbo. Campavo con lo stipendio da insegnante di Lettere. Vedevo che tanti preti soffrivano come me e non mollavano, quindi ho riprovato a esercitare la mia funzione. Non è come smettere di fare il magistrato o l'avvocato, Paolo VI aveva paragonato a Giuda i preti che lasciavano la tonaca».

Quindi?

«Non ero più convinto dell'efficacia, tante cose si facevano più per abitudine che per altro. Mettevo in discussione il modo di fare il prete. Anche il celibato, certo, Gesù nel nuovo testamento non parla mai dei sacerdoti. Negare la possibilità di amare un'altra persona è quasi contronatura, una violazione dei diritti dell'uomo».

Quanti preti violano il celibato?

«Credo che ci sia ancora qualcuno che lo osserva. Nella Chiesa ho conosciuto persone che non avevano il testosterone, quasi asessuati e comunque lo stimolo era assente. Tanti invece vivono il celibato con sofferenza, alcuni hanno la doppia vita, non conosco la percentuale. Non li condanno né li giudico».

Perché è vietato il matrimonio?
«Sono stati portati motivi ascetici, ma l'inizio della regola ferrea ha un'origine storica ben precisa, con la Chiesa in pieno potere temporale. Potente e ricca, collabora politicamente alla gestione del mondo, è ha l'esigenza di tenere stretta la proprietà di tutto. Senza matrimonio il sacerdote diventa nella piena disponibilità della gerarchia. Si dice Gesù non si è sposato, ma Gesù non ha fatto tante altre cose, anche perché è arrivato solo a trentatré anni. Però aveva un rapporto semplice con le donne, non era certo sessuofobico».

I rapporti con la Chiesa?
«Quando comunichi la tua intenzione di smettere la tonaca ti fanno interrogatori con domande tipo: "A casa tua sono tutti sani di mente? e tu come stai?". Ti raccomandano di sposarti ma non dirlo in giro, non andare dove ti conoscono come prete. Un abominio».

I ricordi del seminario?
«C'è un indottrinamento. Ti dicono: se lasci tradisci, se cambi strada andrai all'inferno, se ti masturbi finisci all'inferno, ci ripetevano che lì era pieno di bambini. Discorsi che lasciano il segno. Frasi gravi dette in buona fede da persone che avevano subito lo stesso trattamento. È inevitabile il paragone con l'Unione sovietica. Molti concetti del comunismo erano giusti, l'analisi marxista della società era vicina alla realtà, sfruttatori e sfruttati, l'ha riconosciuto anche Ratzinger, ma il comunismo reale è stato un disastro, l'accusa più temuta dai cittadini era l'aver tradito il popolo. E se si guarda al messaggio di Gesù di condivisione, di amore, di fratellanza, è meraviglioso. Però da quando la Chiesa è diventata istituzione il potere è prevalso sul messaggio».

I Dico?
«Non ritengo che le unioni di fatto siano peccaminose, una volta che ci sono devono avere un riconoscimento legale».

L'omosessualità?
«Non hanno colpe morali, devono poter amare come sanno amare. Certo, anche se sono aperto, ho difficoltà ad immaginare la benedizione religiosa. Per dirla col comico Crozza: "Dobbiamo tenerci Leonardo da Vinci, che era omosessuale, o prenderci Ignazio la Russa?»

La pedofilia nel clero?
«La figura del prete può anche attirare persone che hanno altri fini, magari inconsapevolmente. Una volta messi nelle condizioni di non nuocere, i pedofili mi fanno pena, in molti casi sono stati vittime in gioventù. Detto questo la Chiesa deve stare più attenta».

Nel libro racconta di una parrocchiana che le aveva raccontato di avere tentato di procreare insieme a un prete perché suo marito era sterile.
«Spesso il prete può essere portato a coltivare questi surrogati dell'amore, che possono provocare danni inimmaginabili».

Si sente ancora un prete?
«Aiutare gli ultimi, ripudiare gli onori, tutte cose che ho imparato in seminario di cui ero e resto convinto. Però resto anche un prete a modo mio, mi piacerebbe avere un gruppo di riferimento, chiamiamola parrocchia, ma non posso accettare di fare il portavoce di un'istituzione in cui non credo più».
Da: L'Unione Sarda, 17/02/2008

sabato 23 febbraio 2008

VICINO E LONTANO

Non vedo chiaro nella vicenda del Kosovo, ma mi domando se, tagliando il mappamondo a fettine, facendo infiniti stati e staterelli, si favoriscano la stabilità e pace o se, invece, ci si avvii verso un localismo esasperato e verso il dominio riconosciuto di poche grandi potenze. Lo stesso Zigmunt Baumann si pone queste domande.

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In Vaticano si sono accorti che c’è superproduzione di santi e di beati. La fabbrica deve produrre di meno e passare i pezzi al collaudo con più attenzione.

Evidentemente il Vaticano si è accorto che, dentro certe ammucchiate di santi, sono passati anche certi malandrini e lestofanti poco raccomandabili…

Adesso ormai la frittata è fatta e loro hanno il “timbro” e hanno diritto al culto, ma “d’ora in poi, dice il papa, fate più attenzione e selezionate meglio il prodotto per non prendere certi svarioni”.

Come si vede, anche qui si tratta di migliorare gli impianti per vendere meglio il prodotto che, diciamo la verità, è in gran parte merce scaduta o minestra riscaldata.


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Mastella, (non vi commuove?), sta mendicando un po’ di attenzione. Nessuno gli riconosce il grande “merito” di aver fatto cadere Prodi… Cerca un cadreghino e vedrete che entro una settimana lo troverà.

Sentite la sua lamentela dalle colonne de La Stampa del 18 febbraio: “Non mi sembra il caso di mettersi a fare gli spocchiosi. Diamoci una mano, ora siamo tutti in mezzo a una strada… Ci vuole un po’ di umiltà per ritrovarsi, per superare quel che c’è. Udeur, Udc, la Rosa… facciamo una cosa nuova dove ognuno di noi sacrifica qualcosa. Altrimenti sono guai!”.

FIDEL… E DOPO?

Intanto è una scelta felice quella di Fidel Castro… Saper lasciare perché altri assumano piena responsabilità è segno di maturità. In questo caso anche il dato anagrafico imponeva la svolta.

In bene e in male Fidel ha segnato la vita di Cuba in questi cinquant’anni. Senza di lui Cuba non avrebbe retto specialmente dopo la fine dell’Unione Sovietica.

Ora, siccome in tutto il mondo inizia una stagione nuova, anche Cuba si troverà posta di fronte a scelte importanti.

Il nostro Occidente, troppo estraneo al contesto latinoamericano, spesso ha preso distanze forse eccessive da Cuba e da Fidel.

Ma Castro e Cuba meritano qualcosa di diverso dalle celebrazioni mitizzanti o dalle condanne senza appelli.

Ora la scommessa è aperta e anche ciò che sta avvenendo negli USA può rinnovare il quadro.

SE NE VA UN DITTATORE?

Salvo sorprese, anche in Pakistan qualcosa si muove. E’ troppo presto per dire come e in quale direzione.

Ma il fantoccio, messo lì a governare dal governo USA, è stato sconfitto in queste elezioni che pure hanno registrato brogli ed esclusioni. Bisognerà vedere se questo tiranno molla la sedia.

La disfatta di Musharraf evidenzia la mobilità del quadro politico e la difficoltà di Bush a governare questo focolaio che ha invano tentato di spegnere.

Il decisionismo e l’interventismo USA in Medio Oriente come nei Balcani rischia di suscitare violenze e reazioni a catena. Bush ha accese tante polveriere e ora le polveri possono scoppiare.

GRILLO, FIORELLO…

Non starei lì ad impedire loro di parlare. Io penso che siamo in un momento in cui dobbiamo usare al meglio l’intelligenza e credere nell’intelligenza della gente, nella capacità di distinguere.

Certo, Fiorello è davvero pericoloso… ma Grillo, se lo senti due volte, vai nella direzione opposta.

Per questo… io lo inviterei alla festa del Partito Democratico… Intanto trasmette allegria, dice amenità e persino qualche verità.

Il colpo più bello, a mio avviso, sarebbe questo: invitare alle feste dell’Unità il cardinale Ruini sulla 194. Certi relatori hanno il pregio di aiutare la causa degli avversari tanto è brodoso e squalificato il loro discorso.

Insomma, abbiamo bisogno di Ferrara e di Brambilla perché forse certi estremi possono aprire gli occhi.

UNITA’ DAY

Grande successo ha registrato la giornata dell’Unità per chiedere che il giornale continui la sua storia e il suo impegno.

Fondato da Gramsci nel 1924 il quotidiano ha attraversato momenti difficili negli ultimi anni, ma ora ha una sua fisionomia politica e culturale di alto livello.

Penso, tra le altre, alle pagine dedicate al mondo del lavoro, alle lotte per i diritti, alla rubrica dell’omosessualità.

Mi unisco al coro degli estimatori e dei sostenitori.

venerdì 22 febbraio 2008

SPERANZA CHE RINASCE

Ragioniamo. La partenza di questa campagna elettorale, ostinatamente voluta dal centrodestra, si presentava quasi disperata.

Ora restano tutte le difficoltà, ma sono cresciute le risorse politiche e le idee si fanno più chiare.

La destra è sempre più a destra e il fatto che Casini corra da solo ha complicato i giochi a Berlusconi. La partita è completamente aperta.

Veltroni, nel pieno del viaggio per le città italiane, sta raccogliendo il consenso di chi ha voglia di innovare davvero.

La “sinistra arcobaleno” sta diventando più smilza e il suo rischio è un ulteriore dimagrimento.

Il Partito Democratico è ancora troppo “sottile”, ma le sue prime mosse sono, a mio avviso, davvero promettenti. Il programma c’è ed è concreto e possibile.

La candidatura della Finocchiaro alla presidenza della Sicilia rappresenta una scelta di qualità e di rinnovamento come la composizione delle liste in cui compaiono parecchi giovani e molte donne.

Dunque la partenza è buona e diventa possibile vincere le elezioni o, almeno, bloccare una camera.

A FRIBURGO

Il presidente dei vescovi cattolici tedeschi non è assolutamente un rivoluzionario. E’ addirittura un antifemminista dichiarato.

Però sostiene che il celibato dei preti è solo una legge ecclesiastica e che anche gli omosessuali hanno il diritto di vivere la loro unione secondo una regolamentazione che compete allo Stato …

Basta "vivere su questa terra" per prendere atto che il celibato è nato nei secoli e che gli omosessuali ci sono e si amano.

AL BIVIO

Eugenio Scalfari su Repubblica di domenica 17 febbraio scrive con la consueta lucidità:

“Berlusconi propone il ritorno al già visto, Veltroni vuole che tutto cambi nei programmi e nelle persone. Cambia il candidato “premier”, cambiano i suoi più diretti collaboratori, cambiano i candidati al Parlamento.

Berlusconi ripresenta tutti i parlamentari uscenti, Veltroni ne lascia a terra la metà ed apre la porta alle donne, ai giovani, agli imprenditori, agli operai, a volti nuovi e sconosciuti.

Il partito di Berlusconi è quello di sempre, il partito di Fini allinea i soliti Gasparri, La Russa, Alemanno, Matteoli.

Il partito di Veltroni è nato dalle primarie di pochi mesi fa, dal voto di tre milioni e mezzo di persone e gli iscritti hanno già superato il milione in appena un mese dall’apertura dei “circoli”, un fenomeno mai visto prima.”


Direi proprio che i motivi di speranza non mancano e le ragioni per impegnarci politicamente in questa campagna elettorale sono davvero molte.

Quando guardo negli occhi la coraggiosa ed intelligente Anna Finocchiaro, candidata alla presidenza della Sicilia, allora mi rendo conto che le persone pulite, competenti, incorruttibili esistono davvero e meritano il nostro sostegno.

CONFRONTI DOSSIER

Mauro Castagnaro ha curato un bel dossier per il mensile CONFRONTI (www.confronti.net) su “Diversità sessuale e teologia in America Latina”.

Ne raccomando vivamente la lettura anche perché questo era fino a pochi anni fa il “pezzo mancante” in America Latina, terra tanto fertile per le teologie della liberazione e le teologie femministe.

Sotto certi aspetti mi sembra di ripercorrere il nostro cammino europeo ed italiano circa una elaborazione teologica tra fede cristiana ed esperienza omosessuale, ma per altri aspetti noto anche sentieri inediti che rimettono in discussione la “tipica agenda di genere”.

Questa potrà essere una “pista” di riflessione davvero feconda.

Con sorpresa ho trovato il nome di padre Josè Antonio Trasferetti con cui fui a lungo in dialogo quando studiava alla Pontificia Università Lateranense. Davvero il mondo è piccolo e va a finire che in certi circuiti ci si ritrova sempre.

giovedì 21 febbraio 2008

GRANDE INTUIZIONE

La decisione di “correre da solo” del Partito Democratico ha in qualche modo costretto tutti a riposizionarsi.

Ora il quadro politico è uscito dall’immobilismo e si profila una mobilità più riferita ai programmi che non alle sigle.

Questa lucida intuizione va ascritta in larga misura all’intelligenza e al coraggio di Veltroni.

La partita è difficile e nulla è scontato, ma si assesta un duro colpo alle “alleanze delle sigle” per costruire percorsi e convergenze sui programmi.

ASSURDITA’

Su “Metropoli” di domenica 17 febbraio leggiamo di un senegalese che viene licenziato dopo 12 anni che guidava autobus pubblici nel Bergamasco.

E’ l’ultima vittima di una legge del 1931 secondo la quale per lavorare in un trasporto pubblico è indispensabile avere la cittadinanza italiana.

Quando si interpretano le leggi in modo razzista, ne succedono di tutti i colori.

BERLUSCONI SFARFALLA

A “Porta a Porta” Berlusconi è in caduta libera.

“Nel ‘94 dovetti scendere in campo dopo aver tentato di mettere insieme Zaccagnini e Bossi”. Peccato che Zaccagnini sia morto nel 1989.

“Faremo il Traforo del Frejus”. Peccato che sia già fatto da 130 anni …

Marco Travaglio, in una deliziosa pagina de L’Unità di giovedì 14 febbraio, ha precisato e commentato le smemoratezze del nonno Berlusconi.

Questo, tutto sommato, è l’aspetto patetico. Ma il grave è che ci troviamo sempre a fare i conti con uno che non sa di che cosa parla.

Certo, conta l’età, ma anche l’abitudine di Berlusca a raccontare “storielle”. Ha la memoria buona solo per i suoi affari.

Siamo in tempo per salvarci da questa disgrazia. In Italia abbiamo già il Vaticano.

Una disgrazia così può bastarci da sola. Andarcene a cercare una seconda è davvero troppo.

CASINI IL FURBO

Per una volta ne ha detto una giusta: non tutti in Italia sono in vendita. Lui lo è stato per molto tempo: per il futuro si vedrà.

E’ chiaro che con il suo 2,5% rappresenta una forte minaccia di divisione nel centrodestra.

Il che allarma anche un piduista come Cicchito che ostenta sicurezza, ma lascia trasparire molta paura.

LA GERARCHIA SPAGNOLA

Una chiesa d’attacco e di crociate è quella che si vede in Spagna in questi ultimi giorni di campagna elettorale.

Ma la Spagna che pensa ha detto il suo rifiuto al “fronte reazionario cattolico” che costituisce l’anticultura per eccellenza.

L’anima “franchista” profonda di questa chiesa ufficiale è riemersa in tutta la sua ruvidezza ed arcaicità.

Ormai le parrocchie sono “cellule fasciste” che lavorano a pieno ritmo.

mercoledì 20 febbraio 2008

NOI SIAMO CHIESA - COMUNICATO

NOI SIAMO CHIESA
Via N.Benino 3 00122Roma
Via Bagutta 12 20121 Milano
E-mail vi.bel@iol.it
www.noisiamochiesa.org


La nuova preghiera del Venerdì Santo “pro judaeis”esprime una teologia preconciliare e rende difficili i rapporti col popolo ebraico


L’improvvido motu proprio “Summorum Pontificum” , che ha permesso di ritornare a celebrare l’Eucaristia nella Chiesa cattolica secondo il rito tridentino, continua a creare problemi.


Già al momento della sua emanazione molti, anche in ambienti ecclesiastici, affermarono che esso prevedeva la ripresa di invocazioni e di preghiere nella liturgia del Venerdì Santo che avrebbero ostacolato i progressi degli ultimi anni nel rapporto tra i cattolici ed il popolo ebreo.

Infatti in esse si esprimevano sensibilità e culture antisemite che ora - speriamo- siano del tutto cancellate nella cultura e nella sensibilità di tutto il popolo di Dio. In questi mesi si era quindi posto il problema di intervenire su questo punto.


Benedetto XVI , ci sembra, avrebbe dovuto, già nello stesso motu proprio, cancellare quelle preghiere oppure trasformarle in una invocazione al Padre per la riconciliazione col popolo ebraico unitamente ad un atto esplicito di pentimento per i peccati del passato per averlo definito deicida.


Le modifiche introdotte ora dal Papa, con una nota della Segreteria di Stato del 4 febbraio, mantengono la preghiera “pro judaeis” nel seguente testo : "Preghiamo per gli Ebrei. Il Signore Dio Nostro illumini i loro cuori perché riconoscano Gesù Cristo Salvatore di tutti gli uomini. Dio Onnipotente ed eterno, Tu che vuoi che tutti gli uomini si salvino e giungano alla conoscenza della verità, concedi propizio che, entrando la pienezza dei popoli nella tua Chiesa, tutto Israele sia salvo".

Questa orazione, riflettendo e ribadendo la visione teologica della Dominus Iesus (2000) implica una regressione rispetto al testo ed alla teologia del messale del Vaticano II; chiede infatti che gli ebrei siano illuminati perché si convertano a Cristo.

Essa ha suscitato reazioni vivissime da parte di alcuni tra i maggiori esponenti delle comunità ebraiche, reazioni che ci sembrano legittime. Noi non pensiamo alla conversione degli ebrei ma preghiamo perché siano fedeli all’Alleanza.


I semi, ormai ben germogliati, di un rapporto di amicizia con gli ebrei, fratelli maggiori, furono gettati dal Concilio Vaticano II nella Dichiarazione “Nostra Aetate” con parole inequivocabili. Ma ora trovano ostacoli in un Papa che guarda spesso all’indietro e che ha paura di continuare, in questo come in altri casi, sulla strada che lo Spirito ha indicato alla Chiesa.

Roma, 14 febbraio 2008
Noi Siamo Chiesa

“Noi Siamo Chiesa” fa parte del movimento internazionale We Are Church-IMWAC, fondato a Roma nel 1996. Esso è impegnato nel rinnovamento della Chiesa Cattolica sulla base e nello spirito del Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965). IMWAC è presente in venti nazioni ed opera in collegamento con gli altri movimenti per la riforma della Chiesa cattolica.

GRUPPO EVERYONE

Ricevo e pubblico.


Roma, 12 febbraio 2008
IRAN, RAGAZZI GAY CONDANNATI A MORTE: IL PARTITO RADICALE NONVIOLENTO E NESSUNO TOCCHI CAINO CHIEDONO, INSIEME AL GRUPPO EVERYONE, INCONTRO URGENTE CON L'AMBASCIATORE IRANIANO A ROMA.

Continua la mobilitazione internazionale per salvare i due ragazzi condannati a morte in Iran perché omosessuali. In pochi giorni oltre 12.500 persone hanno sottoscritto la petizione (www.petitiononline.com/irangay) rivolta alle autorità iraniane per salvare la vita di Hamzeh Chavi e Loghman Hamzehpour.

I due ragazzi, di 18 e 19 anni sono stati arrestati a Sardasht, nell'Azerbaijan Iraniano, lo scorso 23 gennaio, con le accuse di "mohareb" e "lavat" (essere nemici di Allah e sodomia); hanno confessato, sotto tortura, di amarsi e rischiano ora la pena di morte.


Il Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito con Nessuno Tocchi Caino aderisce all'iniziativa del Gruppo EveryOne che ha indirizzato una lettera ad Abolfazl Zohrevand, Ambasciatore in Italia della Repubblica Islamica dell'Iran, in cui si chiede un incontro urgente per discutere del caso dei due giovani, che sta suscitando clamore in tutto il mondo, e della preoccupante situazione sulla violazione dei diritti umani in corso nel Paese.

CRISTIANO DISORIENTAMENTO

Ospito questa bellissima lettera di un caro confratello


Cristiano disorientamento


Un gruppo di professori e studenti dell'università "La Sapienza" di Roma, contesta al papa l'inaugurazione dell'anno accademico. Noi cattolici ci siamo scandalizzati. Ma perché? Ci siamo offesi. Perché?

Perché noi cattolici, particolarmente in Italia, siamo abituati ad una presenza trionfalistica, forte, potente; perché siamo tanti, perché siamo bravi, perché tutti devono riconoscerlo…

La presenza umile, nascosta, di servizio, che offre l'amore piuttosto che imporlo, che cerca di testimoniare piuttosto che legiferare, che cerca di servire piuttosto che essere servita, che rifiuta gli applausi invece che cercarli è stata sostituita dalla ricerca di presenza forte, invadente, abituata alla "ola" come negli stadi per i campioni di calcio, piuttosto che al consenso sul vangelo.

Il papa è stato contestato… che c'è di strano nella logica del cristianesimo? Cristo è stato ucciso!

Anche gli applausi e le urla in piazza San Pietro a volte non mi sembrano intonate al Vangelo, laddove ad esempio si legge che quando le folle volevano farlo re, Cristo le piantò in asso e se ne andò solo da un'altra parte.

Se la presenza della Chiesa ufficiale fosse un po' meno pesante, meno invadente, probabilmente saremmo contestati di meno.

Se ci accostassimo a chi è diverso da noi con uno spirito diverso, probabilmente saremmo guardati in un'altra maniera.

Se io faccio il cristiano, se io faccio il prete, se io faccio il papa, se queste cose le faccio bene, devo essere contento, come erano contenti i primi cristiani e gli apostoli quando avevano qualcosa da soffrire a causa del Signore Gesù.

Ancora più a disagio mi sento, come cattolico, quando Clemente Mastella, indagato perché sembra che la politica per lui, come per moltissimi altri suoi colleghi, è solo un colossale affare, la prima cosa che dice nella sua conferenza stampa è che intende essere il primo a piazza San Pietro per essere solidale col papa.

Il mio disagio aumenta quando Totò Cuffaro, governatore della Sicilia, viene condannato per gli stessi motivi di Mastella con qualche aggravante in più.

E i suoi sostenitori, la sera prima della sentenza, nella parrocchia Santa Lucia di Palermo, fanno una veglia di preghiera, perché lo Spirito Santo illumini i giudici. Li avrà illuminati?

Sono un po' disorientato!

Con il Vangelo in mano da un parte e i miei fratelli di fede dall'altra, non so da quale parte girarmi. Qualcuno mi aiuti!

don Salvatore Resca
Catania

LA SAMARITANA AL POZZO

Commento alla lettura biblica - domenica 24 febbraio 2008

Giunse pertanto ad una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi. Ma la Samaritana gli disse: «Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani. Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli disse la donna: «Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest'acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?». Rispose Gesù: «Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore, gli disse la donna, dammi di quest'acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le disse: «Va' a chiamare tuo marito e poi ritorna qui». Rispose la donna: «Non ho marito». Le disse Gesù: «Hai detto bene "non ho marito"; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replicò la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa». Le disse Gesù: «Sono io, che ti parlo». In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: «Che desideri?», o: «Perché parli con lei?». La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?». Uscirono allora dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose: «Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l'un l'altro: «Qualcuno forse gli ha portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Non dite voi: Ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. E chi miete riceve salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete. Qui infatti si realizza il detto: uno semina e uno miete. Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro». Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che dichiarava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e dicevano alla donna: «Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo» (Giovanni 4, 5-42).



Siamo davanti ad un racconto pittorico che coinvolge e potremmo cadere nell’ingenuità di credere che si tratti di una cronaca con la precisa “registrazione” del dialogo intercorso là vicino al pozzo.


Questa pagina, che ricorre solo in Giovanni, prosegue la serie di incontri di Gesù: con gli sposi a Cana, con Nicodemo, ora con la donna di Samaria. Poi avremo il figlio del centurione regio, poi il paralitico di Betesda, poi il cieco nato, l’adultera e Lazzaro…

Questa ridda di incontri non è messa a caso e, sotto un certo aspetto, tutti questi brani sono accomunati da un filo rosso che li caratterizza, un nesso profondo che li unisce. Si tratta di cogliere questo nesso e di individuare il percorso teologico che il “racconto” ci invita a compiere.

Vorrei, anche attraverso la struttura letteraria “a scala a chiocciola” che caratterizza questa pagina, semplicemente individuare alcuni dei messaggi tra i tanti che il testo ci rimanda.

L’incontro profondo

La vita di questa donna cambia radicalmente incontrando Gesù. Attenzione: non sto dicendo che là al pozzo avvenne qualcosa di magico, di improvviso, di miracoloso.

Il messaggio teologico è però ben chiaro: chi incontra in profondità la persona e l’annuncio, la proposta e la prospettiva di Gesù cambia radicalmente la direzione della sua vita.

Per il redattore del Vangelo di Giovanni qui sta il nocciolo: non basta passare accanto al Vangelo, ma bisogna incontrare in profondità, accogliere con il cuore la proposta del nazareno.

Nulla ci vieta di pensare che all’origine di questo racconto di altissimo significato teologico ci sia stato un incontro reale di Gesù con una donna della Samaria, ma l’elemento decisivo per la comunità giovannea sta nel prendere atto con gioia e gratitudine che tutti noi, pur così lontani nel tempo, possiamo trovare in Gesù l’incontro che fa nascere a vita nuova le nostre esistenze.

Dio ci offre in Gesù questa possibilità. La donna samaritana ha preso sul serio questa opportunità…e noi?

Forse Giovanni aveva già di fronte a sé una comunità che metteva Gesù sullo stesso piano di tanti altri maestri, profeti e “figli di Dio” e rischiava di sottovalutare il dono ricevuto.

Questo autore-redattore, che chiamiamo Giovanni, scrive questo racconto “cristofanico” per risvegliare la consapevolezza della sua comunità circa l’importanza del riferimento a Gesù come inviato di Dio.

Tutto questo mi sembra di estrema attualità per ciascuno/a di noi oggi: “Se tu conoscessi il dono di Dio…” (versetto 10). Qualche volta, dentro il turbinio della vita quotidiana, può succederci di non riconoscere più la bellezza e la straordinaria sorgività di quel dono di Dio che è Gesù, la sua strada, la sua testimonianza, il suo messaggio. L’abitudine ha spento l’incontro.

Donna di Samaria

Ma l’incontro al pozzo non avviene tra Gesù e una donna qualunque.

Tra giudei e samaritani nel periodo postesilio si giunse ad una separazione netta allorché personaggi gerosolimitani di primo piano esclusero gli abitanti della Samaria dal collaborare alla costruzione del tempio e delle mura della città di Gerusalemme e presero le distanze da essi.

Ciò indusse infine i samaritani a costruire un proprio santuario sul monte Garizim vicino a Sichem…

Dal tempo dei Maccabei in poi si accentua la polemica. “Le ostilità raggiungono il loro apice quando nel 129/128 a.C. Giovanni Ircano distrugge il tempio eretto sul monte Garizim” (Klaus Wengst, Il vangelo di Giovanni, Queriniana, pag. 166).

Tutto lascia chiaramente intendere che esistesse un rapporto teso tra giudei e samaritani al tempo di Gesù. C’è di più: qui siamo di fronte ad una donna, samaritana, che viene ad attingere acqua in un’ora insolita.

Sapremo dai versetti seguenti che la sua è una storia difficile, un’esistenza travagliata, problematica. Ma ecco che tra questo giudeo e questa samaritana si svolge un dialogo nel quale Gesù e la donna si dirigono verso un orizzonte aperto, includente.

Quel pozzo ormai ha un’acqua viva che non disseta più soltanto i figli dei patriarchi. Ormai la contesa non è più tra un tempio e l’altro, tra Gerusalemme e Garizim. Gesù non è mai stato né contro il tempio né contro la sinagoga, né contro il sabato.

Egli ha voluto ricondurre le istituzioni religiose del suo tempo alla loro vera funzione: l’essenziale è adorare Dio in spirito e verità: il Padre cerca tali adoratori.

Per chi si lascia guidare da Dio oltre la contesa su quale sia il tempio migliore, il culto più perfetto…si spalanca una strada spaziosa: chiunque può bere di quest’acqua!

Il dono di Dio di cui Gesù è testimone è per tutti, oltrepassa i confini, abbatte le barriere. Gesù ha vissuto come profeta del suo popolo e per il suo popolo, ma qui il redattore del Vangelo di Giovanni vuole mettere in luce quanto il nazareno nella sua vita abbia saputo riconoscere la fede del centurione pagano, della donna sirofenicia, alieno da ogni preclusione.

Questa pagina suona dura, ammonitrice, invitante per le nostre chiese.

Se tornassimo all’essenziale – questo adorare Dio in spirito e verità – la smetteremmo di erigere steccati, di escludere, di estromettere, di condurre dispute inutili e scandalose che sono puri giochi di prevalenza e di potere, non faremmo (come succede in questi giorni) campagna elettorale per difendere il “nostro tempio”, i nostri privilegi, le nostre ossessioni e i nostri pregiudizi, le nostre sporche alleanze con i truffaldini impuniti ed arroganti.


Donna, samaritana, apostola

Il racconto subisce un’ulteriore accelerazione: questa donna, samaritana, “peccatrice” capisce chi è l’interlocutore.

L’incontro con l’Unto del Signore, con l’inviato di Dio, tocca il suo cuore e l’aiuta a vedere la verità della sua vita. E che cosa succede in questo incontro profondo?

Lo sguardo e le parole di Gesù, anziché immobilizzarla nella prigione di un passato infelice e di un presente conturbante, accende in lei una scintilla che divampa in un incendio: “la donna lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: “Venite a veder un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse l’Unto?”” (vv 28-29).

La sua testimonianza è efficace: “Uscirono allora dalla città e andarono da lui”.

L’evangelista ha raggiunto il suo scopo teologico: Gesù viene proclamato e riconosciuto come il messia, cosa che il nazareno non ha mai sognato di dire.

Ma questa “cristofania” (questo svelamento della funzione che Dio, secondo la teologia di Giovanni, ha assegnato a Gesù facendone l’Unto, il Cristo) trova il punto alto nel fatto che questa donna esclusa diventa una testimone appassionata, una “predicatrice”, una apostola.

Si tratta di una “sovversione” profetica delle categorie culturale, patriarcali e religiose vincenti di quel tempo. Dunque, è possibile aderire alla strada di Gesù da qualunque situazione, da qualunque condizione.

Ma è addirittura sconvolgente sapere che il “lieto messaggio” risuona più convincente se viene da una persona “peccatrice” che non dagli “eredi del regno”. Non sono i funzionari di Dio che predicano “con autorità”, ma coloro che si lasciano toccare il cuore.


I senza cattedra

Mi capita ogni giorno: sento più vangelo nella vita degli appiedati, dei perdenti, delle persone “impure” che non da coloro che brandiscono certezze dai pulpiti o dai troni. Vorrei imparare ad ascoltare prima di “predicare”.

Di una cosa mi sono convinto in questi 45 anni di ministero: i cuori feriti di tante donne e di tanti uomini sono diventati per me “sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna” (v. 14), i cartelli indicatori più significativi per tentare di vivere il Vangelo.

Ti ringrazio, donna di Samaria: voglio imparare da Gesù a fermarmi, ad ascoltare. Tu sei il simbolo delle persone che cercano acqua di vita. Tu mi ricordi quelle persone che ho tante volte incontrato e insieme alle quali cerco di attingere al pozzo d’acqua viva.

Il rischio è quello di passare vicino al pozzo e alle persone senza fermarmi, senza ascoltare, andando oltre. Questa immagine di Gesù che dialoga con te al pozzo mi affascina e mi tocca in profondità.

Non dovrebbe la comunità cristiana, essere questo spazio semplice e vero di dialogo affettuoso ed accogliente…? L’indicazione vale per ciascuno/a di noi.

lunedì 18 febbraio 2008

SAN VALENTINO ALLO SHORTBUS CAFE’

Elena Saponari mi ha intervistato dopo la serata di “San Valentino alternativo” allo Shortbus Cafè di Torino, in via Gaudenzio Ferrari, 5, sotto la Mole Antonelliana. Ecco come mi ha trasmesso le brevi righe di conversazione per il blog.


D) Ne fa sempre qualcuna di nuova … Chi lo avrebbe mai aspettato ad un San Valentino, don Franco?
R) Si, anch’io sono stato sorpreso dall’invito giuntomi due mesi fa. Avevo però subito capito, incontrando Ilya ed Enzo, i gestori del locale, che la loro proposta era originale ed intelligente, non consumistica.

D) Come ha vissuto quel pienone di gente così coinvolta con una presenza giovanile così numerosa?
R) E’ stata anche per me una bella sorpresa … sia per il numero dei presenti, sia per la qualità del dialogo che si è sviluppato. E poi … sempre di più mi accorgo che in questi “spazi” laici e profani trovo un interesse per la fede molto maggiore che in una cattedrale. Constato questo fenomeno da anni e ne sono sempre sorpreso. Ormai dentro l’istituzione cattolica ufficiale il “discorso” è rituale, imbalsamato, controllato, ripetitivo, ossessionato dall’ortodossia, rigido, dogmatico. Sempre di più trovo spazi sani, liberi, di dialogo qualificato fuori dall’ufficialità. Certo, bisogna trovare persone come Enzo ed Ilya per aprire sentieri e spazi di questo genere in cui si confrontano giovanissimi, coppie, padri, madri, gente varia di tutte le età.

D) Ha intenzione di ritornare allo Shortbus Cafè?
R) Penso proprio di sì … almeno per presentare un prossimo libro di lettere di gay e lesbiche con le mie relative risposte. Il libro uscirà ad aprile e potrà essere l’occasione per rivederci. Ora porto nel cuore il sorriso di Silvia, di Michele, di Adelaide … dei tanti che quella sera ho abbracciato.

D) Quali tematiche lo hanno più interessato nel dialogo di quella sera?
R) Mi hanno coinvolto tutte le riflessioni che sono emerse. Soprattutto ho apprezzato le riflessioni sul rispetto delle singole esperienze personali; la crescita dell’individuo che diventa una persona che impara ad amare. E poi vedo che molti cominciano a distinguere bene tra chiesa popolo di Dio e gerarchia, tra dogmi e fede. Finalmente molti cominciano a vivere serenamente la propria fede e la propria omosessualità senza dover chiedere permesso al parroco o senza dover obbedire al papa.

D) Anche Lei sente tanto il bisogno di questi “momenti” culturali alti e liberi?
R) Eccome … siccome pensare è diventato spesso un lusso, mettere insieme divertimento e cultura è assolutamente “rivoluzionario”. Pensare insieme è gioia, crescita. A me piace questa costellazione di gruppi creativi in cui le persone sanno ascoltare, ascoltarsi, mettere insieme pezzi della loro storia e della loro ricerca … E poi … viene sempre fuori il desiderio di conoscere il Gesù storico … al di là delle sue contraffazioni catechistiche. E allora, quando si arriva a Gesù di Nazareth, io sento che il mio cuore si scalda …

AMOS OZ

Lo scrittore israeliano non usa mezzi termini: Israele deve trattare con Hamas.

“Israele non può e non deve in alcun modo mandare il suo esercito dentro la Striscia di Gaza, per diverse ragioni: prima di tutto, vi saranno molti più morti di quanti ve ne siano stati nei sette anni di missili Qassam… In secondo luogo, non servirà a nulla perché piovevano Qassam su Sderat anche negli anni in cui controllavamo la Striscia di Gaza… Non solo non riusciremo a risolvere nulla, ma ci impantaneremo fino al collo e compatteremo tutto il popolo palestinese intorno ad Hamas” (Repubblica, 13 febbraio).

I due popoli sono più coraggiosi dei loro capi politici e sanno che occorrerà assumere la linea moderata di “due stati per due popoli”.

Ma il cammino avrebbe bisogno che vincesse Obama negli Usa.

EMOZIONALISMO E DEVOZIONALISMO

Sembra incredibile, ma scoppia il devozionalismo più irrazionale.

Da “Porta a Porta” del chierichetto Bruno Vespa fino all’annuncio vaticano della prossima beatificazione di suor Lucia, la cosiddetta veggente di Fatima, siamo in pieno revival mariano e mariolatrico.

Le leggendarie apparizioni di Lourdes e Fatima tornano in campo come solide devozioni cristiane.

Fatta salva la libertà dei singoli cattolici di affidarsi a queste forme devozionali così ambigue, resta lo sconcerto di chi deve constatare che ormai l’emozionalismo prenda lo spazio della riflessione e il rosario diventa più importante della Bibbia.

Qualcosa non funziona. Chi gioca sulla buona fede delle persone e chi semina queste “devozioni” ormai ha libero campo e dispone di tutte le benedizioni ufficiali.

sabato 16 febbraio 2008

CHI FA VIOLENZA?

Pensare che un "gruppo di militari" è andato ad attorniare il letto di una donna che aveva appena abortito in pieno rispetto della propria coscienza e della legge per interrogarla, la conclusione è ovvia: questa è davvero violenza oltrechè ossessione ideologica.

La 194 non va cambiata, ma difesa come una legge che davvero tutela la vita, la donna, la coscienza.

Solidarietà alla donna che è stata "violentata" da questa indecente incursione in ospedale.

Ipocriti e fanatici si presentano come paladini della vita

NESSUNA ILLUSIONE

Casini rompe con Berlusconi? Non facciamoci illusioni. Se anche non entrerà nel "partito unico", resterà nel centrodestra a tutti gli effetti.

L'ordine di Ruini di mantenere l'alleanza e di non perdere la denominazione cristiana ha trovato finora piena obbedienza.

Schermaglie, ma è tutta roba di destra, sempre più a destra...

PADRE TOLMINO MAZZINELLI

Quanto mi manchi, carissimo amico mio. Sei morto proprio il giorno in cui ti aspettavamo al gruppo bibblico di Torino.

Ti conoscevo da venti anni. Sei sempre stato molto umile e parco di parole nel raccontarci di te, della tua straordinaria conoscenza delle lingue (greco, latino, inglese, tedesco), delle tue non comuni doti di insegnante e di educatore.

Una tua allieva di circa 25 anni fa mi ha detto in questi giorni che tu insegnavi a pensare, ad esercitare il senso critico.

Da vent'anni ti vedevo giungere ogni 15 giorni al nostro gruppo di studio biblico e di confronto di fede. La tua persona e le tue riflessioni erano sempre desiderate ed amate.

Sotto quelle sembianze tranquille c'era spesso la profonda inquietudine dell'uomo e del credente che non evitava nessuna domanda, che non si acquietava con facili risposte.

Quanti bei momenti abbiamo vissuto insieme... Ricordo quando venivi in treno a Pinerolo per qualche confronto. Molte persone hanno goduto per lunghi anni del tuo insegnamento e ti hanno sentito come un amico, un prete fuori dagli schemi.

Ora ti pensiamo tra le braccia di Dio, nella raggiunta pace. Questo pensiero ci sostiene nel nostro distacco da te.

SICILIA VIVA

Esiste una Sicilia che non si identifica con Cuffaro e l’UDC.

Sono anni che il sindaco di Gela, Rosario Crocetta, riceve minacce e insulti dai clan e dai boss.

In questa settimana è toccato anche a monsignor Pennisi, vescovo di Piazza Armerina.

In questi anni in Sicilia sta avvenendo anche a livello istituzionale (pensiamo anche al presidente della Confindustria siciliana) un risveglio di consapevolezza e di impegno.

Piena solidarietà a Crocetta e Pennisi perché questo loro non cedere alle intimidazioni è forte di un cammino del popolo che cerca le vie per un affrancamento dalle mafie.

RATZINGER BENEDICE BERLUSCONI

Da oggi Gianni Letta è “un gentiluomo di Sua Santità”. Questa onorificenza vaticana e personale del papa al braccio destro di Berlusconi è entrata in vigore con l’uscita dell’Annuario Pontificio 2008.

Si tratta di un incarico onorifico che però permette a Letta di stare a contatto con il papa e con la curia nelle cerimonie e nelle udienze a capi di stato e di governo.

Questo rappresenta il filo diretto del papa con Berlusconi senza nemmeno dover chiedere udienza.

E’ una manovra abilissima anche in vista delle elezioni politiche. Guardate che perfidia diplomatica e quale “finezza” politica…

E poi ve lo immaginate Gesù attorniato da nobilume e da gentiluomini? Ciechi, storpi, lebbrosi, prostitute, pescatori… erano il suo corteo… Si tratta di due “ditte” diverse…

SOLIS

Il professor Solis, docente alla Georgetown University, parlando del processo ai prigionieri di Guantanamano per i fatti dell’11 settembre, dice che in realtà si tratta di una farsa, un processo che non finirà mai.

Bush aveva promesso di “punire i colpevoli” e vuole mantenere la promessa. “Così cerca di avere un nome nella storia”.

Effettivamente Bush, ormai al termine del suo fallimentare mandato, si è meritato un nome nell’album dei più grandi e feroci criminali della storia.

Gli USA hanno toccato un punto così basso nella credibilità mondiale da essere costretti a cancellare con una svolta gli anni della presidenza Bush.

Tutto ciò avviene mentre Cina e Russia, i grandi “avversari economici” degli Stati Uniti stanno salendo nello scacchiere planetario dell’economia e delle alleanze.

Il progetto USA di relegare la Russia ad un ruolo marginale è completamente fallito.

NOVITA' A DESTRA

La più "allegra" lista di estrema destra è la "RUINI-FERRARA", apostoli della vita.

Ci tocca vederne di tutti i colori... Queste manipolazioni possono aprire gli occhi a chi proprio non è cieco.

giovedì 14 febbraio 2008

ERRATA CORRIGE

Caro lettore, cara lettrice,

per un errore di trascrizione (già corretto...) nella mia lettera aperta a Gesù di Nazareth, il nazareno viene denominato seconda persona della trinità: cosa per me assurda.

Ti prego, invece, di leggere così: "Ti sento davvero compagno di viaggio... ben altro che la dogmatica seconda persona della trinità".

LETTERA APERTA ALLA MADONNA DI LOURDES

Ospito volentieri queste lettera di don Paolo Farinella. Quando uno si appella alla madonna di Lourdes, cioè ad una leggenda devozionalistica, è segno che vuole proprio esprimere un disagio profondo. Io mi rivolgo ai cittadini che sanno ancora pensare.


A tutte le Amiche e tutti gli Amici, via internet!
Lettera aperta alla Madonna di Lourdes
Ritornano Berlusconi, Casini, Fini, Mastella e Storace!

Genova, 4 febbraio 2008. Non ci resta che la Madonna di Lourdes, nella speranza che almeno lei possa fare qualcosa per l’Italia dove Padre Pio protegge il clan Mastella, Santa Rosalia piange il cattolicissimo Cuffaro condannato a cinque anni per complicità in «mafia personalizzata» e Santa Agata di Catania si affida alla mafia per la sua onorata processione. Madonna di Lourdes, confidiamo in te!


In queste ore si sta consumando l’assassinio della democrazia, ma più ancora della decenza e della dignità di una Nazione. Si va a votare, dopo appena due anni dalle elezioni perché deputati e senatori pagati 15 mila euro al mese (oltre al resto) per governare, non hanno saputo trovare il tempo per guadagnarsi lo stipendio. Pagati per governare, hanno spolpato la stessa parvenza della democrazia. Andremo a votare, infatti, con la legge-porcata che ha espropriato il popolo dell’unica ragione che lo rende democratico: il voto. Ancora una volta saranno le mafie dei partiti a redigere le liste dei candidati che il popolo schiavo dovrà votare a piè di lista senza fiatare.


Il dramma e il ridicolo si fondano insieme: Berlusconi che ha voluto la legge-porcata per rendere coscientemente ingovernabile il parlamento e il Paese, ci è riuscito con la complicità dei partiti di ispirazione cristiana che preventivamente hanno fatto i gargarismi con l’acqua benedetta. Ora con la stessa legge-porcata si avranno pseudo-elezioni che costeranno un patrimonio ai cittadini che premieranno chi ha reso ingovernabile l’Italia, dopo avere frodato il popolo con l’esportazione di capitali all’estero, con la frode del fisco, con l’occupazione delle tv private e di Stato, assolvendosi dalla corruzione con le leggi su misura fatte dai suoi avvocati, fatti eleggere al parlamento e quindi stipendiati dallo stesso popolo che dovrebbe essere parte lesa e parte civile. Il popolo masochista invece applaude e gioisce. Il governo Prodi era stato votato per abolire le leggi vergogna, ma la maggioranza era troppo impegnata a litigare per un tozzo di visibilità finendo per lasciare le leggi ad personam insieme alla vergogna.


Tutti sono convinti che l’Unto Cerone tornerà al governo insieme ai suoi famigli, accompagnato da Previti e dagli alleluia della gerarchia ecclesiastica italo-vaticana. Precedono la processione inquisiti, mafiosi e condannati in primo, secondo e terzo grado. Per gli interdetti dai pubblici uffici Previti, Cuffaro, ecc.), si farà una leggina apposita per interdire i giudici dalla loro giurisdizione e cedere la giustizia ai familiari degli inquisiti fino al terzo grado di parentela. Si manda a casa Prodi per fare posto al senatore (prossimo) Cuffaro, uomo integerrimo e di specchiata virtù, certificata dall’autorità infallibile del vice papa, al secolo Casini Pierferdinando in Caltagirone, cristiano spocchioso di chiara moralità coniugale insieme al suo compagnuccio di merende, tal Gianfranco Fini: costoro, insieme al loro padrone e capo, cattolici dichiarati, urbi et orbi, amano tanto la famiglia da averne anche due sul modello poligamico arabo. Il parroco di Montecitorio, Mons. Fisichella, annuisce grato e congratulato. Costoro che hanno votato cristianamente in silenzio tutte le leggi immorali del governo Berlusconi, di cui, fino a ieri, dicevano peste e corna, oggi strisciano ai suoi piedi proni al bacio della sacra pantofola con la benedizione del santo padre e figli devoti, sotto la direzione del cerimoniere devoto Giuliano Ferrara


Il 19 giugno 2007, quindi in epoca non sospetta, in una mia precedente lettera al Governo e alla maggioranza, ora decapitati in Senato per mano del Bruto-Mastella, cattolico inossidabile armato dalla furia vendicativa del ruinismo ecclesiastico, avevo scritto, facile profeta:


«Noi popolo delle primarie e del referendum sulla Costituzione abbiamo contribuito… ad impedire la deriva dell’Italia verso il qualunquismo populista del berlusconismo che ha fatto scempio della legalità e della dignità delle Istituzioni repubblicane… siamo esterrefatti ed increduli perché la maggioranza è immobilizzata dagli interessi contrastanti incrociati, senza capacità di sintesi e di prospettiva. Pensavamo che il governo risolvesse le leggi vergogna e il conflitto d’interessi della precedente legislatura. Vediamo invece che il conflitto e la vergogna aumentano perché ogni singola scheggia di partito cura i propri interessi senza una visione globale dei bisogni della Nazione e dei più poveri. Assistiamo impotenti giorno dopo giorno al suicidio lento del governo che galleggia vittima del veto incrociato di ogni segmento di partito, affondando nel buio della indegnità anche il Paese…La maggioranza di centro-sinistra gestisce il potere in modo arrogante: si parla dei privilegi dei deputati e si girano dall’altra parte; si parla di costo della politica e ci accusano di qualunquismo; decidono la Tav di Val di Susa o la base di Vicenza non solo contro i cittadini locali, ma anche contro loro stessi perché i singoli ministri votano «sì» e subito corrono in piazza a gridare «no»… ridicoli e non credibili. Noi siamo allibiti per l’incapacità di questa maggioranza di trovare una convergenza su alcuni punti essenziali del programma elettorale senza doversi smentire l’uno contro l’altro un giorno sì e l’altro ancora. Guardiamo impotenti allo spettacolo inverecondo: stanno facendo l’impossibile e anche miracoli per riconsegnare l’Italia di nuovo a Berlusconi, dalle cui grinfie (e a che prezzo!) siamo riusciti a sfuggire. Berlusconi dopo le [elezioni] politiche era «finito», ma la maggioranza e la goffaggine del governo lo hanno risuscitato e rinvigorito, cedendogli «già» senza colpo ferire la piazza e l’iniziativa. Alle prossime elezioni, egli vincerà a furore di popolo perché il clima che si respira in Italia oggi è lo stesso del 1922 che vide Mussolini impadronirsi dell’Italia. Un errore e una tragedia durate 20 anni di dittatura, una guerra mondiale e un’emigrazione spaventosa. Governo e maggioranza sono colpevoli perché stanno disprezzando il nostro voto e la delega che gli abbiamo dato, creando le condizioni per uno Stato dinastico che è già dietro l’angolo. Noi disprezziamo e abbandoniamo al loro destino questi politicanti ottusi e senza dignità. Li diserediamo dalla nostra coscienza di popolo e gli chiediamo conto del loro sperpero ideale, istituzionale ed economico. Non vi votiamo per amore, vi tolleriamo per necessità».


Era il mese di giugno del 2007! Il mattino, come sempre, si vede dal buon giorno! Magra consolazione potere dire oggi: «avevo ragione»! Tristezza e desolazione pervadono l’anima e la volontà di non andare a votare perché sarebbe una finta e un insulto all’intelligenza e alla dignità di me persona che non posso decidere nulla se non firmare ciò che inquisiti, condannati e delinquenti decideranno nel segreto (ma non tanto) dei loro luridi interessi.


Mi addolora che in questo attentato alla democrazia vi si possa scorgere la longa manus della gerarchia ecclesiastica cattolica perché il colpo di grazia al governo Prodi, da sempre inviso oltre Tevere, forse perché da quelle parti non si tollerano i «cristiani adulti», è avvenuta in una sincronia di fatti e interventi che dirli casuali significa bestemmiare il Nome santo di Dio. Sull’autobus a Genova ho ascoltato questa affermazione: «Quando mamma-Cei chiama, picciotto-Mastella risponde». L’interlocutore proseguiì: «Con l’indulgenza plenaria all’uomo dell’indulto». Non a caso, la credibilità della struttura ecclesiastica è crollata di 10 punti percentuali.


Ora le destre e le armate di Ruini, il grande regista dell’asse «atei-devoti e devoti-atei» possono avanzare a tenaglia e, travolta la suicida maggioranza del governo Prodi, installarsi nelle casseforti del potere e spartirsi con immorale cupidigia le spoglie di ciò resta del malaffare, del conflitto d’interessi, dell’economia, della cassa e della dignità di un popolo dissanguato.


Onore a Veltroni che con la proposta di dialogare a tutti i costi con Berlusconi gli ha gettato in soccorso il suo salvagente, risuscitandolo dalle secche in cui moriva. Ora che lo statista senza statura ritorna alla mangiatoia, può allegramente sperperare i risparmi e il risanamento economico che l’incauto Prodi ha operato.


Onore a Diliberto, a Giordano, a Pecoraro, a Di Pietro e compagnucci tisicucci che con maestria hanno saputo segare il ramo su cui erano seduti, regalando il Paese per la seconda volta a Berlusconi e intanto continuano a sorridere e a giocare a scarica barile. Avevano una missione storica: impedire per sempre la deriva del berlusconismo, hanno invece lavorato gratis per il suo ritorno. Viene il dubbio che li abbia comprati al mercato dietro casa. Noi chiediamo che non siano ripresentati tutti i capi, vice capi e portaborse della defunta maggioranza. Lo esige la Decenza. Lo pretende l’Etica.


Onore alla Cei, a Ruini, a Bertone, a Betori e a Bagnasco che ora benedicono, senza dirlo espressamente, le falangi fasciste, casiniane, finiane, storaciniane, mastelliane e berlusconiane, dimenticandosi – ahimé! – che tutti questi lanzichenecchi hanno fatto scempio della morale cattolica e della dottrina sociale alla quale pure dicono di doversi ispirare, avendo fatto solo i loro interessi e quelli del padrone, infischiandosene di quelli del Paese, delle famiglie, dei poveri, degli immigrati e di quanti non hanno nemmeno lacrime per piangere come Rachele i propri figli che muoiono di fame e di abbandono.


Onore a tutti i cristiani, figli devoti del papa che in nome dei sacri valori della famiglia e del «sano laicismo» voteranno per cattolici divorziati, concubini, conviventi, mafiosi, condannati, ladri, atei e devoti capaci di vendere Cristo, l’etica e l’onore per meno di trenta denari. Quando si tratta di battere e riscuotere cassa, ciò che conta e la forza del potere , mai la coerenza del cuore e la dignità della coscienza che sono appannaggio degli spiriti deboli.


Non ci resta che sperare in un miracolo! Madonna di Lourdes, pensaci tu, per piacere! Anche in articulo mortis!

Paolo Farinella, prete - Genova