domenica 29 aprile 2007

DUE POESIE

Ospito molto volentieri sul mio blog queste due poesie che l'Autore (carlo.cornaglia@tiscali.it) ha letto in un pubblco dibattito sui DI.CO a Chieri e che mi ha cortesemente inviato per la pubblicazione. Buona lettura

Family day

Così al dodici di maggio
per accogliere il messaggio
battagliero della Cei
si farà il Family day.

Acli, scout, focolarini,
Sant’Egidio, Csi, ciellini,
Forum delle associazioni
sfileran coi gonfaloni.

Tutti in piazza San Giovanni
per salvare dai malanni
la cattolica famiglia,
genitori, figlio e figlia,

nati in modo naturale
con l’amor domenicale
e il sessual congiungimento
dopo il sì del sacramento,

come vuole madre Chiesa,
mentre a mamma ancora pesa
quel che disse il confessore:
che è peccato far l’amore.

Il fior fior dei farisei
sfilerà al Family day:
primo Silvio Berlusconi,
che coi suoi due matrimoni

è un campion di santità.
Nella piazza ci sarà,
col messal, Pierferdinando
che la moglie ha messo al bando

perché Azzurra è meglio assai.
La Gardini troverai
che, coerente conformista,
è compagna di un regista,

la teodem Bianchi Dorina,
di un dottore in medicina
fortunata convivente,
la Binetti, penitente.

Sfileranno anche Andreotti
con famiglie di picciotti
e il Dell’Utri dei misteri
con famiglie di stallieri.

Con la solita irruenza
garantì la sua presenza
Isabella Bertolini.
Se ha marito, se ha bambini

non sappiamo, in verità,
ma una cosa già si sa:
la sua mole è tale che
fa famiglia già da sé.

Carlo Cornaglia

I Taliban sono fra noi

Non sarà come una clava…”,
ma Bagnasco c’ingannava.
L’italiano episcopato
ha un bel dictat pubblicato

che dà ai Dico l’altolà:
Guardian della verità,
detentori di sapienza
che è diretta conseguenza

del vangelo, che dà frutti
di prezioso amor per tutti,
di servizio e fedeltà,
guidiam la comunità

solo al ben comune attenti,
siam la luce dei credenti.
La famiglia avendo a cuore,
vogliam un legislatore

che con forza la difenda.
Ma non la famiglia orrenda
delle unioni omosessuali
che giammai vorrem legali,

delle union dette di fatto
cui neghiam ogni contratto.
E’ incoerente quel cristiano
che a una coppia dà una mano

se è una coppia irregolare,
né al comune né all’altare.
L’union non matrimoniale
è pericolo sociale,

grave danno educativo
con effetto assai nocivo.
Non parliamo poi dei gay,
di due lui o di due lei,

non c’è vera coppia senza
la sessuale differenza.
Ai politici credenti
noi diciamo: “State attenti,

sol dalla natura umana
l’ideal legge promana:
uomo-donna è naturale,
non lo è l’omosessuale.

Le coscienze interpellate
sol se sono ben formate
sulla base dei valori
che dettiamo noi pastori!”

Il cattolico sa che
la scomunica non c’è
nella Nota della Chiesa,
ma, ovviamente, è sottintesa.

E’ lontano Porta Pia,
ormai siamo alla sharia,
è obsoleto il Concordato
e chi pecca fa un reato.

I nostrani Taliban,
annidati in Vatican,
il paese occuperanno.
Gli italiani scopriranno

che Romano Prodi, ormai,
conta meno di Karzai.
In Italia regnerà
Benedetto ayatollah

e, in nom della religione,
all’inferno chi si oppone.
Il futuro è ormai segnato,
se non intervien la Nato!

Carlo Cornaglia

venerdì 27 aprile 2007

FATTI E MISFATTI

1) Muore Eltsin e si scatena l’elogio funebre. Non mi associo. Considero Eltsin uno dei liquidatori di Gorbaciov e del suo tentativo di rinnovamento dell’URSS.

Mi dissocio dalle dichiarazioni ufficiali che ne fanno un paladino della democrazia. Qualcuno dimentica che Eltsin ha allargato il sistema di corruzione.

Familiari e amici di Eltsin si sono divisi la torta liquidando lo stato-proprietario con una gigantesca “appropriazione indebita”. Dalle nostre parti diremmo “alla maniera di Berlusconi”.

2) Segolène è in salita. C’è un preoccupante segnale europeo che vede grandi masse di cittadini/e dare fiducia a questa “nuova destra” che, in realtà, ha cambiato solo il pelo, ma sotto sotto conserva la solita posizione.

3) Prosegue, invece, con il consueto truculento linguaggio, l’impegno vaticano contro tutto e contro tutti.

Lunedì 23 aprile monsignor Angelo Amato, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha superato di gran lunga le già pesanti dichiarazioni del papa.

Si noti che l’arcivescovo Amato è uno dei prelati “più in carriera” e, ovviamente, con queste “sacrosanti verità”, si è meritata un’altra medaglia.

Ecco la sua frase precisa: “Oltre all’abominevole terrorismo dei kamikaze, che occupa quotidianamente la nostra cineteca mediatica, c’è il cosiddetto “terrorismo dal volto umano”, anch’esso ripugnate… come quando l’aborto viene chiamato interruzione volontaria della gravidanza e non uccisione di un essere indifeso o quando l’eutanasia viene chiamata più blandamente morte con dignità”.

Siamo davvero tutti “assassini dal volto umano”, una “massa di dannati”, come diceva Agostino di Ippona tanto caro a Ratzinger?

Non farebbero meglio nei sacri palazzi a occuparsi delle vite umane che periscono nei luoghi di lavoro, della marea xenofoba che si diffonde, dei pregiudizi che anche le gerarchie alimentano, delle guerre di religione che certi diktat scatenano?

MARKUS BORG - N. T . WRIGHT, QUALE GESU’? DUE LETTURE, Claudiana, Torino 2007, pagg. 320, € 25,00.

Chi partecipa un po’ seriamente all’attuale ricerca sul Gesù storico, cercherà invano anche una sola parola, una sola informazione nuova in questo volume.

Abituati da anni alle “produzioni” di Barbaglio, Molari, Ortensio da Spinetoli, Balasuriya, Haight e altri/e, qui siamo ricondotti agli elementari percorsi di ricerca già ben noti.

Eppure il volume è prezioso perché si tratta del dialogo, franco ed affettuoso, di due studiosi che condividono interpretazioni anche divergenti rispetto alla figura di Gesù.

In ogni caso chi legge queste pagine è aiutato a prendere atto che il Gesù catechistico, nella sua versione dogmatica, ci priva della ricchezza degli studi che lo rendono più vivo.

Segnalo alcune pagine di Borg come decisamente più stimolanti. Mi piace molto la premessa del volume: “Speriamo, anzi preghiamo, di essere stati capaci di portare avanti il disaccordo cristiano riguardo a questioni serie e centrali che possa ispirare altri a fare lo stesso” (pag. 9).

Personalmente trovo i nostri Autori decisamente diversi, per nulla sovversivi, scarsamente rigorosi.

In molti passi Borg mi sembra poco attento all’ebraicità di Gesù e, d’altra parte, Wright mi sembra prigioniero degli occhiali dogmatici per cui, dopo vari ondeggiamenti, Gesù è sempre ricondotto negli schemi di Nicea e Calcedonia.

lunedì 23 aprile 2007

PECCATO: SI PARTE MALE...

Il Partito Democratico, in cui sono riposte tante speranze e su cui esistono dubbi ed incertezze, parte malissimo con la costituente assemblea federale: solo 8 donne su 98.

Dire che è una vergogna è troppo poco. Dove sta la tanto proclamata laicità e la tanto decantata e promessa partecipazione egualitaria delle donne?

Questa incoerenza di partenza è una nube mattutina che rischia di compromettere l’intera giornata. Le parole e le promesse hanno un senso se trovano riscontro nella realtà.

Diversamente si dà libero corso alla consueta retorica.

AH… SEI QUI?

Il papa un guizzo di emozione qualche volta lo lascia trasparire, anzi lo esterna con franchezza quando incontra qualcuno che sente vicino al suo “progetto”, alle sue prospettive di fondo, alle sue battaglie ideologico - politiche.

Questo è avvenuto quando, giorni fa, ha incontrato a Pavia il “senatur” Bossi. Insomma, è più che evidente da che parte sta il papa. “Ah… sei qui!” è qualcosa di più di un saluto di cortesia.

Questa espressione calda che il papa rivolge a Bossi, costituisce un segnale di vicinanza amicale, ideale, politica che è piuttosto scontato, ma non cessa di essere inquietante.

Però questo papa ha sempre il pregio di dire chiaramente da che parte sta.

giovedì 19 aprile 2007

DIO DI AMOS, TI PREGO

Ti penso e Ti prego spesso,o Dio,
e mi rivolgo a Te ogni giorno
come al Padre e alla Madre della vita.
Cerco in Te la sorgente ristoratrice
le cui acque non vengono meno.

Ieri sera nel libro del profeta Amos
Ti ho scoperto come un leone che ruggisce
e l’immagine mi è sembrata irriverente.
Ho del leone la classica raffigurazione
che sa di durezza, ferocia e aggressività.

Eppure questa immagine di Te
oggi parla intensamente al mio cuore.
Sei il Dio - leone che ruggisce contro i potenti,
gli sfruttatori, i latifondisti, i violenti
che succhiano il sangue e la vita dei poveri.

Tu se il leone che ruggisce, o Dio,
contro coloro che gozzovigliano nei palazzi,
coloro che calpestano i diritti dei più deboli,
coloro che accumulano i frutti della violenza,
coloro che vogliono far tacere i profeti.

Sei un Dio di parte, il Dio dei deboli:
il Tuo ruggito è invito a uscire dall’indecisione,
a camminare con l’orfano, la vedova e lo straniero.
Ci solleciti ad assumere le nostre responsabilità
perché l’amore ha bisogno di coraggio.

«Il potere della Chiesa sulla città». Intervista al prof. Mauro Pesce

Bologna è l'unico centro in cui l'università pubblica promuove un dottorato in scienze religiose. Tuttavia la statua di San Petronio sotto le Due Torri è il simbolo del ritrovato potere religioso sulla città. E alle critiche al libro scritto con Augias, Inchiesta su Gesù, Mauro Pesce risponde: «Non pensavo ci fossero settori della Chiesa con una paura così forte della gente che pensa con la propria testa»

di Sara Deganello, da: www.lastefani.it/settimanale


Mauro Pesce parla argomentando ogni passaggio, cercando nella storia le cause del presente. Alle sue spalle libri in italiano, inglese, francese, tedesco, testi in greco antico e in ebraico sulla Bibbia, i Vangeli, la nascita delle religioni: siamo nella sede del Centro interdipartimentale di studi sull'ebraismo e il cristianesimo da lui fondato.

D) Genovese di nascita, bolognese d'adozione. Cosa l'ha portata in questa città?

R) Ho fatto l'università a Roma. Là tra il 1963 e il 1965, ai tempi del Concilio Vaticano II, ho conosciuto molti teologi e intellettuali cattolici del rinnovamento. Sono venuto a Bologna perché qui c'era l'Istituto per le scienze religiose fondato nel 1952 da Giuseppe Dossetti, anche lui all'epoca a Roma come consigliere del cardinale Lercaro. L'istituto offriva delle borse di studio: arrivato qui provvisoriamente, poi sono rimasto.

D) Bologna è ancora importante per le scienze religiose?
R) Bologna è forse l'unico, o almeno il principale, polo statale di studi religiosi in Italia. Oltre all'Istituto fondato da Dossetti, è attivo un gruppo di studiosi che analizza i fenomeni religiosi con gli strumenti dell'analisi critica. Bologna è l'unica sede universitaria ad avere un dottorato in studi biblici, condotti non necessariamente in prospettiva dogmatica. Tradizionalmente queste materie, in Italia, sono delegate alle facoltà teologiche dirette dalle Chiese, in cui è prevalente la finalità pastorale.

D) Che rapporto c'è tra Chiesa e ricerca scientifica?
R) Ci sono state diverse fasi: di profondo rinnovamento (dal 1930 al 1970), con culmine nel Concilio Vaticano II, e (a partire dagli anni '80) di ripensamento conservatore. L'attuale pontefice è un restauratore. Così, è maturato un atteggiamento di difesa nei confronti del mondo contemporaneo, che nega i valori cristiani; contemporaneamente, dopo la caduta del Comunismo, si è cercato di negare l'Illuminismo, età della ragione contro la fede, interpretato come base di tutte le dittature. Con il cardinale Ruini si è arrivati a dire che la stessa idea di tolleranza non può essere messa alla base della società, là dove deve esserci il principio cristiano.

D) Con questa impostazione che fine fa la laicità?
R) C'è una negazione sostanziale dell'idea di laicità e si arriva a sostenere paradossalmente che i veri laici sono i cattolici non anticlericali. Il laicismo si basava sulla contrapposizione tra clericalismo e anticlericalismo: ora, visto che il secondo produce solo effetti nefasti, bisogna superarlo. Una laicità così intesa è una laicità che non si oppone al principio religioso, e non si oppone al diritto delle religioni di manifestarsi pubblicamente e di pretendere che lo Stato abbia leggi religiose, soprattutto nei Paesi in cui i cattolici sono la maggioranza.

D) Che conseguenze ci possono essere, in rapporto anche alla diffusione di altri fondamentalismi?
R) In Italia tra 50-60 anni avremo tre blocchi: uno cattolico, uno musulmano e uno di persone disinteressate ad aderire ad istituzioni religiose, tuttavia non necessariamente laici. I laici, nella visione ottocentesca del termine, cioè quella di persone che sostengono la fondamentale autonomia delle istituzioni statali rispetto alle Chiese, saranno una piccola minoranza. In questa situazione, un'alleanza tra il blocco conservatore islamico e quello cattolico è la più verosimile: entrambi sono interessati a creare istituzioni familiari forti che controllino il comportamento morale e sessuale dei giovani e a gestire direttamente l'educazione nelle scuole confessionali. Il pericolo è una deriva nel comunitarismo: la struttura civile si scioglie in tante comunità forti che difendono i propri diritti e si alleano per la propria convivenza, mentre viene meno la laicità dello Stato. Una laicità alla francese: garanzie di libertà religiosa ma divieto di confessionalizzazione delle istituzioni.

D) Una parte della Chiesa cattolica italiana ha criticato il suo libro Inchiesta su Gesù. Perché?
R) Quello che ha preoccupato alcuni settori della Chiesa è stata la sua straordinaria diffusione. Un successo non previsto. Il libro nasce dalla collaborazione di un giornalista con una fortissima presenza mediatica, Corrado Augias, e uno specialista di studi biblici con fama di studioso molto serio. Qualcuno ha avuto paura che la diffusione di centinaia di migliaia di copie (siamo arrivati a circa 500mila) potesse provocare nel pubblico cristiano alcune incertezze sull'insegnamento tradizionale.

D) Quali?
In questi ultimi vent'anni, la Chiesa cattolica italiana si è trovata in una situazione particolare: il Concilio vaticano II ha insistito sul fatto che tutti i cattolici dovessero avere al centro della propria vita la Bibbia. Mettendo in mano la Bibbia alla gente era però necessario fornire anche alcuni strumenti di lettura. La Chiesa si è resa conto che non ne aveva: gli specialisti di scienze bibliche scrivevano libri solo per specialisti. Allora è iniziata una critica sempre più grave dell'esegesi storica, che è stata messa da parte. È normale che i vangeli siano differenti, che forniscano su Gesù informazioni contraddittorie, che non siano frutto di testimoni oculari. I biblisti cattolici lo sanno da decenni. Tuttavia, invece di fornire spiegazioni semplici del come si è formata la tradizione scritta su Gesù, si è preferito insistere sulla verità assoluta dei testi, in modo che il pubblico cristiano li metta al centro del proprio nutrimento spirituale. Ora, quando una persona di media cultura si trova di fronte alle mie risposte ad Augias - in cui si parla con molta semplicità di questi risultati - va dal parroco e dice: come mai qui c'è scritto questo?

D) Se l'aspettava?
R) No: avevo fiducia nel cattolicesimo come l'ho conosciuto negli anni '60 e '70. E poi la mia esegesi negli Usa è considerata moderata e conservatrice: tra gli specialisti non sono un rivoluzionario. Non pensavo ci fosse un settore della Chiesa cattolica che avesse una paura così forte che la gente pensasse con la propria testa. Di fatto non c'è una parola nelle mie dichiarazioni che sia contro la fede cristiana. La ricerca storica è pienamente accettabile all'interno della visione dogmatica del cattolicesimo. Il problema è nell'educazione della gente: la Chiesa cattolica ha preferito fare ignorare alle persone quali sono gli orientamenti della ricerca storica sulla Bibbia e quando questa si diffonde capillarmente tra la gente, invece di informare, sceglie di demonizzare chi lo fa.

D) Lei ha detto: «La ricerca storica permette un atteggiamento laico più maturo». Pensiamo a Dossetti, ad Adreatta, a Prodi, che si è definito su alcuni temi etici «credente adulto»: Bologna può essere un laboratorio di laicità?
R) Bologna è stata un laboratorio di questo tipo nei decenni passati. Credo che oggi prevalga nelle istituzioni il bisogno di un'alleanza con la Chiesa cattolica. Uno dei simboli dell'inversione di tendenza è stata la collocazione della statua di San Petronio sotto le Due Torri: l'immagine del potere ecclesiastico sulla città. Quando ho visto il cardinale di Bologna pregare vestito in abiti liturgici di fronte a quella statua insieme con il sindaco di centrodestra di allora, mi sono reso conto che eravamo passati a un'epoca diversa. Un clima che, del resto, riflette la situazione italiana generale. Questa città è attualmente dominata dal potere ecclesiastico,insieme a quello universitario e a quello cittadino: pare che i rappresentanti delle istituzioni abbiano perso per un momento il senso delle rispettive autonomie. In questo contesto, immaginare che le religioni vengano considerate con rispetto e dal punto di vista della ricerca storica mi sembra molto difficile

I cristiani in lotta per liberare la Sicilia

di Augusto Cavadi, da: "Repubblica - Palermo", 10 aprile 2007


Pur trovandomi in Piemonte, ho letto su internet il dittico dedicato su Repubblica alla Pasqua da un prete (Nino Fasullo) e da un intellettuale non credente (Umberto Santino).

I due commenti mi hanno colpito in maniera singolare perché - poche ore prima - avevo avuto la possibilità di partecipare alla veglia pasquale di una delle più attive fra le poche comunità cristiane di base rimaste in Italia dopo l´ondata postconciliare.

In genere si tratta di gruppi di credenti che hanno esplicitato il dissenso diffuso nei confronti delle autorità ecclesiastiche cattoliche ma, andando al di là della contestazione, sono riuscite a costituirsi in maniera abbastanza stabile e continuativa come alternative concrete alle parrocchie tradizionali: soprattutto grazie a personalità di notevole spessore intellettuale e spirituale come Enzo Mazzi all´Isolotto di Firenze, Giovanni Franzoni a San Paolo fuori le Mura di Roma o - come nel caso della comunità di cui ero ospite - Franco Barbero di Pinerolo.

Per dare solo un´idea sommaria del clima che ho respirato, all´inizio dell´assemblea eucaristica (concelebrata da tutti i presenti e presieduta da una signora), Franco Barbero - prete cattolico che un provvedimento vaticano di qualche anno fa ha ridotto allo stato laicale - ha dato il benvenuto a persone provenienti da varie regioni, tra cui una coppia di ragazzi omosessuali dei quali avrebbe celebrato, qualche giorno dopo, le nozze.

Che fossero omosessuali si è capito solo dal fatto che sono stati presentati con i loro nomi, entrambi maschili: in quella comunità infatti «si prova ad anticipare il tempo in cui nessuno sarà definito in base ai propri orientamenti sessuali ma esclusivamente in quanto persona umana».

Ebbene, perché mi sono ricordato delle ore trascorse nella comunità di base di Pinerolo leggendo i due articoli sul nostro giornale?

Perché anche sul tema della Pasqua ho percepito, dagli interventi di vari partecipanti alla liturgia, una prospettiva altra: religiosamente laica, altra rispetto alla teologia cattolica come all´angolazione atea.

È una prospettiva decisamente minoritaria nel panorama culturale attuale, ma non per questo meno significativa né meno fondata. Secondo questa concezione, la vita e la morte di Gesù di Nazareth non sono evanescenti riproposizioni del «mito del dio che muore e rinasce, legato al ciclo della vegetazione e all´equinozio di primavera»: i testi del Primo e del Secondo Testamento, pur non essendo narrazioni cronachistiche ma predicazioni teologico-religiose, hanno tuttavia una base storica che pochi studiosi del settore sono disposti a negare.

Proprio l'analisi scientificamente esegetica attesta però, con altrettanta probabilità, che Gesù non si è mai attribuita alcuna "natura" divina; forse ha permesso che gli si attribuisse in vita il titolo di "figlio di Dio", locuzione che a quel tempo significa senza possibilità d´equivoci "messia", "inviato"; ha affrontato la morte non per obbedienza al Padre (che non gliel´avrebbe potuta mai infliggere) ma per un intrigo di interessi umani; come possiamo constatare ogni giorno, non «ha abbattuto la morte e messo fine al suo dominio sui viventi».

Essere suoi seguaci significa, per riprendere il titolo di uno degli ultimi libri di Sergio Quinzio, farsi carico della «sconfitta di Dio». Non però passivamente, fatalisticamente, rassegnatamente: ma levando alto il proprio urlo e, soprattutto, spendendosi a piene mani per ribaltare l´esito attuale della battaglia del regno della verità e della solidarietà contro il regno della menzogna e dell´egoismo.

In questa opzione fondamentale per gli sconfitti della storia (icone viventi dell´invisibile Sconfitto), i credenti nel Vangelo si inseriscono in un alveo molto più antico della nascita del cristianesimo e molto più vasto del filone confessionale cui appartengono.

Per loro si tratta non tanto di testimoniare un "fatto" (la reviviscenza miracolosa di un cadavere) quanto di esprimere una speranza: che, in maniera del tutto inconcepibile e imprevedibile, il Dio della vita accolga nella sua eternità il Servo palestinese (come tutti i suoi figli di ogni civiltà che - prima e dopo di Gesù - hanno vissuto per la giustizia, la libertà e l´amore).

Se una cristologia "laica" non è un ossimoro, se si può essere cristiani ripartendo dal Vangelo senza necessariamente condividere l´enfatizzazione progressiva che del Maestro è stata operata nei secoli dalla gerarchia cattolica (con intenzioni in alcuni casi sincere, in altre meno disinteressate), non una delle conclusioni operative suggerite - pur da punti di vista opposti - da Fasullo e da Santino va rifiutata: anche in questa visione della personalità del Cristo, l´essenziale non è cosa si pensa di lui ma come si è disposti a continuare la sua opera, ad attuare il suo messaggio, nella concretezza storico-geografica in cui accade di vivere.

Non l´ortodossia delle formule, ma l´ortoprassi delle scelte. E non solo come soggetti individuali alla legittima ricerca di un senso della propria esistenza, ma anche come organismi collettivi capaci - proprio grazie alla dimensione comunitaria e istituzionale - di incidere più profondamente nel corso degli eventi.

Scardinare i meccanismi internazionali fondati sullo sfruttamento sistematico dei popoli più deboli; ripristinare la legalità all´interno di un sistema sociale nazionale; liberare una regione da ogni genere di inquinamento ambientale: ecco altrettanti obiettivi che trascendono le possibilità dei singoli cittadini, ma non di aggregazioni motivate ed efficienti, pur se non maggioritarie.

Paolo di Tarso ha avuto la genialità di intuirlo: solo un "corpo" che si espande nello spazio e si prolunga nel tempo, animato da uno Spirito di convivialità creatrice, può rendere credibile il destino, apparentemente fallimentare, del profeta di Galilea.

A patto, ovviamente, di non irrigidirsi in una struttura dogmatica e autoritaria e di restare - piuttosto - una libera aggregazione di uomini e donne che procedono insieme nella varietà del plurale: affascinati da un progetto, non uniformati dalla disciplina e dalla paura delle sanzioni.

È questo sociologicamente possibile? Nella risposta, teorica ed esperienziale, si gioca il presente - e il futuro - del cristianesimo.

martedì 17 aprile 2007

BERLINGUER ADDIO

A me non piacciono i monumenti. Detesto le santificazioni, le vite dei santi e le commemorazioni ufficiali.

So che, come ogni uomo, anche Enrico Berlinguer - morto 23 anni fa –- aveva limiti e difetti e commise i suoi errori.

Ma i dirigenti attuali della sinistra, se li paragono a lui, mi sembrano pulcini davanti a un gigante.

Ciò che oggi manca di più, a mio avviso, è la sua statura morale, la sua umiltà, la sua riservatezza, la sua estraneità ai giochi dell’immagine.

Una austerità oggi fuori moda si accompagnava in lui ad un prezioso corredo di antiche virtù. E’ inutile domandarsi se entrerebbe nel Partito Democratico.

E’ triste vedere come la sua memoria resti ingombrante e come si voglia rimuovere la memoria di lui come uomo e come politico.

Credo che tra il politico e il politicante ci sia un abisso. Questo è ciò che rende “scomodo” anche solo nominare Berlinguer.

Io, invece, ripeto: Berlinguer, ti voglio bene!

TANTI INTERROGATIVI: CHE SUCCEDE?

Stanno concludendosi o svolgendosi molti congressi dei partiti.

Nasce il Partito Democratico con il rischio di ridursi alla somma dei due partiti fondatori.

Nascerà una grande formazione unitaria a sinistra del partito democratico? Impresa possibile, non certo facile.

Il quadro si mette in movimento e si prospettano tensioni, lacerazioni e altre cose dolorose. In parte questo è comprensibile.

E’ possibile anche che nell’attuale maggioranza si creino nuove convergenze per iniziare un processo che eviti la frantumazione.

Sarebbe però desiderabile che a sinistra si superasse quella ingloriosa tradizione di “farsi del male” che si è accentuata in questi ultimi anni.

I particolarismi e i personalismi impediscono di fare politica seria o la immiseriscono portandola al livello delle schermaglie e al gioco delle prevalenze.

Penso, comunque, che da questo travaglio politico e personale possa uscire qualcosa di costruttivo per il nostro paese.

L’ULTIMO LIBRO DEL PAPA

J. RATZINGER, Gesù di Nazareth, Rizzoli Milano 2007, pagg. 446, € 19,50.

Non avevo grandi aspettative quando ho acquistato l’ultimo libro di Joseph Ratzinger.

Sapevo benissimo che il papa non è uno specialista né in esegesi biblica né in cristologia. Ma, un po’ per curiosità e un po’ per dovere di aggiornamento e di cronaca, mi sono precipitato in libreria e mi sono accinto alla lettura.

Il titolo, siccome della “figura” di Gesù e delle ricerche cristologiche mi occupo da almeno 40 anni con crescente passione, non poteva che invitarmi alla lettura e al confronto con un teologo che probabilmente è più grande per la cattedra che occupa che per i suoi scritti.

Ma l’impatto con il libro, dopo quasi 9 ore di lettura, è stato singolare. Mi sono trovato non davanti ad una ricerca condotta con i metodi delle scienze bibliche, ma immerso in pagine di ben nota “cultura cattolica”.

Vorrei dire che si tratta di prediche papali in cui Gesù di Nazaret è letto con occhiali dogmatici funzionali all’istituzione.

Chiudendo questo volume, non credevo ai miei occhi. Due secoli di ricerche storiche, bibliche ed ermeneutiche buttate alle ortiche.

Non sto parlando del fatto che Ratzinger abbia una interpretazione della “figura-funzione” di Gesù diversa da gran parte della ricerca attuale: le differenze sono sempre preziose e degne di attenzione.

Mi ha letteralmente spiazzato e colpito il fatto che il teologo Ratzinger liquidi con una sconvolgente superficialità migliaia di studi di Autori e Autrici ben diversi e più qualificati dei suoi.

Da ben 35 anni Ratzinger, arcivescovo-cardinale-papa, non ha certo potuto coltivare la ricerca e affinare gli strumenti (del che non può essere in alcun modo incolpato). Ben altri sono stati i suoi impegni istituzionali e ufficiali.

Non pensavo, ovviamente, di trovarmi di fronte ad uno scritto della levatura di Barbaglio, Ortensio da Spinetoli, Pesce, Knitter, Kung, Molari, Sobrino, Schillebeeckx, E. Johnson, Balasuriya, Vouga, Haight e mille altri/e.

Sapevo benissimo che Ratzinger non può essere messo al livello di questi studiosi che sono dei veri specialisti rispetto agli studi di Gesù di Nazareth.

Ma sinceramente non pensavo che si potessero ancora ribadire con tanta forza talune “formulazioni dogmatiche”, senza tener conto della svolta ermeneutica ben segnalata da tempo anche da teologi cattolici ufficiali come Meier, Geffré…

Il ribadimento dogmatico è fonte di banalizzazioni e la radicalità cristiana viene confusa con il radicalismo religioso.

Sembra, a lettura conclusa, che due siano i nemici del cristianesimo: il mondo moderno e i teologi cristiani. Eppure questo libro, che ci ripropone tutto il catechismo della nostra infanzia con accenti dottrinari perentori, a me sembra estremamente significativo per due motivi.

In primo luogo rappresenta il sincero e chiaro ritratto spirituale-psicologico e teologico del papa Benedetto XVI. In queste pagine ho trovato più lui che non Gesù di Nazaret, il maestro della mia fede. Davvero qui incontri il “filosofo”, il “militante” il credente Ratzinger.

In secondo luogo, queste pagine disegnano qual è l’orizzonte teologico e pastorale che l’attuale pontificato impone alla chiesa cattolica. Chi va fuori da queste “righe” si trova fuori pagina, “extra ecclesiam”. Questo è il problema.

E’ assai consolatorio scrivere che il libro “non è un atto magisteriale” se poi il papa, in tutte le sedi magisteriali, impone questo “catechismo”. Resta il pregio di una forma letteraria non priva di fascino, con un forte appello esortativo ad una vita cristiana intensa.

Ma questo Gesù per me è quello da cui mi sono congedato da molto tempo. Il Gesù dei dogmi non mi interessa, quando esso viene a trovarsi in contrasto con il Gesù ebreo, che secoli di studi ci aiutano ad avvicinare e a comprendere un po’ meglio.

Nel rigoroso rispetto di questa interpretazione ratzingeriana di Gesù, constato il mio ampio dissenso e penso che sia assolutamente normale essere diversi nella stessa chiesa. Non si è un’altra chiesa, ma una chiesa “altra”.

Va da sé che questo libro risulterà confortante, rassicurante e graditissimo a quei credenti per i quali la fede funziona come piattaforma di certezze inossidabili. Per me e per tanti altri queste pagine sanno troppo di manifesto ideologico e di prontuario moralistico.

Ringrazio Dio di aver avuto ben altri maestri che, nel lungo corso dei miei anni e dei miei studi, mi hanno appassionato alla vita, alla persona e alla fede di un Gesù di Nazaret assai diverso.

Questi maestri, a ben guardare, sono quasi tutti tra coloro che negli ultimi trent’anni Ratzinger ha defenestrato, sconfessato, sospeso, processato.

Sabato 26 maggio a Pinerolo, nella sede della comunità cristiana di base alle ore 17 (corso Torino 288), presenterò per chi vuole il libro di Ratzinger nel contesto delle ricerche cristologiche degli ultimi duecento anni.

Chi vuole rileggersi il catechismo e risentirsi le predicazioni del papa, corra in libreria.

ERANO TUTTI CAMPESINOS, BARBONI E PROSTITUTE...

Avete notato gli invitati ai festeggiamenti per gli 80 anni di papa Ratzinger?

Gli invitati erano tutti "poveri diavoli", cioè campesinos, barboni, disoccupati e prostitute...


Esattamente la gente che Gesù di Nazareth incontrava nelle strade della Palestina !!!

domenica 15 aprile 2007

Incontro sui Di.Co

GIOVEDÌ 19 APRILE 2007
ALLE ORE 20,45
nella sala di via San Giorgio 19 - Chieri (To)


Il laboratorio democratico
Circolo “I MODIGLIANI”
La Comunità Cristiana di Base di Chieri



invitano ad un incontro su:

“I DICO METTERANNO IN CRISI LA FAMIGLIA?
il modello familiare cristiano può essere l’unico modello riconosciuto per la nostra società?”


ne discuteranno:

don Franco Barbero, della comunità cristiana di base di Pinerolo
Silvia Dicrescenzo, del coordinamento donne DS di Torino
Gian Luigi Bonino, capogruppo “Rosa nel Pugno” al Comune di Torino

seguirà il dibattito

INVENTARE

In questi giorni ho incontrato parecchi gruppi e comunità.

I problemi sono molti e gravi, le sfide non cessano mai, la stanchezza può farsi sentire.

Ma io sono propenso a credere che questo nostro tempo è un tempo opportuno - un kairós - per ripensare la nostra vita, la nostra fede, la funzione delle nostre comunità. Bisogna inventare!

“Solo inventando lingue, inventando segni, inventando cammini, daremo testimonianza alla luce, all’alba della resurrezione” (Angelo Casati).

Da ogni parte incontro, in mezzo a tanto appiattimento, persone che hanno il cuore della sentinella, attenta, disarmata, disponibile a nuovi cammini.

Lasciamo che il movimento dell’invenzione contagi il nostro cuore e ci insegni ad osare nuovi percorsi.

E’ notte. Sono arrivato da Torino dove due gruppi biblici mi hanno scaldato il cuore.

Scommettiamo, dentro il nostro piccolo solco quotidiano, che anche questi sono giorni di resurrezione.

Li metto davanti a Te, o Dio, che non sei una sorgente disseccata, un vulcano spento o un sole in agonia.

venerdì 13 aprile 2007

PRETI, MOGLI, FAMIGLIE

Domenica 6 maggio a Sorrivoli (10 km. sopra Cesena) ha luogo un incontro dell’Associazione che si prefigge di federare-collegare i vari gruppi di preti sposati e rispettive famiglie. Purtroppo non potrò essere presente, ma segnalo l’iniziativa come importante e costruttiva.

Per informazioni si può fare riferimento a:
- Chino e Nadia (chino.piraccini@fastwebnet.it)
- Fausto Marinetti (fausto.marinetti@gmail.com) che mi ha chiesto di segnalare le seguenti pagine sul sito de "Il Dialogo" realizzate anche con la sua collaborazione.

ALLORA PACE VERRA’

Se credi che ciò che riunisce gli uomini
è più importante di ciò che li divide,
se credi che essere diversi è una ricchezza e non un danno,
se per te lo straniero è un fratello che ti è offerto,
se ti puoi rallegrare della gioia del tuo vicino,
se l’ingiustizia che colpisce gli altri ti rivolta,
quanto quella che subisci,
se pensi che sei tu colui che deve fare il primo passo,
se condividi il tuo pane
e sai aggiungervi un pezzo del tuo cuore,
se accetti che un altro ti renda servizio,
se sai accettare la critica e trarne profitto,
se la collera è per te segno di debolezza
e non una prova di forza,
se rifiuti di battere la tua colpa sul petto degli altri,
se credi che un perdono va più lontano di una vendetta,
se preferisci essere leso
piuttosto che fare torto a qualcuno,
se rifiuti di credere che dopo di te ci sarà il diluvio,
se ti schieri dalla parte del povero e dell’oppresso,
senza sentirti un eroe,
se credi che l’amore è la sola forza di dissuasione,
se credi che la pace è possibile…
allora la pace verrà.


Campagna DM EPER 2002

Da: Un sentiero nella foresta, raccolta di testi della chiesa universale, Cevaa, Torre Pellice, 2006, p. 164

mercoledì 11 aprile 2007

JON SOBRINO TRA I “CATTIVI”

In vaticano non c’è più ritegno.

Colpire Sobrino è colpire il cuore della teologia della liberazione latino-americana.

Il libro centrale dell’opera di Sobrino (che nelle sue pubblicazioni successive cercò di essere più “prudente” per evitare le condanne romane) è “Gesù Cristo liberatore” (Cittadella Editrice, Assisi 1995).

Merita di essere letto per intero, ma ci sono alcune pagine che sono chiaramente “eretiche” per i controllori dell’ortodossia.

Parlare della “conversione di Gesù” (pag. 257), delle “tentazioni con cui Gesù è stato realmente tentato” (pag. 260), delle sue “crisi” (pag. 262), della sua “ignoranza su qualcosa di essenziale, anzi di un suo errore, circa il momento della venuta del regno” (pag. 267) e della sua “fede in Dio che lo rende creaturalmente aperto a Dio” (pag. 268-269) non è certo conforme alla mentalità dogmatica calcedonese, ma è assolutamente scontato nelle ricerche metodologiche da decenni.

Nel tempo in cui Gutierrez tace e Leonardo Boff è rientrato in una prospettiva meno “sovversiva” per il potere vaticano, la voce di Sobrino va davvero ascoltata.

Eretici sono quelli che disturbano. E’ una vecchia storia… che non cessa di essere attuale.

PARLAVA DI SE STESSO?

Nel discorso pasquale, Benedetto XVI, oltre alle consuete considerazioni in cui ha ricordato genericamente tutti i mali del mondo per dispensarsi dal prendere posizione precisa su qualcuno in particolare, ha parlato di coloro che usano la religione e Dio per scopi violenti.

Mi domando: forse pensava a se stesso, a tutte le volte che usa il nome di Dio contro gli omosessuali e le lesbiche?

Sarebbe davvero un buon pensiero.

Il papa, come ciascuno/a di noi, non medita mai abbastanza il “non usare il nome del Signore, tuo Dio, per scopi vani…” (Esodo 20).

QUELLI/E CHE CAMMINANO…

Come ringrazio Dio per questi giorni pasquali e postpasquali…

Fratelli e sorelle sono giunti a Pinerolo da ogni parte d’Italia: da Palermo, da Bologna, da Roma, da Oristano, da Milano…

Oltre a coloro che hanno partecipato alla celebrazione comunitaria della veglia pasquale, altri si sono aggiunti per i gruppi del mattino e del pomeriggio del giorno di Pasqua, di pasquetta e di martedì 10.

Ho avuto la possibilità di cinque bellissimi incontri di gruppo con uomini e donne che vivono in ricerca sui sentieri della liberazione e della fede.

La rete funziona… e basta aggiungere la disponibilità a condividere il nostro tempo con tanta voglia di ascolto reciproco.

La comunità deve molto a chi viene a trovarci e io cerco negli occhi delle persone che incontro un raggio di luce divina.

Vi scrivo queste righe mentre sto per mettermi in viaggio per Napoli… poi Potenza, poi Alpignano, poi Rivalta…

Buona Pasqua nella vita quotidiana.

La vita è tutta un viaggio verso l’amore, un “passaggio” dall’egoismo alla solidarietà, dall’autocentramento alla condivisione.

lunedì 9 aprile 2007

Tra luce ed oscurità

O Dio di Isaia e di Gesù,
voglio ringraziarTi perchè ci regali
la possibilità di fare delle nostre
vite un piccolo raggio di luce,
come una piccola traccia luminosa
che indichi verso di Te.

Ma Tu sai che io spesso,
con le azioni della mia vita quotidiana,
sono stato e sono
più tenebra che luce.

Fa’ che non mi domini l’orgoglio,
la presunzione di essere “luminoso”.

Ti prego con trepidazione
per tutte le chiese cristiane
che troppo spesso si sentono
la città sul monte
e dimenticano quanta oscurità
hanno diffuso nel mondo,
quanto sale hanno reso insipido,
quanti muri hanno alzato ed alzano
con la loro presunzione
di essere la luce del mondo,
di avere la linea diretta
e la telefonata interurbana con Te.

O Dio di Isaia e di Gesù,
senza di Te non c’è aurora.

Illumina le tenebre dei nostri giorni
e dei nostri passi
e custodisci in noi,
nell’ umiltà dei nostri cuori,
quel piccolo lumicino
di fede e di amore

che Tu ci hai donato.

Un uccellino passa e va’

O Dio di Gesù,
voglio credere
che il Tuo regno
plasma ciascuno di noi.

Esso, come il granello di senape,
diventa arbusto capace di sorreggere
il nido degli uccelli
che cercano ombra e pace
tra i suoi rami.

Possa la silenziosa presenza
di Te nei nostri cuori
fare di noi
dei granelli di senape
che, da Te seminati,
crescono
e aprono i loro rami
alla vita.

Non Ti chiedo,
Signore,
di farmi diventare
una quercia,
un cedro del Libano,
un grande albero frondoso.
Nulla di tutto questo.

Mi accontenterei
di essere un semplice ramoscello
su cui, eventualmente,
un uccellino,
di tanto in tanto,
possa riposare le sue ali stanche
e poi ripartire
per il suo viaggio

nelle vie del cielo.

Non Ti chiedo
di saper sorreggere un nido,
ma di accogliere,
anche solo di passaggio,
un uccellino
desideroso di ombra e di frescura,
senza volerlo trattenere
tra i miei rami.

Rendi il mio cuore
capace di trasalire di gioia
per il suo cinguettio,
mentre il suo volo
lo immerge nell’azzurro,
lontano dai miei occhi.

E Ti benedirò di cuore
quando, a mia volta,
uccellino smarrito nell’azzurro
o stanco del lungo volo,
mi regalerai ancora
un angolino d’ombra
e un ramoscello amico
sul quale posarmi
e riposarmi in pace.

Tutto
davanti a Te,
Dio che accogli sempre

e non tramonti mai.

sabato 7 aprile 2007

Lettera a Gesù nella notte di Pasqua

di Gianni Geraci (presidente Gruppo del Guado - Cristiani Omosessuali Milano)


Caro Gesù,

anche quest'anno la liturgia della Settimana Santa mi ha offerto la
possibilità di rileggere la tua passione così come è narrata nel Vangelo di Matteo. E anche quest'anno sono rimasto sorpreso nel trovare in quel testo significati nuovi, capaci di sostenere in me la Speranza dopo le prove a cui l'hanno sottoposta le tante cattiverie sentite, in questi ultimi mesi, da alcuni uomini che guidano la tua Chiesa.

La sensazione che avevo, fino a qualche settimana fa, era che non ci
fosse più posto per noi omosessuali nella tua Chiesa: da un lato il papa e i suoi più stretti collaboratori dicono che è da escludere in maniera categorica qualunque riconoscimento della nostra capacità di amare e di essere amati, dall'altro sentiamo paragonare il nostro desiderio di uscire dall'ipocrisia a crimini come la pedofilia e l'incesto.

Scusa se dopo aver mandato giù così tanti bocconi mi sfogo,
ma ti confesso che in alcuni moment non ce l'ho fatta proprio più e mi sono chiesto se non sia davvero il caso di abbandonare la Fede. Il fatto è che ormai la Chiesa, per noi omosessuali, non é più uno strumento che ci aiuta ad incontrarti, ma è diventata un ostacolo che ci impedisce di trovare nella tua Parola un segno di Speranza.

E quando parlo di Chiesa non intendo soltanto quei vescovi, primo fra
tutti il papa, che continuano a parlare di omosessualità senza cognizione di causa. Quando parlo di Chiesa intendo anche i tanti uomini e le tante donne che, pur conoscendo in qualche modo il nostro sincero desiderio di vivere la nostra omosessualità in una prospettiva autenticamente evangelica, non hanno trovato il coraggio di dire che certe espressioni e certe sortite spingono le persone verso la disperazione e le allontanano dalla Fede.

Poi è arrivato il testo di Matteo e, ancora una volta, ho fatto
l'esperienza di sentire, nella Parola che veniva proclamata, la descrizione della mia esperienza. In quella gran pietra che viene posta sul tuo sepolcro, ho riconosciuto le tante parole che spingono noi omosessuali verso la disperazione. Nelle donne che davanti al sepolcro ti hanno visto sparire ai loro occhi, ho visto i tanti omosessuali che vengono allontanati da Te tutte le volte che la Chiesa li condanna senza indicare loro un cammino praticabile per seguirti senza ipocrisie.

In questi giorni, noi omosessuali credenti, siamo un po' come i
discepoli di Emmaus e facciamo fatica a trovare in quello che ascoltiamo un elemento di Speranza. Hai presente come li descrive Luca? Quando fa dire loro: "Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele". Ecco! Anche noi omosessuali credenti speravamo di trovare nelle parole dei capi di questa tua Chiesa un messaggio di autenticità e di liberazione, ma poi abbiamo incontrato solamente una serie di espressioni infelici, che possono nascere solamente da una percezione distorta della nostra esperienza.

In questi giorni abbiamo spesso l'impressione che non ci sia niente da
fare e che la Chiesa continuerà a considerarci dei malati da curare, delle persone che non possono vivere serenamente il loro diverso orientamento sessuale senza danneggiare la società, delle persone di serie B, incapaci di vivere un amore fedele, un amore responsabile, un amore fecondo (e come sai non c'é solo la focondità fisica di chi procrea, ma c'è anche la fecondità di chi, da solo o insieme a un compagno, si mette al servizio di quanti lo interpellano con i loro bisogni). In questi giorni abbiamo proprio fatto tanta fatica a vederti al di là della pesante pietra che la Chiesa ha deciso di mettere tra Te e noi.

Poi è arrivata la Potenza divina e quella pietra è rotolata via.
Tu sei risorto e ci hai fatto dire da alcune donne (gente che non potrà mai diventare Papa o Vescovo, visto che certe cose sono
riservate ai maschi) che tu sei tornato per incontrarci. Poi tu sei venuto a cercarci e ci hai accompagnato sulla strada di Emmaus. Poi, finalmente, tu hai spezzato il pane con noi e ci hai fatto capire che, se davvero ci crediamo, nulla (nemmeno il Papa) ci potrà separare dal tuo Amore.

Ed è per renderti testimonianza che ho deciso di scrivere questa lunga
lettera. Per dire a tutti gli omosessuali che si sentono respinti dalla Chiesa che, oltre alle parole del Papa e dei Vescovi e magari contro di esse, ci sei Tu che ci dici che Dio ci chiama alla santita e ci ricorda ancora che "mediante il sostegno, talvolta, di un'amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale" possiamo e dobbiamo, "gradatamente e risolutamente" avvicinarci alla perfezione cristiana.

Buona Pasqua a tutti.

SCUSI, SIGNORA PRESIDE

L’ho sentita, Signora Preside, a Primo Piano giovedì 5 aprile.

In lei ho percepito, penosamente, una totale incapacità di lasciarsi interpellare oltre le ribadite osservazioni che “nella scuola non ci eravamo accorti di un particolare disagio… Era uno studente modello…”.

Se nella sua scuola non vede nemmeno atteggiamenti bullistici, se non vede razzismo, se non vede disprezzo… credo che debba cambiare gli occhiali e, se non basta, cambiare mestiere.

Mentre la psicologa ribadiva che dell’omosessualità e delle “diversità” bisogna parlare apertamente, Lei andava banalizzando quasi impersonandosi nel ruolo di avvocato difensore dell’istituto che dirige.

Il grave, per dirla fino in fondo, è proprio questo non accorgersi.

Spesso non siamo attenti e preparati a cogliere l’essenziale nel rapporto con le persone.

SEDICENNE SI UCCIDE: SEI GAY

Succede a Torino in uno dei più prestigiosi licei della città. Potrebbe succedere a Bologna come a Palermo, purtroppo.

E' troppo facile far ricadere tutta la responsabilità sui coetanei di questo ragazzo. Certamente questo elemento esiste e non è proprio il caso di largheggiare in "assoluzioni generali".

Ma siamo in primo luogo noi adulti (educatori, insegnanti, sacerdoti, pastori, amministratori, politici...) che dobbiamo interrogarci sulla nostra "attenzione", sulla nostra capacità di accorgerci delle sottili trame del disprezzo, dell'emarginazione, dell'isolamento con cui i " soggetti minoritari", non conformi al modello vincente, vengono colpiti e offesi.

Chi ha avuto come interlocutore attento e competente questo giovane?

Come avrà vissuto, percepito e sofferto le parole dure e perfide delle gerarchie cattoliche in questi ultimi mesi?

Come può un ragazzo di sedici anni far fronte alla marea montante del pregiudizio omosessuale?

Lo dico prima di tutto a me stesso: non facciamo mai abbastanza per avanzare proposte "alternative" ai modelli di successo, per presentare e costruire percorsi culturali di reale accoglienza in cui ognuno/a possa essere se stesso/a.

Non facciamo mai abbastanza per dire che tutti siamo sotto il sorriso di Dio....

Caro amico mio, la tua morte ci chiama alla responsabilità.

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Dal blog di Aurelio Mancuso:

Messaggio N°247 -- 05-04-2007 - 10:18
UN'ALTRA VITA SPEZZATA DALL'ODIO OMOFOBICO

Marco si è suicidato. Succede raramente che il suicidio di un giovane gay sia reso pubblico.

Di solito i genitori cercano di nascondere una doppia vergogna: il suicidio del loro figlio e il fatto che si sia tolto la vita perché gay.

Ma questa madre, sola, con tre figli, di origine filippina, ha denunciato ciò che è accaduto, con coraggio e disperazione.

Scherzi e battute a scuola, sottovalutazione degli insegnanti, soliti luoghi comuni della serie "forse avremmo dovuto capire che dietro quella fragilità...".

Ma quale fragilità, quì si tratta della solita storia: violenze, insulti, derisioni, senza che alcuno faccia davvero qualcosa. Di chi è colpa?

Sicuramente della martellante campagna d'odio, che nel paese sta passando su tutti i media a cura dei cattolici integralisti, delle gerarchie cattoliche, dai politici irresponsabili del centro destra e molti del centro sinistra.

Prendere in giro i gay, affermare che sono malati, che sono deviati, è diventato l'orrendo sport nazionale di una classe dirigente spaventosa, che semina tutti i giorni i disvalori della discriminazione e dell'esclusione.

Ci sono responsabilità, è ora di dirlo forte e senza più giri di parole!

Quando verrà attuata una vera politica contro il bullismo?

Quando verranno formati gli insegnanti? Quando verrà approvato il pacchetto anti violenza e anti discriminatorio che giace in Parlamento!

Il silenzio è colpevole e l'inazione ancor di più!!!

giovedì 5 aprile 2007

SULLA “NOTA” C.E.I.

A volte mancano le parole di fronte a certi eventi. L’ultima “nota” della conferenza episcopale italiana e le continue esternazioni del papa sono il segno dell’estremo degrado al quale è giunta la gerarchia cattolica.

Negatrice di ogni spazio alla libertà di coscienza, l’arroganza del magistero è pari solo alla sua disperazione.

Non tocca, certo, a me intervenire sul piano delle intenzioni, ma è chiaro che si è consumato un divorzio tra i credenti conciliari e i cattolici papalini: siamo dei separati in casa.

Ma noi non molliamo “la casa” - chiesa alla gerarchia. Siano a casa nostra non meno della gerarchia.

Il generale monsignor Bagnasco fa un gran fiasco, se crede che una “nota” abbia forza espulsiva nei confronti dei credenti che ormai hanno la coscienza di “essere chiesa” senza aver il minimo bisogno di essere riconosciuti dal potere ecclesiastico.

Dimenticate la cultura della laicità e le elaborazione sulla libertà di coscienza, il papa e i vescovi italiani chiamano a gran voce alla crociata, ma non sanno che sono passati alcuni secoli da quei funesti eventi e che i credenti non sono più impauriti dai roghi e dalle fiamme dell’inferno recentemente riesumato.

Lunedì 26 marzo a Catania l’arcivescovo della città ha tentato di impedirmi di parlare ad un incontro organizzato dall’Associazione Penelope, ma il diktat non è passato.

Quando non hanno il potere o non si riconosce il loro dominio andando oltre le loro imposizioni, i vescovi sono privi di autorevolezza e le loro parole cadono nel vuoto.

Eppure per me constatare questo degrado episcopale, questa decadenza del ministero, questo scempio della libertà di coscienza è davvero penoso.

Mi addolora perché, da cristiano e da prete che ama la chiesa dei figli e delle figlie di Dio, vedo che i “pastori” si sono ridotti a ideologi nostalgici e a disperati tutori del disordine esistente.

La gioia della figliolanza di Dio ci spinge a guadare avanti con fiducia verso una chiesa più fraterna e sororale e verso una società più laica.

Ragionare, pregare, lottare: quante belle prospettive del nostro oggi.

QUESTA PASQUA

O Dio di Gesù,
sai quanto faccio affidamento su di Te
per non lasciarmi vincere dallo sconforto,
per non appartarmi a fare la “mia” vita,
fuori dalla tempesta dei problemi reali.

Eppure non posso fuggire come Giona
a cercarmi un posto tranquillo all’ombra,
al riparo dalle incertezze della navigazione.

E’ bello sapere che, o Dio della vita,
Tu ci incalzi dolcemente perché ci immergiamo
nei mille viottoli della liberazione umana.

Tu ci doni talvolta la gioia di condividere
i tanti cammini che creano un po’ di felicità,
che fanno crescere un po’ di giustizia nel mondo.

In questa Pasqua voglio dire al mio cuore
e soprattutto voglio rinnovare davanti a Te
l’impegno di stare con gli ultimi della terra.

Sei Tu che ci offri la possibilità
di uscire dai sepolcri dell’egoismo
e di cantare le canzoni della libertà.

Sei Tu che ci rinnovi fin dal cuore,
che ci fai assaporare la Tua compagnia
e ci chiami ogni giorno a conversione.

DIALOGARE, NON IMBRATTARE I MURI

Le scritte di minaccia a monsignor Bagnasco sono indegne di persone civile che sanno esprimere pensieri e non volgarità.

Servono solo a “creare i martiri”, di cui proprio non abbiamo bisogno, a compattare i cattolici papalini e le forze politiche reazionarie.

Voglio invece riportare qui di seguito la lettera di don Aldo Antonelli, parroco di Antrosano, una delle voci più profetiche che proviene dall’interno dell’istituzione cattolica.

Il suo messaggio riconduce al centro della problematica cristiana ed ecclesiale di oggi:

Ciò che sta avvenendo è grave, e non so quanta avvertenza ci sia da parte del mondo cattolico. Mi riferisco alla nota della Cei. La situazione è talmente grave che non possiamo non gridare anche noi. Se non parliamo noi, figli del Concilio, grideranno le pietre. Siamo alla talebanizzazione della chiesa. Una chiesa che si autoidentifica con il “clero”, peggio ancora con la “gerarchia”, che non ha occhi per vedere se non se stessa. L’ammonimento che ‘tutti i cristiani devono ascoltare la chiesa’ sovverte il concetto stesso di chiesa e mortifica il ruolo dei laici in essa. Non più, quindi, la chiesa come popolo di Dio che i pastori sono tenuti ad ascoltare e servire, ma un popolo di minorenni incapaci che devono solo ascoltare ed eseguire. Così, in questa involuzione a precipizio, la gerarchia viene dispensata dall’ascolto e al popolo viene tolta la parola. A questo desolante scenario corrisponde, in campo politico e sociale, un atteggiamento omertoso e interessato di personaggi usi all’adulazione” (Repubblica, 1 aprile 2007).

Se, come dice don Aldo, siamo alla “talebanizzazione della chiesa”, allora questa Pasqua ci potrà risvegliare alla nostra responsabilità di “pietre vive”.

Risorgiamo alla libertà dei figli e delle figlie di Dio.

martedì 3 aprile 2007

TERAPIA "OSCAR ROMERO" PER TUTTI I BAGNASCO E I FISICHELLA

Nessuna illusione. La posizione di discriminazione e di persecuzione dei gay è la stessa.

Fisichella cerca solo di addolcire la pillola velenosa, con una buona dose di ipocrisia istituzionale.

Signori del Vaticano, qualche parola melliflua non cancella affatto il linguaggio rozzo e lo spirito di crociata che vi anima.

Le vostre “confusioni” tra omosessualità, pedofilia e incesto sono volute e calcolate.

Non siamo noi che fraintendiamo, siete voi che “dare i numeri”, avete perso anche il buon senso.

Ieri, nelle due eucarestie che ho presieduto, alcuni fratelli e sorelle hanno contatto con dolore che voi “avete perso il contatto con la gente, con la realtà. Vivete in palazzi che non vi permettono di comunicare con le persone reali”.

Questo forse è il vero vostro problema. Avete un mondo tutto vostro, tra porpore, zucchetti e carriere, e non vivete la vita fatta di turni di lavoro, non lavate i piatti, non andate al mercato, non vi lavate le mutande, non andate a fare la coda alla posta, non andate a pagare le bollette, non andate dal panettiere…

A voi tutto viene fatto. Siete serviti in tutto e siete attorniati da persone che hanno l’inchino facile. La vostra è una vita artefatta. L’aria dei palazzi e delle curie vi ha fatto del male.

Una cura c’è: eccome! E’ proprio una cura studiata su misura per vescovi, arcivescovi e cardinali.

L’ha inventata e praticata con successo monsignor Romero (ricordate… quel vescovo dei poveri che papa Wojtyla detestava e isolò e voi lasciaste solo fino al martirio?).

La sua cura era semplice, concreta: lasciare i palazzi e vivere in un condominio comune, tornare a fare la vita della povera gente, tornare sulla strada.

La strada è la salvezza. Il palazzo è la vostra rovina.

LA MORTE DI GIUSEPPE BARBAGLIO

Quando mi ha raggiunto la notizia della morte di Giuseppe Barbaglio, avevo sul tavolo il suo ultimo libro “Gesù di Nazareth e Paolo di Tarso” (Edizioni Dehoniane) di cui avevo appena terminato la lettura con grande gioia.

Il prezioso volume è dedicato dall’Autore “al carissimo Francesco, germoglio di vita nella nostra casa”.

Al dolore di Carla e Francesco, che possiamo solo immaginare, si aggiunge anche il nostro. Barbaglio ci lascia la testimonianza della sua umanità e della sua fede, la passione per la ricerca biblica, la fecondità duratura dei suoi studi.

Personalmente gli debbo molto. Per me, come per moltissimi/e altri/e. è stato un maestro eccezionale anche per il rigore dei suoi studi. E’ difficile trovare in una sola persona tanta passione, tanta serietà e tanta onestà.

Lo rividi ancora a ottobre. Non sapevo della sua malattia. E’ stato per me un colpo di fulmine.

Ora accolgo anch’io la sua consegna. La sua testimonianza di credente e di biblista, che lavorava per una fede più bella e liberatrice, ci sarà preziosa.

domenica 1 aprile 2007

BAGNASCO: PAPPAGALLO DI TURNO

Mi fanno un po’ sorridere le tante ipotesi sulla “nuova” presidenza della conferenza episcopale italiana (C.E.I.).

Continuità? Discontinuità? Mezzacontinuità? Continuità nei contenuti e discontinuità nei toni?

Ai massimi livelli della gerarchia le cose sono semplici e chiare: tutti possono solo ripetere “la voce del padrone”.

Qualche dissenso è tollerato tra i prelati di periferia, ma al centro si canta tutti la stessa canzone o si sta in silenzio. Bagnasco è un militare e quando il papa chiama si risponde “signorsì”.

Quando regna la papolatria i cardinali di curia possono scegliere tra papagallo e pappagallo, ma una “p” in più o una in meno la sostanza non cambia.

Il “nodo” del futuro della nostra chiesa è altrove.

Non si tratta tanto di aspettarsi una “aperturina” in vaticano quanto di assumere in proprio la responsabilità di essere liberi/e, di agire liberamente, di esprimere idee, di attuare pratiche pastorali anche controcorrente.

Insomma, ciascuno/a di noi può essere una pietra viva ed una voce calda in questa chiesa cattolica italiana in cui ci capita la disgrazia di avere il vaticano in casa.

PERSONE TRANS

Raccomando vivamente di leggere la pagina di Delia Vaccarello su L’unità di martedì 27 marzo.

C’è la storia di Angelo, un diciassettenne, che sente di essere donna. Il pianeta transessualità è ancora luogo di ignoranza e di pregiudizi per moltissimi cittadini.

Delia e Angelo ci aiutano ad entrare in questo mondo.

IL PERICOLO CASINI

Se per un certo verso le due opposizioni, originate da Casini, favoriscono una tenuta della maggioranza almeno indirettamente, resta evidente che il vero potere di opposizione in Italia oggi è rappresentato dall’UDC.

Le altre forze da sole non hanno i numeri. Quanto all’intelligenza, sono davvero scarse. L’unico loro collante sono i soldi di Berlusconi.

Resta, invece, determinate la strategia di Casini, il vero e unico “signore” dell’UDC, che è in grado di calamitare alcune persone del centrosinistra e scompigliare il quadro della maggioranza.

Casini, inoltre, è quello che ha maggior accesso in vaticano con il quale ha il filo diretto. Le imminenti elezioni di primavera ci forniranno un test altamente significativo.

Resta, però, una possibilità aperta al governo Prodi. Si tratta di vedere se i grandi temi del lavoro, della salute, dell’ambiente, della scuola e delle pensioni saranno affrontati con coraggio e concretezza, come si è fatto con le liberalizzazioni.

Ma, a mio avviso, il governo Prodi deve affrontare subito due problemi:

a) creare un nuovo modo di comunicare perché molti ministri e portavoce non sanno farsi capire e avrebbero bisogno di alcune lezioni sul “come si parla e si pronunciano le parole”.

b) dar vita ad una conferenza settimanale presieduta dal presidente del Consiglio che risparmi le dichiarazioni quotidiane di ministri e sottosegretari.